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COME RISOLVERE LA CRISI…

Pubblicato il 7 gennaio, 2011 in Economia, Gossip | No Comments »

………la crisi finanziaria.

Una sera d’inverno, in uno sperduto paesino, arriva un turista accompagnato da una bella bionda inpelliciata.

Si reca all’unico albergo in paese e chiede al gestore se c’e’ una camera disponibile.

“Certo” rispose il gestore. “Eccole le chiavi delle nostre piu’ belle stanze site tutte al terzo piano. Prego controlli e scelga lei.”

Il turista tiro’ fuori il portafogli e mise una banconota da 100 euro sul bancone e con la bionda si avvio’ al terzo piano.

Allora il gestore prese la banconota e corse dal macellaio e saldo’ il suo conto.

Il macellaio corse dal salumiere e saldo’ il suo conto.

Il salumiere corse dalla prostituta per darle quanto le doveva per le prestazioni ricevute.

La prostituta corse in albergo per pagare quanto doveva per l’uso di una stanza.

Qualche minuto dopo il turista ritorno’ dal gestore dicendo che non gli piaceva nessuna delle stanze, si riprese i 100 euro e se ne ondo’.

Crisi risolta!!

…non l’ha raccontata Berlusconi ma viene dal Canadà, da un conterraneo, Nick Pinto, che ci segue con affetto. g.

Pubblicato il 31 dicembre, 2010 in Gossip, Politica | No Comments »

Diamo i voti ai protagonisti dell’agenda politica del 2010. Silvio BERLUSCONI  si conferma “inaffondabile”. Fini bocciato.

Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini

Il migliore 10 Silvio Berlusconi. Sembrava la volta buona. Almeno per chi, nonostante 16 anni di onorata carriera, non ha ancora imparato a conoscerlo. Ma il Cavaliere non è il Titanic, non basta certo qualche iceberg messo qua e là per affondarlo definitivamente. E così il 2010 diventa indubbiamente l’anno di Silvio. Vittorioso alle Regionali (anche nel Lazio dove il Pdl non è riuscito a presentare la propria lista in provincia di Roma) e vittorioso anche in Parlamento dove il 14 dicembre, nonostante i pronostici dei suoi avversari, è riuscito a strappare il voto di fiducia (il secondo consecutivo dopo quello di settembre). Inaffondabile.

Il peggiore 0+ Gianfranco Fini. Fosse uno studente i suoi professori non avrebbero dubbi: il ragazzo si applica, anche parecchio, ma proprio non ce la fa. Per questo, nonostante il votaccio, si merita un “+”. E dire che c’ha provato in tutti i modi. Si è anche inventato un «nuovo» partito, ma niente da fare. Alla fine, nel braccio di ferro con Silvio Berlusconi, è uscito inesorabilmente sconfitto. Non solo, è riuscito nell’impresa impossibile di non indovinare nemmeno una mossa. E anche sulle sue previsioni ci sarebbe molto da dire. Insomma, nel 2011 può solamente migliorare. Nostradamus.

6– Pierluigi Bersani Il segretario ci ha messo impegno e costanza ma il Pd fa acqua da tutte le parti. La prima volta che ha aperto al Centro, in Italia ha nevicato. Sfortunato

7 Nichi Vendola Se Marx fosse ancora vivo forse cambierebbe l’incipit del suo Manifesto: «Lo spettro di Nichi si aggira per l’Italia». E agita i sonni del Pd. Spaventoso.

2 Antonio Di Pietro Il leader dell’Italia dei Valori si merita un bel “due”. Proprio come i deputati che hanno lasciato il suo partito per votare la fiducia al governo. Babbo Natale.

9 Domenico Scilipoti Ha trasformato Antonio Di Pietro nel «salvatore» del governo Berlusconi. Alzi la mano chi sarebbe riuscito a fare di meglio. Straordinario.

5 Pier Ferdinando Casini Lui non vuole muoversi. Il suo posto è sempre e comunque il centro. E siccome in una scala da 0 a 10 il centro è il 5…. Mediano.

n.c. Luca Montezemolo Mi si nota di più se vengo e mi metto in disparte o se non vengo affatto? Si agita, si agita, ma non scende mai in campo veramente. Mistero.

7 Anna Finocchiaro I suoi commenti sugli scontri tra polizia e studenti sono un capolavoro di masochismo. Neanche il Pdl sarebbe riuscito a fare meglio. Infiltrata.

8 Italo Bocchino Se qualcuno era affascinato dal leader di Fli Gianfranco Fini, lui è riuscito a fargli cambiare idea del tutto. Mister Simpatia.

7 Paolo Bonaiuti Passa il 99% del suo tempo a smentire e rettificare le dichiarazioni del Cavaliere. Giobbe, in confronto, è un principiante. Paziente.

5 Massimo D’Alema Sognava il lettone di Putin si è dovuto accontentare di una brandina a via del Nazareno. Ormai non lo ascoltano più neanche nel Pd. Disco rotto.

8 Umberto Bossi Nonostante il suo S.P.Q.R. (Sono porci questi romani) ha il merito di aver difeso il governo. Fedelissimo.

4 Roberto Calderoli Il ministro leghista ha chiesto a Gesù di trasferire i ministeri in Padania. Secessionista.

8 Giulio Tremonti È l’uomo del secondo miracolo italiano: la crisi non ha distrutto il Paese. Unico neo: la voce. Rigoroso.

8 Sandro Bondi Dopo il crollo di Pompei, la Sinistra lo incolperebbe anche per gli tsunami. Ma lui resiste. Kamikaze

6 Franco Frattini Ha fatto il suo lavoro con competenza ma sconta l’inevitabile ombra di Berlusconi. A rimorchio.

8,5 Mariastella Gelmini Con determinazione e tenacia è riuscita a vincere la sua battaglia sull’università. Riformatrice.

7,5 Giorgia Meloni Sufficienza piena per il ministro che pur essendo stato molto legato a Fini ha deciso di non tradire il mandato elettorale e rimanere nel Pdl. Coerente.

7 Mara Carfagna Ineccepibile nel suo ruolo di ministra, è stata determinata anche nel criticare le scelte del governo sulla gestione dei rifiuti a Napoli, pronta pure a dimettersi. Pugnace.

4 Stefania Prestigiacomo «Resto o non resto. Questo è il dilemma». Il ministro dell’Ambiente ormai non si riconosce più nel Pdl ma quando il Cav la richiama lei ci ripensa. Obbediente

10 Julian Assange Ha messo in crisi le cancellerie mondiali pubblicando i segreti della diplomazia Usa. Lo hanno fermato due ragazze svedesi. Priapo.

8,5 Muhammar Gheddafi Senza di lui non esisterebbero la tenda, i cavalli berberi, le hostess che studiano il Corano, le amazzoni, il «bunga, bunga». Showman.

10 Vladimir Putin In Italia il suo «lettone» è entrato nell’immaginario collettivo. Ma sotto il letto ecco spuntare gli affari. E tutti invidiano l’amico Silvio. Gasatissimo.

6 Roberto Saviano Se sapesse fare televisione si meriterebbe un voto più alto. Ma quaranta minuti ad ascoltarlo parlare sono troppi per chiunque. Soporifero.

10 Michele Santoro Meno male che Santoro c’è. Ecco l’inno coniato per il conduttore di Annozero. Grazie alle sue puntate antiCav, Silvio diventa sempre più forte. Stratega.

8 Augusto Minzolini Sarà forse per la sua «pettinatura», fatto sta che Il direttore del Tg1 s’è trasformato in parafulmine. Fino a diventare un simbolo. Ma lui non molla. Tenace.

DA DAGOSPIA UN PO’ DI GOSSIP

Pubblicato il 14 dicembre, 2010 in Costume, Gossip, Politica | No Comments »

Riceviamo e pubblichiamo:

Lettera 1
Caro Dago , allora , se ho capito bene : la sinistra si è alleata con l’ex successore di Almirante per essere ancora sconfitta da Berlusconi , giusto ?
OBSERVER

LA SMORFIA DI GIANFRANCO FINI

Lettera 2
Dago darling, anche i titolisti di “Il Messaggero” (de Roma, ovviamente) sono bravissimi nel fare satira. Ecco oggi, mentre Roma “brucia”, il sottotitolo “Le tre partorienti in Aula alla Camera: applausi e carezze”. Non ho letto l’articolo e quindi a tutt’ora non so se poi si sono sgravate lì a Montecitorio e se hanno fatto in tempo ad andare in ospedale.
Natalie Paav

Lettera 3
Egregio Direttore, “Due traditori nell’Idv” . Il Pd ha garantito 206 voti su 206 deputati. “Se non ci fossero stati due traditori dell’Idv avremmo vinto”. Così il capogruppo Pd alla Camera Dario Franceschini. Allora anche il Pd ha scoperto che il problema di questa democrazia è l’Idv di Di Pietro? Era ora, ma come sempre in ritardo: qualcuno, prima di loro, l’aveva detto da tempo e non solo il Pdl. Anche l’Udc e la Lega non vedono di buon occhio il molisano ” Trattorista”. Certo, se questo pensasse di più a casa sua e non a quella altrui…ma questa è altra storia! Grazie per l’attenzione e buon lavoro
L. C. G. – Montepagano (Te)

Berlusconi

Lettera 4
Caro Dago, come agente immobiliare Fini è un fallito, si è fatto occupare l’appartamento di Montecarlo dal cognato e non è riuscito a sfrattare Berlusconi da Palazzo Chigi. E come politico invece? Beh, aspettiamo almeno che cominci prima di giudicare…
Zadeu

Lettera 5
Le Spa italiane dovrebbero proporre, oltre a talassoterapia e tradizionali bagni di fango, fieno, cioccolato, miele ed alghe, anche la “coproterapia”. Nella merda gli italiani ci sguazzano da tempo, ed è di oggi la (fiduciosa) conferma che piace. Shitty business but business.
Marina

Lettera 6
L’unica soluzione rimasta a Fini è quella di ripresentare “Bocchino” non come capo gruppo Fli ma,come un ben più pragmatico punto di programma

Giulia Buongiorno entra alla Camera in sedia a rotelle

Lettera 7

Fini: quella di Berlusconi è una vittoria di Pirro. La sua è una sconfitta da pirla.

Lettera 8
Caro Dago, un’esclamazione per riassumere la giornata: FINI-TOH!!!
Giorgio

Lettera 9
Caro Dago, dopo la débâcle sulla sfiducia, Fini ancora più patetico di prima: “Vittoria numerica, vedremo se politica”. E per lui invece, sconfitta numerica ma non politica? Gianfry vada a farsi una doccia fredda
M.Godiani

Lettera 10
Caro Dago, Berlusconi incassa la fiducia per tre voti di scarto, 314 a 311. Ora Silvio può venderne uno a Di Pietro…
F.K.

Lettera 11
Riassunto della giornata dopo il voto di fiducia: Berlusconi cerca di allargare, a Fini glielo hanno allargato per bene.
Little Tonno

Scilipoti

Lettera 12
caro Dago, un tempo, nel Carosello TV, abbiamo avuto una bellissima donna (Virna Lisi)
alla quale era concesso da tutti dire quel che volesse: “con quella bocca può dire ciò che vuole…” Come poteva pretendere di essere ascoltato Fini parlando con un Bocchino. Come siamo caduti in basso. Ciao.

Lettera 13
Caro Dago, stasera tutti sotto Palazzo Chigi con Fini, Bersani, Di Pietro e D’Alema a guardare il “tramonto” di Berlusconi…
Tuco

Lettera 14
Fini è stato sconfitto. Questi sono i numeri. Per il resto, nonostante abbia avuto l’appoggio dei grandi giornali e nonostante i tentativi, oggi, di inficiare il risultato del voto con storie immaginate di corruzione o di pressioni politiche, la storia del Parlamento registreà come una sconfitta l’arroganza di un leader che ha avuto la stessa disavventura della rana di Fedro. La rana si gonfia per apparire più grossa fino a scoppiare. Voleva prendere il posto di Berlusconi ma non ha avuto la forza. Si è inimicato i suoi stessi elettori di AN, me compreso, che per 2/3 non lo sopportano più per i suoi errori fatti di arroganza e di scorrettezza politica nell’occupare un posto istituzionale e usarlo come come soggetto politico. Cosa volete? I giardinetti lo attendono, perdendo la credibilità che la sinistra gli assegnava fino a quando disturbava il manovratore. Ma ora? Lo abbandoneranno al suo destino. Tanti saluti
Giovanni Gennaro

antonio di pietro idv

Lettera 15
La Polidori contraria alle Case Chiuse …in Camera si spuntano prezzi migliori.
P@°L°

Lettera 16
Caro D’Agostino, gli oppositori hanno tirato un enorme respiro di sollievo: ieri avevano davvero temuto che il governo fosse finito.
Larry Svizzero

Lettera 17
Fini è stato capace di uccidere Msi An Fli, accusato di tentato omicidio di Pdl! roba che nemmeno Rosa e Olindo…

Lettera 18
Caro Dago, alla fine è arrivata la fiducia al governo anche alla Camera con 314 voti contro 311. Non mi pare davvero una maggioranza schiacciante. A determinarla tre voti di aderenti al Fli e soprattutto i parlamentari Scilipoti, Calearo e Grassano. Da osservatore dell’estrema periferia, mi sembra una “vittoria di PIrro” che non risolve i problemi dell’Italia. Cordiali saluti.
Giovanni Attinà

Fini e Bocchino

Lettera 19
Caro Dago, Silvio ha cinque figli naturali. Con un po’ di pazienza e oculatezza Gianfranco Fini avrebbe potuto essere il figlio politico di Berlusconi. Ma invece, stupidamente, ha gettato alle ortiche tutto quello che il destino gli stava consegnando su un piatto d’argento. Solo gli stolti non sanno riconoscere la fortuna quando gli capita tra le mani!
M.P.

Lettera 20
Caro Dago, A proposito di nomignoli : l’Onorevole ( si fa per dire) Guzzanti, che incassa da Camera e Giornale due lauti stipendi dob ( d’origine berlusconiana) e poi sfiducia i Cavaliere, è la prova provata del pecunia non olet. Che ne dici, pertanto, di chiamarlo Paolo Puzzanti ? Salve
Natalino Russo Seminara

Lettera 21

Bocchino ha detto che Berlusconi può dare lezioni su come si dioventa ricchi. Lui invece può prendere lezioni su come si può evitare di parlare con la bava alla bocca.

Lettera 22
Dopo il tenente Garcia De Gregorio, Baffetto Razzi e Cicciobombolo Scilipoti proporrei all’attento selezionatore Di Pietro di cambiare il nome del suo partito….magari l’Italia Dei Voltagabbana.
Vaquiña

Lettera 23
Egregio Direttore, Con riferimento alla maggioranza avuta alla Camera da Berlusconi, Bersani e D’Alema dichiarano: scandalosa compravendita. Ora, finché lo dice Bersani passi pure, ma D’Alema non credo abbia dimenticato come ottenne di fare il Presidente del Consiglio, dove prese la maggioranza e con il soccorso di Chi ( pace all’anima sua). La politica è tutto, a partire dall’arte del compromesso, ma pretendere o di dimenticare il giorno prima o di essere circondati da smemorati, mi sembra troppo!
Grazie per l’attenzione e buon lavoro
Valeria Monteforte – Siracusa (Sr)

Lettera 24
Nel 2005, si profetizzava che i berluscones, se perdevano le elezione, avrebbero fatto le barricate e chissà quali altri orrori. Sappiamo come andò: non accadde niente di niente. E Prodi andò tranquillamente al governo. Oggi invece le maggiori città italiane sono state messe in ginocchio dai cortei anti-cainano. Ma ovviamente questo non è squadrismo, non è intimidazione, non è violenza antidemocratica contro i rappresentanti del popolo, non è un’offesa alla sacra costituzione: è invece giusta e benedetta espressione dei sentimenti altamente democratici della parte sana della nazione.
Francesca

BERSANI Fiducia alla Camera

Lettera 25
caro DAGO, se cito Pascal (“stupido è colui che fa l’altrui male senza ricavarne vantaggio”) chi viene subito in mente fra le massime cariche dello stato? quanto a quello che succede in aula e per le strade della povera cara Roma, come dar torto a Flaiano (“in Italia i fascisti si dividono in fascisti propriamente detti e antifascisti”)?
un caro preoccupato saluto
BLUE NOTE

Fiducia al Senato

MENTRE FINI DISCETTA SUI MASSIMI SISTEMI, A MONTECARLO IL COGNATINO SE LA SPASSA IN FERRARI MANGIANDO FILETTO DA 139 EURO ALL’ETTO: DA DOVE PRENDE I SOLDI?

Pubblicato il 8 dicembre, 2010 in Gossip, Politica | No Comments »

La copertinad el settinmanale CHI che ha pizzicato il cognatino di Fini che se la spassa a Montecarlo: e intanto i disoccupati italiani continunao ad essere disoccupati.
A volte ritornano. E lui, Giancarlino, a Montecarlo è tornato. «Non potevo certo costringerlo ad andarsene, ma certo gliel’ho chiesto e con toni tutt’altro che garbati. Spero lo faccia, se non fosse altro che per restituire un po’ di serenità alla mia famiglia». Così parlava Gianfranco Fini a fine settembre, ammettendo i suoi dubbi e le sue «leggerezze» sulla gestione della svendita della casa monegasca di boulevard Princesse Charlotte.
Il noto appartamento scovato dal Giornale che An ricevette in eredità per la «buona battaglia» nel 1999 da Anna Maria Colleoni. E che nel 2008 cedette per appena 300mila euro alla Printemps, società off-shore con sede a Saint Lucia, ai Caraibi, che a sua volta la cedette alla «gemella» Timara. Il bello, si fa per dire, è che a viverci, poi, ci è andato Giancarlo Tulliani, «cognato» di Fini. Identificato da un documento del governo di Saint Lucia come beneficiario effettivo di Printemps e Timara.
L’affaire immobiliare ha incendiato l’estate. Ed è costato a Fini e al suo ex tesoriere Francesco Pontone l’iscrizione nel registro degli indagati. E l’inchiesta della procura di Roma, che ha chiesto ma non ancora ottenuto l’archiviazione, ha peraltro confermato tutti i lati oscuri di quella storia, sollevati da questo quotidiano: l’appartamento, svenduto a meno di un terzo del suo valore, è occupato da Tulliani in virtù di un contratto d’affitto in cui le firme di locatore e locatario sono identiche.
Con queste premesse, è comprensibile che l’ancora indagato Fini (il quale è arrivato a promettere le proprie dimissioni in caso fosse provato che la casa è del fratello di Betta) si augurasse un rapido trasloco del cognato, sperando forse che la vicenda sedimentasse così più facilmente. Ma il giovane Giancarlo evidentemente si è affezionato al Principato e ai suoi lussi, e pare abbia ignorato il «non rientrate in quella casa».
In estate il settimanale Chi l’aveva già pizzicato intento a scorrazzare per i tornanti monegaschi sulla sua Ferrari, fidanzata bionda al suo fianco, per poi lavare il bolide al self service, pompa alla mano. Ma erano altri tempi. Il terremoto mediatico e quello giudiziario che hanno puntato sulla casa a due passi dal Casinò l’hanno però costretto per qualche mese nell’ombra: le imposte della maison di Palais Milton sono rimaste chiuse, nonostante la bella stagione il terrazzino era desolatamente vuoto, e qualcuno aveva persino staccato la targhetta col suo cognome dal citofono.
Ora, col freddo e le luci sull’affaire più basse, torna anche lui, monsieur Giancarlo: in grande spolvero e in dolce compagnia. Sono ancora i paparazzi di Chi a sorprendere il «cognato» a Montecarlo, sorriso smagliante come non lo si vedeva da tempo, e immancabile camicia bianca.
Tullianino è con due bionde, la sua fidanzata e un’amica, seduto fronte vetrina a uno dei tavoli dell’esclusivo «Beef Bar», panoramicissimo ristorante specializzato in carni d’importazione, affacciato sul porticciolo turistico di Fontvieille, il quartiere costruito sottraendolo al mare, appena sotto la fortezza del Principe.
A giudicare dalle foto, il fratellino di Elisabetta non ha dunque mollato l’osso immobiliare, non ha assecondato l’auspicio di Gianfranco a restituire le chiavi al «padrone di casa», chiunque sia. È di nuovo lì, ancora in pista, forse per non sprecare quella «conoscenza del mercato immobiliare del Principato» che Fini gli aveva attribuito all’inizio della storia. Forse solo per godersi le mollezze del Principato: in fondo, la residenza gli è stata data su garanzia di un deposito bancario, non per la sua attività professionale. Di certo è tornato: immortalato bicchiere in mano, intento in chissà quale brindisi, nell’elegante ristorante (il Beef Bar ha sedi anche a Nizza, Mosca e in Lussemburgo) gestito da italiani, che vanta tra le proprie specialità carni provenienti da tutto il mondo, tra le quali il pregiato manzo «Kobe»: 139 euro per un filetto da tre etti fatto arrivare dall’Australia. Giancarlo, invece, arrivava da più vicino: la casetta che fu di Colleoni è ad appena 2,5 chilometri di distanza dal ristorante. Una mezz’oretta di camminata, una decina di minuti in automobile. In Ferrari, poi, anche meno. Il Giornale, 8 dicembre 2010
……………La faccia tosta di Fini non ha limiti. Mnetre poche ore fa  lui concionava di legalità, moralità, onestà, il cognato, quello a cui ha svenduto la casa di Montecarlo di proprietà del partito e della comunità di A.N. se la spassava a Montecarlo pasteggiando in locali esclusisivi. Con quali soldi e guadagnati come ci piacerebbe saperlo. Ma si sa, Fini, che pur si proclama ateo, in questo applica la regola del Vangelo secondo cui la mano destra non sappia cosa fa la mano sinistra o faccia finta di non saperlo.E così Fini si salva la coscienza e può tranquillamente (secondo lui) prendere per c… gli italiani. g.

L’ALTRUISTA CON PROBLEMI DI…CONGIUNTIVITE

Pubblicato il 7 dicembre, 2010 in Gossip, Politica | No Comments »

L’ALTRUISTA: Gianfranco Fini :”Berlusconi pensa solo a se stesso”. Lui, invece, pensa pure al cognato e alla suocera.

CONGIUNTIVITE : Fini “Se qualcuno fosse più umile le cose sarebbero state migliori”. Oh, ancora non si è alleato con Di Pietro, ma già massacra la consecutio come Tonino.

LA TULLIANI CI CONFONDE: CI HA PRESO PER GAUCCI

Pubblicato il 16 novembre, 2010 in Gossip | No Comments »

La compagna di Fini ha chiesto 10 milioni di danni a Libero, Il Giornale e Panorama

Ecco il commento di Libera lla notizia pubblicata da Dagospia.

Elisabetta Tulliani ha chiesto dieci milioni di euro di risarcimento a “Il giornale” di Feltri, “Libero” di Belpietro e “Panorama” di Mulè e ai giornalisti Amadori, Maragnani e Paladini. Secondo il sito di gossip politico Dagospia, che ha pubblicato la notizia, non è stata indicata la cifra dei danni ai giornalisti. Non è chiaro nemmeno se la somma, ingente, comprenda pure i presunti danni morali. Di certo, la Tulliani è abituata a spillare quattrini da chi la circonda, quasi si trattassero di bancomat ambulanti… Chiedere per conferma all’ex patron del Perugia Luciano Gaucci e al presidente della Camera Gianfranco Fini.

16/11/2010

GLI UOMINI DI FINI: IL SEN. STRANO E L’ON. CATONE

Pubblicato il 9 novembre, 2010 in Cronaca, Gossip, Politica | No Comments »

Il neo capo del neo partito del FLI, cioè Fini, a Perugia, come a Mirabello, si è riempito la bocca della parola “legalità“, innalzandola a bandiera del nuovo schieramento. E però ciò non gli ha impedito di arrulare nella sua nuova truppa due personaggi che rispondono ai nomi del sen. Nino Strano e dell’on. Giampiero Catone.Chi siano costoro lo apprendiamo dalle colonne del Fatto Quotidiano, giornale di Travaglio, che li descrive nel modo che segue.

NINO STRANO: DALLE INCHIESTE ALLA MORTADELLA…
Giuseppe Lo Bianco per “il Fatto Quotidiano

Se gli si parla di “bunga bunga” il senatore Nino Strano pensa subito ai bronzi di Riace: “Mi squaglio davanti a una creatura di marmo”. Precisando: “Ma non ho mai avuto un rapporto sessuale con un gay”. In Parlamento lo ricordano con la bocca piena di mortadella celebrare la sconfitta del governo Prodi in un pomeriggio di “bon ton” a palazzo Madama arricchito dall’offesa al collega Nuccio Cusumano, chiamato “checca squallida”.

“A me piace il turpiloquio, mi afferra, mi tira per un braccio” rivelò il senatore che si definisce oggi “esteta fottuto, amico di travestiti, troie e omosessuali”. Chissà se utilizzava lo stesso linguaggio all’inizio della sua carriera politica, negli anni del dopo stragi, quando, sotto l’ombrello della mafia stragista, si candidò, nel ‘94, nel movimento indipendentista Lega Sicilia, fondato da lui stesso e da Nando Platania, quest’ultimo accusato dal pentito Tullio Cannella di cambiare “pizzini” che lo stesso collaboratore avrebbe recapitato a Bagarella.

Una stagione ancora oscura durante la quale il boss corleonese invaghito di separatismo voleva duplicare l’esperimento leghista catanese a Palermo, racconta il pentito, che parla anche della candidatura di Strano alla presidenza della provincia di Catania. L’inchiesta finì in un’archiviazione, lui proseguì l’avventura politica in An: l’anno scorso è stato assessore regionale al Turismo della giunta Lombardo e lanciò tra le polemiche la Sicilia come meta del turismo gay.

Poi tentò la riconferma, ma Lombardo gli negò la qualità di “tecnico”, lasciandolo fuori dalla sua quarta giunta. Si consola con la Film Commission, decidendo di finanziare film in base a criteri turistici, piuttosto che culturali. L’indagine per mafia lo sorprende a Perugia, alla convention di Fli, ma il suo motto ricorda passioni di altri leader: “Frequento con piacere i locali dove ogni desiderio è possibile. Le mie donne sono sempre con me. Vivo dannatamente di contraddizioni”.

2 – GIAMPIERO CATONE: RICICLATO E PLURINDAGATO…
Chiara Paolin per “
il Fatto Quotidiano

Chissà cosa farà nella sua prossima vita l’onorevole Giampiero Catone: già ne ha vissute molte. Napoletano di nascita e abruzzese d’adozione, 54 anni ben portati, uomo Dc devoto a Rocco Buttiglione sin dalla più tenera età, Catone è un virtuoso dello slalom politico-istituzionale.

Mentre la Prima Repubblica cadeva a pezzi, lui riuscì fortunosamente a impossessarsi del simbolo scudocrociato assicurandolo in dote all’amico Rocco, il quale lo premiò nominandolo suo capo di Gabinetto al ministero delle Politiche Comunitarie con delega particolare allo sviluppo economico. Un posto ideale per Catone, ormai approdato a una felice vita Udc: economia, lavoro e relativi fondi lo hanno sempre appassionato moltissimo. Al punto da inventarsi attività inesistenti per cui richiedere lauti finanziamenti al Ministero dell’industria.

Per questo nel 2001 fu arrestato con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, falso, false comunicazioni sociali e bancarotta fraudolenta pluriaggravata. In pratica, due bancarotte da 12 milioni di euro l’una, e 6 milioni di finanziamenti ottenuti a fondo perduto. Dopo una serie di pericolosi rinvii a giudizio, arrivò la manna della prescrizione, ma ancora nel 2003 e nel 2007 la giustizia tornò a occuparsi di lui per bancarotta fraudolenta ed estorsione. Accuse da cui venne assolto, e subito promosso al Pdl: un seggio sicuro in Lombardia, una lussuosa poltrona da deputato che però non gli ha fatto passare la voglia di cambiare ancora.

È infatti entrato in Fli il 24 settembre, nei giorni più caldi del divorzio libertario: in cambio è arrivata la nomina a responsabile del movimento per l’Abruzzo. Ma la base locale ha reagito malissimo, dimissioni a raffica e una domanda: come parlare di legalità con un rappresentante plurindagato? Il 4 novembre il clamoroso dietrofront: Daniele Toto, nipote dell’avioimprenditore (e a sua volta indagato) Carlo, ha scalzato Catone.

IERI SERA A RAI TRE IN SCENA IL TEOREMA DI SAVIANO: INFANGARE BERLUSCONI (PER IL QUALE SCRIVE E INCASSA COSPICUI DIRITTI D’AUTORE ) E IL GIORNALE

Pubblicato il 9 novembre, 2010 in Costume, Gossip | No Comments »

….E INTANTO LA TRASMSSISONE DEL TRIO FAZIO-SAVIANO-BENIGNI, COSTATO 2 MILIONI E MEZZO DI EURO PER 4 PUNTATE, INCASSA  PER TUTTE E QUATTTO LE SERATE, SOLTANTO 810 MILA EURO DI PUBBLICITA’: OVVIAMENTE LA DIFFERENZA LA PAGHERA’ LA RAI, CIOE’ NOI, CON IL CANONE IMPOSTO AI CITTADINI COSTRETTI LORO MALGRADO A SORBIRSI LE TONNELLATE  DI FANGO,  SPARSE SUL CAPO DEL GOVERNO, VOTATO DA MILIONI DI ELETTORI,    DAL SUPER PAGATO FAZIO, DAL GUITTO CHE PIU’ GUITTO NON SI PUO’, DALL’AUTORE DI UN SOLO LIBRO NARRATO COME LO SCRITTORE DEL SECOLO. g.

di Stefano Filippi

Fabio Fazio, l’intervista­tore più morbido di Gigi Mar­zullo, ha trovato un nuovo mestiere: il barman. Il suo Vieni via con me , program­ma costosissimo e strombaz­zato come la grande novità della tv italiana, è un gigante­sco e cos­tosissimo shaker do­ve viene frullato di tutto, dal­la suora- banchiera favorevo­le alla nuova moschea di To­rino al cantante che riesuma i pezzi di Giorgio Gaber, dal­le lettere dei telespettatori al nuovo guru della politica ita­liana, Roberto Saviano. Un cocktail agitato, non mesco­­lato, e scodellato in prima se­rata con un solo obiettivo: screditare Berlusconi e il Giornale.

Saviano è un Celentano meno sconclusionato e più ideologizzato, un telepredi­catore più lungo e infinita­mente più monotono, ma più feroce. Fazio vuol fare il brillante, con il solito sorrisi­no sfottente cita un vasto campionario di luoghi co­muni sull’Italia, definizioni di Churchill, Prezzolini, Mussolini. Ma subito dopo fa l’elenco delle prostitute che esercitavano a Pompei prima dell’eruzione, dalle «tope» di bettola fino a quel­le «colte, più raffinate, che si prostituivano per influenza­re la politica. Poi Pompei crollò e il crollo continua an­cora oggi». È l’aperitivo di benvenuto del più ricco bari­sta Rai. L’«elenco»dovrebbe essere uno degli elementi ca­­ratterizzanti il programma, tra i cui autori ci sono Miche­le Serra (firma di Repubbli­ca ) e Francesco Piccolo (del­l’ Unità ). Ma è soltanto una noia. Compreso il catalogo delle definizioni di omoses­suale letto dal governatore pugliese Nichi Vendola, gay dichiarato ma non proprio un fine dicitore cui è stata re­galata la passerella.

Il pezzo forte è lo show di Saviano. Lo scrittore di Go­morra entra sulla scena tri­colore, ma in realtà domina­ta dal rosso, alle 21.17 e parla per oltre mezz’ora. Come ha ampiamente spiegato su Re­pubblica , si dedica a smonta­re la «macchina del fango», la sua «ossessione». «Sento che la democrazia è letteral­mente in pericolo, se ti poni contro questo governo ti aspetta l’attacco della mac­china del fango», sentenzia come un oracolo. Riconosce che «non siamo né in Cina né in una dittatura fascista», bontà sua. Spiega che «una cosa è fare un errore, un’al­tra farsi corrompere»: viva la banalità. «La privacy è sacra, un pilastro della democra­zia: nessuno ha il diritto di fo­tografarti in bagno perché perdi credibilità»: sembra di sentire Berlusconi. Invece no: «Un conto è la riservatezza, un conto è sce­gliere le amiche da candida­re ». Ed ecco che nel frullato­re finisce anche il Giornale, le cui prime pagine su Mon­tecarlo e Boffo giganteggia­no sullo sfondo ( come aveva­mo rivelato giorni fa). Così il fango ha nome e cognome, senza possibilità di contrad­dittorio, senza difesa, senza appello.

Per tenere fede alla sua fama di bastonatore del­la malavita organizzata, Sa­viano rispolvera farraginosa­mente la tragedia di Giovan­ni Falcone. Come dire: que­sto è il destino di chi è bersa­gliato dalle macchine del fango. E l’equazione del teo­rema- Saviano è facile da fa­re: il governo Berlusconi è co­me la mafia. Ecco dunque il program­ma partorito da Rai3 dopo il lungo braccio di ferro con i vertici aziendali che stenta­vano a firmare i contratti. Avevano ragione, non foss’altro che per la quantità di sbadigli. Trasmissione an­nunciata da Fazio, cancella­t­a da Masi perché troppo co­stosa, poi tornata in auge con partecipazioni gratis, in­fine riammessa perché ­sembrava- i problemi di sol­di erano spariti.

Alla fine l’unico ad appari­re senza gettone è stato Ro­berto Benigni, e nel suo mo­nologo l’ha ricordato a ogni pie’ sospinto. E anche lui si è occupato di prostitute, «fur­ti con spasso», martellando ossessivamente su Berlusco­ni. Da Ruby alla P3, da Ghedi­ni al figlio Pier Silvio, fine al­la prole di La Russa e ai diret­tori del Giornale , Feltri e Sal­lusti, «che hanno dossier e informazioni certe che la Co­stituzione è gay, frocia, omo­sessuale »: un guitto senza freni. E per fortuna non vole­va parlare di gossip ma sol­tanto di politica. In realtà, quanto ai soldi, i curatori avevano proposto alla Rai un budget di 2.816.000 euro per quattro puntate, di cui 2.400.000 per i conduttori. Settecentomila euro a settimana. «Un’invenzione» si scan­dalizzò Saviano ad Annoze­ro e l’ha ripetuto ieri su Re­pubblica . Le prenotazioni pubblicitarie però non sono state all’altezza: 810mila eu­ro. Con una perdita prevista di due milioncini. Il numero di Tv sorrisi e canzoni in edi­cola rivela che soltanto la scenografia di Vieni via con me negli studi milanesi di via Mecenate è costata 500mila euro mentre i micro­foni, telecomandati e di ulti­ma generazione, sono costa­ti 50mila euro ciascuno.

LA SAGA DELLA FAMIGLIA TULLIANI CONTINUA….(SECONDO DAGOSPIA e non solo)

Pubblicato il 17 settembre, 2010 in Gossip, Politica | No Comments »

1- FIAMME GIALLE E SERVIZI SEGRETI INDAGANO SULLA STRANA SVENDITA DI MONTECARLO – VOGLIONO TOGLIERSI IL DUBBIO CHE LA PRINTEMPS, LA SOCIETÀ OFF-SHORE CHE COMPRÒ L’IMMOBILE DA AN, E LA SUA GEMELLA TIMARA OGGI PROPRIETARIA DELLA CASA, NON SIANO COLLEGATE ATTRAVERSO L’ANCORA MISTERIOSA PROPRIETÀ AD UNA SPORCA STORIA DI RICICLAGGIO E L’EVASIONE FISCALE SULLO SFONDO DEL GIOCO ONLINE – 2- IL CONTO BANCARIO SU CUI “ELISABETTO” HA DEPOSITATO CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO – 3- IL GIALLO DELLE UTENZE ALL’INDIRIZZO DI JAMES WALFENZAO, REGISTA DELLE OPERAZIONI AI CARAIBI E DEL PAGAMENTO DEI LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE DELL’APPARTAMENTO – 4- ATTENTI ALLA FOTO: SCATTATA UNA SETTIMANA DOPO LA SVENDITA DI MONTECARLO, DAVANTI ALL’INGRESSO DELL’HOTEL VESUVIO DI NAPOLI, VEDE FINI E I TULLIANI IN COMPAGNIA DI AMEDEO LABOCCETTA, OGGI PDL MA PER LUNGO TEMPO VICINO AD AN E A FINI. BENE. QUANDO L’ATLANTIS, COLOSSO MONDIALE DEL GIOCO D’AZZARDO, SBARCA IN ITALIA SI AFFIDA COME PROCURATORE A LABOCCETTA. E CHI è L’AMMINISTRATORE DELLA ATLANTIS ? WALFENZAO! Sì, COLUI CHE, IN RAPPRESENTANZA DELLA SOCIETà OFFSHORE PRINTEMPS, ACQUISTA L’APPARTAMENTO DI MONTECARLO (E IL CERCHIO SI CHIUDE)

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1- LE CARTE SEGRETE DI MONTECARLO
Gian Marco Chiocci – Massimo Malpica per Il Giornale

tulliani

Tulliani e Timara Ltd, Timara Ltd e Tulliani. Si intrecciano pericolosamente i destini della società off-shore proprietaria dell’immobile di Montecarlo e l’inquilino eccellente che attraverso il cognato-presidente della Camera sponsorizzò prima la (s)vendita della casa donata ad An dalla contessa Colleoni e poi si ritrovò lui stesso nelle condizioni di andare ad abitare al 14 di Boulevard Charlotte.

Tulliani Fini e Sandro Bratti del PD

I destini (e i sospetti) si alimentano in relazione ai risvolti inquietanti sulla ristrutturazione del noto appartamento. Nessuno, però, ha parlato. Nemmeno il celebre syndic Michele Dotta, amministratore di quel prestigioso palazzo e della stragrande maggioranza degli immobili nel Principato, custode dunque dei segreti di migliaia di inquilini, seppe o volle dare delucidazioni al riguardo.

fini-tulliani

LAVORI IN CORSO (GRATIS)
A forza di scavare siamo arrivati a contattare un preziosissimo testimone: Stefano Garzelli, figlio del più grande costruttore di Montecarlo, presente fisicamente nell’appartamento dei misteri per conto della società Tecabat incaricata di rimettere a posto l’immobile acquistato a un prezzo stracciato dalla Ltd Printemps e che a sua volta lo alienò alla società «gemella» Timara Ltd, attuale proprietaria. Garzelli jr ha rivelato che esisteva «un rapporto diretto» fra Giancarlo Tulliani e la Timara Ltd; che nel cantiere Tulliani era sempre presente e diceva la sua su come dovevano essere fatti gli interventi; che il compenso finale ammontava a 100mila euro ma non ricordava a chi era stato fatturato, se a Timara o a Tulliani.

FINI, ELI, GIANCARLO TULLIANI, LABOCETTA,

Luciano Garzelli, papà di Stefano, ricevette incarico dall’ambasciatore Mistretta di cercare una soluzione ai problemi immobiliari dei Tulliani. L’imprenditore ha riferito che non solo Giancarlo, ma anche la sorella Elisabetta, mise becco sui lavori; che non si interessò più alla ristrutturazione perché i Tulliani avevano deciso di portare loro i materiali dall’Italia (cucina, arredi, piastrelle, eccetera); che alla fine passò la pratica a una società minore, la Tecabat, dove il figlio per l’appunto lavorava; e infine ha rimarcato come non sia normale che dei semplici affittuari portino «dall’Italia» i materiali per la ristrutturazione, posto che proprio sui materiali insiste il maggior guadagno per le società di restauro.

fini laboccetta in vacanza

RESTAURO MADE IN ITALY
Il titolare della Tecabat, Rino Terrana, a cui Garzelli jr faceva riferimento, parlando col Giornale ha complicato la vita a Giancarlo Tulliani: ha ammesso che i 100mila euro del restauro la sua società li ha fatturati personalmente alla Timara Ltd e non al cognato di Fini.

A sentire più imprese edili del Principato «non è normale» che i materiali per i lavori vengano portati dall’Italia; «non è normale» che una società monegasca di ristrutturazione accetti questa opzione svantaggiosa, a meno che non abbia ricevuto raccomandazioni importanti cui è impossibile dire di no; «non è normale» che siano gli stessi residenti a Monaco a far arrivare dall’Italia i materiali; non è normale ma è «fattibile» che prima di prendere possesso dell’immobile un inquilino possa mettersi d’accordo con il proprietario dell’appartamento accollandosi l’onere delle spese dei materiali e della ristrutturazione, che successivamente scalerà dalle rate del canone mensile.

Amedeo Laboccetta

Quest’ipotesi, purtroppo per Tulliani, si scontra con l’ammissione del proprietario della Tecabat che afferma d’aver fatturato 100mila euro alla Timara e non a Tulliani. Appare dunque singolare che la Timara Ltd, che acquistò la casa messa in vendita da An (su segnalazione del cognato di Fini) dalla gemella Printemps Ltd, si accolli pure le spese della ristrutturazione dando carta bianca su tutto ai Tulliani.

A ciò occorre aggiungere che Garzelli senior al Giornale ha detto di essere in possesso delle mail di un architetto romano che per conto dei Tulliani lo contattava ripetutamente proprio in merito ai lavori da effettuare nel famoso appartamento.

IL CANONE DA 19.200 EURO
Ma c’è di più: nel contratto d’affitto che il giovane Tulliani ha firmato il 30 gennaio 2009 verrebbe fuori che il canone annuo versato dal cognato di Fini alla Timara Ltd è assolutamente fuori mercato: appena 19.200 euro l’anno, e cioè solo 1.600 euro al mese. Per una cifra del genere a Monaco farebbero la fila da Ventimiglia.

GIANCARLO TULLIANI Luciano Garzelli

Di più. Per ottenere la residenza a Montecarlo si seguono due strade: o si ha un’attività professionale nel Principato, oppure occorre avere una garanzia bancaria solida che attesti l’indipendenza economica per vivere nel posto più caro al mondo. Dalla sua carta di soggiorno numero 053961 rilasciata il 20 febbraio 2009 risulterebbe che abbia optato per la seconda strada, che da queste parti significa un versamento cospicuo (dai 300 ai 400mila euro cash) vincolato alla banca per tutta la durata della sua residenza.

IL NUMERO DEL TESORO
Il conto numero 175-69-00017-1570-900001, acceso presso la Companie Monegasque de Banque, potrebbe ora essere messo sotto controllo dalla guardia di finanza. E allora, sui risvolti a dir poco curiosi della ristrutturazione, le domande si sprecano: a quale titolo l’affittuario Tulliani durante i lavori si comportava come il padrone dell’immobile? Che tipo di «rapporto diretto» c’è – per usare l’espressione usata da Garzelli jr – fra Tulliani e la Timara?

TULLIANI-MONTECARLO

Posto che la Tecabat ha fatturato alla Timara Ltd, chi ha pagato i materiali arrivati dall’Italia visto che secondo Garzelli senior i Tulliani insistettero per portarli personalmente? Se esiste un accordo fra Timara (proprietario) e Tulliani (affittuario) secondo cui quest’ultimo si accolla le spese dei lavori a fronte di un successivo sconto sull’affitto, perché la Tecabat fattura a Timara e non direttamente all’inquilino? Eppoi.

MONTECARLO TULLIANI

LE UTENZE OFF-SHORE
Tulliani ha girato alcune delle sue utenze personali al 27 avenue Princesse Grace, e più precisamente all’attenzione di James Walfenzao, l’amministratore della società off-shore Printemps Ltd che l’11 luglio, nello studio del notaio Aureglia, formalizzò l’atto d’acquisto dell’appartamento della Colleoni alla presenza del senatore di An Francesco Pontone.

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Perché lo fece? Perché venne formalizzata questa «deviazione» posto che Tulliani era già residente a Montecarlo da nove mesi? E infine. Giancarlo Tulliani è a conoscenza che Walfenzao era l’amministratore della Jason Ltd che controlla sia la società che ha comprato l’appartamento dove tuttora abita, sia quella che grazie al suo interessamento presso Gianfranco Fini riuscì ad accaparrarsi l’appartamento da un milione e mezzo di euro spendendone solo 300mila?

CASA TULLIANI A MONTECARLO

2- I SERVIZI SEGRETI SEGUONO LA PISTA CHE PORTA AI CARAIBI
Stefano Zurlo per
Il Giornale

Tante, troppe coincidenze. Gli stessi nomi che tornano a migliaia di chilometri di distanza. E il sospetto che il pasticcio della casa di Montecarlo possa portare lontano, molto lontano gli investigatori. Così da tempo, a sentire l’agenzia il Velino, Guardia di finanza e servizi segreti hanno deciso di chiarirsi le idee sulla strana vendita dell’appartamento di boulevard Princesse Charlotte 14.

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E vogliono togliersi una volta per tutte il dubbio che la Printemps, la società off-shore che comprò l’immobile da An, e la sua gemella Timara oggi proprietaria dell’appartamento, non siano collegate attraverso l’ancora misteriosa proprietà ad una storia più grande. Una storia in cui i segugi delle Fiamme gialle e gli 007 sospettano anche il riciclaggio e l’evasione fiscale sullo sfondo del gioco online.

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Un intreccio complesso e a tratti non ancora decifrato, ma che pone qualche domanda agli investigatori che ritrovano gli stessi personaggi da una parte all’altra del mondo.

Per raccapezzarsi, bisogna partire dalla data, ormai famosa, dell’11 luglio 2008: quel giorno An vende, o meglio svende il quartierno a una società off-shore dei Caraibi, la Printemps di Santa Lucia. Per il venditore, ovvero per An, nello studio del notaio monegasco Louis Aureglia si presenta il senatore Francesco Pontone, per la Printemps una coppia formata da James Walfenzao e Bastiaan Izelaar. Walfenzao: è lui l’uomo chiave o uno degli attori dell’operazione.

Francesco Pontone

È un professionista caraibico, specializzato nella costituzione di trust, fiduciarie e società costruite col metro della riservatezza. Walfenzao, con Izelaar, è dunque uno dei protagonisti del giallo dell’estate. Ma a migliaia di chilometri di distanza, rieccolo, Walfenzao ricompare ai Caraibi come amministratore per conto di Francesco Corallo di parte del capitale dell’Atlantis, un colosso mondiale del gioco d’azzardo che nel 2004 è sbarcato anche in Italia, nel campo del gioco online.

Curioso, perché Corallo è da sempre vicino ad An, e ancora prima al Msi; l’Atlantis quando arriva in Italia si affida come procuratore ad Amedeo Laboccetta, oggi parlamentare Pdl ma per lungo tempo vicino ad An e a Gianfranco Fini.

James Walfenzao

Insomma Walfenzao, più ubiquo di padre Pio, gioca sul mappamondo fra Montecarlo e le Antille Olandesi. Anzi, per la precisione, l’isola di Saint Marteen dove, combinazione, nel 2004 proprio Laboccetta, che da quelle parti è di casa e ai Caraibi vorrebbe essere addirittura seppellito, porta Fini, seguita da Daniela Di Sotto, in quel periodo ancora sua moglie, e dal suo uomo di fiducia Francesco Proietti.

Fini, fra un’immersione e l’altra, trova pure il tempo di andare a cena al ristorante di Corallo, l’imprenditore che, come accennato, è il socio forte della potentissima Atlantis. Corallo, secondo Marco Lillo del Fatto quotidiano, è stato messo due volte sotto inchiesta e due volte archiviato per traffico di droga e riciclaggio.

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Insomma, è incensurato a differenza del padre Gaetano, catanese, condannato a 7 anni e mezzo per associazione a delinquere, coinvolto a suo tempo nell’inchiesta che mirava a far luce sul tentativo della mafia catanese, quella del boss Nitto Santapaola, di impadronirsi di alcuni casinò.

Francesco Corallo

Come si vede, ci sono in questa storia monegasca alcune coincidenze e suggestioni che portano molto lontano. Ben oltre i 70 metri quadri di boulevard Princesse Charlotte. Ed è questa la pista che battono Guardia di finanza e Servizi. L’ipotesi, tutta da dimostrare, è che la Printemps sia stata costituita da soggetti italiani, o loro prestanomi, che intrattengono rapporti di concessione con i Monopoli.

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È appunto, o potrebbe essere, il caso dell’Atlantis che, attraverso la sua controllata italiana, invade con le sue macchinette il territorio italiano e ha come suo referente, fino al 2008, proprio Laboccetta.

Del resto l’Aisi, il servizio segreto interno, ha nel mirino le società che nel nostro Paese sono titolari del gioco online, compreso il poker, anche se hanno la sede legale all’estero. L’obiettivo istituzionale, naturalmente, è la lotta al riciclaggio e all’evasione fiscale e il lavoro prevede uno screening a tappeto degli operatori del settore. Così, ma il condizionale è d’obbligo, la storia dei Tulliani, della cucina e dei mobili potrebbe, sia pure indirettamente, rimandare a scenari molto più complessi.

C’E’ L’IPOTESI CHE FINI E TULLIANI VENGANO ASCOLTATI DAI PM DELLA PROCURA DI ROMA
Sara D’ambrosio per Il Secolo XIX

L’ipotesi di ascoltare anche la versione del presidente della camera Gianfranco Fini non è più totalmente esclusa. Dopo due giorni di audizioni e ancora in attesa delle carte provenienti da Montecarlo, i pm della procura di Roma stanno valutando se ascoltare anche l’ex presidente di An che nel 2008 accettò di vendere un appartamento monegasco poi finito in affitto al cognato Giancarlo Tulliani.

Nulla è ancora deciso e fondamentale sarà l’ultima valutazione degli atti mandati a chiedere due settimane fa a Montecarlo ma che non sarebbero ancora giunte a piazzale Clodio. Ma il procuratore capo Giovanni Ferrara e l’aggiunto Pierfilippo Laviani stanno prendendo in considerazione anche alcune misure organizzative.

Elisabetta Tulliani e Gianfranco Fini a Mirabello

A esempio, potrebbero decidere di ascoltare Fini nella sede istituzionale di Montecitorio, come segno di “rispetto” verso la terza carica dello Stato. Anche Giancarlo Tulliani, a questo punto, potrebbe essere ascoltato.

Del resto, le audizioni dei giorni scorsi hanno lasciato irrisolti parecchi punti dell’indagine. Soprattutto, non hanno chiarito come e perché fu fissato in 300 mila euro il prezzo dell’immobile ricevuto in eredità da An. E quanti, all’interno del partito, sapevano già nel 2008 che la società acquirente, la Timara ltd, era stata individuata su consiglio di Tulliani.

Ascoltato nel totale riserbo due giorni fa, il deputato di Fli Donato Lamorte, all’epoca capo della segreteria politica di Alleanza nazionale, ha spiegato che del legame tra Tulliani e la Timara ltd ha saputo solo recentissimamente. Quando, l’8 agosto scorso, Fini in persona ha scritto al Corriere della sera per raccontare la sua versione dei fatti: «All’epoca mi disse solo che aveva ricevuto una offerta di 300 mila euro – ha spiegato Lamorte ai magistrati – mi chiese un parere. E io gli risposi che prima ce la toglievamo di torno e meglio era».

casa montecarlo

Lamorte ricordava una abitazione in pessime condizioni, per averla visitata nel 2002 assieme alla segretaria particolare di Fini, Rita Marino, e ad alcuni amici con lui in vacanza a Montecarlo: «Sapevo che da quella mia visita del 2002 nessuno era più tornato in quell’appartamento, rimasto sfitto e disabitato finché Fini mi disse della proposta. Chiesi anche agli amministratori del partito se negli anni avessimo ricevuto qualche offerta, ma tutti mi dissero che non si era mai fatto avanti nessuno».

DONATO LAMORTE ROBERTO MENIA

Sulla valutazione, dice Lamorte, non ci fu nessuna trattativa: «Credo che fosse l’offerta che ci arrivava dalla società. Io mi ricordavo che al momento di iscriverla a bilancio, la casa era stata valutata sui 450milioni di lire. Seicentomilioni erano parecchio di più e, infatti, al momento dell’approvazione del bilancio in assemblea nessuno fece obiezioni».

Proprio sul prezzo, i magistrati stanno valutando similitudini e differenze tra le versioni dei testimoni convocati finora. Il punto è delicatissimo: la congruità del prezzo fissato è l’elemento centrale per stabilire se ci sia effettivamente stata una truffa ai danni degli iscritti di An.

Francesco Pontone

Martedì scorso, il tesoriere Francesco Pontone aveva spiegato che l’indicazione dell’acquirente e del prezzo sarebbe arrivato «dai vertici del partito». Rita Marino è stata più evasiva. Ascoltata subito dopo Lamorte, due giorni fa, ha spiegato di essere arrivata a Montecarlo durante una vacanza organizzata assieme al deputato. La donazione della contessa Anna Maria Colleoni aveva incuriosito un po’ tutti, di qui la scelta di andare a dare un’occhiata a quello strano regalo che il partito aveva messo a bilancio dopo una transazione informale con la famiglia della donna.

Nessun ricordo specifico, però, sulle modalità della decisione presa nel 2008, né su come fu fissato il prezzo: «Non ne so nulla, ricordo però che non ci fu una riunione dedicata». A occuparsi della transazione con la famiglia, era stato Antonino Caruso, civilista e unico del gruppo di allora che ha deciso di non seguire Fini in Futuro e libertà. Come raccontò in una intervista, il senatore ha confermato ai pm che dopo la transazione ricevette un offerta da un milione da uno degli amministratori del palazzo: «Ma dopo di allora non mi occupai più di quella casa per dieci anni. Ne ho sentito parlare di nuovo solo in questi giorni».

E FIORELLO CANTA “LA CASETTA DI GIANFRA’”

Pubblicato il 8 settembre, 2010 in Gossip | No Comments »

di Paolo Giordano

Fini,  ieri sera,  da Mentana al TG della  7,  ha continuato a nicchiare sulla verità della caSa di Montecarlo ed ha annaspato sulle spiegazioni riuscendo sinanche a contraddire la sua “verità ” da egli stesso narrata nei suoi “otto” punti, probabilmente vergati dalla sua personale  dottoressa Stranamore che risponde al nome di Giulia Bongiorno. Sarà anche per questo che mEntre  i comici “impegnati” si autocensurano, Fiorello non resiste a uno sfottò sull’inchiesta dell’estate: la casa di Montecarlo. Ecco il commento sulla filastrocca di Fiorello andata in onda ieri sera.

No, no la notizia non è che Fiorello ieri si sia inventato una canzoncina sarcastica su Fini e la sua casetta a Montecarlo. La notizia è che, nel clamoroso silenzio dell’interessato, di questa gabola immobiliare si è occupato persino il migliore dei mattatori, l’unico che la politica no, signora mia, quella non fa per me. E invece. Ieri a Gran Varietà su RaiRadiouno (complimenti al palinsesto) parlando al telefono con il conduttore Gianluca Guidi, figlio di Lauretta Masiero e Johnny Dorelli, Fiorello ha canticchiato papale papale: «Avevo una casetta a Montecarlo, che vuoi fà/ Me l’hanno regalata solo come eredità/ e Vittorio Feltri che passava poi di là/ Diceva “che culo che c’ha avuto sto Gianfrà”…». E giù risate, mentre sullo sfondo scivolava il pianoforte del maestro Cremonesi.

Finora è sempre stato che Fiorello ululì e la politica ululà, per dirla alla Marty Feldman in Frankenstein Junior, una da una parte e l’altro dall’altra, come oltretutto dovrebbero sempre fare i veri comici (e una volta facevano tutti, da Totò a Bramieri). Stavolta no. In fondo i Tullianos, con tutti i loro magheggi transnazionali, sono stati il vero tormentone dell’estate, roba da commedia all’italiana trasmessa però ovunque, sulle spiagge o in coda al casello, una vacanzavisione che è durata oltre un mese in Hd, share altissimo per giunta. Roba che la satira, perdiana, ci dovrebbe saltar su come Gentile su Maradona al Mundial, a piedi uniti e vada come vada. Ma figurarsi: siamo in Italia, la satira, si sa, ha una porta sola, Berlusconi, e quindi sul «Finigate» tutti zitti zitti.

Invece stavolta Fiorello ha fatto il Pasquino, ha detto una pasquinata nuda e cruda, è diventato come la smozzicata statua dietro Piazza Navona, famosa perché i romani ci appendevano i loro versetti contro il potere di lorsignori, arrogante e silenzioso. Scrivevano le cose che tutti si chiedevano e nessuno aveva il coraggio di rispondere, per carità, meglio stare zitti, altrimenti sai che guai. Allora come oggi, nessuno rispondeva.

E difatti nessuno risponderà neanche ai frizzi e lazzi che ieri Fiorello ha srotolato su Fini e compagnia bella in diretta radio, diluendo i versetti finiani in uno sgocciolìo di battute perché lui è uno così, mica si ferma: «Ho letto che Gaucci ha fatto 6 al Superenalotto, la fortuna oltre che cieca è pure stronza». Oppure: «Io ci scherzo con Fini perché due palle la casa a Montecarlo, ti passa il Gran Premio da sotto. Poi vado a fare la spesa e ti passa Massa davanti». Tutte mitragliate come se niente fosse, il solito Fiorello, credibile perché mica è Crozza o Vergassola che ballano sempre lì, sul mattone di Silvio qui e Silvio là, praticamente fotocopiati e fotocopianti da quindici anni. Essendo uno showman con specializzazione in risate (vere), si tuffa dove c’è ciccia e dove sa di incontrare l’attesa del pubblico.

E fin qui, direte, è il suo mestiere. Però, più della canzoncina in sé, conta che anche lui, il più apartitico di tutti, abbia sentito il bisogno (dai, anche il sottile piacere) di scherzare sulla tragicomica telenovela di un presidente della Camera che, dopo aver accatastato pile e pile di discorsi sulla legalità sacrosanta, ancora oggi non abbia spiegato il perché dell’alloggio dove «ti passa il Gran Premio sotto». Già. E poi forse, se proprio bisogna criticare pure Fiorello, non è per forza vero, come si è lasciato sfuggire ieri, che «il politico oggi se ha qualche scheletrino nell’armadio, viene fuori solo quando serve». In realtà qualche volta basta una semplice inchiesta giornalistica. Solo quella.

P.S. Chissà ora che faranno i finiani di ferro e burro che hanno già chiesto la testa di Feltri, Belpietro e Sallusti…chiederanno anche la testa del comico Fiorello in nome del nuovo Ayatollah Fini?