
S i sa che le sentenze in Italia si rispettano a intermittenza, dipende da se ci piacciono o no.
Ma quella della Cassazione che ha confermato l’assoluzione di Berlusconi merita di essere protetta dai rischi di sfruttamento politico. Il primo consiste nell’atteggiamento di chi non l’accetta, cavilla, azzecca garbugli, si rifiuta di considerare chiusa, come invece è, la vicenda giudiziaria detta «caso Ruby». Curiosamente sono proprio i più inflessibili difensori della magistratura quelli che oggifaticano a riconoscere che il giudice supremo ha dichiarato Berlusconi definitivamente innocente delle due accuse che gli erano state mosse,senza se e senza ma. La Procura di Milano ha perso, la difesa ha vinto. Punto.Ed è aberrante invocare ora da altri processi, in cui pure resta coinvolto Berlusconi, una speranza di rivincita, come se fossero una partita di ritorno di Champions League. D’altra parte l’assoluzione in sedepenale non assolve certo l’allora presidente del Consiglio dalla responsabilità politica e personale di aver ospitato «atti di prostituzione» a casa sua, cosa che anche la difesa ha riconosciuto in Cassazione.
L’altro uso improprio della sentenza è il tentativo in corso di convincere gli italiani che essa risolverà come d’incanto i problemi politici di Forza Italia e dell’intero centrodestra, con la semplice ed ennesima ridiscesa in campo del suo deus ex machina . I ntendiamoci: è comprensibile l’euforia degli amici di Berlusconi e dei dirigenti del suo partito, anche di quelli che magari in segreto speravano di poter continuare a sfruttare la sua ansia giudiziaria per fargli fare ciò che volevano. Ed è positivo che, non per effetto di questa assoluzione ma per la fine della pena scontata ai servizi sociali a causa di un’altra condanna, il capo di un grande partito di opposizione possa tornare a far politica nelle piazze, a partire dalla campagna elettorale delle Regionali. Ma miracoli è meglio non aspettarsene.
Quello che sta accadendo nel centrodestra italiano non è infatti solo il frutto dell’indebolimento della leadership di Berlusconi, ne è semmai un’importante causa. Il sorgere di una destra nazionalista e anti europea non nasce dalle vicende giudiziarie dell’ex Cavaliere, ma dai traumi sociali dell’Italia di questi anni, e la nuova Lega è una forza così aggressiva che non esita ad amputarsi il braccio moderato di Tosi, figurarsi se può essere ricondotta all’ovile con le cene del lunedì ad Arcore. L’esplosione di Forza Italia non deriva dall’obbligo dei venerdì a Cesano Boscone, ma dalla inconsistenza di un partito privo allo stesso tempo di democrazia e di gerarchia interna. La rottura con Alfano non si risolve con la parabola del figliol prodigo, perché ha ormai portato un pezzo del centrodestra nel centrosinistra. Ammesso che i voti di questi spezzoni siano un giorno sommabili, sembrano comunque pochi per vincere le elezioni, almeno per come le ha congegnate l’ Italicum di Renzi.
Del resto, nel modello che si sta costruendo, mettendo insieme la riforma del Senato e quella della legge elettorale, il rischio più elevato non è tanto la dittatura della maggioranza ma l’irrilevanza della minoranza: che rischia di essere frantumata, divisa, litigiosa, una palude pronta a ogni trasformismo. Proprio perché si va verso un governo più forte e un Parlamento più debole, è di vitale importanza per la nostra democrazia che la competizione resti vera, che nelle urne ci sia una reale alternativa, che esista un centrodestra electable , cioè credibile come possibile governo.
Ora che ha l’animo più lieve, dopo l’assoluzione, è a questo che deve porre mente Berlusconi. Se le sorti del centrodestra gli interessano oltre l’orizzonte delle sue aziende e dell’eredità dei figli, può ricostruirlo solo aprendo una via, ordinata e per quanto possibile democratica, alla sua successione. Antonio Polito, Il Corriere della Sera, 12 marzo 2015
……L’auspicio di Polito, che come è noto non è certo un uomo di centrodestra (è un ex senatore del PD) ma giornalisticamene sa guardare ed essere al di sopra delle parti è assolutamnete condivisibile anche a prescindere dal durissimo giudizio morale che esprime la Conferenza Episcole Italiana a latere del processo da cui Silvio Berlusconi è stato definitivamente e giustamente assolto dalla Cassazione. Scrive Polito due cose: 1. c’è bisogno nel Paese di una forte e seria opposzione che si confronti con il governo guidato da Renzi; 2. solo il centrodestra rappresentativo dei moderati italiani può incarnare tale ruolo ma per farlo occorre che a guidarlo sia un nuovo leader non appesantito nè dagli anni nè dalle comunque pesanti eredità processuali. E aggiunge: se davvero Berlusconi vuol rendere un grande servizio al Paese si impegni a ricercare e assicurare un serio e vero passaggio del testimone. Ciò, aggiungiamo noi, lo renderà meritevole di ammirazione e riconoscenza anche da parte dei nove milioni di elettori moderati che in questi ultimi anni hanno disertato le urne o standosene a casa o vantando per altri soggetti politici. Ci vuole coraggio e umiltà, basta non farsi nè accecare da improbabili voglie di rivincita, nè imbrogliare dai tanti falsi laudatores che alle sue spalle “tirano a campare”. g.