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LIBIA IN FIAMME: IL REGIME DI GHEDDAFY FA STRAGE FRA I DIMOSTRANTI.

Pubblicato il 22 febbraio, 2011 in Politica estera | No Comments »

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Continuano a seminare il terrore gli aerei caccia e i mercenari al soldo del regime di Gheddafi che, secondo i testimoni, sparano sui civili. Chi è sceso in piazza è esausto da una dittatura che dura da oltre quarant’anni e vuole costringere il colonnello ad andarsene. Le Nazioni Unite hanno parlato di crimini contro l’umanità e chiesto l’apertura di un’inchiesta per accertare l’effettivo numero di vittime e le responsabilità. Responsabilità rigettate da Gheddafi che, per smentire le voci che lo davano in fuga dalla Libia, è apparso in tv assicurando: “Vedrò i giovani in Piazza Verde per dimostrare che sono a Tripoli e non in Venezuela, e smentire le televisioni, questi cani”. La tv di Stato ha anche smentito i massacri bollandoli come “menzogne”.

Per l’International Coalition Against War Criminals, una rete di organizzazioni non governative formatasi nel 2009 per monitorare il conflitto israelo-palestinese dall’inizio delle proteste ci sono stati almeno 519 morti.

Intanto dopo i rallentamenti nel flusso di gas, l’Eni ha chiuso il gasdotto GreenStream, quello che rifornisce l’Italia. L’azienza ha assicurato che il blocco non compromette la sicurezza energetica dell`Italia, visto che siamo ormai verso la fine della stagione invernale e il livello degli stoccaggi è stato definito “rassicurante”.

Berlusconi  ha dichiarato che quelle del regime libico sono “violenze inaccettabili“,  mentre  il governo ha fatto sapere che “l’Italia è vicina al popolo libico che sta attraversando un momento tragico della sua storia”. E il ministro degli Esteri Franco Frattini riferirà in Parlamento domani pomeriggio.

Per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano le violenze in Libia devono cessare e alle “legittime richieste di riforme e di maggiore democrazia che giungono dalla popolazione” devono essere fornite risposte. Il capo dello Stato ha parlato di una “cieca repressione“.

Ed è un fatto, invece, che la nave della marina militare Francesco Mimbelli salperà da Taranto per posizionarsi al largo delle coste libiche.  Si tratta di un cacciatorpediniere lanciamissili, unità multiruolo con un equipaggio di circa 400 persone, specializzata nella difesa dello spazio aereo.

E con il passare delle ore proseguono i rimpatri dei cittadini occidentali che vogliono lasciare la Libia. Un C-130 dell’aeronautica militare italiana farà rientrare i primi 100 italiani dalla città libica secondo quanto confermato dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa. E un volo speciale Alitalia, un Boeing 777 da 291 posti affiancherà i voli di linea per consentire in tempi rapidi il rientro degli italiani. Un volo portoghese ha già lasciato il Paese utilizzando lo spazio aereo maltese e vari altri paesi stanno inviando aerei per recuperare i propri cittadini. (TMNews)

ANCHE IN IRAN DILAGA LA PROTESTA POPOLARE: IL REGIME DEGLI AYATOLLAH LANCIANO I LORO PRETORIANI CONTRO I DIMOSTRANTI PER FERMARE LA RIVOLTA.

Pubblicato il 14 febbraio, 2011 in Politica estera | No Comments »

Le motociclette nere dei bassiji sono tornate nelle strade di Teheran, ieri, per disperdere la manifestazione organizzata dall’opposizione al regime degli ayatollah. Lacrimogeni, spari, un morto secondo l’opposizione, decine di arresti hanno scandito il pomeriggio della capitale iraniana, mentre le strade si riempivano di giovani e meno giovani, i “reduci” dell’Onda verde che provò a forzare il Palazzo di Teheran nell’estate del 2009. Secondo un reporter della Bbc, in poche ore s’è creato “un caos totale”, mentre ai leader del movimento d’opposizione è stato impedito di scendere in piazza. Il governo aveva respinto la richiesta, già settimana scorsa, di manifestare: Mehdi Karroubi era stato messo agli arresti domiciliari giovedì scorso; la stessa sorte è toccata ieri a Mir Hossein Moussavi: l’accesso alla sua abitazione sarebbe stato bloccato, così come il collegamento telefonico (secondo altre fonti avrebbe tentato di uscire con i manifestanti, assieme alla celebre moglie Zahra Rahnavard). La polizia avrebbe arrestato anche il console spagnolo a Teheran, Perez Cambra. Il segretario di stato americano, Hillary Clinton, ha espresso già ieri sostegno alle “aspirazioni” della piazza iraniana, chiedendo al governo di non ricorrere alla violenza contro i manifestanti.

Il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, e la Guida suprema, Ali Khamenei, si sono schierati a favore dei “rivoluzionari” di Tunisi e del Cairo che hanno tolto di mezzo i loro leader “corrotti e schiavi dell’occidente”. Dietro all’improvvisa e inusuale simpatia per le piazze c’è naturalmente un disegno strategico: la destabilizzazione degli alleati di Israele e degli Stati Uniti crea un vuoto di potere nella regione di cui la Repubblica islamica d’Iran potrebbe facilmente approfittare, per non parlare del grande sogno sciita che prenderebbe forma ai danni delle odiatissime leadership sunnite. “Il governo iraniano ha dichiarato illegale per gli iraniani ciò che considera legittimo per gli egiziani”, ha sottolineato Tom Donilon, consigliere per la Sicurezza nazionale dell’Amministrazione Obama. All’Onda verde – che nell’ultimo anno e mezzo non ha avuto tregua da parte del regime: le uccisioni, le sparizioni e le persecuzioni non sono certo finite una volta che la piazza è stata sconfitta dalle manovre del Palazzo – non è sfuggita l’opportunità: torniamo in strada anche noi a sostegno delle rivolte che tanto piacciono ai nostri governanti, e vediamo quel che succede. La reazione delle forze di sicurezza del regime era scontata: la grande differenza tra la piazza iraniana e quella degli altri paesi sta proprio lì. In Tunisia e in Egitto, l’esercito si è rifiutato di sparare sulla folla e anzi ha fatto da mediatore tra i governi e le proteste. In Iran, le Guardie della Rivoluzione e i bassiji hanno già mostrato di non avere alcuna remora nel reprimere nel sangue ogni dissenso: l’ultima volta che l’Onda verde ha ufficialmente manifestato, nel dicembre del 2009, è finita con una decina di morti, e già nell’estate dello stesso anno, in cui sembrava che le fratture del Palazzo avrebbero sancito la vittoria della piazza, ci fu almeno un centinaio di morti, per non parlare di quelli che finirono nella prigione di Evin.

Alcuni analisti sperano che il contagio arrivi in Iran, ma prevale la preoccupazione. La retorica del regime non si è mai fermata né contro l’opposizione, né contro l’occidente. Così come non si è fermata la corsa all’atomica. Ieri il capo dell’Aiea, Yukiya Amano, ha detto al Washington Post che l’Iran produce uranio arricchito “in modo sistematico”. E da domani è prevista una visita in Italia di una delegazione iraniana.

.…………Il presidente americano Obama, nella logica tipica dei liberal americani, nei giorni scorsi ha favorito la caduda di Moubarak, storico alleato degli americani, sostenendo la rivolta popolare contro l’ultimo faraone d’Egitto e consentendo la consegna del paese delle Piramidi all’Esercito che ha sciolto il Parlamento e sospeso la Costituzione. Farà la stessa cosa ora che la protesta dilaga anche in Iran? Avrà il coraggio Obama di sostenere apertamente la rivolta degli oppositori degli ayatollah e dei capi dello stato islamico, vera e autentica minaccia per l’Occidente? Vedremo.g.

IL BRASILE RIAPRE IL CASO BATTISTI

Pubblicato il 5 gennaio, 2011 in Cronaca, Politica, Politica estera | No Comments »

    La protesta contro Battisti Qualcosa si muove. Il presidente del Supremo Tribunal Federal, Cezar Peluso, ha ordinato ieri di riaprire il dossier relativo all’estradizione di Cesare Battisti presso l’Alta Corte brasiliana, a seguito della richiesta di scarcerazione dei legali dell’ex terrorista rosso e del ricorso presentato dagli avvocati dell’Italia per bloccare tale richiesta. Lo rende noto un comunicato dell’Stf, rilevando che Peluso ha ordinato di «disarchiviare» il procedimento e di allegare agli atti la richiesta «dell’immediato rilascio» di Battisti presentata ieri dopo il diniego all’estradizione deciso il 31 dicembre dall’ex presidente Lula.

    Sembra, dunque, pagare l’agreament scelto dal governo italiano che ieri si è schierato compatto in civili manifestazioni contro la decisione di Lula. E l’umana grandezza di Silvio Berlusconi era racchiusa ieri pomeriggio (prima delle notizie di altro fuso orario) nello sguardo di chi non ha digerito un’incomprensibile presa di posizione, una smorfia che nascondeva una commozione forte quando il premier si è avvicinato alla sedia a rotelle di Alberto Torregiani, occhi umidi e straordinaria compostezza, in piazza Navona, sotto l’ambasciata del Brasile.

    Fotogrammi di una civile quanto determinata protesta, una risposta di grande stile dinanzi a chi ancora una volta dai banchi sgangherati dell’opposizione, ha trovato modo di speculare persino su una storia così amara. Ma quale assenza del governo nella vicenda? Piuttosto, dove erano i «sinistri» fan dell’estradizione quando il signor Battisti si avvaleva della dottrina Mitterand? «È un vero criminale», ha detto di Cesare Battisti il premier. E il concetto è rimbalzato ieri in tutta Italia nelle manifestazioni organizzate davanti alle sedi diplomatiche brasiliane per protestare contro il «no» all’estradizione. La gente che vi ha partecipato pretende che il criminale Battisti non resti impunito e non esita a definire l’ex presidente brasiliano Lula «un vigliacco», un «complice dei terroristi».

    Una condanna consapevole che ha unito le principali città italiane, da Milano a Firenze, da Bari a Napoli, da Torino a Roma, dove però esponenti della maggioranza e dell’opposizione hanno manifestato da «separati in piazza». In campo, oltre ai politici, anche familiari delle vittime del terrorismo, studenti e persino brasiliani. A Roma, una Piazza Navona invasa dalle bancarelle delle festività natalizie ha ospitato il sit-in di protesta più ampio al quale hanno aderito, in varie fasi, un migliaio di persone. Un commosso Alberto Torregiani, figlio del gioielliere vittima dei Proletari armati per il comunismo e vittima a sua volta, si è detto soddisfatto da questo «sit-in popolare» senza bandiere di partito «uniti per una battaglia: ottenere l’estradizione dell’ex terrorista».

    Ma neppure il caso Battisti ha unito maggioranza e opposizione: infatti, gli esponenti del Pdl e quelli del Pd e dell’Idv hanno manifestato in momenti diversi e separatamente. Tra i più decisi il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri: «In Parlamento ci saranno iniziative a sostegno dell’azione di governo per chiedere l’estradizione dal Brasile di Cesare Battisti e speriamo che su questo ci sia la condivisione di tutte le forze politiche». «Si tratta di una manifestazione serena – ha sottolineato Gasparri – vogliamo seguire la via del diritto per difendere le ragioni delle vittime». Dal canto suo, il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto, con al fianco il ministro della Gioventù Giorgia Meloni, non ha esitato a definire Battisti un «criminale» e a condannare «l’ambiguo» ruolo della Francia. Marino Collacciani, Il Tempo, 5 gennaio 2011

    LE REAZIONI ALLA DECISIONE VERGOGNOSA DEL BRASILIANO LULA. NAPOLITANO: AMAREZZA. BERLUSCONI:RAMMARICO. LARUSSA:E’ UN AFFRONTO.

    Pubblicato il 31 dicembre, 2010 in Cronaca, Giustizia, Politica estera | No Comments »

    Il presidente della Repubblica Napolitano ha espresso “amarezza e contrarietà” per la decisione del capo di Stato brasiliano uscente Lula da Silva di non estradare Cesare Battisti. Napolitano ha parlato anche di una scelta “incomprensibile e infondata”. Intanto il ministro degli Esteri Franco Frattini “ha deciso di richiamare a Roma l’ambasciatore” in Brasile Gherardo La Francesca. “Esprimo profonda amarezza e rammarico per la decisione del presidente Lula di negare l’estradizione del pluriomicida Cesare Battisti nonostante le insistenti richieste e sollecitazioni a ogni livello da parte italiana. Si tratta di una scelta contraria al più elementare senso di giustizia”, ha affermato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. “Esprimo ai familiari delle vittime tutta la mia solidarietà, la mia vicinanza e l’impegno a proseguire la battaglia perché Battisti venga consegnato alla giustizia italiana – ha aggiunto il premier -. Considero la vicenda tutt’altro che chiusa: l’Italia non si arrende e farà valere i propri diritti in tutte le sedi”. Il presidente brasiliano uscente Luiz Inacio Lula da Silva ha deciso di non concedere l’estradizione per l’ex terrorista condannato a quattro ergastoli. Immediata la reazione del governo italiano: la decisione di Lula “è un affronto” e “una vergogna” ha detto La Russa aggiungendo che non passerà “senza conseguenze”. Il parere che nega l’estradizione afferma che la decisione di Lula non rappresenta un affronto a un altro stato, “dal momento che situazioni particolari possono generare rischi per la persona, malgrado il carattere democratico dei due Stati”. Il governo brasiliano ha inoltre espresso il suo “profondo stupore” per la protesta degli italiani, “in particolare con riferimenti personali non pertinenti” a Lula. Battisti è rinchiuso nel penitenziario di Papuda, a Brasilia. In Italia l’ex militante dei Proletari armati per il comunismo deve scontare quattro ergastoli per altrettanti omicidi, commessi a fine anni Settanta e per i quali è stato riconosciuto colpevole. Arrestato, Battisti è riuscito a evadere ed è scappato prima in Francia e poi in America Latina. Fonte ANSA.

    LULA: DECISIONE SQUALLIDA, IGNOBILE E VERGOGNOSA

    Pubblicato il 31 dicembre, 2010 in Cronaca, Giustizia, Politica estera | No Comments »

    Quest’uomo merita tutto il nostro disprezzo, il disprezzo di tutti gli uomini liberi ed onesti, il disprezzo di tutti coloro che aborriscono la violenza e  rispettano la vita umana, il disprezzo di tutti coloro che rispettano la parola data, il disprezzo di tutti coloro che praticano la legalità e rispettano la legge, il disprezzo di tutti coloro che non proteggono gli assassini ed hanno rispetto per le vittime degli assassini, il disprezzo di tutti coloro che mai proteggerebbero i terroristi e che mai li salverebbero dalla galera…..

    Quest’uomo è, ancora per poche ore,  il presidente del Brasile, l’ex sindacalista Lula,  che allo spirare del suo mandato,  ha violato le  stesse leggi del suo Paese, i trattati internazionali, le leggi morali che costituiscono baluardo insormontabile per chiunque rivesta una carica pubblica in ogni psrte del mondo, ed ha negato l’estradizione in Italia del pluriomicida e pluricondananto all’ergastolo Cesare Battisti, terrorista dei Nuclei armati proletari, che sfuggito per 30 anni alla giustizia italiana, doveva finalemente essere ricondotto nelle carceri nel nostro Paese per espiare i suoi reati.

    30 anni fa, Battisti, non ancora assurto al ruolo di intellettuale, girava per le città italiane, seminando sangue e lutti, compiendo rapine a mano armata, uccidendo persone innocenti che avevano la sfortuna di incontrarlo sulla loro strada. A Milano, tra gli altri, uccise il gioielliere Vincenzo Torreggiani e lasciò sul selciato il figlio giovinetto del gioielliere, Alberto, che da allora vive sulla sedia a rotelle.

    Processato e condananto a 4 ergastoli, Battisti riuscì a fuggire e a rifugiarsi in Francia,  dove in virtù della cosiddetta teoria Mitterand potè evitare l’estradizione in Italia. Quando finalmente la Francia, nonostante i lamentosi proclami della intellighenzia di sinistra francese, concesse l’estradizione, nel 2004, Battisti riuscì a sfuggire alla cattura e a rifugiarsi in Brasile.

    Arrestato su richiesta delle Autorità italiane, dopo estenuanti contorsioni giudiziarie,l’Alta Corte brasiliana, pochi mesi fa, autorizzò la estradizione nel nostro Paese, lasciando a Lula l’ultima parola. Lula ha evitato di pronuciarla sino a poche ore fa, tra l’altro preoccupato di non perdere il consenso elettorale dei tanti italiani residenti in Brasile a favore della sua protetta, una ex guerrigliera che è stata infatti eletta nuovo presidente del Brasile e che domani prenderà il posto di Lula.

    Il quale LULA poche ore fa tramite il Ministero degli Esteri brasiliano ha fatto conoscere la sua decisione invocando un presunto pericolo per la vita di Battisti se questi fosse estradato in Italia, fortemente contestato dal nostro Ministero degli Esteri con una  nota diramata ieri e definita dal ministro carioca, cioè di uno Stato che anche nel recente passato non si è molto distinto per il rispetto dei diritti civili e della democrazia, “impertinente”

    Ridicola e nel contempo grottesca ed offensiva quanto pretestuosa motivazione quella addotta da Lula,  che suona come un insulto insopportabile per una Nazione, quella italiana, dove di certo non si pratica nelle carceri la tortura, come avviene in Iran, verso cui è rivolta notoramente la simpatia di Lula, il quale, come abbiamo ricordato, ha violato il trattato bilaterale sottoscritto tra Italia e Brasile in materia di estradizioni.

    Ed ora per Battisti, che è rinchiuso, si fa per dire, in un penitenziario brasiliano dove però gode del trattamento degli esuli politici, potranno riaprirsi le porte del carcere, ottenere lo status di immigrato, ottenere i documenti di identità e in futuro anche viaggiare all’estero come cittadino brasiliano.

    E’ inaccettabile ed è necessario, obbligatorio, moralmente e politicamente obbligatorio, che l’Italia assuma iniziative forti per contestare una decisione ignobile e vergognosa. Già in queste ore mentre il ministro Frattini ha richiamato in Italia il nostro ambasciatore in Brasile per consultazioni, per una volta l’intero schieramento politico italiano  si è mostrato solidale e fermo nella protesta contro questa decisione che, lo ripetiamo, è vergognosa e squallida, che offende la memoria dei morti e la testimonianza dei superstiti della follia omicida e terrorista di Battisti.

    Non comprenderemmo, nessun italiano comprenderebbe, se la decisione dell’ ormai prossimo ex presidente brasiliano non fosse oggetto di precise, inderogabili, durissime reazioni non solo della nostra diplomazia, ma anche del nostro Parlamento  edel nostro Governo,  che se chiamati a ratificare trattati  commerciali o di qualsiasi altra natura  con il governo del Brasile, al momento di votarli richiamino alla loro memoria  il volto e il nome  delle vittime del terrorista Batttisti, che ora si stanno rivoltando nelle loro tombe. g.


    BATTISTI LIBERO: UNA SCONFITTA PER L’ITALIA ANCHE GRAZIE ALLA SINISTRA

    Pubblicato il 30 dicembre, 2010 in Giustizia, Politica estera | No Comments »

    Cesare Battisti Una beffa per il nostro Paese, è un insulto alle vittime del terrorista. Lula concederà a Cesare Battisti l’asilo politico. Non è ancora ufficiale, lo sarà fra qualche ora, ma le anticipazioni che arrivano dal Brasile non lasciano dubbi. Così la politica italiana si accorge solo ora quale misfatto al diritto si stia compiendo. C’è chi manifesta, chi grida e chi chiama in causa il governo. Ma se Battisti invece che scontare l’ergastolo per quattro omicidi si godrà beatamente il sole sulle spiagge di Copacabana sarà una sconfitta per l’Italia intera. Per la maggioranza e per l’opposizione. Il governo non è riuscito a farsi valere, ma avrebbe avuto bisogno di uno sforzo maggiore da parte di quella sinistra che ha fatto del presidente Lula un santino. Oggi a che vale prendersela con il premier, addirittura mettendo sotto accusa gli accordi commerciali con il Brasile? Cosa avrebbe dovuto fare? Tagliare i ponti con un Paese come quello sudamericano, ormai potenza economica mondiale? Siamo seri.
    Certo che con il Brasile qualcosa di più andava fatto. Ma da tutti. Per esempio spiegando a Lula, e potevano farlo soprattutto i compagni della sinistra, che quel signore si è macchiato di omicidi. È un killer e della peggiore specie. Che contro di lui non ci sarebbe stata vendetta, ma solo giustizia. E che nelle nostre carceri non avrebbe rischiato nulla. Noi non sappiamo come siano le prigioni brasiliane, ma dubitiamo che ci lavorino delle guardie carcerarie che piangono la morte di un prigioniero suicida. Questo invece è successo a Roma proprio ieri. Così veniamo a un altro punto. Chi ha fatto di tutto per accreditare l’idea che l’Italia sia sotto il dominio di un sistema parafascista? Chi ha parlato di Berlusconi come di un dittatore? Chi ha lanciato l’allarme, anche a livello internazionale, su una caduta dei diritti? Chi ha contribuito a corrompere l’immagine all’estero del nostro Paese perfino gioendo di giudizi falsi e gratuiti sulla stampa internazionale? Dietro alla decisione di Lula non c’è anche questo? Pensiamo proprio di sì. E chi ha avuto il coraggio di prendere posizione duramente e pubblicamente contro quelle firme di solidarietà al terrorista di pseudo intellettuali di sinistra raccolte in Francia e in Italia? Sono 1.500, tra loro c’è stato anche Saviano che nel 2009 però ha ritirato questa adesione. A loro si sono affiancati Gabriel Garcia Marquez e 500 scrittori sudamericani. Perchè la sinistra non ha reagito? Fa rabbia vedere esponenti dell’opposizione gettare la croce solo sull’Esecutivo. Ma loro cosa hanno fatto? Nulla, anzi aspettavano solo questo per una nuova offensiva polemica. No, non può essere così.

    Puntino il dito sul compagno Lula, su tutti i compagni che a questa decisione in vario modo hanno contribuito. Al presidente brasiliano va detto con un coro unanime che si rende responsabile della messa in libertà di un assassino, di un rapinatore, di una belva. Non di un politico dissidente. Per finire il suo mandato da Presidente, Lula ha scelto il modo peggiore. Giuseppe Sanzotta, Il Tempo, 30 dicembe 2010

    BATTISTI RESTERA’ LIBERO. DI UCCIDERE LA GIUSTIZIA

    Pubblicato il 30 dicembre, 2010 in Giustizia, Politica estera | No Comments »

    …….Intanto Palazzo Chigi ha seccamente smentito una voce fatta circoalre in  Brasile secondo la qyale a Lula sarebbe stato promesso che l’Itlia non avrebbe fatto polemiche anche nel caso della negata estradizione di Battisti. Non è così e la nota ufficiale di Palazzo Chigi non solo l’ha smetita ma ha anche annunciato iniziative diplomatiche forti nel caso che Lula fra oggi e domani decida di impedire all’Italia di gettare in galera il pluriomicida Battisti per fargli sontare la pena inflittagli dalla giustizia italiana. g.

    IL BRASILE VERSO IL NO ALLA ESTRADIZIONE DEL PLURIOMICIDA BATTISTI

    Pubblicato il 29 dicembre, 2010 in Cronaca, Giustizia, Politica estera | No Comments »

    Secondo fonti giornalistiche brasiliane, il presidente uscente del Brasile, Lula, che lascerà l’incarico il 31 dicembre, si appresta a rifiutare la estradizione di Battisti, il pluriomicida terrorista comunista,  condannato all’ergastolo in Italia, fuggito in Francia, dove ha goduto dell’asilo politico e poi in Brasile, dove è stato arrestato su richiesta dello Stato italiano. Lula, benchè la suprema corte brasiliana abbia espresso parere favorevole alla estradizione, sembra sia intenzionato a non concedere la estradizione, con la scusa che in Italia Battisti correrebbe rischiio di morte. E’ evidente che Lula,  sempre che la notizia sia confermata da atti formali, o ha preso un colpo di sole o è molto poco informato sulla realtà italiana. Gli ergastolani, specie quelli che come Battisti in gioventù hanno sparso sangue innocente compiendo non atti politici ma brutali violenze da banditi, al riparo  di pseudo “ideali” libertari, in galera o cxi stanno poco o ci stanno con tutti i comodi. Chi sta poco comodo sono le vittime egli assassini  come Battisti, la maggior parte ormai divenuti cenere o qualcuno, come il figlio del gioielliere milanese Torreggiani, ucciso nel 1978 con fredda malvagità da Battisti, rimasto paralizzato e costretto a vivere sulla sedia a rotelle. E’ in nome delle vititme innocenti della fyria omicida di Batisti che ci auguriamo che le notizie che vengono dal Brasile risultino non veritiere, anche se tutto fa presumere che siano fondate. In questo caso ci attendiamo che le massime autorità dello Stato italiano, dalla prima all’ultima carica, sappiano assumere inziative che rappresentino nella forma e nella sostanza lo sdegno del popolo italiano. g.

    Sulla vicenda pubblichiamo un commento di Claudio  Antonello,  che rivela i retroscena e gli affari, nonchè i club intellettuali, che starebbero dietro alla decisione di Lula.


    Sarkozy, il capo di Stato francese, è andato in Brasile alla fine del 2009. Ha firmato con l’allora premier carioca Luiz Ignazio Lula da Silva un contratto per un valore complessivo di 12 miliardi di dollari. Oggetto della compravendita: forniture militari, tra cui il primo sottomarino nucleare dell’America Latina, qualche missile e armi varie per l’esercito. Un contratto gigantesco, forse il maggiore stipulato da un Paese europeo con il Brasile negli ultimi anni. Nel pacchetto sarebbe stata inserita pure una clausola relativa alla mancata estradizione di Battisti.

    A Lula, desideroso di chiudere la partita militare con la Francia, promettere di salvare Battisti dalle meritate carceri italiane non costava praticamente nulla. E così è stato. Non è un segreto poi che dietro le pressioni su Sarkozy per far passare l’ex terrorista dei Pac come un rifugiato politico ci sia ancora oggi la “Francia bene” figlia della dottrina Mitterrand. Una lobby trasversale che ha assunto la faccia di Carla Bruni, già cantante, modella e ora first lady di Francia. Ma che annovera tra le fila filosofi del peso (politico) di Bernard-Henri Lévy e molti esponenti dell’industria della difesa d’oltralpe. Inutile dire che se l’Italia avesse voluto fare ostruzionismo avrebbe potuto utilizzare due pedine. La prima economica. Cioè lusingare le velleità militari brasiliane come ha fatto Parigi. La seconda politica: mettere in moto l’elettorato di origine italiana contro la discepola di Lula (Dilma Roussef) candidata alle recenti elezioni. Non è stata fatta nessuna delle due mosse.

    A onor del vero, una pedina è stata accarezzata. Ma il tentativo si è rilevato così debole che ha finito col favorire chi protegge Battisti. Prima che Sarkozy buttasse giù l’asso da 12 miliardi, l’Italia si è mossa in sede Wto, l’organizzazione del commercio estero, con l’idea di penalizzare l’export di carne bovina brasiliana a favore di quella statunitense (gli Usa in cambio avrebbero dovuto sospendere i dazi sulle acque minerali tricolore). Come dire, uso le vacche per “punire” il Brasile e con esso i produttori di carne carioca allineati col presidente Lula. Il tentativo è sfumato e finito addirittura nel dimenticatoio, mentre nel frattempo la giustizia brasiliana ha fatto il suo corso, favorendo man mano la posizione filo battistiana.

    Tanto più che a questo mix di fattori si è andata aggiungendo una componente tipicamente brasiliana che trova nell’ex ministro della giustizia Tarso Genro una forte spinta propulsiva.  Genro  ha di fatto compiuto un atto previsto dai precetti del suo Paese così come nel 1989 lo stesso asilo era stato concesso ad Alfredo Stroessner, dittatore del Paraguay. Tarso ha preso in esame la domanda degli avvocati di Battisti. Viste le motivazioni politiche, è partita la richiesta. Come dire, tanto è bastato per non poterla rifiutare. In Brasile c’è infatti una particolare sensibilità per chi chiede asilo politico. La ferita prodotta dalla dittatura è ancora viva. Lo stesso Tarso è stato vittima dei militari. Peccato che quando Battisti commetteva reati, in Italia c’era la democrazia e non una dittatura come a Rio. Ma forse l’ex ministro della giustizia e portavoce del partito rivoluzionario comunista brasiliano non lo sa. Bisogna pure aggiungere che l’Italia non ha ancora fatto granchè per puntualizzare la differenza. Per 25 anni, fino alla richiesta di estradizione avanzata da Castelli, Battisti è potuto vivere tranquillo in Francia. E ora il ricorso al tribunale Federal è solo annunciato. Staremo a vedere. Speriamo che il governo Berlusconi non ripeta gli errori dei predecessori. Claudio Antonello, Libero, 29 dicembre 2010

    FALSO SCOOP: NON ERA VERA LA SCARCERAZONE DI SAKINEH

    Pubblicato il 10 dicembre, 2010 in Cronaca, Politica estera | No Comments »

    Sakineh non sarebbe stata scarcerata, come precedentemente riportato da alcune agenzie di stampa internazionali. Secondo Press TV, il canale televisivo iraniano di stato in lingua inglese, le immagini della donna e dell’avvocato pubblicate sui media occidentali non sarebbero altro che parte di un documentario messo a punto dallo stesso canale televisivo. “Contrariamente a quanto affermato dai media occidentali, secondo i quali l’omicida confessa Sakineh Mohammadi Ashtiani è stata rilasciata – si legge sul sito di Presstv.com – è accaduto che un team di operatori, d’intesa con la magistratura, ha ripreso Ashtiani nella sua abitazione, nell’ambito di un interrogatorio sulla scena del crimine. Il programma di Press tv, intitolato Iran today andrà in onda questa sera alle 20.35 e sabato all’1.35″.

    “L’unico scopo del regime era giocarsi la carta Sakineh con il gruppo 5+1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu e la Germania), con cui Teheran ha avuto dei nuovi colloqui”, ha commentato Taher Djafarizad, attivista del Comitato internazionale contro la lapidazione.

    UN INCUBO PER LA SINISTRA: BERLUSCONI MINISTRO DEGLI ESTERI

    Pubblicato il 8 dicembre, 2010 in Politica, Politica estera | No Comments »

    Silvio Berlusconi e Barack Obama Di ministri degli Esteri provenienti dall’esperienza istituzionalmente superiore di presidente del Consiglio è ricca la storia della prima Repubblica, ma se ne contano anche nella seconda. Potrebbe pertanto stupire sino ad un certo punto uno scambio di posti tra Silvio Berlusconi e Franco Frattini a conclusione di una crisi di governo, se veramente vi si dovesse arrivare nei prossimi giorni.

    L’imprevedibilità di Berlusconi è nota. Essa ha contribuito a determinarne il successo sia come imprenditore sia come politico. Per quanto ci appaia improbabile e sia stata smentita, l’ipotesi apre uno scenario paradossale dopo l’offensiva contro il Cavaliere aperta da Gianfranco Fini con la imprudente e perentoria richiesta di dimissioni. Tanto stupefacente sarebbe, un simile epilogo, quanto devastante per chi ha acceso la miccia della crisi e ne ha gustato con troppo anticipo effetti irreparabili per l’indiscusso protagonista degli ultimi sedici anni della storia politica italiana. Ad un governo Frattini, meno improbabile del governo Alfano sul quale si è esercitata ieri la fantasia retroscenista di un cronista di Repubblica, non potrebbero fare a meno di partecipare né gli uomini di Fini né quelli di Casini, dopo che hanno reclamato più o meno chiaramente un cambio della guardia a Palazzo Chigi «senza ribaltoni», come il presidente della Camera ha cercato ultimamente di assicurare.

    Ne scaturirebbe pertanto un allargamento e potenziamento della maggioranza di centrodestra, tra lo scorno e la disperazione dei vari Bersani, costretti a risalire sui tetti, questa volta per restarvi. Senza sguarnire, con la conferma di Angelino Alfano, la postazione chiave del Ministero della Giustizia, né compromettere la possibilità di riproporsi alla guida del governo nelle prossime elezioni, Berlusconi continuerebbe ad esercitare la sua leadership morale e politica dalla Farnesina. Che non gli è peraltro nuova, visto che già vi lavorò nel 2002, tra l’uscita del dimissionario Renato Ruggiero e il primo arrivo di Frattini.

    La politica estera, d’altronde, è per lui un’autentica passione. Ne ha fatta tantissima anche da presidente del Consiglio. E con successo, a dispetto dei suoi detrattori. Che potranno pure attaccarlo, sfotterlo e coprirlo d’insinuazioni, com’è accaduto anche in questi giorni, per i suoi rapporti politici e personali con Putin e Gheddafi, ma non potranno mai togliere dalla testa della gente che egli ha voluto e saputo assumere sempre ruoli di primo piano sulla scena mondiale.

    Anche il fango che hanno cercato di rovesciargli addosso con i rapporti riservati dei diplomatici americani diffusi da Wikileaks si è ritorto contro i suoi avversari. Fa testo solo il riconoscimento dei meriti di Berlusconi espresso pubblicamente dal segretario di Stato Hillary Clinton. Che non doveva certo chiederne il permesso a quegli strani campioni di atlantismo che pretendono di essere diventati i post-comunisti italiani. Provate ad immaginare una riunione di governo con Berlusconi seduto tra i ministri. Pensate veramente che la sua autorità, o il suo peso politico, possa ridursi solo perché non dispone del campanello con il quale il presidente apre e chiude le sedute, dà e toglie la parola? Via. E in un vertice internazionale al quale gli dovesse capitare di partecipare con un nuovo presidente del Consiglio pensate che qualcuno possa scambiarlo per un leader declassato? La scena, e non solo la scena, continuerebbe giustamente ad essere sua. Francesco Damato, IL TEMPO, 7 DICEMBRE 2010

    ….Questa di Damato, abile analita polticio de Il Tempo, è solo una provocazione. Berlusconi è l’unico candidato del PDL a succedere a Berlusconi, vogliano o no il duo cabarettistico della poltiica italiana, Fini e Casini. Pure ha ragione Damato. Ci sarebbe da ridere se Berlusconi, che mattacchione lo è per davvero, glielo giocasse uno scherzetto a Bersani e compagni (compreso i nuovi acquisti Fini e Casini) e varasse un govenro in cui comaprisse come Ministro degli Esteri. Bersani sarebbe costretto ad andare a scuola dagli ultimi indiani d’America per fornirsi di tutti gli uh, oh, eh, del mondo per commentare la notizia. E per digerirla starebbe in pianta stabile nel bagno della sede del PD, magari con Matteo Renzi, sindaco di Firenze per divertimento e rottamatore del PD per mestiere, a porgergli la carta igienica. g.