CASO NAPOLITANO, L’INTRIGO SI COMPLICA, di Giuliano Ferrara
Pubblicato il 3 settembre, 2012 in Giustizia, Politica | No Comments »
Il direttore di Repubblica dovrebbe riflettere: il suo, il loro è un giornalismo morto.
Opulento, professionale, ricco di notizie e opinioni, ma composto nella bara dell’uniformità conformista. Avevano appena dato un segno di vita, richiamando una tradizione di pluralismo delle opinioni e di conflitto civile con lo scontro tra Scalfari e Zagrebelsky su Napolitano e la procura di Palermo, avevano fatto saltare la copertura della bara per un istante, ecco che si richiude. È un peccato, perché nessuno si augura un’Italia in cui scompaia nell’irrilevanza la loro voce,opacizzata e infine spenta dall’incapacità di farla sentire se non in un corale tremendamente parrocchiale, senza offesa per le parrocchie sede di ben altri e sani conflitti di dottrina e spirito.
Voglio dire una cosa assai semplice, diretta e non equivoca. Se i ragazzacci del Fatto , il cui capo non sa rispondere alle più elementari domande sullo Stato e la mafia in tv, va in vacanza con il dottor Ingroia e dice di lavorare solo per il lettore, si mettono per una qualche ragione fuori linea, allora il commissario politico del giornale, il suo direttore, emette un anatema: sono di destra, sono la nuova destra. Vogliono mangiarsi la destra in insalata, i gianburrasca delle manette, chiedono il sangue di Berlusconi e si atteggiano a soloni dell’antipopulismo, fingono perfino un interesse loro estraneo per gli operai e i sindacati, sono imbevuti di piccolo trotzkismo alla Flores d’Arcais, ma sono di destra. Solo il mio amico Stalin, faccio per dire, definiva di destra, controrivoluzionari, quelli che non la pensavano come lui, anche e sopra tutto se erano a sinistra del partito.
Altro caso, Panorama . Giovanni Fasanella, un cronista di formazione comunista e perfino berlingueriana, propone al direttore del settimanale di Mondadori un servizio che farà chiasso: mettiamo insieme le propalazioni di vario genere sulle frasi dette presuntivamente da Giorgio Napolitano al telefono con Nicola Mancino, facciamoci giustamente una copertina che richiami il ricatto dei vari Pm palermitani al presidente, e vai con lo scoop di approfondimento in seguito al quale forse il Quirinale si risentirà, e si capisce, ma tutto sarà più chiaro. Anatema di bel nuovo, la destra è all’attacco. Ma questo, lo vedono tutti, non è un modo di ragionare, non è un atteggiamento liberal o di sinistra, è un modo di sragionare e gettare sabbia sugli occhi del lettore bambino come fa il Sandman delle favole e delle canzonette americane.
Lo stato di confusione mentale e culturale non è di sinistra, è uno stato di confusione di cui i primia preoccuparsi dovrebbero essere editori e lettori del giornalone di Largo Fochetti in Roma.
Il web della sottocultura di Repubblica non è da meno, fa i suoi rilanci. Camillo Langone scrive ogni giorno una preghierina tradizionalista su un quotidiano, sembra scritta in latino da quanto è bella. Certo, ha le sue idee e le sue sensibilità e una sua dottrina che sembrano fatte apposta per provocare al pensiero critico chi si vanta di possederlo e non ne sa alcunché, gli illetterati novisti e modernisti che non sanno leggere. Nel caso in specie, Langone ha scritto dell’assassinio di«una donna nigeriana, che di mestiere fa la puttana», ha aggiunto che «le negre sono bellissime» e «i transessuali dopo il tramonto» sono bellissimi pure loro. Ha concluso con una morale perfettamente gesuitica: va’ a letto, o maschio puttaniere, con persone che puoi presentare in società e alla mamma senza scandalo. Be’, una volta l’ambasciatore di Spagna in Italia mi inviò un gentile cartoncino in cui ero invitato a cena con «il partner » e non più con mia moglie, perché Zapatero aveva deciso, a norma del codice civile, che maschi e femmine, marito e moglie, padre e madre, non esistono più. Volevo rispondergli alla Langone: vengo con un negro altro due metri rimediato alla stazione dove si trovano un sacco di partner, rigorosamente senza scarpe, che rutta, le va bene o pensa che ci possano essere problemi con il principe delle Asturie? A pensarci bene, anche peggio di Langone. Ho soprasseduto signorilmente alla risposta e alla cena in quella bella e accogliente casa del politicamente corretto.
Fatto sta che il web minaccia e insulta Langone per quella preghierina gesuitica, perché i trans devono essere belli anche di prima mattina, e i giornali celebrano la morte del cardinal Martini, sublime gesuita, all’insegna, un’insegna non troppo originale, della scomparsa dell’uomo del dialogo. Ma di quale dialogo state parlando? Mi piacerebbe che Francesco Merlo o Michele Serra o altri stimabili opinionisti di Repubblica , non dico insorgessero (verbo caro ai cronisti di quel giornale), ma almeno facessero capolino per dire: ragazzi, il mondo libero è stato inventato perché gli anatemi contro la destra o la sinistra scomparissero dalla scena, vogliamo fare del giornalismo non si dica sbarazzino, probabilmente non ne siamo capaci nella nostra torvaggine, ma almeno formalmente rispettoso della libertà?
Attendo serenamente e aspetto pur sempre amandovi la prova (come disse un grande Papa agli uomini delle Brigate rosse) che ne siete capaci. Giuliano Ferrara, Il Giornale, 3 settembre 2012