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IL VICE SINDACO FASANO SI E’ DIMESSO: PER MANCANZA DI RISPETTO….( e si prega di non ridere!)

Pubblicato il 14 gennaio, 2011 in Gossip, Notizie locali, Politica | No Comments »

ll vice sindaco Fasano, che di mestiere fa il medico di famiglia, si è dimesso dalla carica.

La notizia, che circolava già da qualche giorno fra gli addetti ai lavori,  tra sussurri e grida, fra sorrisi  e sogghigni,   ha trovato conferma  con la diffusione della lettera con cui Fasano (GIAMBY per gli intimi) si è dimesso,  e la cui lettura ha interrotto per un attimo, solo per un attimo, la sonnolenta vita quotidiana  dei  torittesi  che hanno scoperto, divertendosi un mondo,  una nuova categoria di polemica politica: il mancato rispetto…..

Perché Fasano ha lamentato proprio questo: il mancato rispetto a lui e alla sua famiglia da parte, pare,  di alcuni componenti della  eterogenea maggioranza che amministra il Comune e   che proprio  Fasano aveva aiutato a vincere nel 2009.

Non c’era traccia, sinora, nella pur ricca e variegata casistica delle tante specie di dimissioni all’italiana, di questa nuova specie di cui è ora inventore e titolare effettivo Fasano (di qualcosa deve pur essere effettivo il nostro eroe,  dopo aver fatto, orrore!,  lo scodinzolante supplente di Gagliardi e ora anche quello di Geronimo), cioè le dimissioni per “mancanza di rispetto” con tanto di riferimento  alla famiglia come in ogni farsa che si rispetti.

Che richiama alla memoria “il familismo amorale”,  fenomeno sociologico di stampo mafioso che fu oggetto negli anni 50 del secolo scorso di uno approfondito studio da parte di un sociologo americano che all’uopo si trasferì in Basilicata ove il fenomeno aveva, all’epoca, vistosi riscontri. Da allora ad oggi, in verità, il fenomeno non è più tale perché nel frattempo è divenuta pratica costante in ogni parte del pianeta e  consiste nel favorire da parte dei potenti i propri familiari, da cui, appunto, il “familismo amorale”.

Ma è la prima volta che qualcosa di simile  viene praticato non già per favorire un familiare, ma per difenderlo dalla…… mancanza di rispetto (che nel concetto un qualche vago sapore mafioso pur riecheggia…).

La mancanza di rispetto,  a quel che è dato sapere per averlo lo stesso Fasano ripetuto a più persone,  si sarebbe concretizzata in qualche critica,  un po’ salace, forse, sulla  recente intitolazione di una strada cittadina, la ormai ex via Solferino, al padre di Fasano ( a proposito, proprio nel 150° dell’Unità Nazionale, è stata rimossa  dalla toponomastica cittadina la strada intitolata alla epica battaglia che nel 1859, il 23 giugno, per la cronaca, concluse, vittoriosamente, la seconda guerra d’indipendenza, aprendo la strada all’unità nazionale!).

La cosa, così si mormora, non sarebbe stata vista di buon occhio (non per ragioni patriottiche, quando mai!, ma solo per ragioni di interessi di bottega all’interno della maggioranza)  da parte di alcuni che, pare, sarebbero andati ben oltre la critica al fatto in sé, scavando volutamente nella mente di chi ha qualche capello grigio qualche ricordo non proprio piacevole.

Di qui la reazione di Fasano (che  come è noto considera  se stesso e la sua “gens” al di sopra di qualsiasi critica),   sfociata nelle dimissioni.

Potremmo limitarci a constatare che, dopotutto,  Fasano ha avuto quel che si meritava e magari  registrare, per la curiosità di chi ci legge, i tanti commenti, alcuni  salaci e altri decisamente irridenti, comunque non commendevoli,  che hanno accompagnato la lettera da parte di tutti e, sorpresa,  anche, e soprattutto, da parte di quelli che si fingono suoi “consigliori”, fino al punto di suggerirgli le dimissioni,  ma che dietro e alle sue spalle se la ridono a crepapelle, inciuciando per prenderne il posto, magari con il suo stesso “sostegno”.

Ma,  tutto sommato,  la cosa non ci  interessa per nulla , come del resto lascia indifferente la gran parte della gente che ha cose un po’ più serie cui pensare che non le lacrimevoli oltre che assai risibili lagnanze di Fasano, che per di più riguardano cose private che poco hanno a che fare con il ruolo pubblico rivestito, senza lode e senza infamia, dal Fasano, oggi come nel passato.

Piuttosto. Fasano si  era  candidato  alle amministrative del 2009 per aiutare i traballanti ex comunisti e i loro variopinti  alleati  a vincere contro Gagliardi;  operazione riuscita, sul fil di lana,  anche  grazie a lui, che galoppava come un asinello sardo durante i giorni della campagna elettorale e  che ha anche usato, allo scopo, il suo mestiere.

Per questa ragione Fasano, presuntuoso qual’è e quale è sempre stato, benchè nella suddivisione categoriale degli uomini può al massimo aspirare politicamente ad essere collocato tra la penultima (la quarta) e l’ultima (la quinta) delle categorie degli uomini individuate dall’indimenticato Leonardo Sciascia, si aspettava di essere sistemato in una specie di nicchia privilegiata, e lì ricevere l’omaggio devoto e perenne dei suoi “compagni” di ventura,  quasi fosse un santo.

Invece ci hanno pensato proprio  i “compagni” di strada  a riportarlo brutalmente con i piedi per  terra, contestandone il ruolo in Giunta e, per ottenerne la rimozione,  scaraventandolo nella mischia della  più insulsa e risibile  delle polemiche, che non riguarda la vita pubblica e   amministrativa della quale a Fasano, ma anche ai suoi antagonisti, notoriamente poco importa, anche perché poco ne capisce,  ma fatti personali e privati. Che però  tali avrebbero fatto bene a rimanere. Per rispetto della gente a cui di queste faccende poco o punto interessa. g.


P.S. Per non costringere  tra chi ci legge  i pochi che non le conoscono   a ricercare  la quarta e la quinta delle cinque categorie  in cui Sciascia,  il grande e indimenticato scrittore siciliano,  suddivide gli uomini, lo precisiamo noi: nella quarta Sciascia colloca i “piglianculo” e nella quinta, l’ultima, i “quaquaraqua’”. g

IL DIRITTO ALLO STUDIO NELLA PUGLIA DI NIKI VENDOLA

Pubblicato il 3 dicembre, 2010 in Cronaca, Notizie locali | No Comments »

La giunta della Regione Puglia delibera:Vitalizi ai consiglieri con soldi libri di testo

di MASSIMILIANO SCAGLIARINI
BARI - Sarà un ricco Natale per i poveri consiglieri regionali che ad aprile non sono stati rieletti, e che – legge alla mano – hanno diritto ad un assegno di fine mandato e ad un vitalizio. Parliamo di una liquidazione a tutti gli effetti e di una pensione che per i politici pugliesi è la più alta d’Italia. Bene: siccome quest’anno il turn over è stato incredibilmente alto, le casse di via Capruzzi non ce la facevano a pagare. E dunque martedì alla giunta è toccato aprire i cordoni della borsa, raschiando il fondo del barile: due milioni e seicentomila euro attinti dal fondo di riserva, ma azzerando la disponibilità «di competenza» del capitolo dedicato all’acquisto dei libri di testo per gli studenti.

Certo, è solo un passaggio tecnico. Ma il segnale è quello che è: i comuni mortali (chi ha un’impresa, chi aspetta una borsa di studio) possono aspettare, gli ex consiglieri no. Nell’assestamento di bilancio, in agosto, la Regione riconobbe al Consiglio (cioé a se stessa) altri 4,5 milioni per spese di funzionamento, soldi che però non erano mai stati erogati. Il 23 novembre, la Ragioneria ha messo a disposizione di via Capruzzi i primi 2,8 milioni. Per trovare il resto, è invece stata necessaria la variazione di bilancio.

Così, con due delibere consecutive, martedì la giunta ha autorizzato il prelievo di 900mila euro da ciascuno dei fondi di riserva (quello per le spese obbligatorie e quello per le spese impreviste). Per effettuare il riequilibrio in termini di competenza, è stata azzerata la disponibilità del capitolo dedicato al contributo ai Comuni per la fornitura dei libri di testo.

«A fine anno – spiega l’assessore regionale al Bilancio, Michele Pelillo – si rastrella tutto quello che è possibile, quindi si vanno a individuare tutti i soldi che non sono stati spesi». Però quello di impadronirsi pure dei pochi spiccioli destinati ai libri di testo non è un bel segnale. «Attenzione – precisa Pelillo – perché si tratta solo di un adempimento tecnico. Avevamo in bilancio una certa cifra iscritta solo come competenza (cioè riferita all’anno in corso, ndr), perché i fondi del ministero per il contributo ai libri transitavano da noi: su quel capitolo non c’è mai stata alcuna disponibilità di cassa. Poi ad agosto abbiamo fatto un accordo con il ministero per l’erogazione diretta del contributo ai Comuni, quindi quella partita non aveva più ragione d’essere in bilancio e l’abbiamo azzerata».

Nel frattempo, il 22 settembre, il presidente del consiglio regionale Onofrio Introna ha scritto a Pelillo per chiedere altri 3 milioni necessari – guarda un po’ – a pagare vitalizi e gli assegni di fine mandato. Dagli uffici del Bilancio fanno sapere che per il momento non se ne parla. Così come non si parla dell’annunciato taglio del 10% delle retribuzioni e delle indennità dei consiglieri.

Il disegno di legge che lo prevede, intitolato «Norme in materia di ottimizzazione e valutazione della produttività del lavoro pubblico e di contenimento dei costi degli apparati amministrativi nella Regione Puglia», è stato rinviato dalla giunta per la seconda volta. Ma non – spiegano i bene informati – per quel taglio del 10%: in quel disegno di legge c’è un articoletto che renderebbe impossibili certe nuove stabilizzazioni…

La Gazzetta del Mezzogiorno del 3 dicembre 2010

…….ovviamente nessuno si straccierà le vesti contro gli affossatori del diritto allo studio,nessun collettivo studentesco occuperà scuole, farà cortei, ingiurierà Vendola per aver dirottato i fondi per il diritto alo studio a favore dei suoi colleghi consiglieri che, poveretti, muiono di fame. Queste cose si fanno solo contro i govfenri di centrodestra. Così va il mondo, bellezza….