Francesco Schittulli con Silvio Berlusconi
Caro Presidente Berlusconi, può un elettore importunare il leader del suo partito, peraltro già alle prese con mille problemi, per annunciargli che, in occasione della prossima tornata elettorale, non potrà contare sul suo voto? Che nel suo piccolo non sosterrà un gentiluomo come il professor Schittulli? Può e deve.
Lo deve innanzitutto per quella doverosa lealtà nei Suoi riguardi , quella lealtà che è mancata in quegli eletti con il simbolo del PdL che, all’improvviso, hanno voltato le spalle a Lei e a quegli Elettori che li avevano votati, nel caso dei parlamentari senza neanche poterli scegliere.
Lo può, perché, almeno nel mio caso, intendo dare nel mio piccolo un segnale: non sono detentore di un pacchetto di voti, controllo a malapena il mio, ma se, dopo aver votato Forza Italia e Pdl ininterrottamente dal 1994 a oggi, intendo prendermi una “vacanza”, vuol dire che almeno ai miei occhi si sta commettendo un suicidio politico ed è impossibile per me prendervi parte.
Mi spiego. Dopo l’ennesima delusione per il risultato alle elezioni comunali a Bari, ho sperato, ho voluto credere che almeno in vista delle regionali la scelta del candidato sarebbe avvenuta in tempi brevi e che, come peraltro era stato fatto in passato, sarebbe stata scelta una figura capace quantomeno di potersi battere per la vittoria. Invece assisto da mesi al solito, mesto teatrino della politica: tavoli di coalizione che non hanno portato a nulla, assurdi veti personalistici, figli di una volontà di resa dei conti, che hanno fatto ipotizzare sin dal primo momento una soluzione di compromesso al ribasso, uno snervante ping pong tra Bari e Roma. Insomma, rinvii su rinvii: per fortuna la legge imponeva ovviamente la presentazione delle candidature prima del voto, altrimenti sulla scheda, come su alcuni atti di compravendita di immobili, avremmo trovato la dicitura “candidato presidente da definire”…
Sono intimamente convinto che le primarie di coalizione sarebbero state l’unico modo per dare uno choc positivo all’elettorato pugliese di centrodestra, visto che non si riusciva a tirare fuori il coniglio dal cilindro, ossia un nome nuovo così carismatico da rompere tutti gli schemi e riaprire una partita che non io, ma l’autorevole notista del Giornale Adalberto Signore dà per persa già da qualche mese. Ormai però, dopo aver archiviato l’opzione primarie, il risultato finale sarà che Schittulli candidato, con l’ennesima partenza ad handicap e l’inevitabile “fuoco amico” che lo colpirà da alcuni settori della coalizione, grazie anche all’inqualificabile sistema del voto disgiunto, potrà ambire al massimo a un onorevole piazzamento. Insomma, il nuovo governatore della Puglia ha già un nome: Michele Emiliano.
E allora? Tempo fa, respinsi con sdegno l’analisi di un amico, politico pugliese della Prima Repubblica, secondo il quale la nostra regione era diventata ormai l’Emilia Romagna del Sud, ma ora devo purtroppo ammettere che aveva e ha ancora ragione.Di qui la mia decisione. Non parteciperò all’ennesimo funerale del centrodestra pugliese, non voterò per un galantuomo, sconfitto in partenza, ma non mi asterrò, dal momento che in questo modo andrei a confondermi con chi è ammalato, con chi è lontano da casa per lavoro, o magari si è dimenticato dell’appuntamento elettorale per andare alla partita o dalla fidanzata…
No, io non mi asterrò e per rafforzare questo mio gesto polemico voterò per Michele Emiliano. Se con questi atteggiamenti poco comprensibili il centrodestra sta facendo di tutto per agevolargli il cammino verso la vittoria, facendomi sentire deluso come i tifosi di quelle squadre i cui giocatori si vendevano le partite, allora offro il mio aiuto anche io, e in maniera trasparente, a Michele Emiliano, attribuendogli il mio piccolo, insignificante consenso. Il mio no a Schittulli non è un no alla sua persona, ma, come ha detto Lei motivando il Suo rifiuto a votare Mattarella, un no al metodo usato per arrivare alla sua candidatura.
Il mio comunque non vuol essere un invito ad altri elettori del centrodestra perché mi imitino, ma solo la reazione di chi ritiene che così non si possa andare avanti. Se, come i comunisti, credessi nel primato del Partito, al pari di Maurizio Ferrini, il mitico personaggio di arboriana memoria di cui Bersani sembra il clone, direi: “non capisco, ma mi adeguo” e voterei, turandomi il naso. Da inguaribile liberale quale sono, sognatore e individualista, dico invece: “non capisco e non mi adeguo”. Amerigo De Peppo, cfr. Il Corriere del Mezzogiorno, 26 febbraio 2015
….Salvo qualche non marginale “modifica ed integrazione”, questa lettera aperta di un elettore storico, come egli stesso si definisce, di Berlusconi e del centrodestra, potrebbe essere scritta e firmata e sottoscritta da uno qualsiasi dei 10 milioni di elettori di centrodestra che fra il 2008 e il 2014 hanno disertato il voto al PDL-F.I. in tutta la penisola o da uno qualsiasi delle decine e decine e decine di migliaia di elettori pugliesi che hanno fatto altrettanto tra il 2008, il 2013 e il 2014 e che si apprestano a farlo anche nella ormai imminente scadenza elettorale delle Regionali. Lo spettacolo che si offre agli occhi degli elettori del centrodestra pugliese è ancor più drammatico rispetto allo spettacolo offerto altrove. Qui lo spettacolo è non solo deludente quanto penoso, con gli insulti che ormai volano come stracci da una parte all’altra, tra i “nemici” di Fitto, che, va detto, hanno dato il là alla bordata di insulti e minacce e i suoi “amici”, tra i quali non sono mancati i primi disertori come è consuetudine in ogni luogo e in politica ancor di più. Una cosa però va detta con chiarezza: Fitto ha ragione da vendere nelle cose che dice e nelle contestazioni che fa per la gestione del partito e delle mancate battaglie politico-parlamentari di questi ultimi due-tre anni, ma ha torto lì dove dimentica che di questo andazzo egli stesso ha fatto uso, o quanto meno ha consentito che se ne facesse uso da parte del suo “cerchio magico” (non è solo Berlusconi ad averne uno….) in suo nome e per suo conto nella gestione del partito nella nostra regione. Il risultato è che al netto di tutto, le prossime scadenze elettorali, salvo miracoli e ripensamenti da pate di centinaia di migliaia di elettori moderati, segnaranno la palla in rete di Emiliano in Puglia e, purtroppo, di Renzi nel resto d’Italia, mentre il popolo di centrodestra, quel 65% di italiani, come amava ricordare Tatarella, che non è e mai sarà di sinistra, dovrà rinuciare non solo a vedere le proprie idee trionfare, ma rinunciare, forse per sempre, all’obiettivo di un unico grande contenitore politico-elettorale di centro destra, visto che prolificano galli e pollai, e tante, tante galline. g.