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FACCETTA NERA A SCUOLA, INTONATA A LECCE AL SAGGIO DI FINE ANNO

Pubblicato il 5 giugno, 2011 in Costume, Cronaca, Politica | No Comments »

Un momento del saggio di fine anno che ha suscitato polemiche Un momento del saggio di fine anno che ha suscitato polemiche

LECCE – Nel saggio di fine anno degli alunni dell’istituto di Lecce delle suore Marcelline, dedicato ai 150 anni dell’Unità d’Italia, c’é stato spazio anche per cantare ‘Faccetta nera’.

E’ accaduto ieri mattina, dopo vivaci polemiche che avevano accompagnato nei giorni scorsi la scelta fatta dalla direzione scolastica dell’istituto. La protesta era partita dal padre adottivo di una bimba di colore, il quale riteneva offensivo che nel saggio dedicato all’Unità dell’Italia si cantasse un brano anni ‘30, del periodo fascista, che inneggiava alla conquista dell’Etiopia.

Altri genitori avevano condiviso la protesta e la direzione dell’Istituto aveva dovuto convocare i genitori dei piccoli alunni delle elementari per motivare la loro scelta. Nessuna adesione agli ideali di quel periodo, avevano spiegato le suore, ma il programma ministeriale prevede la conoscenza dei periodi storici antecedenti e successivi all’Unità d’Italia, quindi anche il fascismo. Così ‘Faccetta nera’ non solo non è scomparsa dal programma delle prove degli alunni, ma è stata intonata anche stamani nel saggio di fine anno.

………Ecco una prova di vera unità nazionale che supera le barriere della guerra civile e racconta la storia senza farsi coinvolgere dalla pasisone politica. Oniore dunque al coragigo delle suore di Lecce che hanno dato una bella lezione di civiltà e di maturità ai tanti tromboni che vorrebbero celebrare i 150 anni dell’unità nazionale con la riserva mentale per un periodo  non breve nè privo di  significato della storia nazinale che si vorrebbe cancellare come se non fosse mai esistito. Così non è e ricordarlo nell’ambito dei programmi scolastici, come hanno sottolineato le suorine di Lecce, non significa aderirvi. Ma vallo a spiegare ai faziosi, agli ottusi e agli sciocchi. Impresa impossibile,  come mettere a morte tutti gli imbecilli. g.

CASSAZIONE: SI AL REFERENDUM SUL NUCLEARE

Pubblicato il 1 giugno, 2011 in Cronaca | No Comments »

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Roma – Il referendum si farà. Il 12 e 13 giugno gli italiani voteranno anche sul nucleare. Lo ha deciso l’ufficio elettorale presso la Corte di Cassazione, presieduto da Antonino Elefante, che ha accolto un’istanza presentata dal Pd. Gli italiani voteranno sì o no sull’abrogazione delle nuove norme contenute nel decreto legge omnibus, convertito in legge dal Parlamento, in particolare i commi 1 e 8 dell’articolo 5. È stata così accolta l’istanza presentata dal Pd che chiede di trasferire il quesito sulle nuove norme appena votate nel dl omnibus: quindi la richiesta di abrogazione rimane la stessa, ma invece di applicarsi alla precedente legge si applicherà appunto alle nuove norme sulla produzione di energia nucleare (art. 5 commi 1 e 8).

AL QAEDA AMMETTE: OSAMA E’ MORTO

Pubblicato il 6 maggio, 2011 in Cronaca, Politica estera | No Comments »

Dopo cinque giorni di silenzi, smentite e ipotesi fantasiose e complottistiche, anche Al Qaeda è costretta ad ammettere l’amara (per loro) verità: Osama Bin Laden è morto nel raid dei Navy Seals americani nella notte tra domenica e lunedì ad Abbottabad, in Pakistan. Lo si legge in un comunicato diffuso su Internet dai forum jihadisti, di cui ha dato notizia il sito Usa di monitoraggio Site. «Il suo sangue non sarà sprecato e continuerà ad attaccare gli americani e i loro alleati», dice il comunicato jihadista. «Dio volendo la loro (degli americani e dei loro alleati, ndr) felicità si trasformerà in tristezza», prosegue il comunicato, datato 3 maggio e siglato Comando generale di Al Qaeda, «e il loro sangue sarà mescolato con le loro lacrime». Si annuncia inoltre a breve un messaggio audio di Osama Bin Laden , registrato la settimana prima della sua morte. Infine si invitano i cittadini pakistani a ribellarsi contro i loro leader. Fonte Corriere della Sera, 6 maggio 2011

………….Ora non c’è ragione alcuna perchè Obama continui a negare la pubblicazione delle foto e dei video del corpo di Osama Bin Laden. Non c’è nulla che possa impedire che tutti possano vedere la fine che ha fatto il massacratore dei tremila americani morti alle Due Torri e di tutte le altre vittime del suo terrorismo. g.

FINI, DOPO MONTECARLO, LA FA FRANCA ANCORA UNA VOLTA : RESTA IMPUNITA LA SUA IMMERSIONE ILLEGALE

Pubblicato il 16 aprile, 2011 in Cronaca, Giustizia, Politica | No Comments »

Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica

Per raccontare l’ennesima disavventura giudiziaria a lieto fine del presidente della Camera, prendiamo in prestito le parole di Carlo Rienzi, generalissimo del Codacons. Che nel rendere noto il dispositivo di archiviazione del tribunale di Grosseto sui presunti reati commessi dai compartecipi all’immersione di Gianfranco Fini e della sua compagna Elisabetta nelle acque off-limits della riserva marina di Giannutri, con sarcasmo fa presente che la decisione del giudice Valeria Montesarchio d’ora in poi «autorizzerà» qualsiasi altro sub della domenica a immergersi nei fondali inaccessibili dell’isola toscana, previa «raccomandazione» telefonica alle cosiddette autorità. Insomma, se si comporterà come s’è comportato il subacqueo di Montecitorio il 26 agosto 2008, mandando avanti il suo caposcorta, rischierà punto. Giurisprudenza diving.

«Grazie a questa decisione – attacca Rienzi – chiunque voglia farsi un bagno nella acque protette di Giannutri potrà farlo senza correre il rischio di violare le norme a tutela dell’ambiente purché, però, dimostri di aver fatto un paio di telefonate alla Capitaneria di porto o ad altro ente locale». Per capire come si è arrivati all’assoluzione di tutti gli imputati (Fini non è stati mai nemmeno indagato) occorre rituffarsi nel passato, fino a quel giorno dell’agosto di tre anni fa quando il futuro leader del Fli e la signora Tulliani, con tanto di muta, pinne e bombole, accompagnati sul posto da una pilotina dei vigili del fuoco, vennero immortalati dai fotografi dell’associazione ambientalista Legambiente mentre, per diletto, impunemente, violavano i divieti previsti nell’area protetta «1» (pesca, navigazione, ancoraggio, sosta e immersione) fermandosi all’altezza della costa dei «Grottoni».

Il Codacons inviò subito un esposto in procura. Le foto dell’onorevole sommozzatore erano nitide, la location proibita pure, le immagini non ammettevano dubbi. Così le indagini accertarono come effettivamente «una imbarcazione dei vigili del fuoco era entrata nella zona parco 1, località Grottoni, pur non avendo ottenuto i preventivi nulla osta dell’Ente Parco». Dopodiché i «successivi accertamenti identificavano i pubblici ufficiali che partecipavano all’escursione, ritenuti possibili responsabili del reato». Sott’inchiesta finirono il capo scorta di Fini, i pompieri che lo scortarono a Giannutri, il responsabile della Capitaneria che ricevette le telefonate dal braccio destro del presidente della Camera. Solo che ognuno, discolpandosi, offriva una versione dei fatti differente. E così, anziché affidare al dibattimento l’accertamento della verità, il pm ha optato per una richiesta di archiviazione basata sull’impossibilità di accertare le responsabilità dello sconfinamento in acque protette.
E il gip di Grosseto, Montesarchio, ha accolto quella richiesta con un’ordinanza di archiviazione che ha mandato il Codacons su tutte le furie. La violazione, e non poteva essere altrimenti, è accertata anche secondo il giudice. Che scrive però come non sia «possibile individuare con certezza il soggetto a cui attribuire la penale responsabilità per il fatto contestato».

I tre pompieri della squadra sommozzatori, infatti, per il gip hanno «credibilmente» agito «nell’adempimento di un obbligo di servizio, e quindi nell’adempimento di un dovere, prestando l’assistenza a loro richiesta». Il caposcorta del presidente della Camera, Fabrizio Simi, sempre secondo il gip vede «parzialmente riscontrata» la versione data a verbale, di non aver «consapevolezza e volontà di violare le disposizioni normative vigenti a tutela dell’ambiente nell’area interessata». Questo, tra l’altro, perché è riscontrato che abbia chiamato due volte il comandante della capitaneria di Porto. Simi sostiene di averlo fatto per essere autorizzato. Il comandante nega assolutamente il contenuto delle conversazioni, ma conferma le chiamate, e tanto basta. D’altra parte, anche il numero uno della Capitaneria, Maurizio Tattoli, indagato a sua volta, va archiviato, secondo il gip, semplicemente perché non aveva alcun «potere autorizzatorio».

Un balletto di versioni e racconti che manda tutto in archivio. E a parte la discutibile figura, a Fini e alla Tulliani è andata pure meglio: pagando a ottobre 2008 412 euro di multa, hanno chiuso la questione. Prezzo non troppo proibitivo, per l’immersione proibita.

…..Dopo Montecarlo, arriva una nuova archiviazione per Fini da parte di una Magistratura assai benevola. Una nuova ragione per domandarsi se per caso non abbia ragione Berlusconi quando sostiene che tra Fini e certa magistratura sia stato sottoscritto un accordo per impedire che vada in porto qualsivoglia riforma della Giustizia che non piaccia alle toghe rosse. Un indizio è un indizio, due indizi sono due indizi, tre indizi diventano una prova. Aspettiamo il terzo indizio. g.

ALLA CAMERA ALTRA BAGARRE: IL DEPUTATO ZAZZERA DELL’IDV ESPONE UN CARTELLO CON LA SCRITTA “MARONI ASSASSINO”.

Pubblicato il 7 aprile, 2011 in Cronaca, Politica | No Comments »

Roberto Maroni (Fotogramma)
Roberto Maroni (Fotogramma)

MILANO – L’intervento del Ministro dell’Interno Roberto Maroni alla Camera finisce e si scatena la bagarre. Tutto parte da Pierfelice Zazzera, deputato dell’Idv che espone un cartello con la scritta «Maroni assassino». Il cartello gli viene stato strappato dalle mani da Giancarlo Giorgetti della Lega. Poi grida e polemiche. Il ministro dell’Interno aveva appena terminato la sua informativa quando dai banchi dell’Idv Zazzera si è alzato sollevando con le braccia il cartello. Immediata la reazione dei deputati della Lega: Giorgetti, sorpassando i commessi, ha raggiunto Zazzera, gli ha preso il cartello e glielo ha strappato, mentre dai banchi di Lega e Pdl veniva urlato «Fuori, Fuori!» e «vergogna». Basiti davanti alla scena i deputati del Pd. Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha ammonito Zazzera dicendogli che «del fatto si occuperà il collegio dei questori». Alla fine è lo stesso leader dell’Idv Antonio Di Pietro a dissociarsi da Zazzera. In Transatlantico, Giorgetti si è sfogato così: «È incapace di intendere e di volere… Si tratta di un fallo da ultimo uomo, sono senza parole, Se La Russa è stato censurato, cosa bisogna fare in questi casi?».

Poco dopo però arrivavano le scuse dello stesso Zazzera. «Ho superato il limite e per questo chiedo scusa. Ci tengo a precisare, però, che il mio gesto non voleva essere un attacco personale al ministro Maroni, ma una provocazione e denuncia politica per quanto sta accadendo con i migranti». «I 250 morti di ieri, tra cui molti bambini, mi hanno turbato profondamente. Quanto sta accadendo in Puglia dimostra l’assenza delle istituzioni e il disagio della popolazione pugliese che si è trovata sola a gestire l’emergenza. Ritiro, dunque, anche se tardivamente, quel cartello ma resta la denuncia politica» conclude Zazzera.

…………………Dopo la censura a LaRussa, il meno che si possa e si debba fare nei confronti del deputato ZAZZERA è la sospensione, noln solo sua ma anche del suo capo, Di Pietro che prima fa esporre il cartello e poi si scusa. Vedremo che farà Fini in questo caso  che per un semplice “vaffa” di La Russa ha preteso la censura per il ministro. Ma dubitiamo che accada qualcosa….

LATINA (EX LITTORIA) LA WATERLOO DEL FLI CHE SI SPACCA SULLE ALLEANZE

Pubblicato il 5 aprile, 2011 in Cronaca, Politica | No Comments »

Roma – Come prevedibile il Fli si frantuma via via che si avvicina la data delle elezioni amministrative. Ci sono da scegliere i candidati migliori ma soprattutto si tratta di ragionare su chi puntare nel caso in cui al ballottaggio ci arrivino i due candidati di centrodestra e di centrosinistra. E in Futuro e libertà è già dilemma: «Che fare?». L’ultimo caso l’ha fatto scoppiare il fasciocomunista Antonio Pennacchi che ha proposto una lista «Pennacchi-Fli per Latina» al fine di appoggiare il candidato sindaco di centrosinistra Claudio Moscardelli. Naturalmente l’ipotesi ha scosso fin dalle fondamenta i futuristi, spaccati tra il «si potrebbe fare» e il «neanche per idea». Tra questi ultimi l’eurodeputato Potito Salatto che ha subito fatto partire le sue doglianze: «Se la dirigenza nazionale dovesse avallare il disegno Fli-Pd in un capoluogo di provincia come Latina, le ripercussioni interne sarebbero dirompenti, lascerebbero il segno in quanti continuano a ritenere Futuro e libertà un partito che si muove nel centrodestra e in particolare in quel nuovo polo alternativo al Pd stesso». Non solo. Riconoscendo il disorientamento degli elettori, l’euronorevole va giù duro: «Il nostro elettorato, già di per sé sbandato per molti motivi, non ci capirebbe e sarebbe pronto a punirci, ad abbandonarci. Insomma, a conti fatti, Latina può trasformarsi nella Waterloo di Fli». Potito Salatto, esponente di spicco dell’ala moderata che fa capo a Urso, accusa i falchisti: «È ridicolo che si continui a parlare della candidatura del fasciocomunista Pennacchi in una lista appoggiata da Fli. Cosa c’entri l’onorevole Granata con Latina ancora non si capisce. Così – aggiunge Salatto – non si va da nessuna parte».
A cercare di sedare gli animi tra i futuristi ci prova il leader pro tempore Italo Bocchino che assicura: «Alle elezioni amministrative in nessun caso il simbolo di Fli sarà alleato con quello del Pd, nemmeno a Latina». E se parla Bocchino è come se parlasse Fini che stasera interverrà a Ballarò. Nodo sciolto, quindi? No perché un altro pezzo grosso futurista, il capogruppo alla Camera Benedetto Della Vedova, poche ore dopo lanciava il fasciocomunista: «Nelle consultazioni delle grandi città c’è un valore politico indiscutibile ma le elezioni sono amministrative. E poi: Latina è Latina, Pennacchi è Pennacchi». E ancora: «Spero che l’operazione vada in porto e penso che sarebbe stupido per Futuro e libertà farne un elemento di polemica interna». Però la polemica c’è e raggiunge livelli di guardia. Anche il moderato Urso scende in campo: «Latina è un simbolo nella tradizione della destra italiana, dove per la prima volta si concretizzò l’aspirazione a una destra di governo. Spero che le assicurazioni date da Bocchino trovino una concreta attuazione».
Ma non c’è solo la questione Latina. Nella terra di Bocchino, in Campania cioè, il coordinatore regionale Enzo Rivellini mette le mani avanti: «Ha perfettamente ragione l’onorevole Taglialatela (coordinatore cittadino del Pdl), non si possono consegnare le dieci municipalità alla sinistra dopo 36 anni di malgoverno della città di Napoli. È auspicabile, quindi, che nelle municipalità ci possa essere un accordo con il centrodestra in modo da mandare finalmente a casa questa sinistra che ha ridotto la nostra città ai minimi termini». E sempre a Napoli il Fli rischia addirittura la scissione interna. A molti militanti, infatti, non è piaciuta affatto la presenza, accanto a Bocchino, di Alfredo Vito. Ex Dc, soprannominato «mister centomila preferenze», Vito patteggiò una pena di due anni, con sospensiva della stessa, che venne poi cancellata cinque anni dopo da ogni foglio penale a chiusura di sei vicende giudiziarie, relative a reati contro la Pubblica amministrazione. Vito, presente a un comizio di Fini a Napoli, già qualche mese fa provocò un mezzo terremoto tra i futuristi, con Granata in prima fila a dire «Quello è incompatibile con noi». Ora la questione si riapre con un’aggiunta. Si tratta di Pietro Diodato, ex consigliere regionale al centro di alcune inchieste giudiziarie e di recente condannato per i disordini alle elezioni comunali del 2001 nel seggio di Pianura. 5 aprile 2011

LAMPEDUSA SVUOTATA IN 96 ORE

Pubblicato il 5 aprile, 2011 in Cronaca | No Comments »

C’è il bar che chiude, per una bella pulizia straordinaria dopo l’ondata. C’è il negozio di souvenir che riapre, dopo settimane di barricate e l’esercizio commerciale aperto sì, ma con l’ingresso chiuso a chiave. E ci sono i più anziani, che si riappropriano della loro piazza, della loro panchina: «Era settimane – dicono – che non potevamo stare qui. Ora siamo tornati, e speriamo di restarci. Questa è roba nostra, non degli immigrati».

È il giorno della «riconquista» di Lampedusa per gli isolani. Un lunedì di festa e di ringraziamento, con tanto di veglia di preghiera davanti alla chiesa, perché rivedere le strade dell’isola libere, senza neanche uno dei disperati che per settimane l’hanno martoriata, sporcata, ferita, in giro per la città, ha davvero il sapore del miracolo. Un miracolo che i lampedusani, unanimi, attribuiscono in larga parte al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Gli anti Cav al massimo dicono «vediamo che farà adesso con gli sbarchi». Ma la promessa numero uno, l’isola liberata, è stata mantenuta. In quattro giorni contro i due e mezzo previsti. Il premier, mercoledì scorso, aveva parlato infatti di 48-60 ore per, parole sue, una Lampedusa abitata solo dai lampedusani. Ne sono trascorse un po’ di più, circa 96, colpa del mare che per due giorni ha impedito i trasferimenti. Ma già domenica pomeriggio via Roma e la zona del porto si sono svuotate. E gli isolani non sono fiscali, Lampedusa isolata per maltempo è la norma della loro vita quotidiana. E riconoscono: «La nostra isola è tornata libera».

Si respira rinascita a passeggiare per il centro di questa Lampedusa di nuovo bellissima, con spiagge che tolgono il fiato e un clima che già adesso permette di andare al mare. È la stessa gente del posto a pulire le strade, a riaprire i negozi, a riprendere le attività quotidiane paralizzate da due mesi di assedio, perché l’emergenza vera, ricordano tutti, è cominciata ben prima che giornali e tv se ne accorgessero, ai primi di febbraio. Certo, le ferite in alcune zone ci sono ancora. Guardare il mare di Cala delle palme diventato un tappeto di bottiglie di plastica stringe il cuore, vedere le tende improvvisate che costellano la collina sopra il porto trasformata in collina della vergogna, è il segno dello tsunami di clandestini appena passato. Ma è andata, i danni si riparano, si va avanti.

«La vita è adesso», canta il lampedusano onorario Claudio Baglioni diffuso a tutto volume in una delle strade del centro riconquistate. E «adesso» è la stagione turistica alle porte da rilanciare, al centro ieri di un vertice con l’assessore siciliano al turismo Daniele Tranchida, che ha promesso attività promozionali e spettacoli. Lampedusa vive di vacanze. E gli imprenditori hanno fiducia nel governo. Loro vogliono «fare», come ama dire il premier. E non vogliono sovvenzioni, solo sostegno per superare le difficoltà provocate dall’assedio, come accordi con le banche per superare il gap tra investimenti fatti prima dell’assedio e le caparre delle vacanze che non ci sono ancora.

Lampedusa è tornata Lampedusa. E quasi fa impressione passeggiare per l’isola a chi è arrivato qui nei giorni clou dell’emergenza. Fa impressione Cala delle palme, poche centinaia di metri dalla banchina del porto vecchio, il quartier generale dei clandestini: al mattino è ancora zeppa di tende improvvisate sulla spiaggia, il mare ridotto a un immondezzaio, nel primo pomeriggio la piccola spiaggia è già tornata spiaggia, le bottiglie in mare ci sono ancora ma con piccole escavatrici che le raccolgono anche quelle vanno via, a poco a poco. Gli uomini in tuta bianca e mascherina che modificano la zona hanno fatto il miracolo. Ha cambiato volto anche il porto, la stazione marittima. Sembra quasi incredibile vedere il normale traffico di camion e non migliaia di immigrati in assetto di polveriera pronta a esplodere. La collina della vergogna no, quella sino a sera mantiene il suo volto di accampamento improvvisato. Ma è un accampamento abbandonato, se ne accorgono anche i gabbiani che senza nuovi rifiuti non si affollano più a stormi sull’area.

Non è che per magia gli immigrati siano spariti. Nel locale centro di accoglienza – ieri al centro di una polemica perché un deputato del Pdl, Enzo Fontana, è riuscito a visitarlo al contrario dei Pd Furio Colombo e Andrea Sarubbi – ci sono ancora circa 800 migranti. E alla base Loran, con i minori ancora non identificati, ci sono stati ancora ieri momenti di tensione, per la protesta di quelli rimasti a terra.

L’attracco di Cala pisana è il cuore dell’operazione svuotamento che si sta concludendo: ieri sera hanno lasciato l’isola altri 450 immigrati, a bordo della «Catania», rimane un altro traghetto, il «Flaminia», pronto a portar via gli 800 rimasti. E i migranti che continueranno ad arrivare. Perché adesso il vero nodo sono i nuovi sbarchi. Domenica notte, intorno alle 2 e mezza, è arrivato l’ennesimo carico, 210 tunisini, tra cui quattro donne e due bambini. E il flusso, col il mare calmo, non si ferma, cinque barconi per un totale di circa 800 persone avvistati nel pomeriggio. Ma con le navi che li portano via subito la situazione è tornata quella di sempre, non c’è più un solo immigrato che bivacca in strada. Insomma, Lampedusa è incantevole e bellissima come sempre. Prenotare un aereo e fare una vacanza nell’isola per credere. 5 APRILE 2011

LA TRAGEDIA DI YARA: LA FAMIGLIA CHIEDE CHE SI SPENGANO I RIFLETTORI

Pubblicato il 2 aprile, 2011 in Costume, Cronaca | No Comments »

Lettera dei genitori: amarezza e sdegno per chi invade il nostro dolore

BREMBATE SOPRA (BERGAMO) – “Vorremmo esprimere pubblicamente il nostro sentimento di amarezza e di sdegno nei confronti di chi, in maniera spasmodica e pressante, continua ad invadere il nostro dolore di famiglia angosciata da un dramma indescrivibile”. Comincia così la lettera affidata all’ANSA in cui la famiglia Gambirasio esprime il suo disappunto per la messa in onda di alcuni video e immagini di Yara, la tredicenne di Brembate Sopra (Bergamo) scomparsa il 26 novembre scorso e trovata uccisa dopo tre mesi in un campo. “Non capiamo e non giustifichiamo questo continuo accanimento giornalistico nella ricerca di fotografie o di video raffiguranti Yara” hanno aggiunto con fermezza papà e mamma Gambirasio, che prima della pubblicazione delle immagini avevano già espresso la loro contrarietà.

“Stiamo cercando di ricostruire un nuovo equilibrio familiare ed il clima che state creando non ci sta aiutando”. E’ questa l’accusa lanciata oggi ai media dalla famiglia di Yara Gambirasio, che sottolinea all’ANSA l’enorme difficoltà che vive dopo il lutto che l’ha colpita, aggravato anche dalla mancanza di un colpevole a quattro mesi dall’omicidio. Questo il testo integrale della lettera: “Vorremmo esprimere pubblicamente il nostro sentimento di amarezza e di sdegno nei confronti di chi, in maniera spasmodica e pressante, continua ad invadere il nostro dolore di famiglia angosciata da un dramma indescrivibile. Non capiamo e non giustifichiamo questo continuo accanimento giornalistico nella ricerca di fotografie o di video raffiguranti nostra figlia Yara. Rimarchiamo la nostra volontà di non autorizzare l’emissione di queste immagini, che ai fini investigativi non sono di alcuna utilità. Vi preghiamo di non nascondervi dietro il paravento del diritto di cronaca, abbiate semplicemente rispetto ed umiltà per la nostra situazione. Stiamo cercando di ricostruire un nuovo equilibrio familiare ed il clima che state creando non ci sta aiutando. Infinitamente grati, Famiglia Gambirasio”. Fonte ANSA, 2 APRILE 2011

BERLUSCONI VA A LAMPEDUSA E CONQUISTA LA FOLLA: L’ISOLA LIBERA IN 48-60 ORE

Pubblicato il 30 marzo, 2011 in Cronaca, Politica | No Comments »

L'arrivo del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a Lampedusa accolto dal presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo

L’arrivo del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a Lampedusa accolto dal presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo

Anche questa volta, con la sua visita in una Lampedusa sotto assedio e ormai in rivolta a causa delle ondate di immigrati provenienti dalla Tunisia, Silvio Berlusconi ha sfoderato il meglio del suo repertorio politico e comunicativo. Il fiuto dell’uomo di frontiera che, proprio nelle situazioni di emergenza, riesce a dare il meglio di sé, dicendo quello che i cittadini dell’isola vogliono sentirsi dire.

Presentato alla gente dal governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, e dal  sindaco Bernardino De Rubeis, raccolti attorno al municipio, il premier  ha inanellato una serie di promesse che hanno entusiasmato la folla radunata sotto al palco. La prima: «In 48-60 ore Lampedusa sarà abitata solo dai Lampedusani». Anzi, il premier, ha detto, è diventato lampedusano,  avendo comprato qui, online, una  villa. E ancora sugli immigrati: «Proveremo a riportarli in Tunisia». Poi via al piano pulizia: «Stamattina sono arrivati 140 uomini delle forze armate, ed è scattato un piano di pulizia per l’isola, che verrà riportata a condizioni normali». Ma non si ferma qui, il premier, che non dice nemmeno di no, come richiesto dai lampedusani, alla costruzione di una nuova scuola nell’isola.

Blandisce i pescatori lampedusani: «Siamo in trattativa con l’Eni, in modo da ottenere per i pescatori di Lampedusa un prezzo piu’ basso, e magari il primo viaggio a costo zero». Promette  uin grande piano per trasformare in un’isola verde questa isola siciliana.  «Ho visto la vostra isola e ho deciso che ci sarà un piano verde per rimboscarla».Garanrisce  un regime a statuto speciale per fare di Lampedusa un gioiello turistico ed economico. «Lampedusa diventerà anche una zona franca delle tasse». Infine, l’ultimo impegno: «Abbiamo deciso di candidare Lampedusa al Nobel della Pace». Gli applausi – non poteva essere altrimenti – lo hanno sommerso, interrompendo ogni passaggio del suo discorso.

E Berlusconi per sentirsi più vicino ai lampedusiani acquista anche una villa: Villa due Palme:

La villa "Le due palme" a Lampedusa, che Silvio Berlusconi ha detto oggi 30 marzo 2011 di aver acquistatoLa villa “Le due palme” a Lampedusa, che Silvio Berlusconi ha detto oggi 30 marzo 2011 di aver acquistato

BERLUSCONI PROPONE UN CATENACCIO NAVALE PER BLOCCARE GLI SBARCHI DEGLI IMMIGRATI

Pubblicato il 29 marzo, 2011 in Cronaca, Politica | No Comments »

Il problema si chiama Lampedusa. “Una bomba pronta a esplodere” diceva la Regione Sicilia nei giorni scorsi. Una bomba che sta deflagrando nei palazzi della politica. E a cui il governo tenta di dare una risposta. L’idea di Silvio Berlusconi, che ha convocato per domani un Consiglio die ministri straordinario, è il “catenaccio navale”, come spiega una ricostruzione de il Foglio. Un pattugliamento costante del Canale di Sicilia tutto intorno a Lampedusa per intercettare i barconi carichi di disperati in fuga dal Nord Africa “dirottandoli” direttamente nei centri d’accoglienza in giro per l’Italia.

Piano in più punti Una soluzione, quella del catenaccio navale, che fa parte di un piano più articolato. Intanto c’è da “svuotare” Lampedusa dove, da sabato, sono giunte oltre 4mila persone. A questo si provvederà domani, come annunciato dal prefetto straordinario per l’emergenza Giuseppe Caruso. Sei navi trasferiranno gli immigrati nei 13 centri d’accoglienza distribuiti in tutta Italia individuati dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, insieme ai prefetti. Ma sul tavolo del Cdm di domani finirà anche la verifica dell’accordo siglato da Maroni e Frattini con Tunisi per il pattugliamento delle coste del Paese magrebino. Un’operazione che, secondo fonti italiane, sarebbe molto poco efficace.

L’opposizione non collabora Il Pd, con il segretario Pierluigi Bersani, sta alla finestra sull’emergenza immigrazione. Non tende la mano e, anzi, critica le scelte dell’esecutivo: “Noi siamo disposti a una politica di solidarietà a una condizione: che il governo non tenga i piedi in due scarpe perché non è accettabile che un presidente di Regione debba allestire la solidarietà e sentire esponenti di governo che sparano contro”. Per Bersani il governo ha mostrato “assoluta irresponsabilità. Non è possibile aver agitato la questione da mesi e trovarsi ora a Lampedusa in una situazione più che drammatica con due medici, due infermieri, tre barche e centinaia di persone in arrivo. Noi abbiamo avuto altre emergenze in questi anni, ma non ci siamo mai trovati in situazioni del genere. Non si può avere un governo dove c’è chi vuole dare soldi e chi vuole dare sberle, dove c’è Maroni che chiede solidarietà alla Regioni e Bossi che dice che bisogna mandarli a casa, dove c’è Tremonti che dice che li aiuterà a casa loro, ma poi taglia i soldi alla cooperazione. Non è accettabile che l’esecutivo tenga il piede in due scarpe. Se vogliono la solidarietà nazionale e internazionale, com’è giusto che sia, devono metterci la faccia, dare i messaggi giusti e agire con organizzazione e solidarietà. Perché se vogliono coltivare un problema non lo possono risolvere”.

Vendola: “Permesso agli immigrati” Un permesso di soggiorno temporaneo per gli immigrati giunti nella tendopoli, ancora in allestimento, a Manduria. Questa la proposta del presidente della Regione Puglia e leader di Sel, Nichi Vendola, dopo la visita al centro di accoglienza temporaneo. “Continuiamo a chiedere al ministro Maroni perché non si prova ad immaginare, come si è fatto per altre emergenze umanitarie in Italia, di attivare quel permesso di soggiorno per protezione umanitaria che è stato lo strumento utile per affrontare le situazione di crisi?”. Il permesso di soggiorno temporaneo è previsto dall’ articolo 20 del testo unico sull’immigrazione ed è stato applicato già per l’emergenza-immigrati provenienti dal Kosovo. “Questa gente non è un pericolo, sta scappando dal pericolo – ha detto ancora Vendola – dal pericolo della fame, della violenza, della vendetta politica, della guerra. La maggior parte dei tunisini che sono sul territorio italiano non sono qui per delinquere, stanno qui cercando un transito per le loro famiglie”.