Archivio per la categoria ‘Economia’

IL REDDITOMETRO DEL DOTTOR STRANAMORE, di Piero Ostellino

Pubblicato il 8 gennaio, 2013 in Economia, Politica | No Comments »

S e non servirà al Fisco per scovare redditi non denunciati, il nuovo redditometro pare, comunque, utile a far capire agli italiani da chi siamo amministrati e governati. Chi le paga ora sa che le sue tasse servono (anche) a mantenere una burocrazia che della propria funzione ha un’idea feudale. La democrazia liberale si sostanzia (anche) nella «società dei consumi». Ma la società che vuole chi governa è composta da famiglie che: vivono in case popolari; mangiano poco e male; comprano un capo d’abbigliamento ogni venti, trent’anni; viaggiano su un fac-simile della Trabant (l’auto dell’ex Germania comunista). Il redditometro, infatti, insegna che: a) la nostra burocrazia non è quella della «società dei consumi», ma è (ancora) quella del regime economicamente autarchico e politicamente autoritario sconfitto nel ‘45; b) il regime ideale di chi governa è una via di mezzo fra autoritarismo e totalitarismo. Sotto il profilo amministrativo, i burocrati che hanno pensato e redatto il redditometro offrono di sé ? spiace dirlo ? l’immagine di una di queste tre tipologie (se non di tutte e tre assieme): 1) sono dei «dottor Stranamore», paranoidi e mitomani; 2) sono ex poliziotti dell’Ovra (la polizia politica fascista) che non si sono accorti che «credono, ubbidiscono, combattono», come facevano sotto il Duce, ora contro la democrazia liberale e il benessere ; 3) sono ex funzionari della Stasi (la polizia politica della defunta Germania comunista), prestati a Monti, per riconoscenza, dalla signora Merkel, che non sapeva come impiegarli nella ricca Germania democratica. Leggere per credere. Nel redditometro sono finiti: le spese per mangiare, abitare, vestirsi, per le bollette di luce e gas, per il veterinario ? se si ha un animale domestico, anch’esso catalogato come simbolo di ricchezza ? per la riparazione degli elettrodomestici; per la biancheria ? l’italiano che paga le tasse dovrà cambiare le mutande solo una volta al mese per non incorrere nel sospetto di evasione? ? le pentole, le borse, il barbiere, il parrucchiere, i giornali e le riviste, l’abbonamento alla pay-tv, le piante e i fiori. Per la burocrazia e chi ci governa, l’italiano che legge fa evidentemente correre loro il rischio di comportarsi da cittadino, invece che da suddito…Le voci di spesa sono oltre cento; 55 le tipologie familiari. Il Fisco monitorerà le spese che dovrebbe sostenere una delle famiglie tipo. Non si tiene conto che quelle spese potrebbero essere pagate con i risparmi accumulati o dagli aiuti, nel caso dei figli, dei genitori. Spetta, inoltre, al contribuente provare di non essere un evasore. L’inversione dell’onere della prova ributta l’Italia ai primordi del Diritto. Che dire? La morale, culturale e politica, che se ne può trarre è semplice: con l’instaurazione dello Stato di polizia fiscale ? che, in realtà, indagando sugli stili delle persone, entra nelle loro vite ? l’Italia è scivolata nello Stato di polizia tipico dei totalitarismi del XX secolo. Ministro dell’Economia Vittorio Grilli, prima di firmare questa sconcezza, non sarebbe stato meglio pensarci su? Presidente del Consiglio Mario Monti, questa Italia pauperista e illiberale nella quale vuole farci vivere sarebbe il Paese che ha recuperato credibilità internazionale? Andiamo. Piero Ostellino, Il Corriere della Sera, 7 gennaio 2013

.……………..Questo articolo di Piero Ostellino, liberale al di sopra di ogni sospetto, è stato pubblicato dal Corriere della Sera e la sua lettura ha fatto andare in til il direttore della Agenzia delle Entrate, quel tal Beferqa che guadagna 650 mila eruo l’anno,l qualciodsa ccome 50 mila euro al mese più tredicesima, quanto non ne guadagnja neppure il presidnete degli Stati Uniti che si ferma ad “appena” 300 mila dollari, più o meno 250 mila euro all’anno. Ebbene i, signor Befera, con una lunga lettera oggi pubblicata dal Corriere, irride e deride con toni sarcastici e al limite dell’unsulto a Piero Ostellino a cui manca poco che dica che non capisce un c…o. Tanto che il direttore del Corriere che ha commentato la lettera di Befera, che si è lamentato per non essere stato paragonatgo alle SS naziste, con queste parole: Caro Befera, il Corriere e Ostellino rispettano il suo lavoro. Lei è stato difeso da questo giornale in più di una occasione. Le critiche, anche dure, in democrazia sono legittime. Se il tasso di suscettibilità che traspare dalla sua lunga lettera è misura della serenità e dell’equilibrio con cui l’Agenzia che autorevolmente presiede opera sul territorio e dialoga con i contribuenti, c’è di che preoccuparsi. (f. de b.). Se sinache il modertatissimo de Bortoli arriva a dirsi preoccupato della mancanza di serenità e di equilibrio del direttore Befera e dei suoi collaboratori, cosa debbono temere i semplici contribuenti italiani dalle diavolorie da stato di polizia inventate da Befera che, tra l’altro, è un controllore che non si sa da chi sia controllato. g.

L’IMU E’ INCOSTITUZIONALE: ECCO PERCHE’ E COME RIAVERLA

Pubblicato il 6 gennaio, 2013 in Economia, Politica | No Comments »

Roma L’Imu è incostituzionale. E i contribuenti potranno chiederne il rimborso al servizio tributi del proprio Comune.

L’idea shock è dell’ex ministro Giulio Tremonti, che nel corso della trasmissione In Onda, su La 7, condotta da Nicola Porro e Luca Telese, spiega: «L’Imu viola la Costituzione per la rivalutazione di colpo e di imperio delle rendite catastali a cui è incardinata, che peraltro non coincidono necessariamente con il valore degli immobili». Questo fa dell’imposta una sorta di «patrimoniale permanente», peraltro inflitta in un periodo di gravissima crisi. «Il debito di imposta – spiega Tremonti – resta negli anni invariato mentre i valori immobiliari precipitano, creando uno scollamento dai principi costituzionali di capacità contributiva e di eguaglianza tra i cittadini. Si crea di fatto una discriminazione tra chi, godendo di alti redditi, potrà conservare la proprietà dell’immobile e chi, non avendo redditi sufficienti per pagare l’Imu, sarà costretto a venderlo. In questo modo l’Imu va in direzione radicalmente opposta alla carta costituzionale: non favorisce l’accesso alla proprietà dell’abitazione e non tutela il risparmio», diventando addirittura un’«imposta contro il patrimonio. Disumana per le famiglie e suicida per l’economia, che resta bloccata».

Una ribellione? «No, una semplice valutazione di costituzionalità», minimizza Tremonti. Secondo cui l’Imu contravviene ad almeno tre articoli della Costituzione: il numero 3 (quello che celebra l’uguaglianza tra cittadini), il 47 (sia nella parte che «incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme» sia in quella che «favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione») e il 53 («tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva»). Il rimborso dell’Imu può essere richiesto da un cittadino singolo o in class action (i moduli sono scaricabili dal sito del movimento di Tremonti, www.listalavoroliberta.it, che durante la trasmissione è andato in tilt per l’enorme numero di accessi: oltre 10mila le richieste); se il Comune non risponde entro 90 giorni si può fare ricorso alla Commissione tributaria provinciale, che se ritiene ammissibile un ricorso può trasmettere gli atti alla Corte Costituzionale per costringere quest’ultima a esprimersi. «Basta che la Consulta dia ragione a un ricorrente per rendere il rimborso alla portata di tutti», dice Tremonti prefigurando uno scenario a suo modo rivoluzionario.

Naturalmente sullo sfondo c’è la figura di Mario Monti, sulla quale Tremonti va giù duro: «L’Imu era stata introdotta dal governo Berlusconi, ma a partire dal 2014, a invarianza di gettito, senza toccare la prima casa e senza rivalutazione della rendita catastale. Una cosa ben diversa dall’Imu di Monti. Il quale quando dice che l’Imu è un frutto malvagio ereditato dice il falso. E facendo della moralità la sua bandiera politica, ciò è immorale». Tremonti stuzzica Monti e la sua formazione-matrioska («sviti Monti ed esce Casini, lo sviti ed esce Fini, lo sviti ed esce Montezemolo…»), si bea della sua sovraesposizione mediatica («più va in tv meglio è per noi»), irride la sua credibilità internazionale («è apprezzato perché fa gli interessi degli altri Paesi») e fingendo un lapsus definisce la sua l’«agenda Merkel». Andrea Cuomo, 6 gennaio 2013

ECCO COME LA CRISI ITALIANA ARRICCHISCE LA GERMANIA

Pubblicato il 3 gennaio, 2013 in Economia, Politica | No Comments »

Quello che per alcuni è una crisi per altri è un boom. Basta accostare i dati economici provenienti dalla Germania con quelli, per esempio, della Spagna per scoprire due paesi che potrebbero essere tranquillamente su altri pianeti.

L’ufficio federale di statistica tedesco ha rilasciato oggi i dati sull’occupazione e si tratta di numeri in proporzione quasi cinesi: gli occupati sono 41,5 milioni, in aumento per il sesto anno consecutivo e con un incremento di oltre 400mila unità solo nell’ultimo anno. Dall’inizio della «serie» positiva i lavoratori sono cresciuti di 2,7 milioni e, simmetricamente, i disoccupati sono scesi al 5,3% della popolazione attiva.
Anche senza considerare la Grecia, l’altra faccia della medaglia europea è rappresentata dalla Spagna, dove ormai 5 milioni di persone non riescono a trovare un lavoro con un pauroso tasso di disoccupazione del 25%, in continua crescita. In questa forbice che si sta aprendo sempre più è evidente a tutti che l’Italia sta percorrendo la strada spagnola.

Ma qual è il «segreto» tedesco? La Germania ha inteso prima e meglio di tutti che il mercato unico Europeo, venduto all’europeriferia come un’opportunità per contrastare la Cina e le economie emergenti, sarebbe stato in realtà un ring, un’arena con una feroce competizione fra gli stati dell’eurozona senza difese, bilanciamenti e barriere. Le riforme del mercato del lavoro tedesche sono quindi state mirate alla compressione salariale in senso competitivo. In Germania non esiste salario minimo. Molti occupati tedeschi sono in realtà «minijob» a 400 euro al mese e anche i salari dei lavori normali sono stati contenuti con inflessibile rigore e anche con (orrore!) aumenti di spesa pubblica, totalmente fuori dalle regole di Maastricht, per finanziare sussidi di mobilità. Sotto ogni punto di vista i tedeschi hanno «barato», ma il risultato è sotto i nostri occhi: dato che in media l’area economica europea ha saldo commerciale in pareggio significa che se uno vince gli altri perdono. Dall’inizio dell’area Euro il surplus della bilancia dei pagamenti tedesca è stato di circa 1500 miliardi, una cifra spaventosa, pagata dai deficit dei perdenti «partner» europei che adesso vengono sfidati a seguirne l’esempio. Nessuno degli europeisti senza se e senza ma in campagna elettorale sembra però intenzionato a dire ai propri sostenitori la «bazzecola» del feroce taglio salariale che dovrà essere forzatamente imposto in un vano tentativo di rincorsa competitiva alla lepre germanica. Se ne accorgeranno.

E lo spread? Anche in questo caso si dimentica spesso che non è necessariamente un costo in più che dobbiamo pagare sul nostro debito ma che si tratta di una differenza fra i tassi decennali tedeschi e i nostri. Anche quando il nostro tasso rimane fermo ma cala quello tedesco si ha lo spread.
Ebbene, ieri la Germania ha collocato sul mercato titoli di Stato a tasso zero. Anche in questo caso i capitali che fuggono dalla «periferia» per affluire verso Berlino provocano questa stortura. La sfortuna degli uni fa la fortuna degli altri che possono finanziare un debito maggiore di quello italiano a tasso zero o addirittura negativo. Un’aberrazione sotto ogni punto di vista che darà un vantaggio ai conti tedeschi per molti anni a venire. Il World Economy Institute di Kiel ha stimato che la Germania ha guadagnato dall’inizio della crisi 70 miliardi di minori interessi da qui al 2022. Insomma, l’Europa come una lotteria: tutti pagano il biglietto ma vince solo uno (e non siamo noi). Il Giornale, 3 gennaio 2012

.……………Non ditelo a Monti altrimenti s’arrabbia. O monta in sella al cavallo bianco per dissertare su tutto, compreso i poveri che lui non sa neppure cosa siano. Se vuole saperlo vada al mercato, uno qualsiasi e si guardi attorno, guardi una qualsiasi persona che fa la spesa e magari si accorgerà che la sua appariscente frugalità messa in mostra a Venezia (pensione a tre stelle, ristorante turistico, etc.)  è solo spocchia di fronte alla vera miseria, quella dei pensionati a 400 euro al mese che compranon una lisca di pesce e chiedono una, dicasi una, carota per mescolarla alla lisca, spennati vivi dalle tasse di Monti, servo della Merkel. Parli allora di Europa e di Germania…. g.

ECCO GLI AUMENTI DELLE TARIFFE PER IL 2013: OGNI FAMIGLIA 1500 EURO IN PIU’ ALL’ANNO

Pubblicato il 2 gennaio, 2013 in Economia, Politica | No Comments »

Al di là delle tante sciocchezze che il tecino incompetente Monti va dicendo in giroi e anche questa mattina cimentandosi alla Radio,ecco il regalo di fine anno dei tecnici. Finita la sbornia dei festeggiamenti dell’ultimo dell’anno tocca fare i conti con la dura realtà del 2013.

Un anno di stangate. L’eredità che il governo Monti ci lascia è un tariffario pieno di aumenti. Dalla bolletta del gas al pedaggio delle autostrade, dall’acqua alle già salatissime multe, dal canone Rai all’Rc auto. Si salvi chi può. Una raffica di aumenti che ci costringerà a sborsare 1500 euro in più all’anno per ogni nucleo familiare. Ma la mazzata non è mica finita: a luglio l’Iva, come preannunciato, passerà dal 21 al 22%. Non solo. Debuttano altre tre tasse nuove di zecca. Scatta da subito l’Ivie, l’imposta che si paga sul valore degli immobili all’estero. A marzo arriva la Tobin Tax sulle transazioni finanziarie. Ma la tassa protagonista del 2013 sarà la Tares: nuova tariffa sui rifiuti che si preannuncia come un balzello di rilievo. Inizieremo a pagarla da aprile sulla grandezza degli immobili ma manderà in pensione la tecchia Tarsu e assorbirà la Tassa di Igiene Ambientale. Il risultato è da gunness dei primati. Pensavate di aver raggiunto il tetto massimo di pressione fiscale nel 2012? Vi sbagliavate. La pressione fiscale (stando alle stime del governo) salirà dal 44,7% dell’anno appena concluso al 45,3%. Record assoluto.

La bolletta del gas Il rincaro sarà dell’1,7%, pari a 22 euro all’anno.

Autostrade Aumenti medi del 2,91%, su rete Aspi del 3,47%.

Aeroporti Le tasse a carico dei passeggeri saliranno allo scalo di Fiumicino da 16 a 26,50 euro.

Rifiuti Arriva la Tares, che sostituirà Tarsu e Tia. Secondo i consumatori, si tratterà di un aggravio di 64 euro a famiglia (+25%).

Poste Più cari di 10 centesimi i francobolli per le lettere, e di 30 centesimi per le raccomandate. Il canone annuo del Bancoposta sale da 30,99 a 48 euro.

Rai Il canone passa da 112 a 113,5 euro.

Conti depositoi e buoni postali L’imposta di bollo passa dallo 0,10 allo 0,15%. Esenti buoni postali fruttiferi con rimborso inferiore a 5.000 euro e i fondi pensione.

Acqua La tariffa aumenta di 26 euro l’anno a famiglia.

Multe Più alte le contravvenzioni stradali. Lieviteranno del 5,9%. Ad esempio, il divieto di sosta passa da 39 a 41 euro, l’eccesso di velocità (fra i 10 e i 40 Km all’ora oltre il limite) da 159 a 168. Chi non mette la cintura potrà essere sanzionato con una multa che passa da 76 a 80 euro e se si parla al telefonino mentre si guida si rischia di dover pagare 161 euro (fino a ieri, 152).

Rc Auto Le polizze dovrebbero aumentare del 5%, ossia di 61 euro l’anno.

Grazie signor Monti!

LE DIECI FALSITA’ DEL DOCUMENTO MONTI SUL SITO DEL GOVERNO

Pubblicato il 2 gennaio, 2013 in Economia, Politica | No Comments »

Nell’analisi di un anno di governo, pubblicato sul sito di Palazzo Chigi, sono almeno dieci le cose che non vanno

Il documento presentato da Mario Monti sul sito di Palazzo Chigi, a consuntivo di un anno di governo dell’esecutivo tecnico guidato dal Professore, è una collezione di falsità e imprecisioni.

Il primo punto dolente dell’operazione è la sovrapposizione tra due personaggi incarnati nella stessa persona.

Il Monti candidato e il Monti premier collidono in un documento che non si limita a tracciare un consuntivo del 2012, elencando le vittorie – o presunte tali – dei tecnici, ma fa anche campagna elettorale, propagandando le misure che andrebbero prese in futuro.

Ecco  i dieci punti assolutamente non veritieri.

1. 13 mesi fa non c’era la liquidità necessaria per pagare cassa integrazione, pensioni, spesa sanitaria e servizi pubblici essenziali. Falso.

2. 13 mesi fa i piccoli risparmiatori che avevano investito in titoli dello Stato avrebbero rischiato di perdere gran parte del loro patrimonio. Falso: l’Italia ha sempre onorato il suo debito. Affermazioni tendenziose come queste minano la nostra credibilità.

3. Grazie al clima diverso che si respira intorno all’Italia la BCE è potuta intervenire per stabilizzare i mercati finanziari. Falso: il raffreddamento sui mercati è avvenuto grazie all’intervento della BCE (non viceversa) e comunque la banca centrale è indipendente dai singoli Stati e opera in prospettiva europea (non nazionale).

4. L’idea dello scudo antispread proposta dal presidente del Consiglio italiano il 28-29 giugno a Bruxelles si è rivelata una polpetta avvelenata e, se si pensa che abbia trovato attuazione nel Meccanismo Europeo di Stabilità, ricordiamoci che questo è bloccato per i veti posti dalla Germania.

5. “Il Governo si è sforzato di ancorare saldamente l’agenda delle riforme interne agli obiettivi europei, e al tempo stesso di essere un protagonista autorevole”. Vera la prima: totale aderenza dell’operato del governo italiano ai diktat degli altri paesi. Falsa la seconda: altro che protagonismo autorevole: siamo piaciuti ai tedeschi solo perché li abbiamo assecondati in tutto.

6. “Il miglioramento dello scenario economico italiano ha numerosi effetti concreti sulla vita delle famiglie e delle imprese italiane”. Sì: la recessione!

7. “L’obiettivo è di ridurre di un punto e progressivamente la pressione fiscale”. Peccato che in un anno sia aumentata di 3 punti.

8. I dati relativi alle entrate tributarie e alla lotta all’evasione sono perfettamente in linea con gli anni di governo Berlusconi. Niente di nuovo sotto il sole.

9. “L’azione di governo non è stata impostata solo sul rigore ma anche sulla crescita economica”. Ah si? Non se n’è accorto nessuno…

10. Un beau geste: il governo riconosce che i maggiori fondi destinati alla produttività del lavoro (2,1 miliardi contro l’iniziale 1,6) sono il risultato di emendamenti del Parlamento”. 2 gennaio 2013

LA RICETTA DI MONTI NON FUNZIONA, di Antonio Martino

Pubblicato il 30 dicembre, 2012 in Economia, Politica | No Comments »

Ho accennato su queste colonne al mio rapporto di amicizia con Mario Monti: ci conosciamo da molti anni, abbiamo più volte constatato la diversità di punti di vista tra noi e ne abbiamo parlato, ma ci consideriamo amici. L’amicizia non è venuta meno neanche quando il contrasto di opinioni è stato di pubblico dominio.Ricordo bene quando, lui, commissario europeo, ed io ci scontrammo sull’idea, che a me sembrava insensata, che l’Europa avesse bisogno di un’armonizzazione fiscale. Ritenevo allora e ne sono convinto ancora oggi che pretendere di fare indossare a tutti gli Stati membri un vestito della stessa taglia, malgrado le diversità loro proprie, fosse una grossa sciocchezza e sostenevo che la concorrenza fra diverse politiche fiscali seguite dai vari Stati fosse altamente desiderabile. Nonostante l’amicizia, come sanno i lettori di questo giornale, il governo Monti non ha mai avuto il mio voto. Ho assistito, non senza raccapriccio, alla prosecuzione ancora più drastica delle politiche economiche del triplo Monti, che era riuscito a portare l’economia italiana al ristagno prima, alla recessione poi. Le politiche montiane hanno trasformato la recessione in depressione: il calo del reddito è divenuto maggiore, la disoccupazione è aumentata, l’eccesso di prelievo fiscale ha impoverito le famiglie e sta uccidendo le nostre imprese a decine, il debito pubblico è aumentato, raggiungendo livelli senza precedenti, e non si sono fatte riforme ma solo manovre, pudicamente ribattezzate «spending review». Appare, pertanto, strabiliante l’affermazione recente del presidente del Consiglio convinto che: «Abbiamo salvato l’Italia dal disastro». A parte il plurale maiestatico e la totale mancanza di senso del ridicolo, l’affermazione è campata in aria fritta. Quale importante indicatore economico è migliorato da quando il mio amico Mario è a capo del governo? Come se non bastassero il fallimento delle politiche di «stabilità» (parola che Monti ama molto, dimentico che la perfetta stabilità è offerta dai cimiteri) e la puerile vanteria, Monti ha deciso di avventurarsi in politica, non senza avere sottolineato a quanti e ben più importanti incarichi questa decisione lo costringesse a rinunziare. Naturalmente, la sua idea è di non fare politica in prima persona – non potrebbe né vorrebbe farlo – ma per interposta persona, affidandosi a personaggi di grande credibilità personale, politica e morale, che possano raccogliere i voti di una «società civile» in crisi di astinenza di Monti a capo di un governo politico. Ho qualche dubbio sulle potenzialità di tale progetto: né il leader degli orfanelli di Amintore Fanfani, né quello dei nostalgici una volta del fascismo, ora non si sa bene di cosa, mi sembrano in grado di dare smalto all’aggregazione pro-montiana. È ben vero che di essa fanno parte anche Luca Cordero di Montezemolo e il ministro Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ma non mi sembrano tagliati per il ruolo di vincitori di consenso elettorale. In conclusione, temo che il destino riservi al mio amico Mario un futuro triste, simile a quello che è toccato a Padoa-Schioppa, Tremonti e simili. Il loro ruolo in politica ne ha irrimediabilmente lordato la reputazione e appannato gravemente il ricordo. Chiunque venga dopo il governo Monti avrà il compito non semplice di rimediare ai danni prodotti in questi mesi da persone dotate delle migliori intenzioni e delle peggiori nozioni, convinti che, spremendo il già tartassato contribuente, trasformando l’Italia in uno stato di polizia fiscale, cedendo la sovranità nazionale a un accordo internazionale pilotato e voluto dalla Germania, tutto sarebbe andato nel migliore dei modi, nel migliore dei mondi possibili. Per capire che le cose non stanno in questi termini non è necessario essere bocconiani, anche se forse non lo impedisce. Ne è prova la posizione di due eminenti bocconiani, i professori Giavazzi e Alesina che, andando all’assalto dell’Agenda Monti, sostengono che «C’è troppo Stato in quell’agenda» e che, quanto alle decantate riforme liberali, c’è «Troppo poco, troppo tardi». Se si tiene conto che Francesco Giavazzi è stato incaricato da Monti di rivedere i trasferimenti alle imprese, il che suggerisce che Monti lo stima, la critica diventa ancora più significativa, chissà se il presidente del Consiglio ne terrà conto. Personalmente ne dubito. Ma stia attento: agenda, come mutande, è un gerundio che serve a nascondere vergogne. Antonio Martino, economista, già Ministro degli Esteri.

CORRIERE DELLA SERA E SOLE 24 ORE SCARICANO MONTI: TROPPO DI SINISTRA E STATALISTA

Pubblicato il 27 dicembre, 2012 in Economia, Politica | No Comments »

'Corsera' e 'Sole' scaricano Monti: "Un'agenda troppo di sinistra e senza nulla per la crescita"

Il professor Monti? Troppo di sinistra. E per la crescita la sua agenda non propone nulla di concreto. Parole di un fiero oppositore come Silvio Berlusconi? Nemmeno per idea. L’atto d’accusa è stampato sulle prime pagine dei due quotidiani che più di tutti gli altri hanno sostenuto ed osannato il Professore, rispettivamente il Corriere della Sera (che lo accusa di eccessivo statalimo) e il Sole 24 Ore (dove viene tacciato di immobilismo).

Corsera: Troppo di sinistra – Procediamo con ordine. Iniziamo dal Corsera e dall’attacco – un vero e proprio paradosso – firmato da Alberto Alesina e Francesco Giavazzi (quest’ultimo chiamato nel 2012 proprio da Monti in veste di “esperto” per il moitoraggio della spending review). Il punto dei due editorialisti è chiaro: “Di ridurre lo spazio che occupa lo Stato non si parla abbastanza nel programma che Mario monti ha proposto agli italiani. Anzi – prosegue l’editoriale di Via Solferino -, finora il governo Monti si è mosso nella direzione opposta“. Monti, lo statalista. Come statalista e accentratrice è, per definizione, la sinistra. Alesina e Giavazzi riferiscono poi delle voci di un’ipotesi “di ingresso delle Ferrovie dello Stato” nella Cassa Depositi e Prestiti. Si tratterebbe di una “ri-nazionalizzazione. Invece bisognerebbe andare nella direzione opposta: privatizzare la Cassa depositi e prestiti, come i governi degli anni Novanta seppero fare con l’Iri”.

Il Sole: Solo slogan – L’accusa sul Sole 24 Ore è firmata da Luigi Zingales, “idologo” di Fermare il Declino di Oscar Giannino. La bocciatura dell’agenda Monti è netta: “A grandi linee le proposte sono assolutamente condivisibili”, ma “è priva di numeri e dettagli. Più che un programma economico di rilancio, è un manifesto politico”. Secondo Zingales, però, c’è una parte più deludente di tutte le altre: “E’ quella sulla crescita: non per i principi enunciati (altamente condivisibili) ma per l’assenza di proposte concrete”. Il Professore, da mesi, insiste sulla crescita e sulla necessità di continuare la sua “opera” di governo per realizzare gli obiettivi in tal senso, ma secondo il quotidiano di Confindustria questi obiettivi, semplicemente, non esistono. Per Zingales – che rinfaccia al Prof anche l’accenno alla patrimoniale e la porta sbarrata all’abbassamento della pressione fiscale – l’agenda “non sembra un programma di riforme per un rilancio dell’economia, ma un programma per la protezione dei diritti acquisiti di chi vive di spesa pubblica”. Dura la conclusione del commento di Zingales: “Se un’altra volta l’agenda liberale viene usata come foglia di fico per difendere gli interessi di pochi, a soffrirne non sarebbe solo l’economia del nostro Paese, ma la sua stessa democrazia”. 27 DICEMBRE 2012

.…..E’  bastato poco perchè Monti discendesse dal piedistallo senza neppure essere “salito in politica”. E’ bastato che due dei maggiori quotidiani italiani, l’uno voce della borghesia ombarda e l’altro voce della imprenditoria italiana aguzzassero gli occhi e vedessero che Monti oltre le tasse non ha nulla da inventare per provocae la crescita. Per di più hanno scopert0 quel che  a tanti era abbastanza chiaro da tempo e cioè che  Monti è uno statalista convinto, come tutti  i burocrati della sua specie, e quindi uno di sinistra che amabilmente vuol far credere libewrale e liberista. Ma per esserlo non può favorire anzi ingigantire la presenza dello Stato nella vita dei cittadini. Quyesto lo fanno solo i despota di sinsitra, e Monti è questo che  aspira ad essere. g.

PREZZI: NEL 2013 LE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI PRECVEDONO UNA NUOVA STANGATA DI 1500 EURO A FAMIGLIA. E SIAMO SOLO ALLE PREVISIONI….

Pubblicato il 27 dicembre, 2012 in Economia, Politica | No Comments »

Prezzi: consumatori, arriva stangata 2013, +1.500 euro Una stangata ”drammatica” da quasi 1.500 euro a famiglia. E’ quella in arrivo nel 2013, secondo le previsioni di Adusbef e Federconsumatori. Tra alimentari, biglietti dei treni, rc auto, bollette, bolli e servizi postali e bancari, pedaggi, tariffa rifiuti e ricadute dell’Imu gli aumenti saranno ”insostenibili”, pari a 1.490 euro.

Un vero e proprio balzo, stimano le associazioni dei consumatori, sara’ quello della tariffa rifiuti che aumentera’ da aprile dell’anno prossimo del 25%, pari a 64 euro in piu’ a famiglia. A salire saranno pero’ anche i prezzi degli alimentari (+5%, 299 euro in piu’ legati all’incremento dei prezzi internazionali delle derrate), l’assicurazione auto (+5%, 61 euro in piu’), le tariffe professionali e artigianali (114 euro in piu’), le tariffe aeroportuali (dopo il rinnovo dei contratti di programma di Sea a Milano e Adr a Roma) oltre alle bollette di luce e gas, anche se in modo piu’ contenuto rispetto al 2012, e dell’acqua, la cui tariffa sara’ presto aggiornata dall’Autorita’ per l’energia.

Piccolo rincaro infine (1,5 euro in piu’) anche per il canone Rai, a cui si aggiungono pero’ anche gli aumenti di bancoposta, francobolli e raccomandate. ”Pesanti ricadute su prezzi e tariffe deriveranno dall’Imu applicata sui settori produttivi a cui si aggiungera’ – sostengono Adusbef e Federconsumatori – anche il malaugurato aumento dell’Iva da luglio. Il risultato quindi, anche per l’anno alle porte, sara’ drammatico. La stangata prevista, infatti, sara’ di +1.490 euro a famiglia”. Si tratta, proseguono, di aumenti ”insostenibili che determineranno nuove e pesantissime ricadute sulle condizioni di vita delle famiglie (gia’ duramente provate) e sull’intera economia, che dovra’ continuare a fare i conti con una profonda e prolungata crisi dei consumi”.

Le parole d’ordine per risollevare le sorti dell’economia sono quindi, secondo le associazioni, ”ripresa della domanda di mercato, liberalizzazioni, investimenti per l’innovazione e lo sviluppo tecnologico e, soprattutto, per il lavoro che rimane il problema fondamentale del Paese. In assenza di un serio progetto che vada in questa direzione, la fuoriuscita dalla crisi si fara’ sempre piu’ lontana ed improbabile”, dichiarano i presidenti di Adusbef e Federconsumatori Elio Lannutti e Rosario Trefiletti. Fonte ANSA, 27 dicembre 2012

ARRIVA LA TARES , NUOVA TASSA SUI RIFIUTI, PIU’ COSTOSA DELL’ATTUALE TARSU. ECCO LE (BRUTTE) NOVITA’

Pubblicato il 24 dicembre, 2012 in Economia, Politica | No Comments »

Doveva essere la nuova imposta di gennaio ma era troppo vicina alla stangata dell’Imu e soprattutto sarebbe arrivata subito prima delle elezioni. Così – strategicamente, in vista di eventuali ricandidature – il governo ha rinviato ad aprile 2013 il debutto della nuova imposta comunale. Si chiama Tares e sostituirà la vecchia Tarsu (tassa sui rifiuti solidi urbani) già trasformata in molti comuni in Tia (tariffa di igiene ambientale). E’ stata introdotta, con decorrenza dal 2013, dalla manovra salva-Italia e non sarà una sostituzione indolore perché la nuova Tares peserà di più sulle tasche dei cittadini.

Come le imposte precedenti, anche la Tares prende come base imponibile la superficie degli immobili, un’unità di misura convenzionale per stabilire le “quantità e qualità medie ordinarie” di rifiuti prodotti. Il calcolo verrà fatto sull’80% della superficie catastale ma non da subito: non essendo ancora un dato disponibile per i comuni, all’inizio l’applicazione della Tares si baserà sulle superfici dichiarate ai fini Tarsu o Tia, in attesa che l’Agenzia del territorio trasferisca i dati catastali alle amministrazioni comunali.
Ma il maggior peso della Tares non è dovuto a questo, bensì ad altri due fattori:

si tratta di una “tariffa” e non di una tassa, cioè di un prelievo che copre per intero un costo dell’amministrazione e non solo di un contributo parziale com’è ad esempio l’attuale Tarsu (ma non la Tia, che è già una tariffa);
copre anche altri costi oltre allo smaltimento dei rifiuti.

“Tares” sta infatti per “tributo comunale sui rifiuti e sui servizi” e finanzia due tipi di spese comunali:

• la gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento, svolto in regime di privativa dai comuni;
• i cosiddetti “servizi indivisibili” (illuminazione pubblica, manutenzione strade ecc.) attualmente non compresi nella Tarsu né nella Tia.

La Tares si pagherà in 4 rate: gennaio (ma nel 2013 la prima rata slitta), aprile, luglio e dicembre. Le prime rate saranno ancora commisurate agli import di Tarsu o Tia nel 2012 ma entro dicembre i comuni decideranno i conguagli (in prossimità del saldo Imu…).

Il pagamento potrà essere effettuato con bollettino postale o tramite modello F24 (scaricalo qui) che permette anche di compensare la Tares con eventuali crediti fiscali, come succede attualmente per il pagamento dell’Imu. FONTE ANSA, 24 dicembre 2012

.………………Abbiamo cercato nellìAgenda Monti questa novità. Non c’è perchè è una nuova tassa  e nella sua Agenda il signor Monti, il tassator continuo, non ha bisogno di elencarla. Tanto è solo una tassa in più…………………

IMU: I 3 MILIARDI IN PIU’ INCASSATI SULLA PRIMA CASA DEGLI ITALIANI SPESI DA MONTI PER PAGARE IL FONDO SALVA STATI

Pubblicato il 17 dicembre, 2012 in Economia, Politica | No Comments »

Appuntamento in cassa per l’Imu. Il saldo della tassa sulla casa dovrebbe portare un gettito di circa 15 miliardi di euro, che sommati ai 9 pagati a giugno in acconto porterebbero l’incasso a 23-24 miliardi di euro, un po’ più rispetto ai 21 che erano stati stimati nel decreto “salva Italia”.

Ma che fine hanno fatto i soldi incassati dall’erario pubblico grazie all’imposta sulla prima casa? “Il buon Monti ha deciso di anticipare la seconda rata del Fondo Salva Stati, che l’Italia avrebbe dovuto pagare l’anno prossimo, a quest’anno – ha spiegato il senatore leghista Massimo Garavaglia – in questo modo si è trovata a dover sborsare 2,7 miliardi in più, cifra che ha potuto coprire grazie ai 3 miliardi incassati grazie all’Imu sulla prima casa”.

Sin dalle primissime battute i lumbard hanno preso le distanze dalla politica economica portata avanti dai tecnici. Lo stesso Silvio Berlusconi ha spiegato che la sfiducia del Pdl al premier Mario Monti sia dovuta all’eccessivo rigore applicato in questi tredici mesi di governo. In poco più di un anno i contribuenti italiani hanno dovuto far fronte a nuove tasse per oltre 40 miliardi di euro. E la pressione è schizzata, stando ai dati del Centro studi della Confindustria, al 53,9%. “Il risultato è stato che il prodotto interno lordo è calato di tre punti percentuali – ha spiegato Garavaglia ai microfoni di Porta a Porta – e, solo in Lombardia, almeno 3mila aziende hanno trasferito la sede in Lugano”. Tra tutte le tasse introdotte dall’esecutivo tecnico, l’Imu è sicuramente la più odiata perché va a colpire un bene essenziale come la casa. E, adesso, ci si trova a dover mettere nuovamente mano al portafoglio per far fronte all’ultima rata. Secondo la Confedilizia, per il saldo dell’imposta si arriverà in alcuni casi a pagare anche il doppio rispetto all’acconto .

Tanto che tre italiani su cinque sono ricorsi ai risparmi realizzati negli scorsi anni per pagare l’imposta sulla prima casa.

L’Imu grava pesantemente sulle tasche dei contribuenti: ciascuna famiglia italiana proprietaria di almeno un immobile dovrà versare in media 1.216 euro di tasse di proprietà nelle casse del fisco, a fronte dei 437 del 2011, con un aggravio di costi pari a 780 euro. Più in generale, si calcola un gettito complessivo di 23,4 miliardi. Chi per qualsiasi motivo non riuscisse a saldare l’Imu entro domani potrà comunque pagare la tassa sugli immobili nei giorni successivi con una mini-sanzione. Nonostante la pressione fiscale sia passata dal 48,6% al 53,9%, i conti dello Stato non sono certo migliorati. Anzi, settimana scorsa il debito pubblico ha sfondato la soglia psicologica dei 2mila miliardi. E ancora: nel giro di un anno il rapporto tra debito e pil è passato dal 120% al 128%. “Durante gli anni del pentapartito il rapporto tra debito e pil era aumentato di quattro punti percentuali – ha spiegato Garavaglia nello studio di Bruno Vespa – Monti è riuscito a fare ben peggio”. A pesare sui conti pubblici ha contribuito, sicuramente, gli impegni che il governo ha deciso di assumersi nei confronti dell’Unione europea. Oltre ad aver sottoscritto il “Meccanismo europeo di stabilità” (Esm), meglio conosciuto come “Fondo Salva Stati”, il governo italiano è corso in aiuto quei Paesi (come la Grecia, la Spagna e il Portogallo) che si trovavano sull’orlo del default. Un esborso che è venuto a costarci la bellezza di 46 miliardi di euro, la metà dei quali a fondo perduto. “È possibile che il governo può versare 46 miliardi di euro agli altri Stati dell’Ue – si è chiesto Garavaglia – e non riesce a prestarli alle nostre imprese?”. A differenza di tutti gli altri Paesi membri, il Professore ha infatti pensato bene di anticipare la seconda rata dell’Esm alleggerendo le casse dello Stato di altri 2,7 miliardi di euro. “Ecco dove sono andati a finire i 3 miliardi di euro raccolti con la tassa sulla prima casa”, ha concluso l’esponente del Carroccio. Il Giornale, 17 dicembre 2012

……………..Una prova di più del ruolo di servio delle Banche e della Germnaia di Monti. Sbaglia Berlusconi a chiedergli di capeggiare la federazione dei moderati italiani: chi capeggia i moderati non può essere nè un servo degli interessi altrui nè uno statalista che scioccamente crede dio poter risolvere i problemi mettendo tasse a go-gò, come ha fatto Monti in questo anno di potere assoluto esercitato senza alcuna legittimazione popolare. Sbaglia Berlusconi e se ne accorgberebbe il giorno delle votazioni. g.