Una delle ragioni dello sbandamento frastornato delle élites dopo il voto sulla Brexit è che la cultura politica del Novecento, quella in cui appunto si sono formate in grande maggioranza le classi dirigenti dell’economia, della politica, della cultura, del giornalismo, della tecnocrazia, è stata irreversibilmente e ingloriosamente seppellita nelle urne di quasi tutto il continente. Non è solo il passaggio, caro ai politologi, da un sistema bipolare a uno sempre più tripolare, ma qualcosa di più profondo e radicale: la secessione culturale e psicologica che ormai un terzo stabile dell’elettorato europeo (e americano) ha consumato nei confronti delle famiglie politiche e ideologiche in cui si è strutturato il Novecento del dopoguerra, quella del socialismo declinato in tutte le sue variopinte denominazioni, e quella della liberaldemocrazia e del popolarismo, anch’essa variegata e multiforme, ma destinata a presidiare il lato moderato e di centrodestra del sistema politico.

Quell’ordine è crollato, e con esso la distribuzione tradizionale dello spazio politico in una destra e una sinistra separate da confini netti. In Spagna Podemos, sebbene sconfitta, erode il Partito socialista fino a tallonarlo e con Ciudadanos che morde i Popolari raggiunge un discreto 35 per cento che fugge dai partiti tradizionali. In Francia la Le Pen è attestata stabilmente a oltre il doppio dei consensi riscossi da suo padre Jean-Marie. In Italia il trionfo dei 5 Stelle, con l’aggiunta della Lega, smentisce chi parlava di un fenomeno effimero. In Germania ciò che dovrebbe essere un’eccezione, la Grande Coalizione, rischia di diventare la condizione permanente dell’assetto politico, e le prossime elezioni ci diranno se la malattia nel frattempo non si sia aggravata. In Grecia Tsipras ha annullato il partito socialista. In Austria il candidato estremista devasta i Popolari e per contrastarlo ci vuole la grande alleanza della paura (e pure qualche manomissione nelle schede) che elegge un Verde a suo salvatore. In Olanda il bipolarismo è finito. In Inghilterra, patria della democrazia dell’alternanza bipartitica, vince la Brexit osteggiata dai Conservatori e (più blandamente) dai Laburisti. Negli Usa il fenomeno Trump (e anche Sanders nel campo opposto) infligge duri colpi alla tradizione repubblicana.

Nel frattempo le élites si baloccano impotenti deplorando il «populismo» e recriminando sul «popolo bue». E il Novecento, tristemente, saluta. Pierluigi Battista, Il Corriere della Sera, 11 luglio 2016