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SENTENZA DELL’UTRI: SBUGIARDATI I FAZIOSI. IL RESTO E’ DEMAGOGIA, di Alessandro Sallusti

Pubblicato il 12 marzo, 2012 in Giustizia, Politica | No Comments »

Non nominare il nome di Falcone (e Borsellino) invano. Dovrebbe essere questo il primo comandamento di un magistrato. Ma sono in tante le toghe, Ingroia e Caselli in testa, che in queste ore si lasciano andare alla bestemmia, quella di sostenere che i due pm eroi si stanno rivoltando nella tomba per la sentenza Dell’Utri.

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Trascinare Falcone e Borsellino nella più cocente figura di palta della giustizia italiana è operazione squallida e anche un po’ vigliacca, perché come noto i morti non possono smentire. Fino a ieri proprio questi signori pontificavano che le sentenze si accettano e non si discutono. Da oggi non più. Le sentenze, quelle che non piacciono, si possono massacrare e si può chiedere pure di radiare i giudici per loro scomodi, come ha di fatto chiesto ieri Caselli in una intervista a La Repubblica. Una reazione violenta e isterica di chi si sentiva onnipotente e scopre invece di essere messo dai colleghi giudicanti, forse per la prima volta, sulla stesso piano della difesa, quindi fallibile, come prevede la Costituzione.

Borsellino e Falcone erano l’opposto di quelli che stanno usurpando il titolo di loro successori. Si occupavano di combattere la mafia ma il loro rigore nel valutare gli intrecci con la politica era assoluto, nonostante proprio in quegli anni le infiltrazioni fossero più che evidenti. Misero in guardia dai pentiti a scoppio ritardato, non esitarono ad arrestarne alcuni palesemente inaffidabili. Gente come quel mascalzone di Ciancimino junior con loro non avrebbe avuto neppure l’onore di un interrogatorio. Sul reato di associazioneesterna alla mafia misero in guardia il legislatore intuendone con profetica lungimiranza l’uso distorto che mafiosi e pm d’assalto avrebbero potuto farne. Non credo di esagerare sostenendo che con Falcone l’inchiesta dell’Utri non avrebbe superato la fase istruttoria.

Ingroia e Caselli mi sembrano come quei cattopolitici di oggi che si appellano a De Gasperi dopo aver tradito ideali a destra e a manca in cambio di onori e poltrone. Un pm (il pg di Cassazione) pure di sinistra e un collegio giudicante (la Cassazione) hanno giustamente sbugiardato un’inchiesta faziosa che si basava su un teorema politico: Dell’Utri uguale mafia per cui Berlusconi uguale mafia. Non era vero. Tutto qui. Il resto sono solo faide interne alla magistratura che confermano l’urgenza di riformare un sistema ormai fuori controllo. Il Giornale, 12 marzo 2012

.………..Non commentiamo l’articolo di Sallusti. Lo condividiamo in toto. Ci piace però dare atto ad Alessandro Sallsuti di essere un coraggioso, ai limiti della temerarietà. Ed è cosa assai difficile nel giornalismo, specie quello di destra. I giornalisti di sinistra sanno di poter contare sulla “solidarietà“  di una vasta rete di connivenze e di complicità. I giornalisti di destra, o anche quei giornalisti che dicono cose che possono non piacere alla sinistra,  invece no. A loro può capitare di tutto. E’ accaduto allo stesso Sallusti, perquisito al giornale e a casa, come un qualsiasi criminale, dopo assai circostanziati articoli sulle attività della presidente di Confindustria,  la signora Marcegaglia, è accaduto alla giornalista Annamaria Greco, perquisita addirittura lì dove si cela la più intima femminilità delle donne,  solo per aver scritto a proposito di vecchie storie disciplinari della signora Boccasini. E’ accaduto a tanti altri giornalisti,  ogni qualvolta hanno scritto in maniera critica di certe storture giudiziarie del nostro Paese. Specie di quei magistrati che hanno scambiato la toga per un cannone direzionato solo verso un obiettivo. Ed è accaduto che questi giornalisti hanno fatto onore al loro impengno di scrivere la verità e dire la loro opinione. E’ quel che fa ogni giorno Sallusti, come altri, sul suo quotidiano o lì dove gli viene chiesto di esprimerla. Interpreta, spesso, la opinione dell’uomo della strada scevro da faziosità e prevenzioni. Lo fa a rischio di se stesso. Per questo gli siamo grati, perchè con la sua voce dà voce a ciascuno di noi. E ci vuole coraggio. g.

DELL’UTRI, LA CASSAZIONE ANNULLA LA CONDANNA E RINVIA IL PROCESSO ALLA CORTE D’APPELLO DI PALERMO

Pubblicato il 9 marzo, 2012 in Giustizia | No Comments »

Dell'Utri, tutto da rifare Corte annulla processoROMA – La Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza d’appello di condanna a sette anni di reclusione per il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa. Il processo di secondo grado dovrà essere rifatto a Palermo davanti ad altri giudici.

I supremi giudici hanno così accolto le argomentazioni del procuratore generale d’udienza e della difesa del senatore Dell’Utri. E’ stato, invece, dichiarato inammissibile il ricorso della Procura generale di Palermo.

Nessun imputato deve avere più diritti degli altri ma nessun imputato deve avere meno diritti degli altri: e nel caso di Dell’Utri non è stato rispettato nemmeno il principio del ragionevole dubbio”, aveva detto il sostituto procuratore generale della Cassazione, Francesco Iacoviello, nella requisitoria. Il pg Iacoviello ha iniziato la sua requisitoria parlando delle ”gravi lacune” giuridiche della sentenza d’appello per mancanza di motivazione e mancanza di specificazione della condotta contestata a Dell’Utri, che a suo avviso deve essere chiarita.  Nella sua requisitoria  ha chiesto  il rigetto del ricorso presentato dalla procura della corte d’appello di Palermo per chiedere una condanna più pesante nei confronti del senatore del Pdl, Marcello Dell’Utri. Il ricorso del pg di Palermo, Antonino Gatto, chiedeva  anche il riconoscimento delle accuse per concorso esterno per fatti successivi al ‘92. Dell’Utri è a Milano dove attenderà, nella sua abitazione, l’esito dell’udienza. La condanna a sette anni di reclusione gli e’ stata inflitta il 29 giugno 2010 dalla Corte d’Appello di Palermo per concorso

Dell’Utri ha atteso a Milano, nella sua abitazione, l’esito dell’udienza. FONTE ANSA, 9 marzo 2012

…………..Allora è vero che c’è un giudice a Berlino. Buon per Dell’Utri perseguitato  a Palermo da 18 anni con accuse mai provate come ha sostenuto il PG della Cassazione.

LA GUERRA CONTRO BERLUSCONI NON E’ ANCORA FINITA, di Francesco Damato

Pubblicato il 26 febbraio, 2012 in Giustizia | No Comments »

Silvio Berlusconi L’ultima udienza del lungo processo penale di primo grado contro Silvio Berlusconi per il caso Mills, nell’aula della decima sezione del tribunale di Milano, doveva ancora cominciare e, ben prima quindi che se ne potesse conoscere l’esito di proscioglimento per prescrizione, già i cultori delle interminabili, ossessive cacce in toga al Cavaliere studiavano come prepararne altre. No. Non bastano i processi ancora in corso, persino per prostituzione minorile, o quelli in cantiere, tra la stessa Milano e Roma, o quelli che i suoi avversari sperano di vedere nascere prima o dopo da indagini sulla mafia tra Firenze, Palermo, Trapani e chissà dove altro. Come succede quando si ammazza il maiale, la regola è di non buttare nulla: nel caso del Cavaliere, neppure le occasioni, o i pretesti, ravvisabili nella memoria difensiva da lui predisposta per l’ultima udienza del processo Mills. O nella sintesi diffusa per la stampa. Dove l’ex presidente del Consiglio ha messo nell’elenco dei processi, delle indagini, dei magistrati che si sono occupati di lui, delle perquisizioni negli uffici delle sue aziende, delle udienze e di quant’altro gli è stato riservato in 14 anni e più di esperienza giudiziaria, anche gli oltre 400 milioni di euro che gli sono costate «le parcelle di avvocati e consulenti». Ebbene, di questa enorme cifra, per quanto inferiore a quella versata dal suo gruppo a Carlo De Benedetti, dietro sentenza peraltro non definitiva, per il contestato acquisto della Mondadori, sapete che cosa ha colpito di più il cronista giudiziario di un giornale come il Corriere della Sera, che pure non è quello più militarmente o sistematicamente schierato, diciamo così, nella flotta mediatica da tempo in azione contro Berlusconi? Che il dato sia «difficile da riscontrare nelle dichiarazioni dei redditi» degli avvocati e consulenti del Cavaliere. Nei panni dei quali, come in quelli del loro cliente, comincerei a preoccuparmi conoscendo l’ostinazione e la fantasia di cui sono stati capaci gli inquirenti nei riguardi dell’ex presidente del Consiglio e dei suoi amici o collaboratori. E, nonostante il verdetto di ieri, non farei troppo affidamento sulla prescrizione, vista la disinvoltura con la quale si è cercato di calcolarne i tempi con l’affare Mills, sino a stabilire, per esempio, come Berlusconi ha giustamente lamentato, commentando le condanne subite dall’avvocato inglese come corrotto da lui per mentire alla magistratura in alcuni procedimenti, che la presunta corruzione scatta non quando si riceve il danaro ma quando si comincia a spenderlo. «Una tesi stupefacente», è stata definita dal Cavaliere questa modalità di calcolo, senza la quale il reato contestato a Mills, e a lui, «sarebbe caduto in prescrizione già tre anni fa», pur non volendo credere alla confessione dello stesso Mills di avere per un bel po’ mentito sulla provenienza berlusconiana dei 600 mila dollari contestatigli. Una tesi stupefacente ma «sposata – gli rispondeva ieri il cronista giudiziario del Corriere nei panni un po’ improvvisati di difensore della Procura della Repubblica di Milano – dalle sezioni unite della Cassazione sul coimputato Mills nel 2010». Cioè due anni fa, quando la Cassazione però chiuse la lunga vicenda processuale dell’imputato britannico certificando proprio, e comunque, l’intervenuta prescrizione. Se confermata, avrebbe il sapore e l’aspetto di una provocazione la circostanza rivelata ieri dallo stesso Corriere, nello spazio però della cronaca politica, e non smentita sino al momento in cui scrivo, di una riunione all’Associazione Nazionale dei Magistrati, il sindacato cioè delle toghe, durante la quale il Pubblico Ministero in persona del processo Mills avrebbe confidato ai colleghi, raccogliendone «risate, applausi e vivi complimenti», come si sarebbe adoperato per «ritardare i tempi della prescrizione». Egli, fortunatamente per chi non ne condivide i metodi, ha mancato l’obbiettivo, come si è visto, ma per poco. A questo punto, lasciando perdere le dispute da legulei scatenatesi sulla sentenza appena emessa «di non doversi procedere», forse al cittadino comune preme di più capire perché mai nel nostro sistema giudiziario così malmesso, in cui molti uffici non hanno neppure i soldi per le fotocopie, questo processo al Cavaliere sia entrato e rimasto nelle priorità del tribunale di Milano, con tanto di calendarizzazione delle udienze. Si era ben consapevoli che esso non potesse comunque arrivare ad una sentenza definitiva, di terzo grado. In verità, più che un grande processo, a dispetto dei cinque anni della sua durata e dei dieci trascorsi dai fatti addebitatigli, quello che si è concluso ieri contro Berlusconi è stato l’ennesimo, grande pretesto. È stato un altro capitolo della guerra politica condotta con ogni mezzo, anche quelli giudiziari, contro un uomo colpevole, più che di reati, di avere scombinato nel 1994 il disegno di potere della sinistra. Che era sicura di vincere le elezioni anticipate di quell’anno dopo che i vecchi partiti di governo di centrosinistra – sì, di centrosinistra, quello vero, realizzato dalla Dc, dal Psi e dai loro alleati – erano stati sgominati dalle Procure della Repubblica con una gestione molto mirata delle indagini pur sacrosante sul finanziamento illegale della politica. E sulla corruzione che l’accompagnava spesso, non sempre, come fu dimostrato in molti processi. Nel ventesimo anniversario dell’inizio di quella tragica stagione, apertasi con l’arresto in flagranza di Mario Chiesa, gli avversari di Berlusconi, convinti o convertitisi all’idea che egli altro non sia stato che l’erede della Prima Repubblica delle tangenti, e non il realizzatore della Seconda Repubblica, per quanto incompiuta e anch’essa accidentata, si erano apprestati a festeggiarne la condanna, pur giudiziariamente nulla, in un processo finito invece con il suo proscioglimento per prescrizione già in primo grado. Un verdetto esplicito di responsabilità, senza la certificazione prescrittiva, sarebbe stato venduto nel mercato mediatico e politico, sia pure barando, come un risultato comunque acquisito. La guerra naturalmente continuerà, per quanto il Cavaliere si sia volontariamente tolto dalla prossima gara a Palazzo Chigi. Ed abbia ben scarse possibilità, per quante gliene vengano strumentalmente attribuite per generare nuove ostilità e alimentare le vecchie, di scalare il Quirinale. Il sistema d’elezione parlamentare del presidente della Repubblica privilegia notoriamente gli uomini meno esposti nella lotta politica. Giovanni Leone, per esempio, fu preferito nel 1971 ad Amintore Fanfani e Aldo Moro; Sandro Pertini nel 1978 a Ugo La Malfa e Benigno Zaccagnini; Francesco Cossiga nel 1985 ad Arnaldo Forlani; Oscar Luigi Scalfaro nel 1992 ancora a Forlani e a Giulio Andreotti; Giorgio Napolitano nel 2006 a Massimo D’Alema. La leadership politica di Berlusconi prescinde dalle sue cariche, e dagli espedienti dei processi. I suoi interlocutori si mettano il cuore, e la testa, in pace. Il Cavaliere continueranno a trovarselo davanti, anche senza invitarlo più o meno volentieri a pranzo. Francesco Damato, Il Tempo, 26 febbraio 2012

……………..Questo articolo  di Francesco Damato, sicuramente non accusabile di essere nel libro paga di Berlusconi, descrive con lucida imparzialità sia le vicende connesse al processo Mills, sia le vicende giudiziarie di Berlusconi che prendono il via, guarda caso, subito dopo la sua discesa in campo e la strabiliante e inattesa vittoria del 1994 quando sconfisse la “gioiosa macchina da guerra” del PDS capeggiato da Occhetto. Da allora Berlusconi ha subito 25 processi, preceduti, accompagnati, spesso intrecciati con metodiche e defatiganti incursioni nella vita delle sue aziende. Per di più, nel caso di Berlusconi, è stato attivato da parte della Procura una specie di PM ad personam, quasi a far da contraltare alle cosiddette leggi ad personam di cui è accusato Berlusconi. Nello specifico è il PM De Pasquale, che da circa dieci impiega il suo tempo a “seguire” giudiziariamente Berlusconi, ovviamente contribuendo a tralasciare il diritto alla giustizia   dei tanti milanesi le cui richieste di giustizia restano in penosa attesa, come del resto capita in ogni parte di Italia. 2 milioni sono i processi civili che si coprono di polvere negli scaffali dei Tribunali italiani, centinia di migliaia i processi penali molti dei quali  si trascinano stancamente verso la prescrizione senza che nessuno se ne lamenti più di tanto,  centinaia di migliaia le denunce che non hanno alcun esito e finiscono nel cosiddetto Ufficio Stralci operante in  tutte le Procure d’Italia, neppure guardate,  e archiviate dopo essere rimaste in letargo e senza che chi fiducioso si è affidato alla legge abbia almeno il piacere di sapere che fine abbia fatto la sua domanda di giustizia.  Domanda di giustizia resa vana da un sistema giudiziario che retoricamente si fonda suklla obbligatorietà dell’azione penale, ma di fatto affida ai PM il diritto di stabilire a chi e a che cosa dare precedenza. E’ di questo “diritto” non scritto ma vastamente usato dai PM che è stato destinatario Berlusconi? No sappiamo. Sappiamo però che una giustizia celere e veloce  oltre che “giusta” eviterebbe, per rispetto di se stessa oltre che dei cittadini, che i processi finiscano con la prescrizione, si chiamino gli imputati Berlusconi o signor x, perchè la prescrizione è una vera e propria diserzione dello satto dal suo dovere di fare giustizia, punire i colpevoli e ass0lvere gli innocenti. Ecco perchè riteniamo che al di là delle polemiche che hanno accompagnato questo ennesimo processo a Berlusconi (che noi riteniamo innocente esercitando ilnostro diritto alla libera opinione), è tempo che si metta mano ad una seria e decisa riforma del sistema giudiziario italiano, dove tutti debbono poter dare il loro contribuoto, ma a nessuno deve poter essere ricnosciuto  il potere di veto. g.

NON RIAPRITE LA TERZA CAMERA, di Mario Sechi

Pubblicato il 9 febbraio, 2012 in Giustizia, Politica | No Comments »

Se un medico sbaglia, paga. Se un ingegnere dà i numeri e provoca il crollo di un palazzo, viene processato. Se un direttore di giornale pubblica una notizia diffamante, viene chiamato in giudizio insieme all’autore dell’articolo. Tutte le professioni fanno i conti con un sistema di norme che regolano la responsabilità e il risarcimento dell’eventuale danno arrecato. Tutti, tranne i magistrati. Nonostante un paio di sentenze affermino che le toghe italiane sono iperprotette rispetto agli standard del Vecchio Continente, la magistratura associata non accetta una riforma sacrosanta e in Parlamento assistiamo a un dibattito tra i partiti che ha le ragnatele.
Il governo ha fatto bene ad aprire un dialogo con l’Anm e l’Avvocatura, ma deve essere equilibrato e non commettere l’errore di arrendersi di fronte al diktat dei giudici. Se cede, allora si apre un problema di credibilità dell’esecutivo di fronte a uno dei poteri che negli ultimi vent’anni ha fatto (e soprattutto disfatto) politica in tutti i sensi. Le aule dei tribunali e il Consiglio superiore della magistratura hanno funzionato contro ogni regola costituzionale da «terza Camera» e le leggi sono state di volta in volta modificate o addirittura buttate nel cestino. Qualsiasi tentativo di riforma dell’ordinamento giudiziario è stato stravolto. Il problema ha riguardato tutti i governi che si sono succeduti nell’ultimo ventennio.

Non possiamo avere una «pax parlamentare» e poi lasciare che il settore della Giustizia sia uno Stato nello Stato, un protettorato che gode dell’extraterritorialità, applica la legge interpretandola come meglio crede, ma non accetta di esservi sottoposto. È una forzatura fuori dal tempo e dalla storia. È la cronaca a richiamare un intervento legislativo urgente. L’ultima di ieri: un broker di 32 anni condannato in primo grado a 26 anni per l’infanticidio del figlio della compagna di 8 mesi. Ieri è stato assolto in appello dalla Corte d’Assise di Genova per «non aver commesso il fatto». Giovanni Antonio Rasero era in carcere da un anno. E la Procura Generale aveva chiesto l’ergastolo. È un caso come tanti, lontano dal Palazzo e proprio per questo esemplare. Non bisogna pensare né alla casta politica né a quella togata, ma semplicemente ai cittadini e al buon nome della Giustizia. Mario Sechi, Il Tempo, 09/02/2012

.……………Il presidente dell’ANM ha detto che sottopporre i magistrati al rigore della legge in materia di responsabilità civile  e personale per gli erorri commessi, con dolo, nell’esercizio delle funzioni,  significa ricattarli e sulla scorta di questo che è davvero un ricatto ha preteso che il Senato, auspici il signor Monti e la signora ministro della giusitizia,  modifichi il voto della Camera sull’applicazione della direttiva europea in materia di responsabilità civile dei magistrati che devono pagare quando sbagliano, con dolo, come tutti, verso i cittadini, vittime, per dolo,  dei loro  errori. Rispetto a ciò le argomentazioni di Sechi che sono di buon senso come di buon senso è pretendere che i magistrati siano uguali a tutti gli altri cittadini di fronte alla legge conta poco. Conta molto invece che chi pontifica sulla equità e sul rigore equamente distribuiti fra tutti,  si schieri apertamente  a favore di chi pretende per sè un trattamento meno equo e meno rigoroso.   Ciò è non solo grave, ma immorale. Ma chi glielo dice a Monti e al suo ministro della giustizia? g.

“SIAMO MINUS QUAM MERDA”: LA RIVOLTA DEI PARLAMENTARI CONTRO IL GOVERNO DEI TECNICI

Pubblicato il 8 febbraio, 2012 in Giustizia, Politica | No Comments »

Urla, insulti, bagarre. Le barricate dei lumbard si sono fatte subito sentire non appena il governo ha posto alla Camera la fiducia sul decreto “svuota carceri”.

Carceri sovraffollate

Non appena il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda ha formalizzato in Aula la questione di fiducia chiesta dall’esecutivo per la conversione del decreto, dai banchi della Lega Nord è piovuta una salva di fischi. Il governo è stato ricoperto da grida di disapprovazione e cori “Vergogna, vergogna”. Tanto che Rocco Buttiglione, presidente di turno di Montecitorio, si è visto costretto a interrompere i lavori.

“La richiesta di fiducia posta dal governo  è vergognosa”, tuona il vicepresidente dei deputati del Carroccio, Maurizio Fugatti. Il pacchetto del ministro della Giustizia Paola Severino punta alla riforma e velocizzazione della giustizia civile. Tra le varie misure presentate lo scorso dicembre l’esecutivo ha previsto la possibilità di “un’uscita progressiva dal carcere per 3300 detenuti che potranno usufruire, negli ultimi diciotto mesi della pena da scontare, degli arresti domiciliari”. Una proposta che è stata subito ribattezzata “svuota carceri”. Oggi le proteste dei leghisti e dell’Italia dei Valori. Il capogruppo del Carroccio a Montecitorio, Paolo Dozzo, ha parlato di “scandalo” accusando il governo di esautorare il parlamento: “Noi siamo nettamente contrari perché siamo per la certezza della pena”. Anche Fugatti ha accusato “il governo dei tecnici” di “non rispettare la volontà popolare sia in Aula che nelle televisioni”. Durissimi anche alcuni esponenti del Pdl. Maurizio Bianconi ha denunciato: “Mettono la fiducia e se ne vanno, ci trattano come merda, siamo minus quam merdam”.

Il Guardasigilli ha provato a spegnere le polemiche assecondando le accuse dei leghisti, ma ha comunque ribadito che la fiducia resta una necessità. “I termini scadevano il 20 – ha ricordato la Severino – il problema è dunque esclusivamente legato ai tempi e i presupposti di necessità e di urgenza c’erano tutti”. il Guardasigilli ci ha tenuto, comunque, a ribadire con forza il fatto che “nessun delinquente pericoloso sarà lasciato libero di camminare sulle strade italiane”. Il dl “svuota carceri” contempera, infatti, le esigenze di difesa sociale con quelle di allentamento della situazione delle carceri sovraffollate. “Se un magistrato riterrà socialmente pericolosa una persona – ha spiegato il Guardasigilli – ne prevederà la detenzione in carcere”. Il voto si svolgerà domani a mezzogiorno. La capigruppo di Montecitorio ha anche già fissato a martedì della prossima settimana il voto definitivo sul ddl di conversione del decreto. Andrea Indini, Il Giornale, 8 febbraio 2012

.………….Noi siamo con la Lega e anche con l’IDV e anche con i parlamentari che si sono sentiti trattare come “merda” dal governo dei tecnici che da quando si è insediato ha governato solo e soltanto con decreti  d’urgenza trasformati in leggi ricorrendo alla fiducia  senza che il Parlamento sia stato posto nelle condizioni di esercitare il suo mandato. E’ accaduto per i provvedimenti riguardanti l’economia che ora, dice Monti, il veggente, pare sia uscita dalla crisi perchè glielo assicurano la Merkel e Sarkozy, i suoi padroni, provvedimenti sui quali, senza che nulla abbia avuto a ridire il re e imperatore Giorgio 1°, il govenro ha posto la fiducia costringendo il Parlamento ad accettare senza discutere o cambiare. Lo sta facendo anche su quesitoni che non riguardano l’economia ma la vita quotidiana della gente come per esempio la messa in libertà – gli arresti domiciliari sono una barzelletta – di migliaia di detenuti già condannati i quali potranno fare a casa, comodamanete, e magari ritornando a deliquere,  gli ultimi 18 anni della pena. Sul decreto in discusisone in Parlamento come rendiconta Indini il ministro Severino, d’intesa con il governo, ha posto la fiducia: prendere  o lasciare, senza discutere, approfondire, verificare, tener conto del danno in prospettiva che si può arrecare alla gente perbene vittima ogni giorno di violenze d’ogni genere da parte di delinquenti abituali che non scontano la pena e se la rideranno di uno Stato incapace di mantenere il più morale dei suoi impegni: i cittadini per bene devono essere difesi dai delinquenti. E fa ridere la assicurazione che fa il ministro secondo la quale i magistrati vaglieranno le singole posizioni e faranno rimanere in galera quelli socialmente pericolosi. Ma in galera ci sono proprio perchè socialmente pericolosi, perciò quella del ministro  è una toppa che invece di chiudere un buco apre una falla. g.

CON BERLUSCONI E’ CACCIA ALL’UOMO, di Alessandro Sallusti

Pubblicato il 8 febbraio, 2012 in Giustizia, Il territorio, Politica | No Comments »

Per una volta un pm aveva chiesto di non processare Berlusconi perché dopo lunghe indagini non aveva trovato prove né indizi a suo carico.

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi

Ma niente, non è bastato. Il giudice ha deciso che l’ex premier deve finire sotto processo, il quarto che si celebra in contemporanea al tribunale di Milano. Il caso è quello della prima intercettazione telefonica della storia sulla quale i magistrati hanno indagato per capire come fosse sfuggita al segreto. Ovviamente riguarda un esponente della sinistra, precisamente Fassino, all’epoca dei fatti segretario del Pd. «Abbiamo una banca! », esultò al telefono con il suo amico Consorte appreso che Unipol (braccio finanziario del Pd) si stava prendendo la Banca nazionale del lavoro. La frase, intercettata nell’ambito di una inchiesta che coinvolgeva Consorte, non venne ritenuta importante, guarda caso, dai pm di Milano. Noi del Giornale ne entrammo in possesso e la pubblicammo. Fu uno scandalo, perché non è bello sapere che un partito compera una banca. L’operazione andò a rotoli, sinistra e pm si infuriarono con noi,misero sotto accusa l’editore del Giornale , Paolo Berlusconi, e il fratello Silvio per aver avuto un ruolo, sia pure passivo, nella vicenda della fuga di notizie.

Il premier ha sempre negato, le prove non ci sono come ammette lo stesso pm, ma il processo si deve comunque fare. Evidentemente la pace sociale è ancora lontana, nonostante le dimissioni da premier e la leale collaborazione con il nuovo governo.

E qui,oltre all’accanimento,c’è pure la beffa. Fa sorridere che l’uomo più illegalmente intercettato d’Italia, le cui conversazioni anche private sono finite sui giornali senza alcun filtro giudiziario, debba finire sotto processo per una intercettazione assolutamente vera che sbugiardava il leader della sinistra. E dire che Berlusconi voleva fare pure una legge per limitare le intercettazioni e vietarne la pubblicazione. Speriamo che qualcuno ne tenga conto. Alessandro Sallusti, Il Giornale 8 febbraio 2012

………………..La notizia l’avevamo già fatta oggetto di un nostro commento già ieri a proposito della ipotizzata mancata di gas proprio mentre imperversa il maltempo, ironizzando sulla probabile apertura di indagine su Berlusocni perchè amico di Putin da uci dipende l’azienda russa che fornisce il gas all’Italia, almeno una gran parte. Ma ci par eutle riproporre sul fatto la valutazione di Sallusti che ripropone l’amara rifelsisone sul fatto che in Italia non c’è segreto istruttorio che tenga in nessuna procura d’Italia ma l’unico a subire il rigore, diciamo così, delle Procur, e è Berlusconi. Come non possiamo essergli solidali? g.


DA DOMANI IN ITALIA POTREBBE MANCARE IL GAS: GRAZIE AL FOLLE AMBIENTALISMO DEI VERDI E DELLA SINISTRA

Pubblicato il 7 febbraio, 2012 in Cronaca, Giustizia, Politica | No Comments »

Da domani manca il gas: grazie a verdi e sinistra

Dopo l’emergenza neve, arriva quella riscaldamento. L’Italia imbiancata e gelata si ritrova ora alla canna del gas, letteralmente: da domani, mercoledì 7 febbraio, saranno ridotte le forniture d’energia alle aziende e saranno garantiti soltanto i rifornimenti alle famgilie. Il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, ha lanciato l’allarme: “La situazione è sicuramente critica perché dalla Russia e dalla Francia sono diminuiti i flussi ma è ben monitorata”, ha spiegato Passera riferendosi alla decisione di Gazprom di tagliare le forniture di gas destinate all’Europa. L’amministratore delegato dell’Eni Paolo Scaroni ha invece rivelato che se da da domani il colosso russo farà dei tagli potrebbero esserci problemi. Ad oggi la riduzione è stata del 25-26% secondo i dati pubblicati da Snam Rete Gas. Ovviamente preoccupata Confindustria. Il presidente Emma Marcegaglia ha chiesto aiuto: “Si faccia un mix di cose, non si agisca solo sulle imprese”, invocando l’utilizzo delle scorte.

Veti ambientalisti – La situazione, aldilà del pesante maltempo (peraltro prevedibile e previsto visto la stagione), mostra chiaramente tutta la vulnerabilità del paese. Le cause sono varie, tutte però ascrivibili all’intransigenza ambientalista di sinistra e verdi. Mancano sufficienti impianti di rigasificazione, che possano immettere in rete gas liquido trasportato via mare. Al posto degli attuali 2, ne servirebbero 5. Altro punto: bisogna diversificare quando invece l’Italia è appesa al gas. Con le Alpi alle spalle, il potenziale idroelettrico sarebbe immenso ma le ragioni ambientalistiche vietano di toccare il territorio, anche laddove sarebbero possibili interventi assai poco invasivi come le minidighe che rispettano le aree montane. C’è poi l’alto Adriatico e la foce del Po, un enorme giacimento di gas. Non lo si può estrarre perché si rischierebbe di abbassare il livello di terreno. Le tecniche per ovviare a tali controindicazioni ci sono, quello che manca è una classe politica disposta a parlarne senza pregiudizi e paraocchi. Libero 7 febbraio 2012

.………..Se domani dovesse davvero mancare il gas, magari per via del taglio dele forniture da parte della Russia è assai probabile che qualche Procura  avvi immediatamente una azione penale nei confronti di Berlusconi, indagato per la sua nota amicizia con Putin e quindi per una possibile sua  influenza sullo stesso Putin per la decisione del colosso russo di infreddolirci più di quanto già non lo siamo….ovvimente scherziamo. Ma non troppo. E’ di stamattina la notizia che il GIP di Milano ha rinviato a giudizio Berlusconi, l’ennesima volta, per il reato di rivelazione di segreto istruttorio in relazione alla pubblicaizone sul Giornale della telefonata tra Fassino e Consorte, quella nella quale Fassino, allora segretario dei DS, esulta gridando “abbiamo una banca”. Orbene, a prescindere, direbbe l’indimenticato Totò, che il PM aveva chiesto l’archiviazione dell’accusa mentre il GIP l’aveva rifiutata e aveva disposto l’accusa coatta, resta una considerazione. In Italia non si riesce a mantenere nessun segreto e gli atti di tutti i PM d’Italia, ancorchè sottoposti a secretazione, nemmeno un minuto dopo trovano puntuale ospitalità e pubblicazione su tutti i giornali, specie Repubblica, e nessuno, sottolineamo, nessuno,  è mai stato nè indagato,  nè rinviato a giudizio, anche perchè nei confronti di nessuno è mai  tata aperta una qualsivoglia inchiesta. L’unico per il quale opera il reato di rivelazione di atto istruttorio, senza che neppure sia provato, tanto che il PM aveva chiesto l’archiviazione del procedimento, è Berlusconi. Nei confronti del quale, è inutile negarlo, continua ad essere in atto una vera e propria persecuzione  giudiziaria che rasenta  l’ossessione. Perciò non meraviglierebbe se a qualche solerte PM di qualche sperduta procura italiana venisse in mente di indagare su Berlusconi se dovessismo finire oltre che al gelo anche al freddo. Al ridicolo hanno provveduto i PM. g.

NEANCHE UN EURO PER LE STRAGI DEI NAZISTI

Pubblicato il 4 febbraio, 2012 in Giustizia, Politica estera | No Comments »

La Germania della signora Merkel ha ottenuto di non risarcire le vittime delle stragi compiute dai nazisti in Italia durante la Seconda guerra mondiale. La Corte internazionale dell’Aia ha infatti annullato, su ricorso tedesco, le sentenze di condanna emesse dai tribunali militari italiani già rese definitive dalla nostra Cassazione.

Strage nazista

Non siamo esperti diritto internazionale, ma ci chiediamo in base a quale legge o norma si possa lasciare impunita la barbarie di aver sparato su civili inermi, la maggior parte dei quali anziani, donne e bambini.

Ma ridurre la questione a un fatto di malagiustizia sarebbe riduttivo.

La Corte dell’Aia è di fatto un organo politico, come tutti quelli dell’Onu di cui è diramazione. L’Onu è nata per essere un super governo del mondo, da subito si è dimostrata essere il centro di tutti gli intrighi, le malefatte e le arroganze dei padroni del momento, un carrozzone più pericoloso che inutile. In quel consesso arrogante i voti non si contano, si pesano. E la Germania ha fatto pesare il suo ritrovato ruolo di leader d’Europa. Vuole rimuovere, dimenticare di essere stata nazista, e questo non è un male. Ma non può pretendere di farlo sulla pelle di altri, perché altrimenti si pone sullo stesso piano di forza, supponenza e violenza dei gerarchi al servizio di Hitler.

La Merkel ha preteso questa sentenza per l’onore della Germania, non le mancavano certo gli spiccioli per risarcire gli eredi delle vittime delle stragi. Ora serve che qualcuno difenda il nostro di onore, la memoria degli italiani morti innocenti.

Che triste questo Occidente che si sta riempiendo la bocca con i diritti degli uomini e poi calpesta per interesse e ossequio politico i princìpi più elementari. Ho letto che il ministro degli Esteri Terzi ha intenzione di non fare cadere la questione. Ci contiamo, e la sua soluzione può essere solo una. Cioè che la Germania, può ancora farlo, esegua spontaneamente quanto stabilito dalle sentenze dei tribunali italiani. Altrimenti dovremmo dimostrare alla Merkel che non siamo il Paese degli Schettino. I modi non mancano. Alessandro Sallsuti, Il Giornale 4 febbraio 2012

La sentenza della Corte dell’Aia richiama alla memoria la decisione del Brasile che non ha voluto restituire all’Italia il pluriomiciuda Cesare Battisti che negli anni 70 seminò sangue e terrore in nome dei suoi idelai che nonerano diversi da queli dei nazisti. Ora è la Corte dell’Aia, Alta corte di giustizia, o,  piuttosto,  di ingiustizia, che ha disconosciuto le sentenze dei tribunali  italiani che avevnao condannato la Germania (della Merkel)  a risarcire i danni alle vittime delle stragi naziste compiute in Italiua durante l’ultimo scorcio della seconda guerra mondiale. Ignobile il comportamento del Brasile, scandaloso quello della Corte dell’Aia. Sulla vicenda Battisti ontervfenne aq suo tempo Napolitano m a di recente Battisti è tornato a sproloquiare sulla cancellazione degli anni di piombo dalla coscxienza nazionale per poter egli, l’assassino, ritoranre libero in Italia a sghignazzare sulle vititme e sui  loro familiari che avevano creduto nella “giustizia”; sul caso dell’Aia il miniostro degli Esteri assicura che non si tralascierà nulla per ottenere dalla Germania i risarcimenti negati dall’Aia proprio su ricorso della Germania. Se  non si trattasse di una tragedia, ci sarebbe da ridere su questa Italia che blatera e nel frattempo subisce. A proposito, e il “miglior genero che un tedesco possa desiderare” cioè Monti perch ènon ha rilasciato una qualche dichiarazione su questa vicenda che non può essere confinata nelle competenze del ministro degli esteri ma coivolge tutto il governo   e quindi anche lui? O forse per Monti si tratta di una cosa monotona  di cui non occuparsi? g

GIUDICI, PACCHIA FINITA. ORA CHI SBAGLIA PAGA.

Pubblicato il 3 febbraio, 2012 in Giustizia, Politica | No Comments »

Scherzi della politica. Da diciotto anni si cerca di mettere argine all’abuso di potere della magistratura ma niente: nonostante lodi e progetti di legge, non si era mossa foglia.

Responsabilità civile dei giudici

Responsabilità civile dei giudici
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Ogni tentativo era andato a sbattere sulla casta delle toghe e sui loro alleati politici e mediatici, che avevano il comune obiettivo di abbattere Berlusconi. Ricordate? Toccare i giudici era considerato un attentato alla Costituzione. Poi all’improvviso, quando meno te lo aspetti, cioè ieri, ecco arrivare un voto segreto che introduce la responsabilità civile dei magistrati: chi sbaglia pagherà di persona, come avviene per qualsiasi cittadino lavoratore.

L’idea, cioè l’emendamento, è della Lega, ma coperti dal segreto l’hanno sostenuta in massa a destra come a sinistra. Quei furbetti del governo Monti, per bocca del Guardasigilli, hanno fatto la parte degli indignati perché anche a loro i pm fanno un po’ paura.Prima hanno chiesto al parlamento di votare contro. Poi, smentiti dalla loro maggioranza Pd-Pdl, si sono augurati, sempre per bocca della ministra della Giustizia Severino, che il Senato bocci la legge. I magistrati sono furenti, ovviamente. Traditi pilatescamente dal governo dei professori e da una parte della sinistra che dopo averli usati in chiave antiberlusconiana adesso li scarica. Ma hanno poco da urlare, le toghe.

Non si capisce perché possano essere toccati presunti privilegi di tassisti, benzinai, farmacisti, pensionandi e non i loro. Del resto la Camera non ha fatto altro che accogliere, con 25 anni di ritardo, la volontà degli italiani che in un referendum del 1987 avevano (invano) deciso che i magistrati dovevano pagare personalmente per i loro errori. Ma adesso bisogna andare avanti: intercettazioni e separazione delle carriere sono questioni non più rinviabili. I magistrati dovranno rimpiangere i governi Berlusconi. Alessandro Sallusti, Il Giornale 3 febbraio 2012

.…..Non si illuda troppo Sallusti. La casta, anzi le caste, le tante caste che la fanno da padrone nel nostro povero Paese, non si lasciano mettere al muro tanto facilmenete. Come ricorda sul Tempo di oggi Francesco Damato,  la casta dei parlamentari sta facendo di tutto per difendere i suoi  privilegi. Altrettanto farà la casta dei giudici. Già sono partite le prime bordate e già ci sono le prime crepe nel Parlamento, da parte del PD e dello stesso governo che per bocca del Ministro della Giustizia ha già auspicato che il Senato provveda a mettere una toppa al buco apetto dal voto sull’emendamento leghista. E poi non vanno ignorati i “pronunciamenti” degli interessati che suonano come avvertimenti alle orecchie dei parlamentari che dopo l’abolizione dell’art. 68 della Carta iono molto, molto vulnerabli. Nè va dimenticato che la legge sulla responsabilità civkle dei magisrrati già c’era e fu abrogata dallo stesso Parlamento. Per cui….g

TRA LA LEGA E I RADICALI E’ MEGLIO FIDARSI DEI RADICALI

Pubblicato il 10 gennaio, 2012 in Giustizia, Politica | No Comments »

Nicola Cosentino
Tra poco la Giunta per le Autorizzazioni della Camera voterà sull’autorizzazione all’arresto del deputato campano del PDL Nicola Cosentino. Ha fatto rumore e sopratutto ha creato attesa la decisione della Lega, annunciata da Maroni, che i suoi due rappresentanti in seno klla Giunta voteranno per l’arresto il che fa dichiarare al deputato Paniz del PDL che il voto favorevole all’arresto sembra inevitabile. Ma a sorpresa è arrivato l’annuncio che il componente radicale della Giunta, il deputato  Turco, eletto nel PD, voterà contro l’arresto. Ma ancor più clamore ha susictato il contenuto della sua dichairazione che apre scenari di polemica ben più gravi che non quelli suscitati dalla decisione dell’Aula, complice la Lega, di mandare in galera il deputato Papa.
Ha dichiarato l’on. Turco: “Ritengo che la richiesta di esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del collega sia infondata e frutto di un obiettivo fumus persecutionis. Sino al 2005, cioé sino a quando l’on. Cosentino non ha ricoperto un ruolo politico di livello nazionale, le strade del clan dei Casalesi e dell’on. Cosentino non si sono mai, neppure per sbaglio, incrociate. Nessuna traccia nei procedimenti e nei saggi. Oggi l’on. Cosentino viene accusato di condotte che non hanno, in sé, alcun rilievo penale e delle quali l’on. Cosentino ha fornito ampia ed esaustiva spiegazione nelle memorie depositate presso questa commissione e che, se vorrà, mi incaricherò di rendere pubbliche”. “Gli inquirenti prima ed il GIP poi – aggiunge  l’on. Turco- vestono queste condotte di rilevanza penale in relazione alla circostanza per la quale l’on. Cosentino sarebbe addirittura il referente politico nazionale del Clan dei Casalesi; affermazione questa che però appare essere del tutto apodittica e slegata da qualsiasi accertamento concreto di un qualsivoglia fatto specifico. Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che svolgono chiamate di correo nei confronti del collega, senza peraltro attribuirgli mai fatti concreti specifici, oltre a non essere supportate da alcun riscontro obiettivo ed individualizzante – per quanto emerge dalla stessa lettura dell’ordinanza di custodia cautelare – appaiono essere in diversi punti platealmente smentite da dati storicamente accertati di segno assolutamente diverso”.
E’ una dichiarazione e una convinzione  che vengono da parte di un deputato che non appartiene all’area dellon. Cosentino nè può essere minimamenter accusato di qualsivolgia connivenza con lo stesso. E’ parte di quella pattuglia di deputati che sebbene eletti nel PD hanno sempre svolto liberamente il proprio mandato aprlametnare ed elettorale. Sopratutto le dichiarazioni dell’on. Turco rendono molto difficili le decisioni di quei parlamentari, in primo luoogo quelli della Lega, che con il loro voto potrebbero determinare un secondo vulnus al Parlamento dopo quello di Papa e compiere una probabile ingiustizia. Riteniamo che come Papa, anche Cosentino non possa nè scapapre, nè inquinare le prove per cui il suo arreso è del tutto inutile e forse solo di natura spettacolare tesa a ulteriormente minare la credibilità del potere politico rispetto a quello giudiziario. La Magistratura inquirente ha il diritto di rinviare a giudizio Cosentin, o ma incarcerarlo senza che ci siano le certezze sulla sua  condotta e sulla sua colpevolezza, che solo il processo può stabilire,  è un fatto immorale e barbaro. g.