Archivio per la categoria ‘Giustizia’

CASO RUBY: TUTTO COME PREVISTO, IL GIP RINVIA A GIUDIZIO BERLUSCONI OBBEDENDO AL DIKTAT DELLA PROCURA: ORA SI PREPARA IL BRACCIO DI FERRO TRA ACCUSA E DIFESA

Pubblicato il 15 febbraio, 2011 in Giustizia, Politica | No Comments »

Tutto secondo le previsioni: il giudice preliminare Cristina Di Censo accoglie in pieno la tesi della Procura di Milano e manda a giudizio Silvio Berlusconi per entrambi i reati che gli vengono contestati in relazione al Rubygate. E’ la prova che avevano visto giusto coloro che nella brusca accelerazione impressa la scorsa settimana ai ritmi dell’inchiesta avevano visto una Procura assai sicura delle proprie posizioni: Edmondo Bruti Liberati e il suo staff avevano scelto di andare allo scontro frontale con il Cavaliere perché erano assolutamente certi che le loro tesi sarebbero state fatte proprie anche dal giudice preliminare. Se questa certezza arrivasse da una nuova valutazione giuridica delle norme sul giudizio immediato o da nuove prove acquisite nel corso dell’indagine, questo si scoprirà solo nei prossimi giorni, quando le carte dell’accusa si scopriranno progressivamente.

Il giudizio immediato Lo scarno comunicato con cui il capo dei gip milanesi, Gabriella Manfrin, annuncia la decisione della Di Censo ha un significato preciso: il gip ha ritenuto che per entrambi i reati contestati al capo del governo ci fosse la “evidenza della prova” indicata dal codice come requisito per il giudizio immediato. Che fine abbiano fatto, in questo quadro, le indagini difensive prodotte nelle scorse settimane d Niccolò Ghedini e Pietro Longo, anche questo lo si capirà meglio strada facendo. Ma è tema, ormai, che riguarda il processo destinato ad iniziare il 6 aprile davanti alla quarta sezione penale. E’ in quel processo, davanti all’opinione pubblica, che la Procura si prepara a scaraventare la massa di atti raccolti, a fare sfilare le escort sul banco dei testimoni, a raccontare in diretta alle tv e ai giornali quanto – secondo i pm – avveniva nelle feste di Arcore. Ma sarà lì, nell’aula del processo, che anche i legali di Berlusconi potranno ora fare partire la più immediata delle battaglie, quella per far riconoscere l’incompetenza del tribunale milanese a giudicare entrambi i reati: perché, sostengono i legali, la presunta concussione è materia da tribunale dei ministri, e i rapporti con Ruby sono di competenza della Procura di Monza. Braccio di ferro fin da subito, insomma.

La Boccassini E nell’aula della quarta sezione i legali del premier ritroveranno Ilda Boccassini, con cui si sono scontrati a lungo all’epoca dei processi Sme e Lodo Mondadori. Per adesso, comunque, vince la linea della Procura. Che nei prossimi giorni si prepara a fare il bis, chiudendo le indagini anche a carico degli altri indagati – tra cui Lele Mora, Nicole Minetti e Emilio Fede – e preparare anche per loro la richiesta di rinvio a giudizio.

IL GOLPE PURITANO, l’editoriale di Mario Sechi

Pubblicato il 10 febbraio, 2011 in Giustizia, Politica | No Comments »

Silvio Berlusconi Una giornata terribile. Mi ricorda i tempi di Mani Pulite. Ne ho una viva immagine: le voci dalla procura, gli arresti preventivi, gli avvisi di garanzia a mezzo stampa, il disfacimento di un sistema e un futuro appeso al nulla. Il contesto è diverso, ma una forza, la magistratura, è rimasta uguale a se stessa: potentissima, intangibile, irresponsabile, amministrata da un Csm militarizzato.

Dall’altra parte c’è una politica debole, una destra spezzata, una sinistra codarda, un Parlamento senza schiena dritta, incapace di recuperare il primato della politica, sotto ricatto giudiziario. In questo scenario la procura di Milano ha sferrato l’attacco finale al suo nemico, all’uomo che diciassette anni fa impedì a un manipolo di magistrati di mettere il Paese in amministrazione controllata. Per questo Berlusconi va fatto fuori: ha evitato che i postcomunisti andassero al potere proprio quando piovevano le macerie del Muro di Berlino.

Siamo sempre al capitolo iniziale, quello del 1992: intercettazioni fuori controllo e messaggi sms pubblicati sui giornali come prova tonante del nulla scosciato o dello scollato gioco erotico. Un governo che cade per le mutande pazze. Eroica impresa della magistratura. Viviamo in un Paese che ha smarrito la ragion di Stato e il senso di pietas. Ma cadranno al suolo anche gli avvoltoi che sperano di cibarsi delle carogne.

Berlusconi ha commesso molti errori – li ho elencati tante volte sul nostro giornale – ma è l’unico che ha avuto il coraggio e la sincera sfrontatezza di mettere in campo il suo conflitto di interessi. Gli altri no, hanno preteso di continuare a fare le locuste senza mostrare i denti aguzzi. Per questo la caccia all’uomo, il caterpillar giudiziario scagliato contro la sua famiglia, l’uso spregiudicato del tritacarne mediatico, sono una tortura medievale.

I nuovi puritani isseranno la forca, avranno il golpe e piazzale Loreto. In preda a una pazza euforia otterranno un solo risultato: impiccheranno l’Italia. Mario Sechi, Il Tempo, 10 febbraio 2011

………….Noi non possiamo che essere lealmente accanto al presidente Berlusconi, proprio per le ragioni che espone Sechi in questo editoriale che non è un epitaffio, è, al contrario, un atto di grande sostegno e solidarietà a Berlusconi. Berlusconi, esponendosi alla delirante guerriglia giudiziaria, ci ha salvato nel 1994 dalla  conquista del potere da parte di chi, sconfitto dalla storia, appena 5 anni prima, si accingeva a conquistarlo,  grazie alla strategia giudiziaria ben esposta da Sechi. Per questo noi, inguaribilmente ed orgogliosamente anticomunisti, non possiamo non essere con Berlusconi. g.

IL PDL COMPATTO CON BERLUSCONI:”PM AVANGUARDIA RIVOLUZIONARIA”

Pubblicato il 9 febbraio, 2011 in Giustizia, Politica | No Comments »

Continua l’assalto giudiziario nei confronti di Silvio Berlusconi. I pm che indagano sul caso Ruby hanno inoltrato al gip la richiesta di giudizio immediato per il premier ritenendo “sussistere l’evidenza della prova”, come si legge in un comunicato firmato dal procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati. Ma poi lo stesso Bruti ammette: “Le telefonate del premier sono inconsistenti”. Come previsto è stata depositata la richiesta del processo immediato per concussione e prostituzione minorile da parte della procura di Milano. Davanti al tribunale meneghino stanno manifestando un centinaio di supporters del Pdl con cartelli con scritto: “Silvio resisti”.

“Sono dei processi farsa, accuse infondatissime”. E ancora: “Queste pratiche violano la legge, vanno contro il Parlamento, la procura di Milano non ha competenza territoriale nè funzionale. La concussione non c’è, è risibile, non esiste. Sono cose pretestuose, a me spiace che queste cose abbiano offeso la dignità del Paese e hanno portato fango all’Italia”, Silvio Berlusconi risponde a stretto giro di posta ai magistrati di Milano. I pm “hanno una finalità eversiva”, ha detto il Cavaliere. “È una vergogna, uno schifo”, dice il premier. “Alla fine nessuno pagherà, alla fine come al solito pagherà lo Stato. Farò una causa allo Stato visto che non c’è responsabilità dei giudici”, ha aggiunto il presidente del Consiglio. Le indagini dei giudici milanesi “hanno solo una finalità di disinformazione mediatica. Io non sono preoccupato per me, sono un ricco signore che può passare la sua vita a fare ospedali per i bambini del mondo…”, ha concluso Berlusconi.

“La procura di Milano appare ormai come una sorta di avanguardia politica rivoluzionaria, in sfregio al popolo sovrano e ai tanti magistrati che ogni giorno servono lo Stato senza clamori e spesso con grandi sacrifici. Essa agisce come un vero e proprio partito politico calibrando la tempistica delle sue iniziative in base al potenziale mediatico”. È quanto si legge nel documento finale approvato dall’Ufficio di presidenza del Pdl. Tra le ipotesi discusse c’è anche quella di un decreto sulle intercettazioni. “È il caso – si legge nel documento del Pdl – della richiesta di giudizio immediato in concomitanza con l’annunciato Consiglio dei ministri per il rilancio dell’economia, o alla dirompenza istituzionale, come il caso dell’invito a comparire notificato all’indomani di una sentenza della Corte Costituzionale che avrebbe potuto contribuire al ripristino di un equilibrio fra poteri dello Stato”.“L’ufficio di presidenza del Pdl esprime pieno sostegno al premier Berlusconi, vittima da 17 anni di una persecuzione che non ha precedenti nella storia dell’Occidente. Stabilisce inoltre di avviare tutte le iniziative politiche necessarie per difendere il diritto di tutti i cittadini a una giustizia giusta e di intraprendere tutte le opportune iniziative parlamentari per scongiurare un nuovo 1994 o, ancor peggio, che a determinare le sorti dell’Italia sia una sentenza giudiziaria e non il libero voto dei cittadini”. “Il venir meno dei contrappesi – prosegue il documento – nei rapporti tra poteri dello Stato, l’applicazione arbitraria di principi astratti come l’obbligatorietà dell’azione penale e l’affermarsi della giurisprudenza creativa rispetto alla stessa legge hanno infatti dilatato a dismisura la sacrosanta autonomia della magistratura trasformando di fatto l’ordine giudiziario da ordine autonomo in potere irresponsabile e privando i cittadini e la stessa democrazia di tutele rispetto a possibili azioni spregiudicate dal carattere eversivo”. Il Pdl condanna anche il “bombardamento mediatico” compiuto attraverso “la diffusione illegale, arbitraria e rateizzata di atti unilaterali e privi di qualsiasi rilevanza penale”. Una circostanza, prosegue il testo, “che mette a repentaglio il diritto dei cittadini alla riservatezza che nessuna facoltà di indagine e nessun diritto di cronaca, pur sacrosanti, potrà mai comprimere del tutto fino ad annullarlo”.

Bossi: “Si va verso la guerra totale” Una “guerra totale” dei magistrati nei confronti del Parlamento, che si è già espresso “a maggioranza assoluta” sul caso Ruby.. “Pare che i pm di Milano non rispondano più a niente e nessuno”. Il leader della Lega ricorda che “la Camera si è espressa a maggioranza assoluta sul caso Ruby”, ma la procura di Milano sta comunque procedendo, con la richiesta di rito immediati: “Andare avanti significare scegliere di andare alla guerra tutti contro tutti”.

CHIAMATELO GOLPE: LA PORCATA FINALE, di Alessandro Sallusti

Pubblicato il 9 febbraio, 2011 in Giustizia, Politica | No Comments »

Messaggini, tele­fonate, confi­denze: il gran­de fratello del­le procure, che ha punta­to il suo orecchio su chiunque avesse a che fa­re con Berlusconi, sforna nuovo materiale appeti­toso per guardoni. La cre­pa aperta dai pm di Mila­n­o sta diventando una vo­ragine e adesso si capisce perché la giustizia non funziona: buona parte dei magistrati italiani è da mesi impegnata a spia­re nella vita privata del premier e dei politici, spe­rando di trovare qualche cosa di piccante, se poi non è reato pazienza per­ché l’obiettivo è scredita­re, infangare. Ogni gior­no ha la sua novità, e le ul­time arrivano dalla Procu­ra di Napoli che non vuo­le rimanere indietro nel­l­a corsa all’ammazza Ber­lusconi. Migliaia di inter­cettazioni stanno per es­sere riversate nelle reda­zioni dei giornali, deliri di ragazze in alcuni casi anche probabilmente, o meglio evidentemente, in stato confusionale. Tutto questo è il segno che ormai siamo allo scontro finale. Tanto che la Procura di Milano ha deciso di forzare la mano al diritto e al buon senso chiedendo il processo im­mediato per Berlusconi non soltanto per l’ipotesi di concussione (la telefo­nata in questura sul caso Ruby) ma anche per lo sfruttamento della prosti­tuzione minorile (caso Ruby). Si dà il caso che il rito immediato si usi quando le prove sono schiaccianti, talmente evidenti da saltare la fase istruttoria del processo. Come si fa a ritenere «cer­ti » due reati nei quali le presunte vittime (il fun­zionario della questura e la ragazza) negano di es­sere tali? Non è questo sufficiente a dimostrare quanto meno un dubbio sulla fondatezza dell’ac­cusa? Lo sarebbe per qualsiasi caso, non lo è se di mezzo c’è Silvio Berlu­sconi. Per il premier la legge non si applica, si interpre­ta, e guarda caso sempre a favore dell’accusa. Co­sì, decaduto il legittimo impedimento, a marzo ri­prenderà anche il proces­so Mills (presunta corru­zione) nonostante la pras­si voglia che s­e il presiden­te della corte viene trasfe­rito ( come nel caso in que­stione) il dibattimento debba riprendere dall’ini­zio. Se la situazione non fos­se tragica, perché in gio­co ci sono le elementari li­bertà personali, il mo­mento si potrebbe defini­re comico. Ieri l’opposi­zione ha chiesto di poter ascoltare in Parlamento la giovane Ruby (forse vo­gliono sapere dettagli sui suoi gusti sessuali), e il sindacato delle prostitu­te ha annunciato che scenderà in piazza dome­nica c­ontro la strumenta­lizzazione che la politica sta facendo della profes­sione. Insomma è tutto un bordello, per di più ge­stito e orchestrato da una manica di moralisti pub­blici dalla dubbia morali­tà privata. Contro i quali Giuliano Ferrara, diretto­re del Foglio, ha chiama­to a raccolta per sabato a Milano il popolo degli uo­mini liberi. L’appunta­mento è al teatro Dal Ver­me al motto di: «In mutan­de ma vivi ». Noi non man­cheremo. Alessandro Sallusti, Il Giornale, 9 febbraio 2011

..….Mentre migliaia di processi restano al palo con imputati e parti civili che attendono da anni e per anni di avere giustizia, mentre il Paese è attraversato da migliaia di criminali e delinquenti di ogni genre, mentre la Lombardia è invasa dalla camorra (lo dice Saviano, il papa esterno che si vorrebbe mettere a capo del centrosinistra che capi non ne ha…), la Procura di Milano trova il tempo di mettere su 782 pagine per chiedere il processo immediato a carico di Berlusconi accusato di concussione e abuso di prostituzione minorile. E’ una evidente forzatura che è stata spiegata dal procuratore capo di Milano ( lo stesso che aveva definito l’affido della famosa Ruby alla consigliere regionale Minetti come avvenuto nel rispetto delle procedure per cui va da sè che se le procedure sono state rispettate e non forzate non vi può essere a monte alcun reato, tanto meno la concussione,visto che peraltro non v’è il concusso….) con azzardati sofismi e richiami filosofici francamente fuori logica. La verità è che la Procura di Milano, una specie di stato nello stato, sfiancata dalle innumerevoli assoluzioni di Berlusconi in tutti i processi che sin qui gli  sono stati intentati e che sono arrivati a conclusione (26 su 29),  si è aggrappata ad un episodio che di per sè appartiene ai comportamenti di chiunque si trovi a dirigere anche solo un condominio. Ci riferiamo alla presunta concussione che come è noto si sarebbe consumata con una telefonata di Berlusconi al capo della Mobile di Milano, telefonata che di per sè non significa alcunchè. Per quanto riguarda la prostituzione minorile  è tutta da provare visto che l’interessata, cioè la vittima, cioè la parte lesa o  parte civile che dir si voglia, testimonia di non essere mai stata toccata da Berlusconi e che l’essere stata a casa del premier non è di per sè prova di nulla. Ma si sa. La Procura di Milano, come Giolitti, le leggi per i nemici, specie se il nemico si chiama Berlusconi, puittosto che applicarle, prima le interpreta – a modo suo – e poi le applica. E’ vero, siamo alla porcata finale o, se si vuole, allo scontro finale tra il diritto – manipolato – e la ragione, tra una magistratura che ebbra del potere conseguito con la stagione di tangentopoli e forte di una immunità che deriva da una autonomia che tracima nello strapotere e la politica che già nel 1993 si rese succube della magistratura abolendo l’art. 68 della Costituzione che i Padri Costituenti avevano voluto per metterla  al riparo dalle incursioni indebite della magistratura politicizzata, e non si sa chi la vincerà. Se la politica, quindi il popolo che attraverso il voto la determina o un gruppo di autoreferenziati dipendenti dello Stato, che vorrebbero far prevalere  alla volontà del popolo, la loro. Se dovesse prevalere il secondo, la colpa, anzi la responsabilità ricadrebbe, ci spiace dirlo, proprio su Berlusconi il quale, sceso in politica per cambiare le regole che avevano consentito lo sfracello della prima repubblica e la fine dei partiti democratici e liberali  che avevano  governato l’Italia nel secondo dopoguerra  guidandola verso la rinascita e il benessere, la prima ed essenziale cosa che avrebbe dovuto fare, cioè la Riforma della giustizia,  non l’ha fatta. Certo, ci sono le responsabilità dei Casini e dei Fini,  per citare i più noti, tra l’altro beneficiari oggi di una manifesta benevolenza da parte degli stessi che inseguono Berlusconi come fosse il peggior mafioso della storia del mondo, ma resta indiscussa la responsabilità di Berlusconi che a sua volta si è lasciato imporre la lgica del rinvio.  Se, come pure fortemente ci auguriamo, personalmente convinti della sua  innocenza penale (quella morale lasciamola nelle sedi più consone) Berlusconi riuscirà a sfuggire alla tagliola di certi procuratori, usando tutte le armi legittime che può,  la prima cosa che deve fare, senza alcun indugio, e senza remore di sorta, e senza lasciarsi intimorire dai belati leonini di certi portavoce, è varare la Riforma della Giustizia che comprenda anche e sopratutto la responsabilità civile dei giudici, unici,  nel nostro Paese, a non rispondere mai dei danni che procurano. g.

ANCHE OCCUPARE UNA SCUOLA PER I PM POLITICIZZATI NON E’ REATO

Pubblicato il 8 febbraio, 2011 in Cronaca, Giustizia | No Comments »

Agli studenti del liceo artistico Caravaggio che nel novembre scorso occuparono la scuola la giustizia mostra la sua faccia meno scontata: quella che sa capire e giustificare, adilà delle asprezze del codice, anche le ragioni degli inquisiti. Denunciati dalla loro preside per avere invaso i locali della scuola e avervi pernottato senza autorizzazione, i quaranta liceali vedono riconoscere la loro innocenza da due pubblici ministeri noti per la loro severità come Grazia Pradella e Ferdinando Pomarici, che chiedono l’archiviazione dell’indagine. Secondo la Procura, mancano i requisiti «soggettivi e oggettivi» del reato contestato ai ragazzi del Caravaggio, ovvero l’occupazione abusiva di edificio pubblico.

Fuori dal gergo giuridico, la decisione della Procura si basa su due elementi. Il primo è un dato di fatto: essendo durata una sola notte (la mattina arrivò la Celere e mandò tutti quanti a prendere un tè caldo) l’occupazione non ha interrotto le lezioni del liceo di via Prinetti, e non ha causato danni alla struttura nè agli arredi. Il secondo elemento è meno scontato, ed è una valutazione che riconosce la liceità del comportamento degli occupanti alla luce di alcune delle sentenze degli anni Settanta, quando manifestazioni di questo genere erano assai frequenti. Secondo tali sentenze (confermate anche dalla Cassazione), gli studenti non sono semplici «utenti» della scuola ma suoi protagonisti: la scuola, insomma, appartiene anche a loro. E se decidono di pernottarvi per rivendicare i loro diritti non invadono un bene altrui.

La decisione della Procura, che ora dovrà passare al vaglio del giudice preliminare, sconfessa la linea dura seguita da Ada Mora, preside del Caravaggio, e dagli altri presidi di scuole medie superiori che nello scorso autunno decisero il pugno di ferro nei confronti degli occupanti. Al Caravaggio le prime denunce erano partite già all’inizio di novembre, quando la Mora aveva indicato ai poliziotti del commissariato di zona i nomi di tre studenti responsabili dell’occupazione del liceo. Dopo la metà del mese, in contemporanea con altre scuole milanesi, gli allievi del Caravaggio avevano deciso una nuova occupazione. A quel punto la preside non ci aveva pensato due volte e aveva chiamato la Celere. La mattina di buon’ora una ventina di studenti erano stati svegliati, identificati e sgomberati dalla polizia. Per tutti era scattata la denuncia, e nei giorni successivi l’elenco degli inquisiti si era arricchito di altri venti nomi. Fonte: Il Giornale, 8 febbraio 2011

A MONZA LIBERATI I GUERRIGLIERI ANTIBERLUSCONI

Pubblicato il 7 febbraio, 2011 in Giustizia, Politica | No Comments »

L’esultanza dei rivoltosi dopo la sentenza beffa di Monza

Ha rumore di pernacchia la decisione del giudice di Monza che ha prontamente liberato i due guerriglieri che ieri hanno aggredito le forze dell’ordine nei pressi della casa privata del premier. Non suoni vilipendio ma quella pernacchia sembra avere un preciso indirizzo: il Quirinale. Era stato il Capo dello Stato ha stigmatizzare con forza, anzi con inusitata e più che giustificata veemenza la guerriglia contro la abitazione privata del premier ed era sato il ministro dell’interno, Maroni, ad auspicare una ferma e dura condanna nei confronti dei facinorosi che tracimano la lotta politica nella guerriglia urbana. Il Capo dello Stato e il Ministro dell’Interno sono serviti. Il giudice di Monza ha stabilito che i due non debbano rimanere in galera perchè il loro comportamento durante i disordini “non è stato connotato da pariticolare gravità“. Chissà perchè allora la polizia che ha dovuto respingere l’assalto in assetto antiguerriglia li ha arestati. Poverini, i due mangiavano un panino o bevevano una coca e quindi non erano particolarmente violenti. E quindi…e quindi va da sè che la polizia ha compiuto un abuso, ha arrestato due poveri figli di mamma che stavano lì ad Arcore per i fatti loro. La verità è quella che a tutti balza agli occhi: contro Berlusconi tutto si può e chi tenta di  assaltare la sua residenza privata, pochi facinorosi eccitati dalle violenza verbali che maneggioni di professione gli scagliano addosso dalla mattina alla sera, la fanno franca grazie ad una Magistratura che è tutta intenta a spiare come fanno i guardoni  cosa fa Belrlusconi in casa sua dal buco della serratura e non si accorge di quel che accade alla luce del sole e sotto gli occhi di tutti. Può ancora qualcuno dubitare del fatto che la legge è uguale per tutti meno che per Berlusconi? g.

P.S- Ci auguriamo di non dover leggere dichiarazioni ipocrite e false da parte di soliti Fini e Casini come quelle che abbiamo letto stamani di condanna della guerriglia. Se dichiarazioni debbono fare siano di condanna per la decisione della Magistratura che ha mandato liberi gli aggressori, fornendo una specie di passaporto “morale” ai futuri aggressori del premier a casa sua. Ma anche questa suonerbebe falsa e ipocrita. Ce le risparmino! g.

PM COLPEVOLI PERCHE’ NON INCASTRANO BERLUSCONI

Pubblicato il 6 febbraio, 2011 in Costume, Giustizia, Il territorio, Politica | No Comments »

L’intervista di Emiliano, sindaco di Bari, alle Invasioni Barbariche commentata sul filo dell’ironia e del sarcasmo da Filippo FACCI sulle pegine di LIBERO.

L’ex magistrato Michele Emiliano è il sindaco di Bari e viene descritto come un uomo savio e addirittura filo-berlusconiano, uno che peraltro tende a rifuggire le interviste. Diciamo pure che possiamo smentire tutto quanto, vista l’intervista che ha rilasciato venerdì sera alle Invasioni Barbariche di Daria Bignardi, su La7. È durata venti minuti, ma a noi interessa soltanto un passaggio. Vediamolo. A un certo punto la conduttrice gli chiede se la magistratura in Italia non abbia qualche colpa, ed eventualmente, accennando a Berlusconi, di fare un’autocritica togata. Ecco la sua risposta testuale: «Credo che tutti i magistrati che fanno molti processi e non arrivano a una condanna vera, alla fine, rischiano di consumare il potere che devono amministrare, nel senso che la reiterazione impotente dell’azione penale nei confronti di Berlusconi ora viene utilizzata da Berlusconi come un’arma contro la magistratura stessa».


L’USCITA DELL’EX PM

E fin qui potrebbe non fare una piega. Ha detto che la magistratura, se indaga per 17 anni su un singolo cittadino e alla fine non cava un ragno dal buco, finisce per delegittimarsi da sola e per offrire ottimi pretesti alle reazioni di questo cittadino. Oddio, nel fatto che Berlusconi  «utilizzi» gli errori della magistratura «come un’arma» il sindaco Emiliano tradisce quasi un fastidio, come se la reazione pubblica di un uomo pubblico fosse un’opzione che si potrebbe anche non esercitare, standosene buoni per 17 anni ad aspettare che le toghe di tutto un Paese finiscano di fare i loro comodi. Ma non sottilizziamo. Prosegue Emiliano: «Ricordo i tempi in cui questo accadeva per la mafia; noi facevamo i processi [...] e poi c’era sempre qualcuno, qualche avvocato, qualche politico che riusciva a infilarsi in meccanismi che portavano a drammi. Ieri abbiamo intestato una strada a Bari ad Antonino Scopelliti, il procuratore generale che doveva reggere l’accusa in Cassazione contro per il maxiprocesso di Palermo: quest’uomo fu ucciso perché in quella sezione della Cassazione ne succedevano di tutti i colori». Ecco, qui il ragionamento comincia a farne parecchie, di pieghe. Emiliano, per farsi capire meglio, paragona Berlusconi alla mafia: perché pure con la mafia  si tentarono processi che poi non arrivarono in fondo. Cioè: Berlusconi non è un cittadino innocente sino a prova contraria, peraltro incensurato a dispetto di un numero impressionante di procedimenti: è un colpevole non ancora scoperto, e comunque è sicuramente un male, tipo Cosa Nostra, di cui è difettata la cura. Mentalità molto interessante, quella di Emiliano, considerata la sua precedente professione.  Dopodiché il sindaco di Bari passa a fare l’esempio del magistrato Antonino Scopelliti che fu trucidato con un calibro 12 caricato a pallettoni, fa cioè una presuntissima analogia con ciò che per 17 anni è sempre riuscito a scongiurare le condanne di Berlusconi, tipo, chessò, il suo diritto di difesa. Ma vediamo la conclusione di Emiliano: «Quindi», dice, «se una critica io ho da fare alla magistratura, è quella di non essere stata sempre compatta – in passato per i magistrati per bene è stata dura, durissima – e soprattutto di non avere considerato che, nel reiterare qualche volta anche in maniera a volte un po’ troppo isterica le azioni penali nei confronti di Berlusconi, in definitiva finivano per favorirlo.

LA VECCHIA REGOLA

Questa è una vecchissima regola: quando fai un processo a qualcuno devi essere in grado di arrivare alla fine, sennò il tuo avversario esce rafforzato dal tuo fallimento».  Cioè: il problema è che la magistratura anti-berlusconiana – che è per bene – non è stata sufficientemente unita e compatta, non che ciascuno degli innumerevoli procedimenti a carico del Cavaliere – peraltro concentrati, spesso, in procure che erano sempre le stesse e che erano compattissime – evidentemente non stavano in piedi. Il problema insomma è che Berlusconi ha resistito, lo hanno lasciato respirare e riprendersi, non che talvolta potesse aver ragione. È come per un muro che non si è riusciti a sfondare, perché le forze non erano concentrate, concordi: ecco, Berlusconi era quel muro, se non lo butti giù rischi solo che qualche mattone ti precipiti sul cranio. Servono commenti? No, resta solo un dilemma: se sia più disperante che un uomo come Michele Emiliano sia diventato un politico o se sia più rinfrancante che non sia più un magistrato. Filippo Facci, Libero, 6 febbraio 2011

……………..Forse sarebbe stato meglio che non avesse fatto nè l’uno nè l’altro.

LA CASA DI TULLIANI:BAGARRE ALLA CAMERA

Pubblicato il 4 febbraio, 2011 in Cronaca, Giustizia, Politica | No Comments »

Sulla vicenda Montecarlo «deve essere più preoccupato Frattini di Fini». Era chiaro che sarebbe finita così: per Italo Bocchino, per Futuro e Libertà, tutto ciò che dovrebbe restare dello scandalo della casa di boulevard Princesse Charlotte ereditata da An e finita nelle mani del cognato di Gianfranco Fini, Giancarlo Tulliani, non sono le responsabilità giuridiche o quanto meno politiche del presidente della Camera, ma quelle del ministro degli Esteri che ha cercato di far luce sulla vicenda. Un rovesciamento acrobatico della realtà che Bocchino – oplà – ha esibito in un’intervista a Repubblica, assieme a un tono vagamente minaccioso: «I documenti di Santa Lucia sulla casa di Montecarlo Frattini li ha ottenuti in maniera non ufficiale, usando degli intermediari che sveleremo al momento opportuno». L’argomento ieri ha tenuto banco in una seduta calda alla Camera, dove i futuristi hanno presentato un’interpellanza e il Pdl ha replicato con una contro-interpellanza per difendere Frattini da «attacchi politicamente inaccettabili».
Il clou della seduta è stata la risposta dello stesso Frattini, che sulla vicenda è indagato. Il ministro ha ricordato che fu Carmelo Briguglio di Fli a «chiamare in causa esplicitamente e formalmente» la Farnesina nella vicenda, chiedendo «chiarimenti» sulle carte prodotte dal governo di Santa Lucia e ha spiegato di essersi mosso con il governo caraibico «per fugare, anche sul fronte internazionale, ogni dubbio suscitato da false ricostruzioni sulla manipolazione del documento». Frattini ha ricordato che a New York, in occasione dell’assemblea generale dell’Onu, preavvertì il primo ministro di Santa Lucia che avrebbe scritto «per chiedere la conferma dell’autenticità del documento contestato». Risposta giunta il 28 dicembre a confermare «l’autenticità del documento». Frattini ha confermato di «aver inviato la lettera e la documentazione alla procura» come atto «di corretta collaborazione tra istituzione e non come notizia di reato». Frattini in aula ha anche parlato del caso Ruby, rivelando che «come confermato dai servizi di sicurezza e dalla rete diplomatica, non vi sono ipotesi circa una presunta ricattabilità del premier Berlusconi, né notizie di tentativi di forme di pressione da parte di potenze straniere o di organizzazioni criminali».
Tornando al caso Montecarlo, le parole di Frattini secondo Bocchino valgono come auto-accusa: «Frattini si è detto reo confesso, come complice di un’azione di dossieraggio». Sarcastica la replica di Daniele Capezzone, portavoce del Pdl: «L’insuccesso vi ha dato alla testa, cari signori di Fli…»
……………..L’on. Bocchino, bombardiere politico di Fini, continua a non perdere occasione per rivolgere insulti e minacce agli uomini del PDL. E di certo ha ragione Capezzone quando osserva, giustamente sarfcastico, che quella dfi Bocchino e compagni è evidentemente la conseguenza dei tanti insuccessi che hanno collezionato negli ultimi mesi nella guerra santa contro Berlusconi. Anche questa contro Frattini alla fine risulterà una pistola scarica, specie dopo che Frattini ha ricordato all’immemore Bocchino, che fu l’altro pasaradan finiano, Briguglio a sollecitare il Minstero degli Esteri a fare chiarezza sulla lettera del paese caraibico. Ebbene, ora che luce è stata fatta, che vogliono i finiani e lo stesso Fini che li manda avanti come facevano gli ufficiali con i fanti che uscivano dalle trincee sotto il fuco nemico….A proposito di Fini, ultimamente si sofferma sempre più spesso sui giovani e sui doveri che lo Stato ha nei loro confronti e l’obbligo di assicurare loro un avvenire. Ovviamente, come tanti, Fini si limita a fare diagnosi ma mai che indichi una terapia o una soluzione al problema che esiste e che è destinato ad aggravarsi se chi siede in Parlamento, e come lui sullo scranno più alto, passa il tempo ad ordine congiure e assalti al governo che dovendosi difendere talvolta si distrae dagli affari urgenti per non soccombere dinanzi ai guardoni di stato.  Eppure proprio Fini dovrebbe conoscere le soluzioni, visto che in famiglia cìè un baldo giovane che pare abbia risolto il problema della soppravvivenza. Ci riferiamo al giovane cognato, il noto Giancarlo, che vive a Montecarlo, gira in Ferrari, siede nei ristoranti esclusivi di Montecarlo. Per fare tutto ciò deve disporre di un sostanzioso reddito. Ci piacerebbe sapere da dove attinge e a quanto ammonta tale reddito, considerato che per vivere a Montecarlo non basta lo stipendio da impiegato o similari. E poichè è assai difficile che le domande si rivolgere al cognato che da mesi è irreperibnile, basterebbe che a rispondere sia lo stesso Fini che di certo, vivendo in casa dei genitori del cognato, qualche cosa dovrebbe pur saperla. E se non lo sa, evidentemente si conferma, come per la casa di Montecarlo, che Tulliani cntinui  aprednerlo per il naso. Poco edificante per chi tutti i giorni sale in cattedra e vorrebbe dare lezioni di via, di stile, di morale, di legalità e per di più si candida alla guida del Paese, magari “dove il Paese vorrà“. Ecco, il Paese non lo vuole da nessuna perte, al più a fare il cognato del cognato. g.

LA CAMERA CONFERMA: NO AI GIUDICI

Pubblicato il 3 febbraio, 2011 in Giustizia, Politica | No Comments »

L’aula ha approvato il parere della giunta per le autorizzazioni di Montecitorio che proponeva di restituire gli atti con cui la procura di Milano aveva chiesto di poter perquisire l’ufficio di Giuseppe Spinelli, amministratore privato del premier. Gli atti tornano a Milano: schiaffo ai giudici. Pdl e Lega compatti: 315 sì, 298 no. E Fli perde un altro pezzo: si astiene Barbareschi. Che poi giura: “E’ un errore”

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Uno smacco ai pm. Un boato di applausi e di grida di giubilo che si leva dai banchi della maggioranza di governo accoglie la decisione dell’aula di Montecitorio di rinviare alla procura di Milano gli atti sul caso Ruby che ha coinvolto il premier Silvio Berlusconi. Fallisce il tentativo di spallata al governo. E all’opposizione non rimane altro che la delusione e il disappunto.Mentre si va sgonfiando l’inchiesta sul caso Ruby, la maggioranza risponde compatta. L’aula della Camera ha approvato il parere della giunta per le autorizzazioni di Montecitorio che voleva la restituzione degli atti con cui la procura di Milano ha chiesto di poter perquisire l’ufficio di Giuseppe Spinelli, amministratore privato di Silvio Berlusconi, nell’ambito dell’inchiesta sul caso Ruby. Hanno votato a favore 315 deputati, i no sono stati 298. Un solo astenuto: si tratta di Luca Barbareschi del Fli, il quale però ha poi chiarito che si è “trattato di un problema di contatto elettrico nel pulsante di voto” e che lui ha votato con il partito di Fini.

“Ogni volta che provano a dare una spallata sbattono al muro e si fanno pure male”, dice il ministro della Difesa e coordinatore del Pdl Ignazio La Russa. Che poi aggiunge: “Eravamo 316 (315 più Berlusconi assente, ndr) più un astenuto, Luca Barbareschi che continua ad astenersi perché io non lo voglio”. «Sia chiaro che io ho votato con Fli, è agli atti, basta guardare i resoconti stenografici». Luca Barbareschi ci tiene a chiarire alla agenzie che «il problema della sua apparente astensione è dovuto solo a un contatto elettrico nel pulsante di voto». E quindi, «mi raccomando – dice – andate a guardarvi lo stenografico». Il ’giallò di Barbareschi e del suo tormentato rapporto con Futuro e libertà insomma, almeno per stasera, è chiuso.

I numeri in aula alla Camera con il sì alla richiesta della giunta di rinvio degli atti alla procura di Milano nell’ambito dell’inchiesta Ruby “sono buoni”, dunque per ora il governo “va avanti”. Ha commentato così il leader della Lega e ministro delle Riforme, Umberto Bossi, interpellato al termine della seduta di Montecitorio.

Intanto l’inchiesta si sta sgonfiando. Le prove che avrebbero dovuto far cadere il governo non ci sono. Il procuratore milanese Edmondo Bruti Liberati smentisce le voci sull’esistenza di nuove fotografie hard sulle cene ad Arcore. L’indagine sembra, infatti, impantanarsi in una fase difficile. La soluzione verrà trovata solo all’inizio di settimana prossima, ma si fa sempre più difficile il rinvio a giudizio immediato.

L’ARTICOLO DEL GIORNALE SULLA PM BOCCASSINI: ANCHE IL CONSIGLEIRE DEL CSM BRIGANDI’ DENUNCIA PERQUISIZIONI CORPORALI.

Pubblicato il 3 febbraio, 2011 in Costume, Cronaca, Giustizia | No Comments »

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Perquisita la notte scorsa anche le abitazioni di Matteo Brigandì, consigliere laico del Csm, sospettato di aver passato a Anna Maria Greco i documenti riservati su Ilda Boccassini. Gli inquirenti sono in attesa di ottenere la documentazione sui possibili contatti telefonici o via computer con ilGiornale. All’ex parlamentare della Lega, intanto, è stato sequestrato il computer, ma questa mattina i carabinieri “sono tornati a casa mia a Torino e hanno fatto anche una perquisizione corporale”. Brigandì ha ricevuto anche un avviso di garanzia, ma si è detto tranquillo: “Non ho nulla da cui difendermi perchè non sono imputato, ma indagato”. Il consigliere non ha risposto alle domande su sue eventuali dimissioni.

La vicepresidente del gruppo Pdl alla Camera, Jole Santelli, ha intanto commentato: “Ancora una perquisizione a Matteo Brigandì? Quanto zelo da parte dei pm! Vorrei che qualcuno ricordasse che mai sia avvenuta in italia un’indagine così pervasiva ed aggressiva per una fuga di notizie. La morale da trarre è chiara: le notizie che possono uscire sono solo quelle che le procure gradiscono, i giornalisti e i giornali che possono scrivere solo quelli di complemento all’opposizione ed alla magistraturA.

Intanto, la giornalista del Giornale Annamaria GRECO in polemica con la Procura di Roma ha confermato di essere stata costretta a toglersi anche la biancheri intima dalla carabiniera, invero “gentile” nel bagno di casa. E scoppiano ulterori polemiche per una perquisizione che sa di santa inquisizione o richiama alla mente i Paesi dove regna sovrano il reigme di polizia. Ovviamente quando ad essere oggetto di presunte violazioni della privacy sono i magistrati e non i comuni cittadini. Questi ultimi, come insegna anche il caso Ruby, possono essere tranquillamente sputtanati senza essere stati nè processati nè condannati.