Archivio per la categoria ‘Cronaca’

IL COMPLOTTO E IL KRETINO DI INTERNET, di Mario Sechi

Pubblicato il 17 ottobre, 2011 in Cronaca, Politica | No Comments »

L' Il moderno contestatore ha un arsenale composto da due strumenti: internet e l’estintore. Dopo i fatti di Genova, ci fu chi promosse con una certa preveggenza il seguente tema: «L’estintore come strumento di pace». Di questo argomento si occupa da par suo in queste pagine Davide Giacalone, io invece mi dedicherò alla Rete e all’esistenza di un tipo umano particolare: il kretino di internet. È un soggetto davvero interessante, non lo batte nessuno, è il più furbo e intelligente essere mai apparso sulla faccia della terra, sfida la biologia e il darwinismo, è praticamente infallibile. Sa tutto, vede tutto, scopre tutto. Al kretino di internet non puoi fargliela sotto al naso. Soprattutto quando si tratta di complottoni. Egli scova nel corteo pacifista e democratico infiltrati di ogni tipo. Basta la parola e il «popolo della Rete»monta una ricostruzione dei fatti a prova di bomba. In collaborazione con la premiata ditta di Repubblica – specializzata in trama e ricamo – questo gruppone di intelligentoni ha centrato lo scoop del secolo: c’è un barbuto testimone impassibile che appare e scompare continuamente dalla scena del crimine. Occhialoni neri, barba incolta, capello folto e disfatto, prima è in via Cavour che con sguardo glaciale assiste allo sfasciamento di una vetrina, poi ancora in piazza San Giovanni. Foto, testimonianze dirette e indirette. Sembra uno che conosce bene i questurini, gli odiati sbirri. Migliore del mago Houdini nel liberarsi dalla folla, più veloce di Flash Gordon negli spostamenti. Chi è? Un oscuro funzionario di polizia? Un uomo dei servizi segreti? Il popolo viola, dalla sua dependance girotondista della Rete, leva la sua voce, la faccenda s’ingrossa, evvai con James Bond. È un caso degno del commissario Basettoni e dell’ispettore Clouseau. Mi dispiace, siamo arrivati prima noi. Il nostro Fabrizio Dell’Orefice ha usato il suo intuito partenopeo e ha scovato l’uomo misterioso, l’infiltrato. E lo ha intervistato. Si chiama Fabio Di Chio, cronista di nera a Il Tempo fin dal 1987. Non c’è molto altro da aggiungere, invio i miei più cari saluti agli amici di Largo Fochetti e al kretino di internet. Mario Sechi, Il Tempo, 17 ottobre 2011

.….Meno male che l’infiltrato è stato subito “smascherato”, altrimenti di qui a 20 anni ci sarebbero stati solerti pm del 2031 pronti a riaprire fascicoli e procedimenti alla ricerca dll’infiltrato perduto. g.

NESSUN DIBATTITO. IN GALERA CHI DISTRUGGE

Pubblicato il 16 ottobre, 2011 in Cronaca | No Comments »

Indignati a Roma, black bloc nel corteo. Guerriglia e cariche in centro Dialogo o repressione? Se si vuol sperare di potere parlare, se si conta di potere ascoltare e comprendere le idee altrui, deve essere chiaro che non si sfonda, non si brucia e non si aggredisce. Chi lo fa va dritto in galera, non a un dibattito. Già in passato c’è chi s’illuse di convivere con “compagni che sbagliano”, e fu una tragedia. Tollerare oltre quel che succede è un oltraggio alla legge, ai cittadini e anche ai manifestanti che vedono compromessa e corrotta la loro protesta. Mi preoccupano i gruppi organizzati, che partecipano ai cortei al solo scopo di scatenare la violenza, ma mi preoccupa anche il giustificazionismo, il farsi belli nello stare dalla parte di non si sa chi, il moto snob del dire: avete ragione, ma, suvvia, cercate di non rompere troppo. Chi ragiona così è il degno padre di giovani indirizzati allo scontro con il muro della realtà. Con una differenza: quei padri disgraziati si mantennero a carico della spesa pubblica e contraendo debiti, questi figli, doppiamente disgraziati, non solo vengono da cotanta schiatta, ma tocca loro pagare. I giovani hanno molte ragioni per ribellarsi e per voler svellere il mondo dei loro padri. Ma in direzione opposta a quel che gridano. Si guardino dai cattivi maestri, che sono i somari e i profittatori di sempre. Le “avanguardie” di un tempo sono finite a far lobby per se stesse, riuscendo a farsi pagare per far finta d’essere “contro”. Non invidiateli, compiangeteli. I cortei del nuovo secolo assediano le società di rating e le banche, quando non le sfondano. Sbagliano indirizzo. Certo, l’economia finanziaria ha provocato guasti enormi. Talmente grandi che anche chi vi ha partecipato ritiene prudente star dalla parte dei manifestanti. Ma la causa è nella debolezza della politica (dello Stato), nella sudditanza delle idee agli interessi immediati, nell’avvizzirsi della progettualità a favore della convenienza. Guardate, cari ragazzi, che potreste trovarvi con i vari governi al vostro fianco, nel mentre insultate gli gnomi della finanza. Se pretendete di restituire alla Banca Centrale Europea la lettera che ha inviato al governo italiano (dove sono scritte cose giuste e ovvie) va a finire che un bacio sulla fronte ve lo danno Berlusconi e Tremonti, che, come voi, preferiscono prendersela con chi indica i vincoli, piuttosto che con chi non rimedia ai mali (ovvero loro stessi e i loro colleghi d’inutile opposizione). Certo, si deve bloccare la speculazione sugli spread, ma questo non eliminerà affatto il bisogno di tagli alla spesa pubblica. Spesa che, ove mai vi fosse sfuggito, è pressoché totalmente corrente e finanzia le vostre famiglie a scapito del vostro futuro. La realtà, come vedete, è un filino complessa. Stesso discorso sulle pensioni: in famiglia avete gente che ci campa, mediamente bene e mediamente per troppo tempo, voi, invece, ci camperete poco e male, tendente a pochissimo e malissimo. Però, vi siete accorti che a darvi ragione ci sono gli stessi che hanno creato questo sistema? Non so quanti di voi credano alla moltiplicazione di pani e pesci, ma sappiate che la pratica non è consueta, sicché se non volete pagare a vita la pensione degli altri, per poi non averla, se non vi piace che lo scalone per chi va in pensione troppo presto venga tagliato (come è stato fatto) a spese dei co.co.co, che ingiustizia più grande era difficile, dovete chiarire e chiarirvi che i vostri interessi sono antagonisti alla conservazione di questo esistente. Attenti ad abboccare alle minchionerie di chi vi indica il “grande nemico occulto”, il “grande manovratore del mondo”. Non esiste. Già prima di voi in molti credettero di doversi battere contro il Sim, lo Stato imperialista delle multinazionali. Fecero una pessima fine, e non poteva essere diversamente. Gli interessi forti sono diffusi, ecco perché fare le riforme è difficile. Non distraetevi con le bubbole, andate al sodo, chiedete quel che avete diritto ad avere: scuola formativa, mercato competitivo, meritocrazia. Al tempo stesso: solidarietà verso i più deboli e giustizia che funzioni, per e su tutti. Se, invece, sfascerete per rivendicare l’illusione di potere avere senza produrre, discettando di diritti e dimenticando i doveri, sarete i degni figli dei vostri padri. E non è un complimento. Davide Giacalone, 16 ottobre 2011

LA DEVASTAZIONE DI ROMA: NON NUTRIRE LA BESTIA, di Mario Sechi

Pubblicato il 16 ottobre, 2011 in Cronaca, Politica | No Comments »

Roma, scontri tra black bloc e forze dell'ordine Nutrono la bestia. La coccolano. Le dicono che ha bisogno di comprensione. La blandiscono con il pensiero più debole possibile. Poi la bestia spacca vetrine. Incendia auto. Saccheggia negozi. Ma non le basta. Non è sazia. E finisce per mangiarsi il corteo. Fine dell’Occidente. Apocalittico? Cari lettori, non sono mai stato così attaccato alla terra e a questa città, Roma. Quello che sta succedendo è figlio di una cultura sbagliata che affonda le radici nel crollo dell’alta educazione, di un piagnisteo mediatico che giustifica la violenza e in molti casi la incoraggia, di un’ignoranza che gronda dagli stereotipi dei commenti televisivi, tracima dal senso di colpa di un establishment senza pudore che riesce a dar ragione insieme alla Bce e agli Indignados, un caso clinico di schizofrenia che affligge una parte della classe politica, quella che ha appaltato il pensiero alla tecnocrazia,mentre gli amici banchieri si riempivano la pancia di spazzatura finanziaria. Sono gli stessi che oggi si battono il petto, dimenticando di aver acceso il falò della recessione. Il resto è una storia criminale, di banditismo stradale che non si è stati capaci di prevenire e contenere prima che la Capitale divenisse un set da guerriglia urbana e una confusa protesta figlia dello smarrimento dell’Occidente prendesse la mostruosa forma di una tragedia collettiva.  Mario Sechi, Il Tempo, 16 ottobre 2011

I BLACK BLOC DEVASTANO ROMA. CARICHE E FERITI MENTRE LA GUERRIGLIA CONTINUA

Pubblicato il 15 ottobre, 2011 in Cronaca, Politica | No Comments »

Una vetrina presa a martellate durante il corteo degli indignati È partito poco prima delle 14 da piazza della Repubblica il corteo degli indignati, ma dopo appena mezz’ora di cammino frange di black bloc – si parla di 500 individui –  confuse tra la folla hanno scatenato una vera e propria guerriglia urbana. Incendi, lanci di bottiglie, bombe carta e segnali divelti ovunque usati per sfondare le vetrine di banche e negozi. Auto date alle fiamme lungo il tragitto della manifestazione, incendiati anche alcuni appartamenti in via Labicana. Gli inquilini sono stati evacuati. Le forze dell’ordine hanno cominciato ha caricare “l’esercito dei disobbedienti” cercando di disperdere le centinaia manifestanti pericolosi che stanno mettendo a ferro e fuoco la città. I feriti fra i manifestanti e la polizia sono decine. Dopo una giornata di scontri e situazioni ad altissimo rischio – in ultimo l’incendio, poi spento, di un blindato dei carabinieri in piazza San Giovanni tra la folla - una carica della polizia ha spinto i manifestanti fuori da piazza San Giovanni, all’altezza di via Merulana. Continuano i dintorni nelle strade limitrofe come viale Manzoni, via Labicana, via Merulana

Il corteo si è mosso da Piazza della Repubblica poco prima dell’orario stabilito, le 14. Su via Cavour alcuni dimostranti si sono arrampicati sopra l’ingresso dell’hotel Atlantico e hanno lanciato alla folla decine e decine di volantini con su scritto “E’ arrivata la vendetta precaria”. I manifestanti, mascherati con l’immagine di Guy Fawkes ed esponendo un grandissimo manifesto, hanno dato fuoco a una bandiera italiana e a una Ue. Stanno anche appendendo un grande striscione: “No tav, acqua bene pubblico, vayan todos”. Fra le fila dei manifestanti individuati diversi gruppi con il volto travisato e vestiti di nero. Alcuni manifestanti con caschi e maschere hanno preso a colpi di martello le serrande di un supermercato in via Cavour, successivamente hanno divelto un palo della segnaletica stradale e con questo, usandolo a mo’ di ariete, hanno sfondato la saracinesca del negozio e sono entrati al suo interno per saccheggiarlo. Incendiate diverse auto. Numerose esplosioni e una densa colonna di fumo nero si é sollevata dall’auto bruciata accanto vicino a un palazzo. Il corteo al momento si é spezzato in due. Altri manifestanti vedendo incendiare l’auto e distruggere la vetrata e il bancomat della banca Cariparma hanno insultato i responsabili del gesto. Danneggiate due pompe di benzina. Anche una truppa di Sky, a quanto riferisce l’emittente, è stata aggredita dai disobbedienti. Un gruppo di manifestanti ha occupato il piazzale di ingresso della Basilica di Massenzio. Una volta in cima alle mura ha alzato una bandiera rossa ed esposto uno striscione nero. In molti si stanno calando dai Fori Imperiali. Tra i manifestanti “in nero”, quelli che hanno compiuto atti di teppismo, ci sono anche un uomo con un bambino di circa 10 anni, presumibilmente padre e figlio. Anche il bambino ha il volto travisato con una kefiah. I due si spostano all’interno dello spezzone in nero che è andato aumentando. Tra i disobbedienti si vedono le bandiere dei No Tav, Autonomia Contropotere e in testa al blocco una bandiera rossa e nera.

Un ferito in via Cavour a Roma: si tratta di un militante dei Cobas, di circa 60 anni, rimasto ferito mentre stava tentando di impedire ad altri manifestanti di lanciare bottiglie contro i vigili del fuoco che sono intervenuti per spegnere le auto date alle fiamme. L’uomo è rimasto ferito in modo non grave da una bottigliata al volto. Intanto, il corteo sta proseguendo e anche il gruppo degli “incappucciati” si è incamminato su via Labicana. Dalla coda del corteo è stato cacciato Marco Pannella, leader Radicale, che ha provato ad unirsi al corteo degli studenti che lo hanno però “respinto” a causa del comportamento tenuto dai Radicali ieri durante il voto di fiducia al Governo.
Alcuni manifestanti incappucciati hanno assaltato a Roma una delle sedi dell’agenzia interinale Manpower, in via Labicana 88. Travestiti con tute nere e passamontagna neri, hanno lanciato 4 bombe carta e numerosi fumogeni, cercando di impedire ai giornalisti di fotografare e riprendere quanto stava accadendo. Alcuni manifestanti hanno tentato di impedire le violenze, senza risultato.

I vigili del fuoco hanno evacuato tre famiglie che risiedono in un’abitazione privata in via Labicana a Roma, che ha preso fuoco. Secondo la prima ricostruzione l’incendio è divampato per il lancio di alcune bombe carta contro il portone di ingresso determinando poi il propagarsi delle fiamme anche al piano superiore. Il ministero della Difesa ha fatto sapere che i locali sono quelli della sezione di casermaggio di un Centro Rifornimento di Commissariato sito in via Labicana e non sono uffici del ministero della Difesa.

Tra auto date alle fiamme e agenzie di istituti di credito assaltate con bastoni e pali della luce, gli incappucciati hanno sfogato la loro rabbia anche contro una statua raffigurante la Madonna di Lourdes, all’ingresso di una chiesa tra Via Labicana e Via Merulana. I resti della statua, di cui si è salvato solo il volto, sono stati abbandonati sul selciato.

Pesanti cariche della polizia in via Merulana, dove gli incappucciati si stanno fronteggiando con le forze dell’ordine. Continua anche il lancio dei lacrimogeni e la frangia violenta dei manifestanti è fuggita verso piazza San Giovanni. La polizia è intervenuta anche con degli idranti contro i violenti su via Emanuele Filiberto. I blindati della polizia hanno liberato le strade dai cassonetti incendiati posti sulle vie dagli incappucciati che si sono ricompattati in piazza San Giovanni.

Un manifestante, spiega il 118, è rimasto gravemente ferito mentre appiccava fuoco ad un petardo e ha perso alcune dita di una mano: è stato trasportato all’Umberto I dove si cercherà di sistemare l’arto. I circa 500 incappucciati hanno ripiegato oltre le mure di San Giovanni, all’imbocco con via Appia nuova e stanno cercando di riorganizzarsi. La polizia è attestata in via Vittorio Emanuele e sta continuando a lanciare lacrimogeni e fumogeni per tentare di isolare i black block. I manifestanti pacifici, intanto, a mani alzate in piazza San Giovanni stanno gridando “Basta violenza”, dissociandosi dalla frangia violenta che sta mettendo Roma a ferro e fuoco. Tra i manifestanti feriti anche un uomo investito da un blindato.

Pali e sassi contro la polizia. Gli incappucciati hanno distrutto dei marciapiedi in piazza San Giovanni a Roma e stanno lanciando grosse pietre all’indirizzo dei blindati, hanno anche divelto diversi pali della segnaletica stradale e transenne poste a delimitare la strada, che tirano contro le forze dell’ordine, assestate in via Emanuele Filiberto, che rispondono ancora con l’uso di idranti, fumogeni e lacrimogeni. I blindati stanno avanzando lentamente per cercare di isolare i violenti.

I black bloc hanno utilizzato la Scala Santa della basilica di San Giovanni, meta di pellegrini di tutto il mondo, come postazione per lanciare sassi e sampietrini sulle forze dell’ordine. La piazza, completamente avvolta dal fumo, e la parte del quartiere che va dalla piazza a Porta Maggiore erano isolato. Via Emanuele Filiberto è stata a lungo la ‘linea del fuoco’ degli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine.

Assaltato a un blindato dei carabinieri. I black block dopo aver circondato un blindato dei carabinieri a piazza San Giovanni hanno gettato un fumogeno dentro l’abitacolo facendogli prendere completamente fuoco. I due carabinieri all’interno del mezzo sono riusciti a fuggire ma il blindato ha bruciato a lungo in mezzo alla piazza prima dell’arrivo dei vigili del fuoco che hanno estinto le fiamme. Cariche della polizia hanno poi liberato la piazza dai black bloc. I gruppi di teppisti sino dispersi nelle vie limitrofe dove sono continuati gli assalti a negozi, banche ed alberghi.

In via Tasso i facinorosi hanno assaltato la caserma dei carabinieri di via Tasso con fumogeni e bombe carta per poi allontanarsi. La guerriglia continua in via Merulana e viale Manzoni. Almeno otto blindati della polizia hanno sfondato le barriere di reti metalliche e cassonetti dei black block su via Merulana. Le luci sulla strada sono state tutte spente.

…………………….Inaccettabile ha dichiarato il segretario del PDL, aLFANO, commentando l’ennesimo sfregio compiuto dai presunti pacifisti che l’unica cosa che sanno fare bene è devastare, devastare, devastare. Il conto dei danni causati alle cose e alle persone è il caso di mandarlo all’ormai ex governatore della Banca D’Italia, Draghi, che questa mattina ha rilasciato dichiarazioni di solidarietà ai manifestanti radunati a Roma dei quali, ha detto, si conmprendono le ragioni. Draghi invece di solidarizzare, cosicchè fornendo alibi morali ai delinquenti che devastano le città e picchiano le forze dell’ordine, faccia qualcosa di concreto: paghi lui i danni provocati dai “poveri” precari. g.

E’ MORTO GIOVANNI PALUMBO, UOMO DELLA SCUOLA E INTEGERRIMO AMMINISTRATORE PUBBLICO

Pubblicato il 12 ottobre, 2011 in Cronaca | No Comments »

E’ morto questa sera a Bitetto, ad 86 anni, Giovanni PALUMBO, più volte sindaco di Bitetto e presidente della Provincia di Bari. Il prof. Palumbo è stato  per decenni un protagonista  attivo, intelligente, preparato,  della vita pubblica del nostro territorio, integerrimo amministratore  in tutte le cariche che ha ricoperto, da sindaco di Bitetto a presidente della Provincia di Bari. Palumbo fu  anche,  e sopratutto,  uomo della scuola, educatore e dirigente scolastico di grande spessore umanistico. Fu anche preside, stimato e rispettato,  della scuola media di Toritto per molti anni. Alla Famiglia porgiamo i sentimenti del nostro sincero e sentito cordoglio. g.

RAI, L’OLIMPIADE DEGLI SPRECHI: IN 170 IN TRANSFERTA A LONDRA AL COSTO DI UN MILIONE E DUECENTOMILA EURO

Pubblicato il 7 ottobre, 2011 in Cronaca, Politica, Spettacolo | No Comments »

L’avviso è apparso con grande evidenza questa settimana sul Financial Times e sul Daily Telegraph. La Rai cerca un letto a Londra. Anzi, più di un letto: 5.377 letti nella capitale inglese fra il 14 luglio e il 10 settembre dell’anno prossimo. Un po’ perché Londra piace agli inviati di viale Mazzini. Un po’ perché in quel periodo là si terranno i giochi olimpici a cui seguiranno immediatamente le Paralimpiadi. E si sa, bilanci in nero o in rosso, in queste occasioni la Rai  sente profondamente la sua vocazione da servizio pubblico ed è perfino pronta a mobilitare un suo esercito per non deludere gli sportivi italiani.
Vero che fece scandalo nel 2008 il Jumbo di inviati e operatori Rai che partì alla volta di Pechino: furono più di 200. A Londra la spedizione sarà appena più contenuta: per le sole Olimpiadi le stanze singole o doppie uso singola richieste saranno 170 nei 18 giorni di punta che andranno dal 26 luglio al 12 agosto. I giochi peraltro inizieranno il 27 luglio. Eppure la Rai avrà bisogno oltre a quelle 170 stanze dalla vigilia della cerimonia di apertura alla notte successiva alla chiusura anche di 150 stanze per due notti ulteriori, di 148 stanze per altre due notti, di 140 stanze per una notte ulteriore, di 100 stanze ancora per due notti in più, di 59 stanze per una notte, di 50 stanze per un’altra notte, di 42 stanze per altre due notti, di 26 stanze per una notte, di 12 stanze ancora per due notti e la prima notte, quella del 14 luglio in cui sbarcheranno gli avamposti, di sette ulteriori stanze.

La riduzione è quindi assai parziale: un po’ meno inviati, ma per assai più giorni. Con una differenza non da poco: la Rai per Pechino 2008 acquistò i diritti tv e trasmise 800 ore di gare in diretta. Questa volta i diritti li ha acquistati Sky, che ha offerto 80 milioni circa per Londra e per i giochi invernali che si sono tenuti a Vancouver. La Rai ha come tutti gli highlights per i tg e grazie a un accordo commerciale con Sky Italia (che aveva al centro pacchetto giochi olimpici e mondiali di calcio in Sudafrica), potrà trasmettere 200 ore. Un quarto di quelle che Rai ha mandato in onda e un ottavo di quelle che Sky Italia trasmetterà in diretta (1.600 ore). L’azienda italiana del gruppo di Rupert Murdoch invierà a Londra 200 persone in tutto per 1.600 ore di trasmissione. Rai 170 inviati per 200 ore di trasmissione. La sproporzione è evidente.

Per le Paralimpiadi, dove i primi atleti scenderanno in gara il 30 agosto e gli ultimi chiuderanno i giochi il 9 settembre, Rai ha previsto un secondo charter da inviare a Londra. La spedizione è prevista con avamposto di 17 inviati venerdì 24 agosto. Dalla notte successiva alla notte di domenica 9 settembre bisognerà trovare invece 69 stanze per altrettanti inviati della Rai. Lunedì 10 settembre si fermeranno a dormire per chiudere baracca e portare via i burattini 10 inviati in altrettante stanze singole o doppie uso singola.

Pensando di risparmiare un po’ offrendo il pacchetto completo a un tour operator, Rai ha chiesto di inviare offerte entro il mese di novembre, massimo dicembre 2011. Per conquistare le notti degli inviati della tv di Stato italiana bisognerà «avere svolto attività di intermediazione alberghiera o di gestione alberghiera o di servizi equivalenti o di gestione di eventi aziendali legati al business travel per un controvalore non inferiore a 600 mila euro nel biennio 2009-2010 o successivo» ed essere in grado di offrire «una capacità ricettiva per un numero di camere singole o doppie uso singola compreso fra 4.900 e 5.400 per notti -  con picco giornaliero di massimo affollamento pari a 170 camere -  presso strutture alberghiere o residence localizzati in Londra per il periodo di interesse concentrata in max. 3 siti cittadini».

Per il pacchetto solo pernottamento la Rai ha stimato di spendere un milione e 200 mila euro, e naturalmente ha dato questa cifra come riferimento a chi volesse presentare l’offerta. Non è una cifra bassissima, perché si traduce in una tariffa media di 225 euro a notte per stanza singola o doppia uso singola che naturalmente dovrebbe già incorporare un robusto sconto comitiva, visto che ci si offre di riempire più stanze per quasi due mesi. Tanto per capirci, provando adesso a prenotare una singola per quel periodo attraverso i siti specializzati si trovano al di sotto di quella cifra 6 hotel a 5 stelle e 153 hotel a 4 stelle. Le stanze rimaste però sono poche, bisogna affrettarsi. Altrimenti i faraoncini di viale Mazzini non troveranno degno materasso dove riposarsi dopo le 200 ore di telecronaca…di Franco Bechis, Libero, 7 ottobre 2011

…e non è tutto.Proprio ieri lo stipendio della direttrice generale della Rai, Lorenza Lei, è stato aumentato da 420 a 650 mila euro annui, circa 50 mila euro al mese (speriamo che le bastino….). E si ha anche il coraggio di chiedere agli utenti il pagamento del canone. Ma la si venda la RAI e i circa tre miliardi che se ne ricaverebbero si potrebbe dare fiato alla economia italiana.

E’ MORTO STEVE JOBS, PADRE VISIONARIO DI APPLE

Pubblicato il 6 ottobre, 2011 in Cronaca, Economia, Storia | No Comments »

di Ugo Caltagirone

NEW YORK – Steve Jobs, il ‘visionario della Silicon Valley’ e’ morto a 56 anni. Lo scorso 25 agosto aveva annunciato le sue dimissioni irrevocabili da amministratore delegato dell’azienda che ha fondato e che dall’orlo della bancarotta ha portato nell’Olimpo delle grandi. Quarantun giorni dopo e’ arrivata la tanto temuta quanto attesa notizia. A finirlo e’ stato quel male che per anni lo ha tormentato e lentamente consumato. Ma che non gli ha impedito di continuare a esercitare la sua straordinaria leadership e genialita’.

Caratteristiche che lo hanno portato, con le sue invenzioni, a rivoluzionare la vita di milioni di persone. L’annuncio arriva con uno stringatissimo comunicato del gruppo californiano. Ma in contemporanea sul sito appare una foto in bianco e nero di Jobs con la data di nascita e quella della morte. A seguire un messaggio: ”Apple perde un genio creativo e visionario, e il mondo ha perso un formidabile essere umano”.”Quelli di noi che hanno avuto la fortuna di conoscerlo abbastanza e di lavorare con lui – si legge – hanno perso un caro amico e un mentore ispiratore. Steve lascia una societa’ che solo lui avrebbe potuto costruire e il suo spirito sara’ sempre il fondamento di Apple”’.
A prendere in mano le redini dell’azienda e’ stato gia’ da tempo Tim Cook. Ma Jobs lascia un vuoto incolmabile tra i suoi collaboratori, come tra i milioni di fan. Ora tutti, soprattutto i piu’ giovani, lo conoscono come l’inventore della ‘tavoletta magica’. Con l’iPad e l’iPhone ha infatti rivoluzionato il mondo della tecnologia e delle comunicazioni. Con l’iPod quello della musica. Ma fu lui che nel 1977 – dopo aver creato la Apple insieme all’amico Steve Wozniak – lancio’ il primo personal computer della storia. La marcia era appena cominciata. Lascio’ la Apple nel 1985, in polemica con l’amministratore delegato da lui stesso nominato. Quando fu richiamato nel 1996 l’azienda di Cupertino era in profonda crisi, e Jobs in quindici anni l’ha trasformata nella societa’ piu’ ricca del pianeta. Nel 2007 la rivista Fortune lo ha indicato come l’uomo d’affari piu’ potente del mondo: il suo rivale di sempre, il fondatore di Microsoft Bill Gates, fini’ solo sesto. Nel 2010 – quando gia’ la malattia lo aveva allontanato da ogni ruolo operativo in Apple – il Financial Times ha eletto Jobs uomo dell’anno, riconoscendo la sua capacita’ di riportare in vetta un’azienda raccolta sull’orlo del fallimento.
Con l’iPhone e l’iPad ha realizzato il suo sogno del ‘piccolo schermo’, di un mondo al di la’ del computer e senza Windows. Non a caso il sorpasso sulla rivale Microsoft per valore di mercato e’ oramai da tempo compiuto. Sempre il Financial Times lo defini’ ”la prima rock star dell’industria high-tech” per la sua abitudine – oramai copiata da tutti – di presentare ai suoi fan tutte le novita’ della casa dal palco di un teatro. Ma anche per aver portato Apple in Borsa a soli 25 anni: prima di quanto non abbia fatto Mark Zuckerberg con Facebook. Qualcuno lo ha descritto come un ‘tiranno’ nei confronti dei suoi collaboratori e dipendenti. Ma la verita’ – spiega la maggior parte degli osservatori – e’ che in un momento di grande crisi economica e occupazionale in America, Jobs, a differenza di tutti gli altri Ceo, ha continuato a creare posti di lavoro. E probabilmente la Apple ne continuera’ a creare ancora malgrado la morte del suo ‘genio’, grazie alla sue ultime creature: l’ultimo modello di iPhone, presentato appena ieri, e la terza terza generazione dell’iPad che dovrebbe vedere la luce all’inizio del prossimo anno. ANSA,  6 OTTOBRE 2011

ADESSO DIMENTICHIAMO PERUGIA

Pubblicato il 4 ottobre, 2011 in Costume, Cronaca, Giustizia | No Comments »

Processo di Perugia, Amanda Knox e Raffaele Sollecito Possiamo far finta di credere che sia solo una sentenza, un semplice ribaltamento del giudizio di primo grado, passando dalla colpevolezza per omicidio all’innocenza. Avviene più spesso di quel che si crede. Possiamo anche spingerci a dire che la sentenza di Perugia dimostra che la giustizia funziona e sa correggere i propri errori. Ma forse è meglio guardare in faccia la realtà: l’assoluzione di quei due ragazzi condanna il modo in cui sono state fatte le indagini, il modo in cui s’è condotto il processo di primo grado e l’intero baraccone vergognoso del giustizialismo spettacolare, compresi i libri che hanno arricchito presunti esperti, che spero, da oggi, non siano mai più chiamati a svolgere quale che sia perizia a spese del contribuente. È facile che qualcuno scriva, oggi, che l’Italia fa una pessima figura agli occhi degli statunitensi, i cui mezzi d’informazione si sono mobilitati per sostenere l’innocenza di una loro concittadina. Dissento: facciamo una pessima figura, è vero, ma agli occhi di noi stessi. Che dovrebbe essere ancor più grave. In quanto allo scenario globale, la giustizia italiana è già stata umiliata da francesi e brasiliani, che hanno, del tutto a torto, rifiutato di consegnarci un assassino. È già esposta al ludibrio generale dal suo inarrestabile e infruttuoso tentativo di condannare chi governa. È troppo berlusconiano sostenere che questa caccia all’uomo è incivile? No, è grandemente barbaro far finta di niente. Nelle sue dichiarazioni spontanee la giovane imputata statunitense (non mi caverete il nome neanche ora, perché non contribuisco neanche con una goccia al dilagare infame della giustizia spettacolo) non si è difesa, ha accusato.

Le sue parole sarebbero potute essere quelle di un occidentale qualsiasi che si trova a fare i conti con un buco nero tribale, o con un tribunale islamico: io mi sono fidata degli inquirenti, loro erano lì per difendermi, invece mi hanno usata e manipolata. Di questo c’è uno strascico nella condanna per calunnia. Più mite il coimputato, italiano, forse geneticamente meno attrezzato a considerare repellente la messa in scena. Mi ha colpito un particolare: la loro relazione è stata posta a fondamento del movente, raccontata come un sabba, loro, proclamandosi innocenti, ci hanno tenuto a proteggere quei loro sentimenti di allora. Come normali ragazzi, come persone cui la natura e l’età consentono di credere nel valore di un sentimento. Fosse stato un processo iraniano ne parleremmo con le lacrime agli occhi. Ma era italiano. Dovremmo piangere a dirotto. Ma non è finita, e disinteressandomi, ora, della sorte di quei due, la cui vita è già massacrata, rivolgo l’attenzione a quella di noi tutti. Non è finita: la Corte di cassazione potrà chiudere il caso, ma potrà anche annullare la sentenza e chiedere un nuovo giudizio. Dimenticatevi Perugia: questo modo di procedere è folle. Se, avendo scopiazzato dalla formula americana, abbiamo stabilito che si può condannare solo in assenza di “ragionevole dubbio”, come mai si può credere che il dubbio non sia ragionevolissimo, se una corte, in un qualsiasi grado di giudizio, assolve? Noi riusciamo a demolire la ragionevolezza solo in base ad una finzione: chiamiamo “processo” l’insieme dei giudizi, per questo possiamo cambiarli a piacimento, sempre all’interno del medesimo “processo”. Era più che giusto quel che stabiliva la legge Pecorella: chi viene assolto non può più essere processato. La Corte costituzionale provvide a chiudere questo spiraglio di civiltà. Molti, troppi, ne pagano le conseguenze. Davide Giacalone, Il Tempo, 04/10/2011

.…………In questa vicenda, come nelle altre analoghe che occupano quintali di carta stampata e chilometri di video,  non siamo stati nè innocentisti, nè colpevolisti, ritenendo che nessuno è in grado di stabilire la verità senza conoscere fatti e documenti e sempre convinti che tale compito spetti alla Magistratura. Ma non possiamo non essere d’accordo con Davide Giacalone e con le sue amare considerazioni su una giustizia che in Italia fa acqua da tutte le parti. Tanto da essere elogiata dalla stampa americana e   vilipesa da quella inglese, mentre, come tutti si sforzano di dire, ma solo quando conviente, le decisioni della Magistratura vanno rispettate, qualsiasi esse siano. Ma per essere tali devono esserre emesse da chi gode di indiscussa  credibilità. E pare che così non sia per quella italiana.g

MOLLANO I CRIMINALI E INSEGUONO LE RAGAZZE

Pubblicato il 28 settembre, 2011 in Costume, Cronaca | No Comments »

Mille e duecento case svaligiate in pochi mesi, i furti che aumentano del 25% in un anno, 32mila commercianti vittime del racket e dell’usura,100 clan camor­risti all’opera giorno e notte, un giro di affari della ca­morra salito nel 2011 a 13 miliardi di euro. Questo è, in sintesi,il bollettino di guerra (incompleto)della crimi­nalità a Napoli. E che fanno i magistrati? Si occupano a tempo pieno delle ragazze che avrebbero insidiato il presidente del Consiglio. Parliamo di maggiorenni consenzienti quanto intraprendenti, quindi di nessu­na ipotesi di reato. E da ieri si va anche oltre. Perché il nuovo quesito che si pone la giustizia italiana non è co­me acciuffare e condannare ladri, rapinatori e mascal­zoni pericolosi per la società, ma la seguente: il pre­mier poteva non sapere che le signore che lo corteggia­vano erano escort? Domanda che tiene col fiato sospe­so tutti gli italiani che, come noto, in questi giorni non hanno problemi più importanti. Per non farci perde­re tempo, i pm hanno già dato anche la risposta: non poteva, dando così dell’escort a qualsiasi donna che abbia avvicinato il premier negli ultimi anni.

La domanda, comunque, ha un suo perché, e do­vrebbe fare scuola nelle Procure italiane. Per esem­pio: poteva Bersani non sapere che cosa stava combi­nando Penati con le tangenti di Sesto? Poteva D’Ale­ma non sapere che faceva in realtà il suo amico Taran­tini? Poteva Vendola non sapere che il suo vice Tede­sco faceva parte di una banda che lucrava sui malati pugliesi? L’elenco sarebbe lungo. Poteva il cardinale Bagnasco non sapere dei suoi confratelli pedofili? Po­teva il direttore dell’ Unità non sapere che il suo edito­re, secondo le accuse, è un maxi evasore fiscale? Pote­va il direttore di Repubblica non sapere che uno dei suoi editorialisti-moralisti, sempre secondo i pm, fa­ceva la cresta sui soldi della sua università?

Chissà se a queste domande qualcuno darà mai ri­­sposta, chissà se su ognuno di questi fatti saranno aperti fascicoli giudiziari, chissà se per scoprirlo ver­ranno messe in atto migliaia di intercettazioni. O se solo Berlusconi doveva sapere per forza se qualcu­no, tipo Tarantini, per farsi bello pagava, o promette­va ricompense a qualche ragazza per infilarsi nel suo letto? Per scoprire qualche cosa di più su questo fatto privato la Procura di Napoli ha sottratto uomini ed energie alla lotta al crimine. E, non contenta di aver perso l’inchiesta per manifesta illegalità, minaccia di rifarsi aprendo nuovi filoni di indagini-gossip. La camorra ringrazia. Alessandro Sallusti, 28 settembre 2011

.…..Tra tutte, la domanda che più ci intriga è quella relativa a BERSANI: poteva non sapere Bersani che il suo fidato braccio destro, Penati, aveva tanti soldi  per la sua (di Penati) e la sua (di Bersani, campagna elettorale e poteva non sapere da dove li prendesse? E come mai i PM di Monza non l’hanno nè interrogato come teste magari per trasformarlo subito dopo in indagato, nè hanno interrogato come teste il competitor di Bersani alle primarie del PD, Franceschini,  il quale a sua volta si chiedeva da dove prendesse tanti sldi Bersani per la sua dispendiosa campagna elettorale. Misteri1 Come quello proosto oggi sulla stampa dal sen. Tedesco il quale si chiede perchè mai Vendola non è indagato come il genero per associazione a delinquere. Ma si sa. In Italia taluni  pm sono guerci, guardano da una parte sola. g.

NAPOLI: MENTRE I PM SPIANO IL GOSSIP, LA CAMORRA FA SOLDI E UCCIDE

Pubblicato il 28 settembre, 2011 in Costume, Cronaca | No Comments »

Ossessionati dal premier e dal­le indagini sul centrodestra (P4, P3 bis, voto di scambio all’estero, le frequentazioni del Cavaliere con Sara Tommasi, Cosentino e i casalesi, Cesaro alla provincia, Caldoro indagato per epidemia colposa, i filoni sui consiglieri del Pdl, prima ancora Saccà e le star­let televisive, eccetera) i pm napo­letani sembrano dimenticarsi di tutto il resto.

I dati scioccanti dell’Antima­fia, delle forze di polizia, delle ca­mere di commercio, delle asso­ciazioni antiracket raccontano di una città ostaggio della malavi­ta ( oltre 100 clan)per un giro d’af­fari da decine di miliardi.

L’ultima analisi semestrale del­la Dia è impietosa nonostante si rifaccia ai soli reati denunciati (dato che non corrisponde ai rea­ti effettivamente consumati pari al doppio se non al triplo). Offre uno spaccato che la dice lunga sullo stato dell’arte a Napoli e nel suo hinterland.

OLTRE CENTO CLAN PER UN MARE DI COCA
Come diretta conseguenza di una pax camorristica dovuta al riequilibrio delle forze in campo uscite malconce dalle guerre fra­tricide (su tutte quelle fra clan Di Lauro e Scissionisti) e dallo smantellamento di alcune im­portanti famiglie a causa dei pen­titi, gli omicidi risultano in calo. «Solo» 68 rispetto ai 106 dell’an­no precedente secondo i dati for­niti dalla corte d’Appello di Na­poli e spacciati per un successo della magistratura quand’inve­c­e non tengono conto delle dina­miche sotterranee di una crimi­nalità camaleontica che si ripro­duce a ciclo continuo. Gli anali­sti della Dia, per dire, non esulta­no nemmeno un po’ posto che la camorra nel 2011 incassa utili per 13 miliardi di euro (di cui ol­tre otto e mezzo dalla vendita de­­gli stupefacenti) e ad oggi «ha sva­riati elementi di criticità» in uno «scenario fluido e instabile» che potrebbe sfociare, nella zona nord,in una nuova guerra.L’ulti­mo omicidio di tre giorni fa con­ferma che gli equilibri nell’area nord di Napoli sono nuovamen­te saltati: si va verso una nuova faida, come quella del 2004 tra Di Lauro e Scissionisti. Il continuo sequestro di armi e munizioni (un attentato è stato sventato tre giorni fa, il 25 settembre, con il ri­trovamento in un tombino di un lanciarazzi anticarro a San Gio­vanni a Teduccio) indica che i gruppi criminali si stanno di nuo­vo armando per combattere. Il più aggiornato screening sulle fa­miglie camorriste «operative» quantifica in 39 clan e 6 gruppi minori in città oltre a 41 clan e 17 formazioni di secondo livello dei dintorni più prossimi. E ancora. Nell’ultimo anno lo spaccio di droga, in centro e in periferia, se­condo le statistiche dell’«Osser­vatorio sulla criminalità» è cre­sciuto del trenta per cento. Addi­rittura il 310 per cento in più a Scampia, «un mondo a sé», l’ha definito il presidente dell’asso­ciazione Noi Consumatori, Ange­lo Pisani, «perché, nonostante la fine della guerra di mafia, è diven­tato un vero e proprio fortino blindato, nella sua più fiorente at­tività redditizia: lo spaccio».

IMPRESE STROZZATE ED ECONOMIA MALATA
Se l’economia napoletana è malata terminale la ragione è da ricercare nel cancro camorristi­co che infetta e manda tutto in metastasi. Sfogliando il rapporto della Camera di commercio del­la provincia di Napoli, su un cam­pione base di 500 imprese, il 30 per cento degli addetti ai lavori considera «determinante» il ruo­lo che la criminalità organizzata ha sul territorio. I clan imperver­sano nell’edilizia (58,9 per cento), nel commercio (32,3 per cento), nei lavori pubbli­ci (33,3 per cento) per un ritorno eco­nomico del 34 per cento sul totale fatturato dalle im­prese. A detta del generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Mango, l’evasio­ne fiscale ai piedi del Vesuvio cresce ormai vertigi­nosamente. Per non parlare del­l’evasione del­­l’Iva (45%) e del­l’Irap per oltre 60 milioni di euro. I portabandiera sono i colletti bianchi e i liberi professionisti, i miliardi di euro sottratti a tassazione (quelli sco­perti dalla finanza, sia chiaro) ammontano a 2,6 miliardi di eu­ro. La cifra reale è dieci volte su­periore. Non solo la grande eva­sione: l’emissione dello scontri­no nei bar e nei negozi a Napoli è un optional. Su 34.966 controlli, solo il 60 per cento è risultato in regola.

L’USURA IMPERVERSA MA FA POCO NOTIZIA
La piaga delle piaghe, quella col minor numero di denunce, poco perseguita dall’autorità giu­diziaria, riguarda il fenomeno dell’usura. Il rapporto dell’asso­ciazione «Sos Impresa- Confeser­centi » posiziona la Campania (e Napoli la fa da padrone) fra le re­gioni col più alto numero di com­mercianti vessati dagli strozzini: 32mila le vittime presunte, un ter­zo dei titolari di attività commer­ciali, un costante versamento di liquidi per interessi anche del 300 per cento, pari a un giro d’af­fari che sfiora i tre miliardi di eu­ro l’anno. Nell’apposita «mappa della delittuosità nelle province italiane» Napoli è assolutamen­te in testa per quanto riguarda le truffe e le frodi informatiche (5.301), la ricettazione (1.451) le estorsioni (294). Il «Comitato di solidarietà delle vittime dell’usu­ra » nel 2010 ha raccolto appena 61 domande su 84 presentate da vittime di estorsioni (deliberan­do un ristoro per 4 milioni di eu­ro) mentre per l’usura le doman­de accolte sono state 20 su 51.

In crescita l’usura mordi e fuggi, con la restituzione dei prestiti, rincarati da interessi folli, entro le 48 ore successive.

IL FALSO FA GRANDI AFFARI MA IN PROCURA NON È DI MODA
Il gigantesco business della contraffazione (vestiti, scarpe, utensili, farmaci) è poco perse­guito dalla procura nonostante l’invasività del fenomeno visibi­l­e a ogni angolo di strada stia por­tando, scrive la Dia, a «pesanti conseguenze negative in termini di fatturato e di immagine per le imprese produttrici e di distribu­zione. La problematica si riverbe­ra sull’erario con riferimento al mancato versamento delle impo­ste sui redditi e dell’Iva e si riflet­te sul mercato del lavoro, tradu­cendosi in danno occupaziona­le, perdita di posti di lavoro e in­cremento della manodopera al nero e/o clandestina, nonché in mancati investimenti dei produt­tori stranieri che non sono inte­ressati a investire in paesi ove la contraffazione è dilagante». La catena illegale di distribuzione delle griffe false prevede la vendi­ta porta a porta, attraverso mi­gliaia di ambulanti, per corri­spondenza, tramite internet «ma anche lo smistamento attra­verso le grandi catene commer­c­iali che pongono in vendita pro­dotti falsificati accanto a quelli originali». Le aree del falso indu­striale resistono e si ampliano ai Quartieri Spagnoli, a Ottaviano, Palma Campania, Terzigno e San Giuseppe Vesuviano. In ma­teria di contraffazione, invece, picchi registrano a Ponticelli e Barra San Giovanni (250% in più) e nella zona del porto (+ 120%).

I DATI CONFERMANO: È LA PATRIA DI FURTI E SCIPPI
Rubare una macchina, a Napo­li, è come bere un bicchier d’ac­qua. Nessuno può sorprendersi, dunque, se in Campania le stati­stiche evidenziano in oltre 20mi­la l’anno i furti di auto (moto e motorini ancora di più) come te­stimoniato dai dati incrociati fra Viminale, Viasat, Aci e rivista Quattroruote . Solo a Napoli l’ulti­mo rilevamento conteggia in 14.908 le vetture portate via: più di quaranta auto al giorno, due vetture l’ora. Altro dato sconcer­t­ante riguarda i colpi negli appar­tamenti privati che quest’estate hanno raggiunto vette incredibi­li nei quartieri collinari (il 25% in più rispetto a l’anno scorso) con 1.200 case svaligiate a fonte delle 900 «ripulite» l’anno preceden­te. Se è vero che il trend degli scip­pi appare in leggero calo, negli ul­timissimi giorni le forze dell’ordi­ne registrano un’impennata di «strappi» di orologi, anelli, brac­ciali e catenine dovute al prezzo dell’oro salito vertiginosamen­te. Crescono i furti con «spacca­ta » (distruzione della vetrina e asporto della merce esposta) e i cosiddetti «cavalli di ritorno» (furto di un’auto,richiesta di mil­le o duemila euro per riaverla in­dietro).

VARIE ED EVENTUALI: LE ILLEGALITÀ DIFFUSE
Sono tanti i campi dove la magi­s­tratura non incide come dovreb­be. L’abusivismo edilizio è strari­pante. E restando al tema «case», poco si fa contro i boss che deci­dono l’assegnazione degli allog­gi di edilizia popolare nei rioni­ghetto di Scampia, Secondiglia­no, San Giovanni a Teduccio, Barra e Ponticelli. Che dire poi della piaga delle baby gang. O del­le mafie straniere, specie quella albanese e nigeriana. L’illegalità diffusa raccontata con amarezza dal presidente della corte d’Ap­pello, Antonio Buonajuto (abusi­vismo commerciale, parcheggia­tori abusivi e via discorrendo) va di pari passo alla gigantesca offer­ta della camorra di servizi crimi­nali all’apparenza legali, così ben descritta anche dal rapporto ecomafia di Legambiente.Il qua­dro d’insieme fa paura. Ma è nul­l­a al confronto con le performan­ce sessuali del nostro presidente del Consiglio. Il Giornale, 28 settembre 2011
………….Oggi è il 28 settembre, e un tempo si celebravano le 4 giornate di Napoli, la rivolta spontanea dei napoletani, sopratutto degli scugnizzi, contro i tedeschi che avevano fucilato alcuni marinai, iniziata all’alba del 28 settembre 1943 e conclusasi  dopo 4 giorni, appunto, con la cacciata dei tedeschi da Napoli. Oggi a Napoli si combatte un’altra guerra, quella della camorra contro lo Stato e mentre questa guerra impazza per le strade della città più bella del mondo, mietendo vittime e distruggendo tutto ciò che incontra sul suo cammino,  quelli che lo Stato ha delegato a custodi e a difesa della legalità passano il tempo a fare i guardoni e i sentoni (  se si perdona il neologismo) dal buco della serratura e dallo spiraglio delle porte, dimentichi di tutto il resto.Povera Napoli! e poveri noi. g.