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LE REGALIE DEL FISCO AI SUOI DIPENDENTI

Pubblicato il 15 gennaio, 2012 in Cronaca, Economia | No Comments »

Sul ministero delle Finanze piovono regali in denaro anche se l’evasore è teorico

Roma – Premi ai dipendenti del ministero delle Finanze per le tasse evase scovate. Non è un inedito assoluto, ma uno di quei segreti ben custoditi che solo di rado filtrano dalle stanze ben sigillate di via XX Settembre.

Stavolta a scoperchiare il calderone delle regalie di Stato è il leghista Roberto Castelli, che la racconta come post sulla sua pagina personale di Facebook. Scatenando le ire di chi, da cittadino comune, pur trovando odiosa l’evasione fiscale, trova ancor più odioso che ci sia una «taglia» sull’evasore. Tanto più perché i dipendenti, il loro stipendio, già lo ricevono a prescindere dai risultati ottenuti.
«A proposito di tasse – scrive l’ex ministro – vi racconto questa che non ho mai raccontato. Non tutti sanno che gli addetti del ministero delle Finanze prendono una percentuale sulle tasse evase che scovano. Pertanto hanno tutto l’interesse a trovare più tasse evase possibile in un patente conflitto di interesse. Nel 2005 i dipendenti del ministero si sono divisi 800 milioni dicasi 800 milioni di euro sulla cifra scovata (non pagata poi dai supposti evasori). Ho protestato in consiglio dei ministri ma mi hanno risposto che così voleva la legge. In soldoni gli usceri hanno preso tra i due e i tremila euro mentre i dirigenti apicali cinquantamila. Niente male come gratifica natalizia».
Già, niente male. Anche se c’è da dire che la cifra della beneficiata segnalata da Castelli è sovradimensionata: furono «appena» 410 i milioni di euro che i dipendenti delle Finanze si spartirono in seguito a un decreto firmato il 29 dicembre 2006 dall’allora ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, come incentivo – ma trattandosi di un «regalo» a posteriori che senso ha parlare di incentivo? – per i maggiori incassi dell’erario grazie alla lotta all’evasione: 60 milioni relativi al 2004, anno evidentemente piuttosto fiacco per i blackbusters, e ben 350 relativi al 2005.
Ora, si può trovare più o meno opportuna la taglia sull’evasore. Ma ci sono alcuni punti della questione che non convincono. Prima di tutto, il fatto che il premio venga calcolato in base alle evasioni accertate, indipendentemente dal fatto che lo Stato riesca a mettere le mani sul maltolto (o meglio: sul mai versato). Particolare questo che, se permettete, ha la sua importanza. Altro punto oscuro, la suddivisione del montepremi, che secondo il testo del decreto doveva essere stabilita «in sede di contrattazione integrativa». Quel che è certo è che un po’ di quel premio andò a tutti gli allora 77.217 dipendenti del ministero, indipendentemente dal ruolo effettivamente rivestito nella caccia all’evasore. Insomma: todos caballeros, dall’usciere al dirigente. Naturalmente con qualche differenza: i dipendenti più bassi in grado si dovettero accontentare di poche migliaia di euro (comunque ben più di una tredicesima media), mentre i papaveri portarono a casa una gratifica da 40-50mila euro. A secco invece rimasero i militari della Guardia di Finanza, quelli che la guerra per lo scontrino la combattono in prima linea. Furono i rappresentanti del Cocer, il Comitato di rappresentanza dei finanzieri, a denunciare la stranezza.

Dopo qualche polemica piuttosto accesa (del resto, di Fiamme, ancorché gialle, si parla) e un pugno di articoli sui giornali i militari si dovettero rassegnare a non ricevere il premio, togliendosi una sola piccola soddisfazione: vedere esclusi dalla lista dei regali almeno i dipendenti del ministero condannati per dolo o per danni erariali.A loro, non fosse stato per la protesta dei finanzieri, Padoa-Schioppa il premio antievasori lo avrebbe erogato senza battere ciglio. Andrea Cuomo, Il Giornale 15 gennaio 2012

.…………Ogni commento ci pare superfluo: si è scatenata la guerra all’untore dove a pagtare sono quelli che incorrono nelle grinfie della macchina del fisco,invasiva e spesso oltraggiosa per i contribuenti.

SARKOZY: RIDI PAGLIACCIO, GLI USA TI DECLASSANO E LA RIELEZINE ALL’ELISEO E’ ORMAI UN MIRAGGIO

Pubblicato il 14 gennaio, 2012 in Economia, Politica estera | No Comments »

Sarkozy Ridi pagliaccio, gli Usa ti declassano La tua  rielezione all'Eliseo sempre più lontana

Il declassamento della Francia ad opera di Standard & Poors rischia di essere un colpo fatale per Sarkozy che pure fino a qualche mese fa faceva il baldanzoso. Il presidente francese a questo punto vede sfumare la rielezione alla presidenza del Paese. I sondaggi lo davano già in svantaggio nei confronti del candidato socialista Hollande ma Sarkò usava il mantenimento della Tripla A come un’arma con cui difendersi dalle critiche degli avversari. Ora che questa arma non c’è più, il presidente francese è rimasto senza difese. L’opposizione dopo la notizia del declassamento è partita all’attacco. “Un record di deficit e debito, lassismo di  bilancio per preservare gli interessi di pochi: è questa la politica di Nicolas Sarkozy – ha affermato la socialista Marisol Touraine a Le Monde – è la Francia che viene sanzionata e il presidente ne è ora direttamente responsabile”. Più duro il presidente del gruppo socialista al Senato, Francois Rebsamen “La presidenza di Sarkozy “è stata una presidenza di degrado della Francia, degrado finanziario, sociale e morale”.Libero, 14 gennaio 2012

MONTI DIFENDE I BLITZ ANTIEVASIONE PERCHE’ “CHI EVADE RUBA DALLE TASCHE DEGLI ITALIANI”

Pubblicato il 7 gennaio, 2012 in Costume, Economia, Politica | No Comments »

Dopo i controlli fiscali a sopresa dei giorni scorsi, effettuati a Cortina e in Liguria dagli uomini della Guardia di finanza, il premier Mario Monti, in occasione delle celebrazioni del 215° anniversario del Primo Tricolore a Reggio Emilia, torna sulla vicenda e affronta il tema dell’evasione.

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano

Difende le Fiamme gialle e l’Agenzia delle Entrate e dichiara: “È inammissibile che una porzione importante di reddito sfugga ad ogni tassazione a fronte dei pesanti sacrifici dei lavoratori“. Il presidente del Consiglio  poi sottolinea come l’espressione mettere le mani nelle tasche degli italiani sia “incompleta” e si addica agli “italiani che evadono”.

Il premier difende i blitz della Guardia di finanza e ribadisce il suo sostegno nei loro confronti: “È necessario evitare che ci sia una pressione fiscale eccessiva e che gli accertamenti siano rispettosi dei diritti individuali. Su questo, in particolare, come ministro dell’Economia vigilo e vigilerò. Agli uomini dell’Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza che con dedizione e rischio personale lavorano per la riduzione dell’evasione fiscale, voglio dire grazie e voglio assicurare il mio appoggio”. Il Giornale, 7 gennaio 2012

………………Diciamoci la verità, l’unica cosa che affratella l’Italia è la retorica. Anzi, se Ennio Flaiano fosse vivo sul tricolore non scriverebbe più “tengo famiglia” ma “la retorica è la mia bandiera”. Dai  garibaldini  a Gabriele D’Annunzio che eletto con la destra storica in Parlamento,  se ne andò a sinistra gridando “vado verso la vita”, retorico espediente per giustificare uno squallido  voltafaccia, da Mussolini sino al terzo o quarto Berlusconi, non v’è stato nessun capo di governo o di stato che non sia stato colpito da retorica acuta (non è nemmeno il caso di citare l’ultimo Napolitano che forse sotto i doppipetti indossa mutande tricolori dopo essere stato fieramente e fermamente intenazionalista…) e non ne abbia fatto sfoggio con piglio e cipiglio. Non vi sfugge neppure Monti,  che essendo un tecnico prestato alla politica dalla retorica doveva essere immune ed esente, benchè  la monotonia del suo dire tradisce per un verso il fatto che non ci crede e dall’altro che i suoi discorsi altri glieli scrivono e lui, forse, neppure li legge per poi rileggerli. Le roboanti parole pronunciate a difesa dei blitz a Cortina dei finanziari e dell’Agenzia delle Entrate sono un concentrato di retorica a buon mercato. Beninteso, gli evasori delle tasse  vanno scovati e inchiodati alle loro responsabilità che vanno al di là del luogo comune per cui essi rubano nelle tasche degli italiani. Essi rubano, e basta.  E quelli che a Cortina sono stati scovati dai solerti 80 ispettori che li vi si sono recati per scovarli (chissà quanto sono costati allo Stato, cioè a noi poveri e vessati contribuenti) è bene che paghino. Ma davvero Monti crede che sono i cento o centocinquanta finti poveri di Cortina che fanno la differenza? Davvero crede che il blitz durante le festività natalizie nella festaiola località montana di Cortina possono indurre le migliaia e migliaia di evasori a recedere? E davvero crede che basta magnificare le gesta degli 80 ispettori per accontentare i milioni di italiani che degli evasori sono le prime vittime? Facciamo un solo esempio. Lo sa Monti cosa avviene negli studi medici , specie quelli specialistici,  di tutta Italia? Glielo diciamo noi perchè Monti difficilmente frequenta studi medici come i comuni mortali italiani. A fine visita il paziente chiede il costo della visita e si sente richiedere: 150 euro. E la ricevuta? chiede il paziente. Se vuole la ricevuta risponde il medico il costo è 200. E’ ovvio, facendo un pò di conti, che se deve pagare 200 euro,  il contribuente-paziente potrà, nell’anno successivo, detrarre appena il 19%  della spesa cioè solo 38 euro, se invece accetta di rinunciare alla ricevuta non paga subito altri 50 euro e ne risparmia 12 tra i 50 che non paga e i 38 che avrebbe detratto  pagando 200 euro. E così rinuncia alla ricevuta, paga 150 euro e il medico li  incassa senza pagare tasse.  Ecco, Monti invece di lasciarsi andare alle euforiche e retoriche esaltazioni dei blitz invernali, modifiche il regime tributario consentendo la detrazione intera delle somme spese, specie quelle mediche, cosicchè dallo scoraggiare alla fonte la evasione delle tasse. Altrimenti le sue sono parole alla D’Annunzio: aria fritta. g.

IL 2012 SARA’ L’ANNO DELLA RIVOLTA. FISCALE!

Pubblicato il 6 gennaio, 2012 in Costume, Economia, Politica | No Comments »

In Italia la pressione è ai massimi livelli tra i Paesi civili. E la sopportazione è al limite. L’evasione è l’effetto dell’abuso del potere impositivo da parte di chi ci rappresenta.

L’oppressione fiscale e le vessazioni tributarie costituiscono il principale freno allo sviluppo e sono una delle prime cause della rovina delle nazioni. Questa importantissima lezione si può trarre leggendo «For Good and Evil. L’influsso della tassazione sulla storia dell’umanità» di Charles Adams, LiberiLibri (2007, 2008).  Una carrellata lunga 5000 anni di storia fiscale, che può aprire gli occhi agli Italiani su tante cose, fra le quali: – La gran parte degli eventi traumatici della storia furono causati da rivolte fiscali. – Il cittadino ha il sacrosanto diritto ad opporsi alle rapine tributarie (diritto di appello al cielo di Locke). – I cittadini di una nazione si dividono in due categorie fondamentali: 1) I Consumatori di tasse (tax consumers); 2) I Pagatori di tasse (tax payers). I primi rappresentano una minoranza composta dai parlamentari, consiglieri regionali e loro clientele, alti burocrati, vertici degli organi istituzionali, amministratori di aziende e agenzie pubbliche e para-pubbliche, di società partecipate. Il loro numero può essere stimato in un ordine di grandezza di 500.000 individui (circa l’1% dei contribuenti). I secondi rappresentano circa il 99% dei contribuenti. L’evasione è perlopiù effetto dell’abuso del potere impositivo. La propensione media all’evasione è direttamente proporzionale alla pressione tributaria. La vera causa del deficit non è l’evasione, ma l’eccesso di spesa. La formula «No Taxation without Representation» è ormai inadeguata (perché i rappresentanti al Parlamento rappresentano in realtà solo i propri interessi e quelli delle proprie clientele). È necessario quindi separare il potere di spendere da quello di tassare. La proporzionalità è un principio. La progressività è un arbitrio. I governanti dovrebbero conoscere, capire, e avere sempre davanti agli occhi la Curva di Laffer e tendere alla Flat Tax. Questi sono gli insegnamenti che la storia delle nazioni ci offre. In Italia, la pressione tributaria è ai massimi livelli tra le nazioni civili. Le angherie tributarie, l’incomprensibilità delle norme, l’incertezza giuridica, le arbitrarie presunzioni a favore del fisco, l’inversione generalizzata dell’onere della prova a carico del contribuente pongono i cittadini alla mercé del fisco degradandoli al rango di servi della gleba. In Italia, a fronte di una tassazione spoliatrice lo Stato non rende i servizi in nome dei quali sottrae al cittadino molto più della metà del suo reddito e confisca risparmi già tassati, per destinarli agli sperperi delle oligarchie parlamentari, burocratiche, giudiziarie e clientelari. In Italia, attraverso una norma di recente introduzione (art. 29, D.L. n. 78/2010, e D.L. n.138/2011), gli atti di accertamento (che per più del 60 per cento in sede contenziosa risultano infondati) daranno luogo a riscossione immediata di un terzo della maggiore imposta pretesa, pur in pendenza di ricorso, e quindi pur nella consapevolezza che nel 60 per cento dei casi la pretesa tributaria è illegittima e il pagamento da parte del contribuente non dovuto.  In Italia, quindi, è stato reintrodotto il principio del «solve et repete»: un principio incivile, dispotico, contrario al diritto e alla dignità del cittadino, un principio inaccettabile, micidiale sul piano etico e giuridico, che provocherà danni incalcolabili all’economia e alla sopravvivenza delle imprese e dei privati contribuenti.  Con l’entrata in vigore di questa folle legge la situazione economica del nostro Paese, già seriamente pregiudicata, verrà ulteriormente aggravata e spinta al collasso.  A tutto questo si è aggiunta l’ultima follia del nuovo governo il quale in luogo di tagliare drasticamente le spese ha saputo solo imporre ulteriori pesanti inasprimenti fiscali che hanno esasperato ancor più il cittadino. Questo avvilente quadro sintetizza solo alcuni aspetti della dissennatezza-cecità del legislatore.  Pretendere, in tale assetto di rapina legalizzata, che i cittadini assolvano correttamente all’obbligo tributario, e scandalizzarsi se non lo fanno, è ipocrisia o idiozia. E, poiché è stata valicata ogni ragionevole soglia di sopportazione, potrà innescarsi in tempi brevi una vera e propria rivolta. Aldo Canovari, Il Tempo, 6 gennaio 2012

.……………..Non potrà, DOVRA’ innescarsi una vera e propria rivolta, contro tutte le caste, politiche e affaristiche che opprimono il nostro Paese e la gente che lavora e vive onestamente.

EUROPA AL COLLASSO…E LO TSUNAMI FINANZIARIO NON E’ ANCORA PASSATO

Pubblicato il 6 gennaio, 2012 in Economia, Politica | No Comments »

Ieri la Borsa di Milano ha perso il 3,6%; Unicredit, prima banca italiana, ha ceduto il 17%; lo spread tra i rendimenti dei Btp e quelli dei Bund è salito a 520 punti.

Eppure non siamo più in settembre, quando questo sarebbe stato un rituale bollettino dettato dai mercati che così chiedevano un nuovo esecutivo per l’Italia. Siamo nel gennaio del 2012 e da 50 giorni ci governa un esecutivo tecnico guidato da un europeista apprezzato come Mario Monti. Il quale, con una manovra da 35 miliardi, ha soddisfatto le richieste di risanamento avanzate per l’appunto dall’«Europa», intesa come coagulo di istituzioni e regole comunitarie. Ma alzi la mano chi, libero da partigianerie politiche e con un minimo di attenzione per quello che accade sui mercati, può onestamente dirsi meravigliato.

È l’Europa, intesa come sopra, che sta collassando. Ieri rimbalzava la notizia del rischio bancarotta dell’Ungheria, che ha visto fallire un’asta di titoli di Stato. L’euro scivolava a 1,28 contro il dollaro. Mentre il Monti greco, il premier Lucas Papademos, avvertiva che il default è un rischio concreto.

Lentamente il sogno a cui hanno dato una vita uomini come lo stesso Monti sta svanendo. Sempre più forma e meno sostanza. Il che poteva anche andare bene se a questa forma- ancorché non a tutti i 27 Paesi ma solo a 17- non fosse stata data anche una valuta comune: l’euro. Nel quale sono oggi investiti capitali di tutto il mondo. Dicono gli analisti che la Grecia si poteva mettere in sicurezza nel 2008 con 50 o 60 miliardi di intervento comunitario: i mercati avrebbero avuto la prova che l’euro è forte perché difeso da tutti. Oggi non ne bastano nemmeno 300 e i mercati non ci credono più.

Eppure le Borse avevano aperto il loro ultimo credito con grande passione: pochi se ne sono accorti, ma Piazza Affari è salita del 30% tra settembre e ottobre. E ancora ai valori di ieri, l’indice Ftse-Mib risulta essere il 13% più alto dei minimi del settembre scorso. Ma il tempo concesso dai mercati alla politica e all’Europa è ora veramente scaduto. Si pensi che il vertice di Bruxelles del 9 dicembre scorso, presentato come decisivo per il salvataggio dell’intero continente e della valuta unica,si è concluso con un misero accordo intergovernativo sull’unione fiscale. Il che significa non vincolante per i singoli Stati qualora cambiassero i governi. Qualcuno pensa che i cosiddetti mercati, che altro non sono che gente con qualche soldo da investire, non se ne siano accorti?

Per questo nessuna sorpresa per l’andamento di ieri delle piazze finanziarie. E nei prossimi mesi ci si può anche preparare al peggio: i prezzi potrebbero tornare ai minimi del marzo 2009, che sono ancora il 20% più in giù di dove siamo adesso. E dopo di quelli c’è la terra di nessuno, territori mai esplorati prima. Chissà che qualcuno, tra Bruxelles, Berlino, Parigi e Roma, non se ne renda conto e decida o di passare la mano o di passare alla storia, ma non esattamente tra i più grandi. Marcello Zacchè, Il Giornale, 6 gennaio 2012

……………Che brutta Befana questa del 2012, con tanti carboni recapitati ai “grandi” d’Europa, dalla Merkel a Sarkozy, che è sempre più evidente essere i responsabili della crisi che sta sconvolgendo il vecchio continente e demolendo la moneta unica, l’euro, sempre più a rischio. Zacchè, come tanti altri che non abbiano il prosciutto sugli occhi, accusa Germania e Francia di aver impedito quelle riforme che avrebbero consentito all’Europa di salvare la Grecia per tempo e tutti gli altri paesi dell’eurozona che ora sono a rischio ad opera di speculatori senza scrupoli ai quali interessa poco o niente chi comandi, perchè “con la Francia o cona la Spagna, purchè se magna”. E’ vicino il tempo in cui Sarkozy (tra pochi mesi) e la Merkel saranno puniti dai rispettivi elettorati ma forse allora sarà tardi per porre rimedio ai danni che questi due hanno arrecato all’Europa e all’idea della unità europea, unità che prima ancora che monetaria doveva (e deve!) essere politica perchè funzioni. g.

LO SPREAD VOLA E MONTI ANCHE…

Pubblicato il 5 gennaio, 2012 in Economia, Politica | No Comments »

La crisi finanziaria non dà respiro ai mercati. Dopo un avvio di 2012 sostanzialmente positivo, le Borse europee tornano in perdita, dopo l’asta francese e per i timori sulla tenuta del sistema bancario spagnolo.

Un operatore di Borsa

Milano maglia nera, con il Ftse Mib che scivola a -3,65% a 14.767,22 punti e il Ftse All-Share che mostra un calo del 3,24% a 15.622,17 punti. A Parigi il Cac40 ha perso l’1,53%, a Francoforte il Dax lo 0,25%, a Londra il Ftse100 lo 0,78%. Più pesante Madrid (-2,94%). Apre in ribasso Wall Street: alle prime battute l’indice Dow Jones cala di 58,27 punti, pari al -0,47%.

Questa mattina la Francia ha collocato 7,9 miliardi di euro di titoli di Stato a scadenze decennali e trentennali. A preoccupare i mercati è anche la situazione dell’Ungheria che  ha venduto solo 35 miliardi di titoli a un anno dei 45 miliardi programmati, con un rendimento salito al 9,96% dal 7,91% della precedente asta. Tracollano i titoli bancari, dopo la decisione di Unicredit di aumentare il capitale e lo sconto record delle azioni per invogliare gli investitori. Il titolo di Piazza Cordusio ha chiuso al -17,27%. Tutti i titoli bancari hanno avuto difficoltà a Piazza Affari. Fonsai registra il -14,7%, mentre BpM ha ceduto il -10,7%, Banco Popolare il -10,27%, Ubi banca il -8,9%, Mps -8,5% e Intesa Sanpaolo -7,3%. Segno positivo invece per Fiat (+3,57%), che questa mattina ha annunciato di aver incrementato di un ulteriore 5% la quota detenuta in Chrysler.

Torna a volare inoltre il differenziale tra Btp e Bund che si attesta sopra ai 520 punti, a quota 522,7 punti base. Il rendimento dei Btp decennali è al 7,09%. In realtà lo spread tra i titoli decennali italiani e quelli tedeschi si è allargato più che altro perché oggi stanno andando particolarmente bene. Sale anche lo spread di rendimento tra il decennale francese e il Bund a 152 punti, mentre quello del Bonos spagnolo sul decennale tedesco si attesta a 372 punti. Il Giornale, 5 gennaio 2011

…..Non c’è niente da fare. Lo spread continua a veleggiare molto siopra i 500 punti e la borsa perde pezzi sotto l’attacco speculativo. E Monti vola a Bruxelles mentre noj c’è più nessuno in Italia che crede che lui e i suoi ministri siano in grado di riuscire lì dove il governo precedente ha fallito. Anzi, il govenro tencico si rivela molto più debole del governo politico  perchè non ha il sostegno che deriva dall’investitura popolare e si fa strada il dubbio che o sarebbe stato meglio un governo si di unità nazionale ma a guida e composizione politica, oppure ancor meglio che si fosse votato consentendo al popolo di scegliere i propri governanti. Monti ormai passa il tempo a rispondere puntigliosamente a Calderoli  ma non ne ha per risolvere i problemi del Paese. Gli manca l’autorità e la credibilità del leader eletto dal popolo. g.

TUTTE LE 50 TASSE DI MONTI. E A PAGARE SONO GLI ONESTI.

Pubblicato il 2 gennaio, 2012 in Economia, Politica | No Comments »

Ecco l’elenco di tutti i balzelli del governo tecnico. Dall’Iva al canone, dalla benzina alle rendite: non vengono colpiti i privilegi della Casta

Tutte le 50 tasse di Monti A pagare sono gli onesti

Pdl, Pd e Terzo Polo forse non lo sapevano, ma con il loro voto di fiducia hanno detto sì a 50 tasse. La «salva Italia», il Milleproroghe e gli aumenti accordati da governo o Authority nelle ultime ore hanno fatto salire il conto degli italiani. Tra una salassata e l’altra i contribuenti perderanno uno stipendio. Massacrati gli onesti e risparmiati i parassiti e la Casta. Sulla carta gli aumenti sono 28,  in realtà sono più di cinquanta. Ecco i rincari,  da oggi in vigore.

1) CASA – Da quest’anno scatta l’Imu, l’imposta municipale sugli immobili. Due le aliquote: 0,4 per mille sulla prima abitazione, 0,76 per mille sulle altre case di proprietà.
2) RENDITE – L’Imu  garantirà un maggior gettito rispetto alla vecchia Ici, grazie all’ampliamento della base imponibile attraverso l’aumento fino al 60% dei moltiplicatori previsti per i fabbricati iscritti al Catasto.
3) IRPEF – Il governo ha bloccato l’aumento delle aliquote, ma ha concesso alle Regioni la possibilità di aumentare l’addizionale dallo 0,9% all’1,23%.
4) IMMOBILI ALL’ESTERO – Introdotta un’imposta ordinaria sul valore delle abitazioni detenute all’estero dalle persone fisiche. Il costo? Pari a quella dovuta sugli immobili tenuti in Italia. Previsto comunque un credito d’imposta per le eventuali imposte patrimoniali dovute nel Paese in cui gli immobili sono situati.
5) BOLLO SUI CONTI – Scatta l’imposta di bollo per le comunicazioni relative a strumenti e prodotti finanziari: sarà dell’1 per mille nel 2012 e dell’1,5 per mille a partire dal 2013. L’applicazione dell’aliquota proporzionale è estesa:
5-a) alle gestioni patrimoniale
5-b) alle quote di fondi di investimento italiani ed esteri
5-c) alle polizze vita
5-d) ai buoni fruttiferi postali per i quali, tuttavia, è stabilita una soglia di esenzione qualora il valore non superi i 5mila euro
6) ESTRATTI CONTO – Il bollo sugli estratti conto e i rendiconti dei libretti di risparmio resta a 34,2 euro per le persone fisiche. Sale invece a 100 euro se il cliente non è una persona fisica.
7) IMPOSTA SULL’ESTERO – Introdotta un’imposta sulle attività finanziarie detenute all’estero dalle persone fisiche. Si applica con le stesse aliquote della nuova imposta di bollo sulle attività detenute in Italia.
8) IMPOSTA SULLO SCUDO – Nuova imposta di bollo sulle attività finanziarie “scudate” per continuare a mantenere l’anonimato col Fisco italiano: l’imposta è fissata al 10 per mille per quest’anno, al 13,5 per mille per il 2013 e al 4 per mille a partire dal 2014
9) UNA TANTUM SULLO SCUDO – Solo per quest’anno è istituita un’imposta straordinaria del 10 per mille sulle attività finanziarie “scudate” che, alla data del 6 dicembre 2011, sono state prelevate o liquidate.
10) TASSA SULL’AUTO – Addizionale erariale alla tassa automobilistica regionale, da versare allo Stato, sulle auto di potenza superiore ai 185 Kw: sono 20 euro per ogni chilowatt che supera il limite.
11) TASSA SULLA BARCA – Prevista un balzello sullo stazionamento, navigazione, ancoraggio e rimestaggio per le unità da diporto che stazionano nei porti nazionali o navighino nelle acque italiane: si va dai 5 euro al giorno per le piccole imbarcazioni, fino a 703 euro per le navi superiori ai 64 metri.
12) TASSA SUGLI AEREI – Nasce un’imposta erariale sugli aeromobili:  si va da 1,5 euro al chilo (per gli aerei fino a mille chili) a 7,55 euro al chilo (per gli aerei superiori a 10000 chili).
13) ACCISA BENZINA – Aumenta l’accisa sulla benzina (con inevitabile rincaro dell’Iva e quindi del prezzo finale) di 8,2 centesimi al litro
13-a) Da ieri rincaro dell’accisa sui carburanti in Piemonte: 5 centesimi, che diventano 6,1 col rincaro l’Iva
13-b) Aumenta l’accisa in Liguria: 5 cent, quindi 6,1 cent (contando pure l’Iva)
13-c) Rincara di 7,6 centesimi l’accisa nelle Marche: il prezzo finale sale così di 9,1 centesimi.
13-d) Carburante più caro anche in Toscana: +5 cent,  +6,1 considerando la solita  Iva.
13-e) Accisa più consistente pure in Umbria: +3,4 cent, prezzo finale +4,1 centesimi.
13-f) Rincari legati ai carburanti anche in Lazio: l’accisa fa un balzo di 2,6 cent, aumentando il pieno di altri 3,1 cent al litro.
14) ACCISA GASOLIO – L’accisa sul gasolio è già aumentata di 11,2 centesimi al litro.
15) ACCISA GPL - Non si salva nemmeno il gpl, la cui accisa sale di 2,6 centesimi.
16) PIÙ IVA/1 – Dal 1° ottobre è disposto un incremento di due percentuali dell’aliquota Iva ridotta, che salirà dal 10 al 12%.
17) PIÙ IVA/2 – Sempre dal  1° ottobre rincarerà (dopo l’aumento dello scorso settembre) l’aliquota ordinaria dell’Iva: passerà dal 21 al 23%.
18) TASSA SUI RIFIUTI – Alla tariffa per il servizio rifiuti si applica una maggiorazione pari a 0,3 euro per metro quadrato di superficie (elevabile dal Comune fino a 0,4 euro). Il tributo dovrebbe comunque scattare nel 2013.
19) MENO PENSIONE – Saranno indicizzate all’inflazione solo le pensioni fino a 1.400 euro. Di fatto, gli assegni superiori subiranno una specie di tassazione, ovvero il mancato adeguamento del trattamento all’aumento del costo della vita.
20) CONTRIBUTI AUTONOMI – Salgono le aliquote contributive per coltivatori diretti, artigiani, commercianti e autonomi: aumenteranno dell’1,3% quest’anno, poi l’incremento sarà dello 0,45% fino ad arrivare ad un’aliquota del 24%.
21) AUTONOMI SEPARATI – Aumentano di uno 0,3% l’anno (fino a raggiungere un’aliquota del 22%) i contributi per gli autonomi iscritti alla gestione separata Inps.
22) TASSA SUL TFR – Per la quota superiore al milione di euro del trattamento di fine rapporto si applicherà l’aliquota massima Irpef del 43%.
23) PENSIONI D’ORO – Arriva un prelievo del 15% sugli assegni previdenziali che superano i 200mila euro.
24) CARO TABACCO – Nessun aumento del prezzo delle sigarette. Aumentano le accise solo sul tabacco trinciato ovvero quello venduto in buste per preparare manualmente le sigarette.
25) CANONE RAI – Il canone Rai aumenta anche quest’anno. Entro il 31 gennaio bisognerà versare la somma di 112 euro: 1,5 euro in più rispetto al 2011.
26) PEDAGGI – L’ultimo giorno dell’anno sono stati decisi gli aumenti dei pedaggi autostradali in vigore già da ieri. Ecco i rincari tratta per tratta:
26-a) Autostrade Meridionali: +0,31%
26-b) Autostrade del Brennero: +1,22%
26-c) Torino-Savona: +1,47%
26-d) Milano-Serravalle: +1,85%
26-e) Tangenziale di Napoli: +3,49%
26-f) Autostrade per l’Italia: +3,51%
26-g) (Sitaf) barriera di Bruere +4,15%; barriera di Salbertrand +5,12%; barriere di Avigliana +5,62%
26-h) Società autostrada Tirrenica: +4,82%
26-i) Autostrada dei Fiori: +5,22%
26-l) Autostrade Centro Padane: +5,62%
26-m) Società autostradale Ligure Toscana: +5,68%
26-n) Autostrade Torino-Ivrea: +6,66%)
26-o) (Satap) Torino-Novara Est +6,32%; Novara est-Milano +6,8%
26-p) Strada dei Parchi: +8,06%
26-q) Brescia-Padova: +7,45%
26-r) Autocamionale della Cisa: +8,17%
26-s) Satap, tronco A21: +9,7%
26-t) Società autostrade valdostane: +11,75%
26-u) Autovie Venete: +12,93%
26-v) Raccordo autostradale della Valle d’Aosta: +14,17%
27) BOLLETTE GAS – L’Autorità per l’energia (e il governo non l’ha fermata, come invece è successo in Spagna) ha deciso un rincaro del 2,7% per la tariffa del gas
28) BOLLETTE LUCE – Sempre l’Authority ha aumentato del 4,9% la tariffa elettrica. di Giuliano Zulin, Libero 2 gennaio 2011

NON SI VIVE DI SOLE TASSE, di Davide Giacalone

Pubblicato il 31 dicembre, 2011 in Economia, Politica | No Comments »

Il presidente del Consiglio Mario Monti esce da palazzo Chigi Il tema del debito pubblico dominerà il 2012. Non è nuovo, ce lo trasciniamo dietro da tempo, ma è giunto quello in cui si deve pagare. Si può arrivarci per disperazione, oppure con intelligenza. Si può lasciarsi trascinare dagli eventi, oppure governarli. Ma il tema prevalente sarà il debito, con quel che comporterà in termini di depressione economica e sorte dell’euro. Per questo è bene parlarne, il giorno in cui ci si scambiano gli auguri. Ne faccio anche io, a tutti, partendo da un fatto: l’Italia è un Paese ricco e forte, il cui futuro non è affatto quello del declino e della marginalizzazione. Ma a un patto: diciamo la verità e comportiamoci da persone responsabili.

Dobbiamo aver chiare tre cose, che servono da premessa del nostro ragionamento. Primo, il debito non è stato creato dal demonio e non è (solo) il frutto di ruberie, ma di una grande e prolungata redistribuzione del reddito. È stata un’arma con cui s’è mantenuta unita e indipendente l’Italia. I suoi effetti perversi non erano affatto imprevedibili (Ugo La Malfa li denunciò per tempo), ma il corpo sociale e quello politico s’erano assuefatti a questa droga, assumendola anche quando aveva perso la sua originaria funzione. Secondo, fino all’avvento dell’euro la gran parte del debito pubblico italiano si trovava nel portafoglio delle famiglie italiane. I tassi erano alti, ma talora ricorreva la svalutazione, mentre l’inflazione era alta. C’era una specie di patto sociale, dietro al debito: le famiglie investono e tengono fermi i soldi, in cambio ottengono sicurezza e guadagni. Terzo, con l’euro sono cambiate due cose: 1) I tassi sono molto scesi, le famiglie hanno diversificato (i risparmiatori italiani finanziano la crescita asiatica, mentre il loro Stato non trova finanziatori), il nostro debito è stato comprato all’estero, perché privo di rischio e comunque più remunerativo di altri; 2) quando è esplosa la crisi dei debiti sovrani ci siamo ritrovati a governare un problema impossibile, perché il debito è in una valuta straniera, denominata «euro», di cui nessun detiene il timone.

Questo è il quadro, veniamo alla contingenza. L’anno che se ne va è stato consacrato allo spread, divenuto divinità oscura e corrusca. S’è creduto che misurasse i nostri peccati, mentre metteva in evidenza quelli dell’euro. Un dato è certo: a questo livello dei tassi d’interesse (compresi quelli delle ultime due aste, che non sono affatto andate come i giornali raccontano, presi da giulivo e incosciente conformismo) quel debito, abbandonato alle regole del mercato, è sostenibile solo con un tasso di crescita superiore al 3%. Ci avviamo a iniziare un anno di recessione, quindi fatevi due conti. Se procediamo ad aumentare la pressione fiscale per onorare il servizio al debito, vale a dire il pagamento degli interessi, c’impoveriamo, recediamo e crepiamo. È la stessa condizione del privato che si trova nelle mani dello strozzino. Ha una sola via per salvarsi: denunciarlo. Nel caso italiano significa denunciare le colpe dell’euro. Ne ho già scritto. Ma ci sono anche le nostre, e a quelle si deve provvedere. In due modi: diminuendo la spesa pubblica e abbattendo il debito.

La prima cosa è complicatissima, perché suscita un miliardo di resistenze, ma va fatta. Significa comprimere la spesa corrente e dare ossigeno agli investimenti. Significa colpire gli interessi di molti che campano di spesa pubblica, lo so. Altre volte abbiamo fatto esempi concreti, qui mi limito al titolo. La seconda cosa si può fare in due modi: dismettendo patrimonio pubblico e reindirizzando il risparmio. Non sono alternativi, vanno usati entrambe. Creare un fondo patrimoniale e venderne le azioni significherebbe valorizzare subito immobili pubblici altrimenti difficilmente, e comunque lentamente, vendibili. Su un fondo di quel tipo si può chiamare, anche forzosamente, il contributo di chi ha liquidità. Si possono conferire beni pubblici alle banche, in conto aumento di capitale, in modo da riaprire i rubinetti del credito. Si può chiedere agli italiani di comprare i buoni del nostro debito pubblico (intanto chiedendo a chi legifera e governa di essere pagato con quelli). Quello che non si può fare, perché è insensato, è chiedere ciò e, al tempo stesso, promettere una più alta tassazione di quegli investimenti. L’Italia ha una bassa tassazione delle rendite finanziarie anche perché piazzava al suo interno il debito pubblico. Economisti e opinionisti che non conoscono la storia sono come meteorologi che non conoscono le stagioni: destinati a dire minchionerie nasometriche. La soluzione della crisi in atto si trova in Europa, ma tocca a noi rimediare ai mali interni. Divenendo più forti, ma anche più puliti. Davide Giacalone, Il Tempo, 31 dicembre 2011

.…..Speriamo che questa analisi pubblicata oggi sul Tempo di Roma la legga anche Monti e ne recepisca le indicazioni, smettendola di atteggiarsi a professore “so tutto io” e cercando di rendersi conto che i suoi rimedi  (tasse, tasse, e ancora tasse) non aiutano il malato a guarire ma a morire prima e fra dolori atroci che nessuna meedicna riuscirà a lenire. E se non è capace dsi rednersne conto, passila mano, tanto il suo compenso se lo è già assicurato, cioè la nomina a senatore a vita che davvero non si capisce perchè gli sia stata concessa, con tanto di ricco e abbondante appannaggio. g.

NEL 2012 IN ARRIVO STANGATA DI 2100 EURO A FAMIGLIA

Pubblicato il 30 dicembre, 2011 in Economia, Politica | No Comments »

Tra prezzi, imposte e tariffe nel 2012 gli aumenti toccheranno la quota “drammatica” di 2.103 euro a famiglia. E’ il calcolo di Adusbef e Federconsumatori, alla luce dell’introduzione dell’Imu, dei rincari dei carburanti e delle varie voci della spesa degli italiani (dagli alimentari ai servizi bancari). Si tratta, affermano, di “aumenti insostenibili con pesantissime ricadute sulla vita delle famiglie e sull’intera economia alle prese con una profonda crisi dei consumi”.

l 2011, sottolineano le associazioni in una nota, si è già chiuso “con un bilancio estremamente pesante per le famiglie. Gli aumenti record dei carburanti, l’aumento dell’Iva e la crescita dei prezzi e delle tariffe hanno messo a dura prova i bilanci delle famiglie”. Ma “viste le premesse il 2012 rischia di essere ancora peggio”. L’osservatorio nazionale Federconsumatori ha infatti calcolato che l’aumento di prezzi e tariffe il prossimo anno, anche alla luce degli effetti delle manovre economiche varate quest’anno, arriverà al “risultato drammatico di +2.103 euro a famiglia”, praticamente quasi la metà di quanto una famiglia media spende per la spesa alimentare in un anno. “E’ ora di puntare sul rilancio: – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef – ripresa della domanda di mercato, liberalizzazioni e investimenti per l’innovazione e lo sviluppo tecnologico. Questi dovranno essere i ‘buoni propositi’ del Governo per l’anno nuovo”.

Ecco una tabella con le previsioni degli aumenti 2012 voce per voce.

ALIMENTAZIONE === > 392 euro
TRENI (ANCHE PENDOLARI) === > 81 euro
TRASPORTO PUBBLICO LOCALE === > 48 euro
SERVIZI BANCARI, MUTUI, BOLLI === > 93 euro
CARBURANTI (COMPRESE ACCISE REGIONI) === > 192 euro
DERIVATI PETROLIO, DETERSIVI, PLASTICHE === > 123 euro
ASSICURAZIONE AUTO === > 78 euro
TARIFFE AUTOSTRADALI === > 53 euro
TARIFFE GAS === > 113 euro
TARIFFE ELETTRICITA’ === > 72 euro
TARIFFE ACQUA  === > 22 euro
TARIFFE RIFIUTI === > 53 euro
RISCALDAMENTO === > 195 euro
AUMENTO IVA (DA SETTEMBRE) === > 93 euro
ADDIZIONALI REGIONALI === > 90 euro
IMU PRIMA CASA  === > 405 euro
————————————————————-
TOTALE  === > 2.103 euro

Fonte ANSA, 30 gennaio 2011

………..E dire che anche ieri il supertecnico oltre che super Mario sen. Monti concionava di una Italia in ripresa, tanto da definire la cosiddetta seconda fase della sua stangata “cresci Italia”. L’unica cosa in cui Monti si è dimostrat0o buon emulo del passato è la retorica, visto che il “cresci Italia” arriva dopo il “salva Italia”. Ma Monti è l’ultima persona al mondo in grado di salvare o di far crescere l’Italia. E’ il caso di invocare Dio perchè ci salvi da Monti e compagni. g.

MONTI IN CONFERENZA STAMPA: DUE ORE DI PROFESSORALE LEZIONE PER SPIEGARE LA STANGATA. POI IMITA BERLUSCONI!

Pubblicato il 29 dicembre, 2011 in Economia, Politica | No Comments »

“Non c’è mai stata una ‘fase uno’ separata dalla ‘fase due’”. Dopo aver dribblato la terrifica impennata dello spread tra Btp e Bund tedeschi, che questa mattina è tornato a superare la soglia dei 520 punti base, incolpando l’inconsistenza del Vecchio Continente (“I mercati sono un problema europeo”), il presidente del Consiglio Mario Monti da una parte ha assicurato che non sarà necessario fare una seconda manovra economica, dall’altra ha lanciato il pacchetto “cresci Italia”.

Il premier Mario Monti

Un pacchetto che conterrà  liberalizzazioni, concorrenza e stimolo del capitale umano attraverso l’università e la ricerca e la riforma essenziale del mercato lavoro. “Le prossime settimane saranno dedicate alla crescita – ha spiegato il Professore – che però non fa uso del denaro pubblico anche perché ce n’è poco, ma fa dell’equità la leva”.

Due ore e mezza di lezione universitaria monocorde, interrotta da trentatré domande, per spiegare agli italiani i profondi sacrifici che saranno chiamati a sostenere nei prossimi mesi e senza nemmeno aiutare a capire quali saranno le riforme struttutali e le misure che saranno affrontate dal governo.

Gessato grigio chiaro, camicia azzurro polvere, cravatta a piccoli disegni geometrici sempre sul grigio. Dopo il silenzio stampa tenuto ieri al termine del Consiglio dei ministri, il Professore sceglie la conferenza stampa di fine anno, che non si svolge nei saloni di Villa Madama come quelle del precedente governo ma in una sala negli spazi della presidenza del Consiglio nella Galleria Colonna, per illustrare la road map del 2012. Partendo dal presupposto che il parlamento ha “responsabilmente approvato in tempi rapidissimi” la manovra economica “con modifiche che la hanno migliorata” tanto da riuscire, al tempo stesso, ad affrontare il tema dei conti pubblici e perseguire la crescita economica e l’equità sociale, Monti ha fatto presente che non può esistere consolidamento sostenibile dei conti pubblici se non cresce adeguatamente anche il pil. Tuttavia, prima di presentare il nuovo pacchetto, Monti ha voluto mettere i puntini sulle “i” facendo presente che non era stato il suo governo ad aver “sottoscritto l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013″: “Non prendo posizione né favorevole né critica ma faccio presente che sono impegni di altri”.

“Sarebbe stato rovinoso per l’Italia, visti i forti dubbi di credibilità, non passare alla fase di rigorosa attuazione degli impegni presi anche in contropartita dell’intervento della Bce. Era un atto dovuto. Da oggi passiamo agli atti voluti”. Con la conferenza stampa di oggi Monti ha, quindi, tagliato il nastro della “fase due” per lanciare quelle misure a cui il governo tecnico lavorerà nel primo trimestre del 2012. I tempi a disposizione di Monti saranno ancora una vota serrati. Bruxelles attendono la calendarizzazione del piano di crescita al prossimo Eurogruppo (23 gennaio) e al Consiglio Ue (30 gennaio). Monti ha preferito non annunciare alcuna misura specifica da annunciare, si è limitato a far presente che saranno due gli interventi da mettere in cantiere il mese prossimo: la concorrenza e le liberalizzazioni “in modo sistematico” e la riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali. “Gli ammortizzatori – ha spiegato Monti – vanno ammodernati perché le tutele ci siano, siano rafforzate ma in prospettiva di una maggiore flessibilità economica”. Pur assicurando che il negoziato con le parti sociali andrà avanti, il Professore ha ribadito che la concertazione dovrà essere condotta “con una certa rapidità“.

Tra le riforme in cantiere Monti ha sottolineato l’importanza di quella del catasto. Provvedimento che nei giorni scorsi ha suscitato non poche polemiche e barricate da parte dei contribuenti che temono una vera e propria patrimoniale mascherata. Per il Professore la questioione del catasto è molto importante: “Nella riforma che il governo sta portando avanti ci saranno meccanismi per conoscere la realtà, è sempre auspicabile la conoscenza della realtà e la riforma del catasto, che richiederà qualche tempo, va in questa direzione e ciò vuol dire porre fine agli abusi anche se involontari e avere una maggior aderenza tra il fisco e la realtà“. Ad ogni modo, il premier ha garantito che non ci sarà “un aggravamento dell’imposizione sulla casa ma una maggiore equità sull’ imposizione” e ha ricordato che “l’aliquota per la prima casa nel nuovo sistema Imu è dello 0,4% e il numero delle case esenti è di 6 milioni”.

Per quanto non voglia darvi troppa importanza, per ben due volte il Professore è tornato a parlare di crisi finanziaria e differenziale dei titoli di Stato. E lo fa salendo in cattedra. Con un grafico in mano, Monti ha illustrato ai giornalisti l’andamento dello spread dal minimo di aprile (123 punti base) fino al massimo del 9 novembre (558 punti), “quando ero a Berlino e ricevetti una chiamata dal Capo dello Stato che mi annunciava una nomina” (a senatore a vita, ndr).

“Gli acquisti da parte della Bce dei titoli italiani – ha spiegato – si sono diradati nel periodo più recente e possiamo essere un pochino più sollevati perchè c’è una tendenza dello spread a decrescere malgrado gli acquisti siano quasi cessati”. Dopo aver fatto notare che le ultime due aste di emissione di titoli pubblici sono andate piuttosto bene, il premier invita a non considerare terminata la “turbolenza finanziaria”. Tuttavia, la  lettura che lo stesso Monti ha proposto di dare all’andamento dello spread è di non sovrastimarlo “né quando va bene né quando va male”.

Prima di lasciare Palazzo Chigi, Monti ci ha tenuto a sottolineare più volte l’inesistenza di future candidature sia alla presidenza del Consiglio sia a quella della Repubblica. Per il momento, però, si vanta dei consensi ottenuti: “Sono sorpreso dai sondaggi, un indicatore cui non do molto peso, dai quali emerge una certa comprensione per l’attività di un governo che sulla carta dovrebbe avere popolarità zero. E invece siamo molto più su”. Non si sa a quali sondaggi faccia riferimento il Professore, fatto sta che dopo la stangata della manovra economica e il malumore crescente (dentro e fuori dal parlamento) stride l’idea di una popolarità tanto elevata. D’altra parte, l’appoggio da parte delle forze politiche presenti alle Camere c’è per definizione finché il governo va avanti. Proprio per questo, citando l’ex premier Silvio Berlusconi, anche Monti ha ricordato che serve un bagno di ottimismo perché “nella crisi il fattore psicologico è importantissimo ed invitò i giornali a non parlare solo delle cose negative”. “Io evito di fare inviti ai giornali – ha concluso – ma sono sicuro che lo sforzo che stiamo facendo è una cosa che può giustificare un moderato ottimismo. Andrea Indini, Il Giornale, 29 dicembre 2011

.….E adesso che Monti per farsi coraggio ha imitato Berlusconi – più che citarlo – sostenendo che occorre ottimismo anche quando si è sulla forca, cosa diranno i Bersani, i Casini, i Di Pietro, e i tanti altri che quando Berlusconi invitava ad essere ottimisti minimo lo irridevano quando non lo ingiuriavano? E il più cretino dei politici italiani, quel Enrico Letta la cui somiglianza con E.T . è devastante cosa andràa dire la prossima volta che lo intervisteranno a proposito dell’ottimismo montiano. La verità è che issare Monti sul ponte di comando è stata una grande cazzata, la peggiore che, lo diciamo con grande rammarico e altrettanto imbarazzo, potesse contribuire a compiere il presidente Berlusconi. Se vuole fare una cosa sensata e saggia, visto che lo spread continua  a salire e Monti null’altro sa dire per spiegarlo che “è ingiustificato”, stacchi la spina e restituisca il prof. Monti al ruolo di “genero” della Germania che ove ancora qualcuno avesse dei dubbi è il peggior nemico dell’euro oltre che dell’Europa unita e quindi dell’Italia. E ci possiamo tenere in casa il genero del nemico? Fessi si, ma pazzi no. g.