Archivio per la categoria ‘Giustizia’

IL BRASILE VERSO IL NO ALLA ESTRADIZIONE DEL PLURIOMICIDA BATTISTI

Pubblicato il 29 dicembre, 2010 in Cronaca, Giustizia, Politica estera | No Comments »

Secondo fonti giornalistiche brasiliane, il presidente uscente del Brasile, Lula, che lascerà l’incarico il 31 dicembre, si appresta a rifiutare la estradizione di Battisti, il pluriomicida terrorista comunista,  condannato all’ergastolo in Italia, fuggito in Francia, dove ha goduto dell’asilo politico e poi in Brasile, dove è stato arrestato su richiesta dello Stato italiano. Lula, benchè la suprema corte brasiliana abbia espresso parere favorevole alla estradizione, sembra sia intenzionato a non concedere la estradizione, con la scusa che in Italia Battisti correrebbe rischiio di morte. E’ evidente che Lula,  sempre che la notizia sia confermata da atti formali, o ha preso un colpo di sole o è molto poco informato sulla realtà italiana. Gli ergastolani, specie quelli che come Battisti in gioventù hanno sparso sangue innocente compiendo non atti politici ma brutali violenze da banditi, al riparo  di pseudo “ideali” libertari, in galera o cxi stanno poco o ci stanno con tutti i comodi. Chi sta poco comodo sono le vittime egli assassini  come Battisti, la maggior parte ormai divenuti cenere o qualcuno, come il figlio del gioielliere milanese Torreggiani, ucciso nel 1978 con fredda malvagità da Battisti, rimasto paralizzato e costretto a vivere sulla sedia a rotelle. E’ in nome delle vititme innocenti della fyria omicida di Batisti che ci auguriamo che le notizie che vengono dal Brasile risultino non veritiere, anche se tutto fa presumere che siano fondate. In questo caso ci attendiamo che le massime autorità dello Stato italiano, dalla prima all’ultima carica, sappiano assumere inziative che rappresentino nella forma e nella sostanza lo sdegno del popolo italiano. g.

Sulla vicenda pubblichiamo un commento di Claudio  Antonello,  che rivela i retroscena e gli affari, nonchè i club intellettuali, che starebbero dietro alla decisione di Lula.


Sarkozy, il capo di Stato francese, è andato in Brasile alla fine del 2009. Ha firmato con l’allora premier carioca Luiz Ignazio Lula da Silva un contratto per un valore complessivo di 12 miliardi di dollari. Oggetto della compravendita: forniture militari, tra cui il primo sottomarino nucleare dell’America Latina, qualche missile e armi varie per l’esercito. Un contratto gigantesco, forse il maggiore stipulato da un Paese europeo con il Brasile negli ultimi anni. Nel pacchetto sarebbe stata inserita pure una clausola relativa alla mancata estradizione di Battisti.

A Lula, desideroso di chiudere la partita militare con la Francia, promettere di salvare Battisti dalle meritate carceri italiane non costava praticamente nulla. E così è stato. Non è un segreto poi che dietro le pressioni su Sarkozy per far passare l’ex terrorista dei Pac come un rifugiato politico ci sia ancora oggi la “Francia bene” figlia della dottrina Mitterrand. Una lobby trasversale che ha assunto la faccia di Carla Bruni, già cantante, modella e ora first lady di Francia. Ma che annovera tra le fila filosofi del peso (politico) di Bernard-Henri Lévy e molti esponenti dell’industria della difesa d’oltralpe. Inutile dire che se l’Italia avesse voluto fare ostruzionismo avrebbe potuto utilizzare due pedine. La prima economica. Cioè lusingare le velleità militari brasiliane come ha fatto Parigi. La seconda politica: mettere in moto l’elettorato di origine italiana contro la discepola di Lula (Dilma Roussef) candidata alle recenti elezioni. Non è stata fatta nessuna delle due mosse.

A onor del vero, una pedina è stata accarezzata. Ma il tentativo si è rilevato così debole che ha finito col favorire chi protegge Battisti. Prima che Sarkozy buttasse giù l’asso da 12 miliardi, l’Italia si è mossa in sede Wto, l’organizzazione del commercio estero, con l’idea di penalizzare l’export di carne bovina brasiliana a favore di quella statunitense (gli Usa in cambio avrebbero dovuto sospendere i dazi sulle acque minerali tricolore). Come dire, uso le vacche per “punire” il Brasile e con esso i produttori di carne carioca allineati col presidente Lula. Il tentativo è sfumato e finito addirittura nel dimenticatoio, mentre nel frattempo la giustizia brasiliana ha fatto il suo corso, favorendo man mano la posizione filo battistiana.

Tanto più che a questo mix di fattori si è andata aggiungendo una componente tipicamente brasiliana che trova nell’ex ministro della giustizia Tarso Genro una forte spinta propulsiva.  Genro  ha di fatto compiuto un atto previsto dai precetti del suo Paese così come nel 1989 lo stesso asilo era stato concesso ad Alfredo Stroessner, dittatore del Paraguay. Tarso ha preso in esame la domanda degli avvocati di Battisti. Viste le motivazioni politiche, è partita la richiesta. Come dire, tanto è bastato per non poterla rifiutare. In Brasile c’è infatti una particolare sensibilità per chi chiede asilo politico. La ferita prodotta dalla dittatura è ancora viva. Lo stesso Tarso è stato vittima dei militari. Peccato che quando Battisti commetteva reati, in Italia c’era la democrazia e non una dittatura come a Rio. Ma forse l’ex ministro della giustizia e portavoce del partito rivoluzionario comunista brasiliano non lo sa. Bisogna pure aggiungere che l’Italia non ha ancora fatto granchè per puntualizzare la differenza. Per 25 anni, fino alla richiesta di estradizione avanzata da Castelli, Battisti è potuto vivere tranquillo in Francia. E ora il ricorso al tribunale Federal è solo annunciato. Staremo a vedere. Speriamo che il governo Berlusconi non ripeta gli errori dei predecessori. Claudio Antonello, Libero, 29 dicembre 2010

E MARONI ANDRA’ DA FAZIO, intanto tutti zitti…parla Agnese, pardon, Fini

Pubblicato il 20 novembre, 2010 in Giustizia, Politica | No Comments »

Il ministro Maroni, reduce dell’ennesimo grande successo anche personale nella lotta alla criminalità organizzata, quella vera, con la cattura del super latitante napoletano Antonio Iovine, andrà lunedì sera alla terza puntata  del programma di Fazio e Saviano. Dopo il tentativo vergognoso della struttura di Rai 3, servizio pubblico, pagato con i soldi pubblici, nonchè con i soldi dei cittadini che pagano il canone,  di impedire ad un  Ministro della Repubblica, per di più, Ministro dell’Interno, cioè il responsabile della sicurezza nazionale, di dire la sua in materia di criminalità, alla fine la Rai, dpo aver zittito il super comunista reponsabile della strutura, ha dovuto cedere il passo al diritto e al dovere di Maroni di andare in trasmissione.

Sull’assoluto  diritto di Maroni di andarci si erano espressi un pò tutti, dai componenti del consiglio di aamministrazione della Rai, con in testa il presidente di sinistra Garimberti, alla Commisisone parlamentare di vigilanza sulla Rai, con in testa il presidente Sergio Zavoli, parlamentare del PD, vecchia e nobile bandiera del giornalismo targato sinistra, esponenti politici di quasi tutti i partiti e sopratutto i giornalisti, di ogni tendenza.  Nel frattempo il ministro Maroni è stato ospite di altre trasmissioni, da Matrix a L’ultima parola,  ma con estremo senso della misura si è rifiutato di parlare della vicenda e anche di polemizzare  nello specifico con Saviano autore di un accostamento del tutto infondato tra la Lega e la criminalità organizzata presente nelle regioni del nord Italia e di un altro, squallido, tra Maroni, che si era detto indignato di questo accostamento, e un altro noto mavavitoso, da tempo assicurato alla giustizia, il cui nomignolo è Sandokan. Lunedì, quindi, Maroni, andrà in TV, su Rai 3, dove potrà dire la sua sulla questione, non certo per disconoscere una realtà che nessuno mette in discusisone, cioè l’infiltrazione anche al nord della criminalità organizzata,  ma per illustrare quanto ha fatto e fa e farà il governo di cui egli è un eccellente ministro dell’Interno per arginare il dilagare della criminalità, ovunque,  quindi anche al Nord, ma anche per spiegare, ci auguriamo, quanto è noto a tutti, meno, evidentemente all’incauto e spocchioso Saviano, e cioè che la criminalità, si chiami, mafia, camorra, ndrngheta, tenta sempre di interloquire con il potere, sia politico che economico, e ciò accade dai tempi di Adamo ed Eva, sotto qualsiasi bandiera e sotto qualsiasi cielo. Il punto è vedere chi, all’interno del potere, sia politico che economico, soggiace alle tentazioni e si presti ad interloquire, e chi invece ne rimane immune. Accusare la Lega, non qualche singolo esponente peraltro neanche, nella fattispecie,  inquisito,  di interloquire solo perchè nel Nord raccoglie molti consensi, piaccia o no, e governi molte amministrazioni pubbliche,  è fuorviante e calunnioso. Spiegherà tutto ciò Maroni, e speriamo che ad ascoltarlo si fermi anche il presidente della Camera, Fini, al quale, come è noto piace ascoltarsi, un pò meno, ascoltare.

Fini invece farebbe bene ad aprire le orecchie, anche per evitare di dire sproloqui come è abituato a fare, senza interlocutori e contradditori, perchè quando parla lui pare di essere nel bel mezzo della pubblicità della pasta Agnese: silenzio, parla Agnese. Anche sulla vicenda  Maroni-Saviano, Fini ha voluto dire la sua, ovviamente con i soliti toni pontificali che gli sono consueti. Sbagliando argomento e bersaglio. Ha detto Fini, parlando a Novara, che non si può negare che anche al Nord ci sia la criminalità. Ed era evidente il riferimento ad una presunta dichiarazione contraria di Maroni e della Lega, quest’ultima bersaglio prediletto di Fini, che ha spostato la polemica  dalle accuse  di Saviano alla Lega di “interloquire con la criminalità” alla negazione della presenza del fenomeno mafioso anche al nord. E chi mai ha negato questa purtroppo amara verità‘? Nessuno. Del resto, come è stato ricordato da autorevoli commentatori, è dagli anni ‘50 che questa presenza è registrata. E non potrebbe essere diversamente. E’ verso le aree più prosperose e più economicamente ricche di qualsiasi paese al mondo che i criminali rivolgono le loro attenzioni e allungano i loro tentacoli, è lì che si accampano per trasformare i loro guadagni illeciti in attività lecite, mentre  di solito nelle regioni più povere e più economicamente arretrate viene reclutata  la manovalanza di cui si serve la criminalità organizzata per i suoi bisogni. Questa realtà è ben chiara alle forze dell’ordine, alla Magistratura, alla classe dirigente, al Ministro,  che hanno organizzato la loro attività di fronteggiamento e contrapposizione senza ignorarla, anzi facendone tesoro. Sparare nel mucchio, insinuare il dubbio che ci siano forze politiche che, al di là di mele marce che possono nascondersi  ovunque, quindi in tutti partiti,  siano organicamente contigue alla cosche criminali, non solo è grossolanamente calunnioso, ma anche stupidamente pericoloso, perchè non favorisce la coesione di tutti, elemento indispensabile per combattere e vincere la criminalità organizzata. Al nord, al sud, ovunque nel Paese. g.

SORPRESA:PER 9 ITALIANI SU 10 IL PM CHE SBAGLIA DEVE PAGARE PER SUOI ERRORI

Pubblicato il 11 ottobre, 2010 in Costume, Giustizia, Politica | No Comments »

Separazione delle carriere e del Csm, e responsabilità civile dei magistrati: due punti cardine di quella riforma della giustizia tanto voluta dalla maggioranza quanto avversata dalla sinistra e dai giudici, che da sempre si oppongono a qualsiasi ipotesi di cambiamento all’urlo di «attacco al sistema democratico». Chissà cosa diranno ora le toghe di fronte ai risultati del sondaggio realizzato da Ferrari Nasi & Associati sulla «responsabilità civile dei magistrati». Probabilmente, scoprendo che circa il 70% degli italiani è d’accordo all’idea che i pm siano controllati da un organo indipendente e non composto da loro colleghi, resterebbero di sasso. E forse, scoprendo che addirittura poco meno del 90% dei cittadini concorda col fatto che «un magistrato che sbaglia dovrebbe essere responsabile della propria azione», proverebbero anche un po’ di timore. E magari, episodi come la perquisizione del «Giornale» di giovedì scorso, non si verificherebbero più.

IL PARADOSSO DELLA GIUSTIZIA

Pubblicato il 29 giugno, 2010 in Giustizia, Politica | No Comments »

“Non esiste il reato di concorso esterno in associazione mafiosa: il concorso esterno in una associazione è un paradosso,una tautologia, un uso illogico del diritto. L’accusa quando non sia suggestione inquisitoria, esige la chiarezza e la semplicità, la geometria che allinea i fatti, i comportamenti, responsabilità su un asse in cui sono tassativamente escluse le zone grigie, i confini incerti, le circostazne allusive. E’ tipicamente mafioso immaginare un concorso esterno in un’associazione per delinquere….”
Così ha scritto Giuliano Ferrara sul numero 27 di Panorama, in edicola da sabato, già quando i giudici d’appello di Palermo erano chusi in camera di consiglio per emettere la sentenza contro Marcello Dell’Utri, parlamentare del PDL, ma prima ancora fine intellettuale ed esperto pubblicitario, accusato appunto di “concorso esterno in associazione mafiosa” il quale in primo grado è stato condannato a 9 anni di reclusione. Auspicava Ferrara che “il tribunale capisca l’inconsistenza della fattispecie addebitata all’imputato”, fattispecie di reato contro cui “sarebbe stata giusta una grande battaglia di avvocati, giuristi,  costituzionalisti, cittadini e politici eletti per sradicare dal nostro codice o dal nostro modo di usare il codice questo scandalo giuridico vivente, questo ibrido insulto alla logica e al senso di giustizia”.

Le parole di Ferrara, assolutamente, condivisibili da chiunque sia in buona fede, e il suo auspicio sono stati disattesi dalla sentenza emessa questa mattina dalla Corte d’Appello di Palermo che ha condannato Dell’Utri a sette anni di carcere, riducendo si quella di primo grado ma confermando “lo scandalo giuridico e l’ibrido insulto alla logica e al senso di giustizia” che Ferrara individua nel reato di”"concorso esterno all’associazione mafiosa” dove non v’è un preciso e definito reato commesso dalla persona inquisita, dove, per ripetere le parole di Ferara, non v’è alcuna chiarezza e semplicità dell’accusa dai contorni definiti e fuori dalle circostanze allusive. E’ vero che i giudici di Palermo, i quali avevano dato sfogo alle richieste della pubblica accusa ammettendo in aula le frenesie mentali del mostro Spatuzza con le sue incredibili e altrettantro infondate accuse a Forza Italia di commistione con la mafia, hanno  escluso ogni riferimento a fatti successivi al 1992, e quindi escludendo ogni qualsivoglia collegamento tra Forza Italia e la mafia,  ma essi pure hanno intrapreso il tortuoso cammino della “associazione esterna” che sa tanto di santa inquisizione o di paradosso della giustizia. Ora i fautori,  siciliani e no, di cotanto ibrido giuridico potranno continuare, senza prove certe di reati certi, a perseguire chiunque, da Dell’Utri a Cuffaro, rei forse soltanto di essere nati in Sicilia dove  pare che la normale  contiguità nel contesto della società possa bastare a incriminare chiunque di “associazione esterna”. Non siamo solo al paradosso della giustizia ma allo stravolgimento  del concetto di  civiltà giuridica. g.