Se Atene piange, Sparta di certo non ride. Senza scomodare gli antichi è questa la drammatica situazione in cui si trova il centrodestra – o quel che ne rimane – dopo l’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale. Certo, paragonare Forza Italia alla grande capitale ellenica e Ncd alla storica rivale potrebbe risultare anacronistico, ancorché velleitario, ma rende certamente bene l’idea del caos in cui sono sprofondati entrambi i partiti prima, durante e soprattutto dopo le giornate che hanno portato l’ormai ex giudice della Consulta al Colle.

Dentro il partito berlusconiano è ormai un tutti contro tutti e per molti, addirittura, un tutti contro uno: Denis Verdini. L’ex coordinatore del PdL, potente uomo macchina del partito di Piazza San Lorenzo in Lucina, viene accusato da quasi tutti i colleghi di partito di essersi praticamente svenduto al conterraneo inquilino di palazzo Chigi. Persino Maria Rosaria Rossi, l’ombra silente di Berlusconi, la senatrice poco più che quarantenne che segue il leader ovunque e che resta una delle persone più influenti sulle decisioni del capo, accusa Verdini (chiedendone l’allontanamento) di aver gestito la partita del Quirinale in maniera approssimativa, sbagliando su tutta la linea e convincendo il capo azzurro a votare una legge elettorale favorevolissima al Pd con la certezza di arrivare ad un Presidente della Repubblica condiviso e non imposto. Verdini replica che non è nel suo Dna dimettersi da nulla, e che solo lui conosce veramente i contenuti del Patto del Nazareno.

Per non parlare poi di Raffaele Fitto, il pasionario pugliese leader della minoranza interna del partito (che molto probabilmente ha votato Mattarella nel segreto dell’urna) ha chiesto l’azzeramento di tutte le cariche in Forza Italia. Senza prendere le parti di nessuno – e ci mancherebbe altro – c’è da dire che Fitto tutti i torti probabilmente non ce l’ha. L’elezione del successore di Napolitano è infatti solo la punta dell’iceberg che ha fatto implodere Forza Italia. E probabilmente lo stesso Berlusconi ha sbagliato su tutta la linea nella partita quirinalizia. Se avesse tenuto il punto sulle Riforme facendo mancare i propri voti al Senato fino a dopo la riunione del parlamento in seduta comune, forse le cose si sarebbero messe diversamente. O se, una volta trovatosi nel cul de sac, con un nome secco – quello di Mattarella – proposto da Renzi per il Quirinale, l’avesse condiviso immediatamente, avrebbe evitato la tragicommedia delle ore successive. O, in ultima analisi, se avesse puntato su un altro candidato forte (Finocchiaro, Bersani, Veltroni…) targato Pd, in contrapposizione al costituzionalista palermitano, probabilmente avrebbe creato non pochi problemi nella compagine dei grandi elettori del Nazareno.

Melodramma analogo nel Nuovo Centrodestra, con un segretario e Ministro dell’Interno del governo Renzi, Angelino Alfano, che prima ha stretto un patto sul Colle con il suo ex leader salvo poi, all’ultimo minuto, salire sul carro del vincitore intestandosi, seppure in parte, la riuscita dell’operazione Matterella. Questione di Metodo, si è detto più volte, sconfortando persino La Palisse: “Mattarella è un candidato eccezionale, ma non ci è piaciuto il metodo di Renzi”. Come dire: avremmo voluto una terna di nomi nella quale scegliere quello a noi più gradito. Renzi sarà pur giovane, ma di certo non è fesso: lasciare la golden share a Berlusconi e Alfano (per lui, i loro, sono “partitini”) avrebbe innescato una bomba ad orologeria nel Pd, dove la minoranza era pronta, si dice, a votare Prodi insieme al M5S già alla prima votazione.  Sarà stata questione di metodo, ma tant’è che anche NCD sta perdendo pezzi un giorno via l’altro, numerose defezioni sono già arrivate sulla scrivania del Viminale e pure Maurizio Lupi non va mascherando in Tv e sui giornali il suo disappunto.

Se tutto quello che sta accadendo nel centrodestra porterà alla caduta del governo o all’arenarsi delle Riforme elettorale e costituzionale non è dato sapere (seppure siamo pronti a scommettere che nulla cambierà), ma una cosa è certa: se in Forza Italia si piange, in Ncd di certo c’è davvero poco da ridere, aprendo uno spazio enorme, come giustamente afferma Passera, per chi, come noi, spera in un centrodestra e in una Destra assai differenti. Francesco Capozza, LIBERADESTRA, 5 febbraio 2015

…intanto Forza Italia scende al 12% o forse meno e il resto della galassia in cui si è sparpagliato quel che appena 7 anni fa conquistava il 48% degli elettori italiani assomiglia sempre più al fantasma dell’opera, tanto da ridare fiato e visibilità a Gianfranco Fini che sul Corriere della Sera di oggi invita a “ripartire da Alleanza Nazionale” cioè dal partito che proprio lui sciolse come neve al sole, uomo solo al comando. Povera Destra, mai come in questo momento appare una nave nel bel mezzo di una tempesta terribile da cui è difficile, assai difficile possa uscirne indenne. Una cosa però ci sembra abbastanza evidente: non possono essere i responsabili del disastro che è sotto gli occhi di tutti,  coloro i quali possano restituire dignità, onore, rappresentanza  e cittadinanza alla Destra italiana.  g.