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CON MONTI AL GOVERNO ECCO LE NUOVE REGOLE

Pubblicato il 14 novembre, 2011 in Gossip, Politica | No Comments »

Con le dimissioni di Berlusconi, il clima del Paese deve cambiare per legge. Ecco un primo elenco di regole che da oggi saranno adottate da giornali e sinistra (CHE SONO LA STESSA COSA!)

- Se la Borsa sale sarà per merito di Monti, se cala è per colpa della Grecia.

- Se tuo figlio prenderà 9 nel compito in classe è perché con Monti è cambiato il clima culturale del Paese. Se beccherà un 4 la colpa è della riforma Gelmini che ha ucciso la scuola.
- Se c’è il sole è perché anche l’ecosistema approva il governo Monti. Se piove è colpa della dissennata politica ambientale dell’ex ministro Prestigiacomo.
- Se tua moglie ti sorride è perché Monti le ha fatto ritrovare la gioia di vivere. Se tiene il solito muso è solo perché il governo Monti non è ancora insediato.
- Se il tuo fruttivendolo da oggi alza il prezzo dei pomodori è un buon segno, vuole dire che è certo del fatto che con il governo Monti siamo diventati tutti più ricchi.
- Se la tua banca ti ritira il fido è perché il governo dei banchieri ha dato indicazioni a tutte le sue filiali di proteggere la tua famiglia dalle tentazioni spendaccione di tua moglie. Devi essere grato al professor Monti.
- Se chiude una fabbrica Santoro non deve più preoccuparsi. Fino a ieri i disoccupati avevano i paladini nei Bocchino, da oggi nei Bocconi.

LA FAVOLA DEI PEONES TRAVESTITI DA STATISTI, di Vittoro Bruno

Pubblicato il 6 novembre, 2011 in Gossip, Politica | No Comments »

Si parla ogni giorno, ultimamente,  sui giornali, specie quelli cosiddetti di opinione (Il Corriere della Sera, Repubblica, etc etc) di “peones” del Parlamento, cioè deputati nominati da Berlusconi,  i quali sarebbero pronti al “sacrificio” di immolarsi sull’altare di una ritrovata “autonomia” per far saltare il governo e con il governo Babbo Natale, cioè Berlusconi. E’ una barzelletta, il solito tam tam agitato per far saltare i nervi della maggioranza e magari ottenere senza sfrozi che Berlusconi tolga il disturbo da sè, magari pronto a ricolmare di “benessere” quewlli che ora vorrebbero, come Bruto, pugnalarlo alle spalle. Le cose stanno un pò diversamente da quello che scrivono i giornali e in attesa di averne la prova in Parlamento, specie alla Camera, leggiamoci questa lettera al Direttore, pubblicata stamani da Il Tempo, che con  ironia e sarcasmo, smonta la tesi del Corrierone e della strega cattiva, cioè Repubblica,  a proposito degli aspiranti suicidi pronti a rinunciare a prebende e privilegi, prima fra tutti la pensione, per uccidere, sicari da operetta,  per conto altrui, il nemico pubblico n. 1. g.

Caro direttore,
meno male, si fa per dire naturalmente, che, in queste ore, ci sono le alluvioni che esondano anche giornali e tg perché almeno chi legge e ascolta ha modo di seguire una cronaca che capisce: fatti e non i fiumi di di parole, di scenette e di microfonate interviste – sempre le stesse – su un governo Berlusconi che ancora c’è, ma domani non si sa perché ora potrebbero mancargli i voti in Parlamento, anzi no, anzi forse, anzi chissà. È comprensibile che i direttori, avendo da qualche giorno un preoccupante vuoto di intercettazioni e di gossip al pepe e sale da dare in pasto alla gente, tentino di tutto per tenere su copie e share ed evitare flop nelle edicole.

Del resto, quando c’è di mezzo la pagnotta, uno è autorizzato a inventarsi la qualunque cosa. Ma che noia, che “déjà vu” voler per forza, in mancanza di altri più freschi argomenti, tentare di annegare di nuovo il povero lettore in pagine e pagine di politica condite da una “suspence” che non esiste e che, se c’è, pare da circo Togni. Meno male però che, per riempire le pagine, ci sono ora i peones. Sentendo aria di prime pagine che non hanno calcato in vita loro, eccoli rifarsi, in fretta, il maquillage e entrare in scena armati di amletici dubbi su un Berlusconi ormai no, ma forse, invece, ancora sì e chi li capisce è bravo. Copioni già visti e che paiono presi dagli armadi della prima repubblica. Eh si, perché i veri thriller da spasmo alle coronarie come quelli di Agata Christie, caro direttore, sono tutt’altra cosa perché, come diceva Carlo M. Cipolla, uno dei pochi economisti che si faceva capire quando scriveva, la politica, signori miei, è pura matematica o, se preferite, trigonometria nel senso che due più due fa sempre quattro almeno per chi ha imparato, fin dalle elementari, a far di conto. Credo che il Cavaliere la pensi come Cipolla e, difatti, quando provano a sparargli addosso, non riesce a prendere troppo sul serio questi peones che ora spuntano come margherite. E per una serie di motivi che i giornali potrebbero riassumere in un colonnino o al massimo due, quanto basterebbe per spiegare ai lettori come stanno veramente le cose. Punto primo. Se cadesse questo governo e si andasse subito alle elezioni, proprio questi peones ora animati da irredentismo, non saprebbero che pesci pigliare perché dove lo troverebbero un altro partito e soprattutto un altro Berlusconi disposti a rieleggerli, in Parlamento, a costo zero, auto blu compresa? Ma ci sarebbe sempre una via di fuga chiamata Casini. Ma via, chi crede davvero alla possibilità che l’Udc, in quattro e quattr’otto, possa trasformarsi da pesciolino in balena? Se, invece, pensassero di aggrapparsi alle maglie della sinistra, potrebbero finire anche peggio perché è probabile che verrebbero fatti a pezzi in un istante. Punto secondo. Anche se si andasse verso un fantomatico governo di larghe intese, che destino avrebbero questi peones? È possibile che possa essere riservato loro, per riconoscenza (che però, in politica, è stata sempre assai pelosa) un qualche strapuntino, ma non certo sottosegretariati o altro. E poi tutto finirebbe lì, in pochi mesi o, al massimo, in un anno perché alle prossime elezioni resterebbero lo stesso in mutande o forse anche peggio. Cioè a casa a sfogliare album di ricordi. Punto terzo. Ma chi è così tonto da poter pensare che un tipo amabile ma di lunga scuola come Gianni Letta, bussi all’improvviso alla porta del grande Capo e osi dirgli: «Guarda, mi devi scusare, caro presidente, ma ora, se non ti dispiace, il Cavaliere lo faccio io e tu torni nella stalla a mangiare fieno?». Tutto questo per dire, caro direttore, che i giornali con le loro cronache bizantine, non sempre, anzi quasi mai la raccontano tutta giusta. E io credo che si dovrebbe fare meno “scherzi a parte” e avere, invece, un po’ più di rispetto per i poveri lettori. Si può non avere alcuna simpatia per Berlusconi ed io, difatti, confesso di non averne mai avuta troppa, ma da questo a dire che lui possa lasciare baracca e burattini dicendo «pardon» a tutti, anche ai recalcitranti peones, mi sembra una barzelletta da ortolano che porta al mercato le zucche. Insomma ci vuole ben altro per tirarlo giù da quella sedia. A meno che all’improvviso non si stufi di suo e decida di dare un calcio nel sedere alla politica e a chi gli vuol male. È possibile, ma bisognerebbe entrare nella sua testa per sapere se abbia qualche fondamento una simile eventualità. Io, a conti fatti, penso di no. Perché il Cavaliere come pistolero si sente ancora imbattibile. Come John Wayne. Vittorio Bruno, Il Tempo, 6 novembre 2011

DELLA VALLE INSISTE E AGLI INDUSTRIALI DICE: BASTA FARE LA BELLA VITA. MA E’ UNA BURLA DEL FOGLIO DI FERRARA

Pubblicato il 4 ottobre, 2011 in Economia, Gossip | No Comments »

Diego Della Valle

E’ tutto uno scherzo. Va detto subito perché ieri sera, quando la redazione del Foglio ha anticipato l’uscita, i collaboratori di Diego Della Valle sono trasecolati. L’avviso a pagamento ospitato dal quotidiano diretto da Giuliano Ferrara e dal titolo Imprenditori ora basta è una bufala. Divertente, ma comunque una presa in giro. Il succo? All’indomani dell’addio della Fiat dalla Confindustria, l’imprenditore marchigiano avrebbe preso carta e penna per bastonare Emma Marcegaglia per le sue confidenze con il segretario della Cgil, Susanna Camusso, e per bacchettare i (troppi) industriali che “preferiscono lunghi e possenti yacht e bella vita corporativa”.

Nel giro di pochi giorni il Foglio fa un tiro mancino. Oggi ha preso di mira il patron delle Tod’s che sabato scorso aveva comprato una pagina su Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport, Sole 24Ore e Repubblica per dire: Politici, ora basta. Così Ferrara, dopo le critiche che ieri sono piovute da tutte le parti contro Della Valle, ha deciso di fargli il verso con una lettera per imprenditori e industriali. Una risposta ironica e tutta da gustare. Un testo piuttosto duro che smaschera tutte le mancanze degli industriali e le colpe di Confindustria in un momento di crisi in cui una certa parte del Paese è chiamata a fare di più per il bene degli italiani. “Lo spettacolo indecente e irresponsabile che molti di noi stanno dando non è più tollerabile da gran parte degli italiani e questo riguarda la buona parte degli appartenenti a tutti i settori industriali del Centro, del Nord e del Sud”. Inizia con queste parole il “contro-manifesto” del Foglio. Se in fondo alla pagina non ci fosse scritta la parola satira, quasi si potrebbero attribuire queste frasi alla penna affilata di Della Valle. Cadere nell’errore sarebbe davvero facile. Ad ogni modo fa sorridere ugualmente.

Il quotidiano di Ferrara riprovera a industriali e imprenditori un agire “attento solo ai piccoli o grandi interessi personali o di bottega” e un modo di fare che trascura “gli interessi del Paese. Insomma, atteggiamenti che starebbero portando l’Italia e gli italiani “al disastro” dal momento che sta danneggiando “irrimediabilmente il ruolo sociale dell’imprenditoria italiana” in tutto il mondo. Secondo il Foglio, il dado sarebbe tratto e lo schiaffo di Marchionne alla Confindustria (“organizzazione burocratica e obsoleta di interessi corporativi perseguiti in modo velleitario e subalterno”) ne sarebbe la riprova. La colpa della Marcegaglia sarebbe proprio quella di essersi allontanata dalla “realtà delle cose” e dai “bisogni reali del sistema economico e produttivo”.

Marcegaglia bocciata. Il “contro-manifesto” rimprovera, infatti, alla leader degli industriali di sgambettare per inseguire “le photo-opportunity in bella vista con la Camusso, magari per svuotare le politiche attive del mercato del lavoro promosse dal governo con l’articolo 8 della manovra”. Insomma, per il Foglio la Confindustria non ha più niente da dire. Il vero fallimento della Marcegaglia sta proprio nella (mancata) riforma del sistema previdenziale. Il finto Della Valle fa presente che gli industriali chiedono al governo che “i lavoratori vadano in pensione a 68 anni”, come già accade in Germania, mentre la Cgil preme perché gli operai continuino ad andare in pensione a 58.

“Come si fa con questo retroterra di fallimenti, con questa tendenza a fottere i soldi dello Stato in regime di mono o oligopolio, con questa incapacità di battersi perché un governo capeggiato da un imprenditore abbassi le tasse e la spesa pubblica – chiede provocatoriamente il “contro-manifesto” del Foglio – a dare lavoro ai giovani e a garantire a tutti, anche a Casette d’Ete (la località delle Marche dove risiede Della Valle, ndr) una vita dignitosa?”. La colpa, va detto, non è tutta della Confindustria. Gli stessi industriali devono rispondere delle proprie mancanze: “Alla parte migliore dell’imprenditoria che si impegnerà a lavorare seriamente in questa direzione, saremo in molti a dire grazie – conclude il testo – Agli industriali che preferiscono lunghi e possenti yacht e bella vita corporativa a un ruolo dirigente nella vita nazionale, saremo sicuramente in molti a voler dire di vergognarsi”. Solo satira? Spesso, con una battuta beffarda, si dicono grandi verità. 4 OTTOBRE 2011

IL CINGHIALE E IL CACCIATORE, OVVERO….

Pubblicato il 9 maggio, 2011 in Gossip, Notizie locali | No Comments »

Cacciatore: perchè ce l’hai con me?

Cinghiale:  perchè tu ce l’hai con noi…

FIN LADEN NON RISPONDE PIU’ AL CITOFONO

Pubblicato il 6 maggio, 2011 in Costume, Gossip | No Comments »

Gianfranco Fini si è separato. È alla sua quarta separazione, quasi come Liz Taylor buonanima. Prima chiuse con l’Msi, poi lasciò An, quindi divorziò dal Pdl, ora si separa dal Fli.

Infatti il suo co­gnome non figura più sul citofono accan­to al suo partito consorte alle ammini­s­trative. Fin Laden si è ritirato, non sappiamo se è in allattamento o se ha beneficiato dello scivolo per la pensione anticipata, essendogli universalmente riconosciuta l’invalidità al lavoro. La sinistra non se lo fila più da quando non serve a far cadere Berlusconi e lui non regge il suo partito per la stessa ragione; anche le meteore finiane sono sparite dalla circolazione. Non è più di destra né sinistra, non risul­ta di centro e nemmeno di periferia. Si è rifugiato in Parlistan, l’isola del Parla­mento. Si direbbe apolitico, asettico e for­se atermico.

È rimasto solo antiberlusco­niano viscerale. Per il resto Fini si è ritira­to dalla politica, prosegue gli studi da pri­vatista. Si è messo in proprio, con ditta individuale. Ha aperto uno studio di con­sulenza istituzionale in-Palazzo Monteci­torio e lì svolge la sua attività di libero pro­fessionista, ma aspira a un posto fisso nel­lo Stato. Sbriga il traffico parlamentare e gli ingorghi di 630 deputati, prende il nu­mero di targa degli indisciplinati, rallen­ta qualche disegno di legge, evade la po­sta, forse lavora all’uncinetto e guida le scolaresche in visita a Montecitorio. Pre­senta libri che non ha letto per restare co­erente con i libri che non ha scritto. Il fine settimana fa corsi di abbronzatura inten­siva ed escursioni subacquee; ma non sa che pesci pigliare.

In tv potrebbe dire qualcosa solo sulle previsioni meteo. Non ha una proposta o un’esperienza da far valere, non ha un messaggio da comu­­nicare, al massimo che c’è da spostare una macchina. Se gli nomini il fascismo va in bestia, se gli nomini Berlusconi va in trance satanica. Ma detesta di nasco­sto pure Casini e ne è ricambiato. Lui non sopporta nemmeno i suoi seguaci e vorrebbe sbarazzarsi di loro, dopo averli portati allo sbaraglio. Perciò cova un de­siderio: che Bocchino lo espella dal suo partito. E lo supplica ogni giorno: che fai, mi cacci?

CASO RUBY: LA PROCURA DI MILANO IGNORA LE ACCUSE DELLA RAGAZZA CONTRO RONALDO E TANTI ALTRI. PERCHE’? di Alessandro Sallsuti

Pubblicato il 20 febbraio, 2011 in Giustizia, Gossip | No Comments »

L’ultima novità che esce dalla bocca di Ruby riguarda un altro personag­gio famoso, il calciatore Cristiano Ronaldo. La ragazza, in uno dei tanti interrogatori, sostiene di avere fatto sesso con lui quando era ancora mi­norenne, che il fuoriclasse del pallo­ne sapeva della sua età, che per la prestazione ricevette in cambio 4.000 euro in contanti. Il racconto è ricco di particolari: date, orari, luo­ghi, fino al numero esatto di una sui­te di un grande albergo. Cristiano Ro­naldo, vero o falso dovrebbe essere un processo ad accertarlo, non è l’unico maggiorenne che la ragazza coinvolge nelle sue peripezie sessuali. Ci sono imprenditori, manager del­lo spettacolo, anonimi ragazzi maggiorenni e si­gnori attempati.

Tutti avrebbero commesso lo stesso reato contestato a Silvio Berlusconi: sfrut­tamento della prostituzione minorile. Eppure il premier è l’unico a essere stato prima indagato e poi rinviato a giudizio con rito immediato, nono­stante sia il solo tra questi signori con il quale la stessa Ruby nega di avere avuto rapporti sessuali. A questo punto una considerazione viene spon­tanea. Se un giudice indaga perché ritiene che Ti­zio abbia ricevuto tangenti da Caio, e interrogato Tizio dice: da Caio no, ma certamente sì da Sem­pronio, che fa la magistratura? Il buon senso, ma anche la legge che impone l’obbligatorietà del­l’azione penale, dice che quantomeno il pm deve estendere le sue indagini anche a Sempronio. Non risulta che ciò sia successo per il caso di Ruby. Non c’è traccia che la Boccassini abbia sguinzagliato i suoi segugi dentro la vita privata di Ronaldo, che abbia messo sotto controllo i tele­foni di tutti i calciatori del Real Madrid per carpi­re confidenze e segreti. Non risulta che analoga operazione sia stata fatta dalla Procura di Milano nei confronti degli altri maggiorenni che negli an­ni hanno avuto contatti fisici con la ragazza. A naso, tutto ciò costituisce reato da parte dei procuratori di Milano. Non vedo come possa esse­re che per la stessa ipotesi accusatoria due cittadi­ni siano trattati diversamente.

Con l’aggravante che nel caso di Ronaldo la confessione della ragaz­za è chiara e circostanziata, in quello di Berlusco­ni non c’è. Questa, a mio avviso, è la prova che alla Boccas­sini non interessa accertare eventuali reati sul cor­po di Ruby. Alla pm interessa solo il corpo, anzi la testa, di Berlusconi. Altrimenti avrebbe dovuto procedere contro tutti gli uomini, Ronaldo com­preso, indicati dalla giovane. Coprendosi di ridi­colo in Italia e nel mondo intero. Perché è chiaro che è la ragazza ad aver avvicinato spontanea­mente e a volte con l’inganno persone che a suo avviso avrebbero potuto aiutarla. Ed è certo che avere rapporti sessuali, anche con minorenni consenzienti se hanno già compiuto 16 anni, non è reato. Noi non sappiamo se la storia di Ronaldo sia vera. È certo che Ruby l’ha raccontata e che è agli atti. Ed è sicuro che non interessa alla Boccassini né alle donne scese in piazza domenica scorsa. Perché se uno non è Silvio Berlusconi, o non gravi­ta nella sua orbita, con le donne minorenni può farci quello che meglio crede. Che in fondo sono affari suoi. Il Giornale, 20 febbraio 2011

A PROPOSITO DI BENIGNI….LETTO E CONDIVISO

Pubblicato il 18 febbraio, 2011 in Costume, Gossip | No Comments »

Ritengo Benigni un fenomeno da baraccone scaduto. Mai mi è piaciuto, perché si dà tanto da fare per piacere. Non lo guardo, non tanto per il sentimento di repulsione che mi suscita, con quella parlata toscana già di per sé urtante e da lui accentuata in un crescendo volgare e contraffatto, ma per il totale disinteresse per la sua arte, o così definita, da attore itinerante, quello per intenderci sempre pronto ad adattarsi a seconda del luogo. Enormemente sopravvalutato e ora icona del popolo anti-berlusconiano che allieta con le sue battutine sceme; anche lui sicuramente un mezzo disoccupato il giorno in cui il Cavaliere non ci sarà più. Ma sì, certo, non è immortale, non preoccupatevi. Sarà dura poi con Rosy Bindi! Certo che la toscanità dei due è da delirio. Urla, strepiti, confusione. Ma Benigni pretende di passare per intellettuale. Gli si attribuisce una lettura di Dante insorpassata. Ma ascoltatevi Sermonti, quello sì che Dante lo conosce e non ne fa uno strumento da centinaia di migliaia di Euro a serata! Leggo, perché non l’ho minimamente guardato, del trionfo di San Remo con l’Inno di Mameli. Ma siete sicuri che lo conoscesse prima della sua performance? da DAGOSPIA, 18 febbraio 2011

FINI SI FA ELEGGERE PRESIDENTE E SI …AUTOSOSPENDE

Pubblicato il 14 febbraio, 2011 in Gossip, Politica | No Comments »


FINI VISTO DA….. VINCINO

IL GOVERNO HA NUOVI FAN. SPUNTA ANCHE BARBARESCHI

Pubblicato il 2 febbraio, 2011 in Gossip, Politica | No Comments »

L’operazione allargamento continua. La maggioranza di Pdl, Lega e il neonato gruppo dei responsabili è destinata ad allargarsi. In Transatlantico molti scommettono che nuove forze siano pronte ad arrivare per sostenere il governo. I rinforzi arriverebbero dalle opposizioni e c’è chi dice siano addirittura in cinque. Domenico Scilipoti giura: «Ci sono ancora altri deputati che stanno valutando di passare dalla nostra parte. Li accomuna lo stesso desiderio di stabilità».
Vietato fare nomi anche se si parla insistentemente di due deputati dell’Mpa: Aurelio Misiti e Ferdinando Latteri. Il primo nega a metà: «Macché Responsabili! Io sto tanto bene nel gruppo misto. Certo, io sono in lite con Lombardo, e questo si sa, ma resto nell’Mpa. Poi se mi vogliono cacciare dall’Mpa…». Il secondo, invece, sta ancora sottocoperta. E poi i radicali, convinti che l’ipotesi elezioni anticipate sia da scongiurare. In più l’assalto giudiziario della procura di Milano spaventa non poco i pannelliani, garantisti nel Dna. Infatti il Cavaliere punterebbe a un accordo politico con Marco Pannella sulla base di alcuni temi cari alla «causa radicale» come quello della giustizia.
Per finire c’è il «giallo Barbareschi», l’onorevole finiano che lunedì scorso ha fatto visita a Berlusconi ad Arcore. «Abbiamo parlato di politica – dice al Giornale -. Certo, se ci fossimo parlati prima…». Poi la presa di distanza dall’inchiesta su Ruby: «Ci sono foto fatte in casa di Berlusconi con strumenti professionali usati per lo spionaggio – dice Barbareschi -. Nelle notizie importanti, ad esempio sulle stragi di Bologna, di Piazza Fontana, non sono mai uscite foto o intercettazioni, ma quando si vuole esistono e sono fatte con strumenti professionali per lo spionaggio e strumenti per le intercettazioni. Sappiamo che questi apparecchi costano più di 25.000 euro l’uno. Gli investigatori hanno fatto delle foto e sono notizie certe. Non sono foto fatte dalle ragazze con i telefonini ma foto scattate con strumenti professionali. Non è più un paese libero. Se dovessi vedere una foto di Berlusconi io come cittadino italiano mi sentirò offeso». Insomma, 007 interessati alla caduta di Berlusconi?
Di più non dice, Barbareschi, che comunque resta critico nei confronti delle ultime scelte di Fini. Al deputato attore non vanno giù molte cose all’interno del Fli: era contrario al tentativo di impallinare il ministro Bondi attraverso la mozione di sfiducia; resta scettico sulla creazione del Terzo Polo; contesta l’affossamento del bipolarismo; denuncia il poco coinvolgimento nelle scelte di partito. Tallonato dai cronisti, Barbareschi non ha però sciolto la riserva sul suo futuro politico: «Io ho declamato, commuovendomi, a Bastia Umbra, il manifesto di Fli. Se quei 10 punti vengono rispettati noi siamo lì. Sennò può essere pure che io non sarò nemmeno più in Parlamento». E ancora: «Credo ancora in Fli. Sempre se è Fli… Se devo andare alle elezioni con Ciriaco De Mita, anche mia figlia mi fa una pernacchia… Quindi non escludo le dimissioni da deputato». Anche perché «Io con Rutelli mai».
Parole riferite anche a Gianfranco Fini prima e Pier Ferdinando Casini poi. Poi, sibillino: «Ho parlato con Fini ed ho avuto modo di spiegargli diverse cose che al termine mi ha detto di non aver capito, prima. Lunedì si capiranno meglio le ragioni delle mie preoccupazioni». Esclusa l’ipotesi di un ritorno nel Pdl, resta quella delle dimissioni che avrebbe però lo stesso effetto: un uomo in meno per Fini, uno in più per Berlusconi. Qualora dicesse addio a Montecitorio, infatti, gli subentrerebbe il primo dei non eletti in Sardegna; ossia Giovanni Marras, fedelissimo del Pdl. Risultato: i militanti finiani lo hanno già fatto a pezzi sul sito di Generazione Italia: «Distinguere il grano dal loglio… Loglio sono i tanti Scilipoti, Moffa, Barbareschi…».

IL VICE SINDACO FASANO SI E’ DIMESSO: PER MANCANZA DI RISPETTO….( e si prega di non ridere!)

Pubblicato il 14 gennaio, 2011 in Gossip, Notizie locali, Politica | No Comments »

ll vice sindaco Fasano, che di mestiere fa il medico di famiglia, si è dimesso dalla carica.

La notizia, che circolava già da qualche giorno fra gli addetti ai lavori,  tra sussurri e grida, fra sorrisi  e sogghigni,   ha trovato conferma  con la diffusione della lettera con cui Fasano (GIAMBY per gli intimi) si è dimesso,  e la cui lettura ha interrotto per un attimo, solo per un attimo, la sonnolenta vita quotidiana  dei  torittesi  che hanno scoperto, divertendosi un mondo,  una nuova categoria di polemica politica: il mancato rispetto…..

Perché Fasano ha lamentato proprio questo: il mancato rispetto a lui e alla sua famiglia da parte, pare,  di alcuni componenti della  eterogenea maggioranza che amministra il Comune e   che proprio  Fasano aveva aiutato a vincere nel 2009.

Non c’era traccia, sinora, nella pur ricca e variegata casistica delle tante specie di dimissioni all’italiana, di questa nuova specie di cui è ora inventore e titolare effettivo Fasano (di qualcosa deve pur essere effettivo il nostro eroe,  dopo aver fatto, orrore!,  lo scodinzolante supplente di Gagliardi e ora anche quello di Geronimo), cioè le dimissioni per “mancanza di rispetto” con tanto di riferimento  alla famiglia come in ogni farsa che si rispetti.

Che richiama alla memoria “il familismo amorale”,  fenomeno sociologico di stampo mafioso che fu oggetto negli anni 50 del secolo scorso di uno approfondito studio da parte di un sociologo americano che all’uopo si trasferì in Basilicata ove il fenomeno aveva, all’epoca, vistosi riscontri. Da allora ad oggi, in verità, il fenomeno non è più tale perché nel frattempo è divenuta pratica costante in ogni parte del pianeta e  consiste nel favorire da parte dei potenti i propri familiari, da cui, appunto, il “familismo amorale”.

Ma è la prima volta che qualcosa di simile  viene praticato non già per favorire un familiare, ma per difenderlo dalla…… mancanza di rispetto (che nel concetto un qualche vago sapore mafioso pur riecheggia…).

La mancanza di rispetto,  a quel che è dato sapere per averlo lo stesso Fasano ripetuto a più persone,  si sarebbe concretizzata in qualche critica,  un po’ salace, forse, sulla  recente intitolazione di una strada cittadina, la ormai ex via Solferino, al padre di Fasano ( a proposito, proprio nel 150° dell’Unità Nazionale, è stata rimossa  dalla toponomastica cittadina la strada intitolata alla epica battaglia che nel 1859, il 23 giugno, per la cronaca, concluse, vittoriosamente, la seconda guerra d’indipendenza, aprendo la strada all’unità nazionale!).

La cosa, così si mormora, non sarebbe stata vista di buon occhio (non per ragioni patriottiche, quando mai!, ma solo per ragioni di interessi di bottega all’interno della maggioranza)  da parte di alcuni che, pare, sarebbero andati ben oltre la critica al fatto in sé, scavando volutamente nella mente di chi ha qualche capello grigio qualche ricordo non proprio piacevole.

Di qui la reazione di Fasano (che  come è noto considera  se stesso e la sua “gens” al di sopra di qualsiasi critica),   sfociata nelle dimissioni.

Potremmo limitarci a constatare che, dopotutto,  Fasano ha avuto quel che si meritava e magari  registrare, per la curiosità di chi ci legge, i tanti commenti, alcuni  salaci e altri decisamente irridenti, comunque non commendevoli,  che hanno accompagnato la lettera da parte di tutti e, sorpresa,  anche, e soprattutto, da parte di quelli che si fingono suoi “consigliori”, fino al punto di suggerirgli le dimissioni,  ma che dietro e alle sue spalle se la ridono a crepapelle, inciuciando per prenderne il posto, magari con il suo stesso “sostegno”.

Ma,  tutto sommato,  la cosa non ci  interessa per nulla , come del resto lascia indifferente la gran parte della gente che ha cose un po’ più serie cui pensare che non le lacrimevoli oltre che assai risibili lagnanze di Fasano, che per di più riguardano cose private che poco hanno a che fare con il ruolo pubblico rivestito, senza lode e senza infamia, dal Fasano, oggi come nel passato.

Piuttosto. Fasano si  era  candidato  alle amministrative del 2009 per aiutare i traballanti ex comunisti e i loro variopinti  alleati  a vincere contro Gagliardi;  operazione riuscita, sul fil di lana,  anche  grazie a lui, che galoppava come un asinello sardo durante i giorni della campagna elettorale e  che ha anche usato, allo scopo, il suo mestiere.

Per questa ragione Fasano, presuntuoso qual’è e quale è sempre stato, benchè nella suddivisione categoriale degli uomini può al massimo aspirare politicamente ad essere collocato tra la penultima (la quarta) e l’ultima (la quinta) delle categorie degli uomini individuate dall’indimenticato Leonardo Sciascia, si aspettava di essere sistemato in una specie di nicchia privilegiata, e lì ricevere l’omaggio devoto e perenne dei suoi “compagni” di ventura,  quasi fosse un santo.

Invece ci hanno pensato proprio  i “compagni” di strada  a riportarlo brutalmente con i piedi per  terra, contestandone il ruolo in Giunta e, per ottenerne la rimozione,  scaraventandolo nella mischia della  più insulsa e risibile  delle polemiche, che non riguarda la vita pubblica e   amministrativa della quale a Fasano, ma anche ai suoi antagonisti, notoriamente poco importa, anche perché poco ne capisce,  ma fatti personali e privati. Che però  tali avrebbero fatto bene a rimanere. Per rispetto della gente a cui di queste faccende poco o punto interessa. g.


P.S. Per non costringere  tra chi ci legge  i pochi che non le conoscono   a ricercare  la quarta e la quinta delle cinque categorie  in cui Sciascia,  il grande e indimenticato scrittore siciliano,  suddivide gli uomini, lo precisiamo noi: nella quarta Sciascia colloca i “piglianculo” e nella quinta, l’ultima, i “quaquaraqua’”. g