Brindano a Madrid: il Palacio Real, nel 2014, ha fatto il botto: un milione e duecentomila visitatori. In un solo anno. Mostre temporanee e «dependance» escluse. Quanti il Quirinale, dicono i dati diffusi dall’ex segretario generale come prova di apertura al pubblico, in tutti gli otto anni di Giorgio Napolitano. Il confronto dice tutto. E potrebbe spingere Sergio Mattarella, nuovo inquilino di quello che è considerato uno dei più bei palazzi del pianeta, a chiedersi: può essere sufficiente, come gira voce, aprire qualche stanza in più per qualche ora in più la domenica prolungando fino alle otto di sera le visite previste ora soltanto la mattina?

Può esser vantato come un grande successo l’ingresso nella «casa degli italiani» nel 2014 di 15.400 alunni e insegnanti pari a 42 al giorno e cioè poco più di quanti studenti visitano quotidianamente la redazione del Corriere ? Sono in tanti, ormai, a invocare la trasformazione del Quirinale in uno straordinario museo della storia, della cultura, dell’arte d’Italia. Dall’ex vicepremier e ministro della cultura Francesco Rutelli ai presidenti del Fai Andrea Carandini e di Italia Nostra Marco Parini e via via un numero crescente di studiosi, parlamentari, siti web, opinion makers , associazioni, cittadini, giornali… In prima fila il nostro.

Certo, rovesciare di colpo le scelte dei predecessori non è facile. I presidenti nei decenni hanno privilegiato il palazzo sul Colle come luogo simbolo dell’eccellenza e del prestigio del Paese in grado di stupire e affascinare i Grandi del mondo, come una sorta di strepitosa vetrina del nostro patrimonio storico e monumentale. C’era un senso, nel vivere il Quirinale come una sorta di «Reggia» laica senza Papi e senza re. Ma oggi? Anche Francesco, scegliendo di vivere in bilocale del convitto di Santa Marta aveva lo stesso problema: non sarebbe suonata, quella decisione, come una presa di distanza dai Pontefici precedenti? Ha deciso la svolta. E Dio sa quanto il gesto sia stato apprezzato dai fedeli. C’è chi insiste che no, non è il caso che il presidente della Repubblica, di questi tempi, traslochi in un altro palazzo, magari bellissimo, nel centro di Roma. Che il cuore dello Stato è lassù sul Colle e lì deve restare. Può essere. Vanno custoditi con amore, certi simboli. Ma se la stessa Casa Bianca ha accolto l’anno scorso 600 mila visitatori spalmati su cinque giorni settimanali pur essendo un bel villone molto più piccolo e più esposto a ogni genere di rischio, possiamo ben immaginare che il Quirinale, con le sue 1.200 stanze, possa esser insieme le due cose. Lo scrigno dello Stato e un immenso spazio museale spalancato tutti i giorni, e non in dosi omeopatiche, ai suoi proprietari: gli italiani. Gian Antonio Stella, Il Corriere della Sera, 11 febbraio 2015

-….Altri l’hanno  già scritto, ora si aggiunge Gian Antonio Stella a chiedere al neo presiente della Repubblica di rinunciare al ruolo di “re laico” nelle 1200 stanze del Quirinale per aprire le porte di questo splendido palazzo alcentro di Roma, con i suoi giardini sinora privilegio della casta di regime il 2 giugno di ogni anno,  le scuderie aperte solo in occasione di mostre,  e le già ricordate 1200 stanze,  a beneficio degli italiani cosicchè essi possano davvero sentirsi i padroni di quella “casa”. Lo farà Mattarella o come spesso è accaduto sceglierà la strada delle prediche d’occasione, come quella enunciata in occasione della sua proclamazione (penso alle speranze e alle sofferenze degli italiani…)  e perpetuerà la regola sinora seguita dai suoi predecessori? Il tempo, in tempi brevi, darà la risposta. g.