Il guanto di sfida a Renzi è stato lanciato. Salvini sceglie Roma per partire alla «conquista del Paese» e mandare a casa il premier, «un servo sciocco di Bruxelles». Fino a un paio di anni fa sarebbe stato difficile immaginare nella capitale un pomeriggio così: piazza del Popolo piena di bandiere leghiste con fumogeni giallorossi e verdi e una musica in sottofondo stile Signore degli Anelli.
Fugati i timori della vigilia, per la presenza del contro-corteo dei centri sociali, la manifestazione si è svolta in grande tranquillità, trasformandosi, in alcuni momenti, in una sorta di Vaffa Day. Destinatari dei cori Renzi, Alfano e l’ex ministro Fornero.
Il leader della Lega, maglietta nera con la scritta «Io sto con Stacchio», ne ha per tutti: dallo Stato «il primo strozzino che c’è in Italia», a Renzi «noi difendiamo i più deboli, lui ha scelto Confindustria, le banche e Marchionne», dal (fischiatissimo) Alfano «è un problema anche per se stesso», a Crocetta «dovrebbe dimettersi dopo quanto accaduto a Catania alla neonata Nicole», da Marino «una sciagura per questa città» ai radical chic «fanno la morale con il portafoglio pieno e la villa a Cortina».
Attacchi ma anche proposte, una sorta di manifesto programmatico della destra neo leghista che Salvini espone in 45 minuti.
Due i cavalli di battaglia: l’abbassamento delle tasse «quando saremo al governo introdurremo l’aliquota fissa al 15%, così saranno gli Svizzeri a portare i soldi da noi» e l’immigrazione «prima mi preoccupo dei nostri disoccupati e poi, molto dopo, degli altri. Oggi siamo noi che andiamo a prendere gli stranieri».
Non solo. «Cambieremo la legge sull’eccesso di legittima difesa, aboliremo la legge Fornero e cambieremo la legge Merlin, tassando le prostitute».
Sul palco il segretario della Lega non chiude le porte a Berlusconi «non metto veti a nessuno, ma non mi interessa unire 5/6 partiti» e, dopo che sul maxischermo era stato mandato in onda un videomessaggio di Marine Le Pen (tra i due un’alleanza ormai consolidata), annuncia: «In Europa nascerà un gruppo guidato dalla leader del Front National, faremo un mazzo così ai tecnocrati di Bruxelles». Salvini cita Don Milani «alle leggi sbagliate non bisogna obbedire», consiglia al ministro Giannini alcuni libri per le scuole (sulle foibe e della Fallaci) e non rinuncia alle battute: «Riportiamo a casa i Marò e diamogli Renzi e Alfano». Chiude sottolineando che l’evento di Roma è «solo l’inizio di un percorso».
Un concetto evidenziato anche dalla Meloni, caricatissima e molto applaudita durante il suo intervento. «Oggi è solo la prima tappa, il 7 marzo abbiamo organizzato una manifestazione gemella a Venezia, dove interverrà anche Salvini». Nel mirino del leader di Fdi-An il governo «fantoccio che ha truffato la gente e spende 900 euro al mese per ogni richiedente asilo politico», il premier «a cui interessa ripagare solo i poteri forti che lo hanno messo lì» e Bruxelles «chissenefrega delle loro minacce, noi la Troika ce l’abbiamo dentro casa». Molto più tiepida l’accoglienza per Zaia, in vetrina in vista delle regionali in Vene to. Tosi permettendo. Andrea Barcariol, Il Tempo, 1° marzo 2015