Non siamo mai stati né comunisti né opportunisti di sinistra (generica), ma confessiamo di aver fatto un po’ di tifo (moderato) per Matteo Renzi, neosegretario del Pd.
Il ragazzo non ci era simpatico, ma neppure antipatico quanto la maggior parte dei suoi sodali. Diciamo che tra coloro che non ci piacciono, era quello che ci dispiaceva di meno.
Supponevamo che egli, non essendo un prodotto di Botteghe Oscure e nemmeno un figlio del marxismo-leninismo, ma semplicemente un figlio di buona donna, rappresentasse il meglio del peggio.
E così, forse ingenuamente, ci siamo lasciati trascinare dalla speranza che il sindaco di Firenze potesse imprimere una svolta al suo partito, portandolo verso le praterie della socialdemocrazia, lontano dai pascoli prediletti dai compagni, quelli del compromesso storico e dell’euro (o neuro) comunismo.
L’eloquio sciolto del giovin signore era ed è rassicurante. In certi momenti siamo arrivati ad augurarci che Renzi fosse uno dei nostri, cioè un tipo col quale si potesse parlare e trattare senza paventare inganni. A pochi giorni dalla sua elezione a leader del Pd, temiamo già di aver sbagliato i conti, avendoli fatti senza l’oste. Oddio, qualche dubbio l’avevamo già avuto un paio di settimane orsono, quando «don» Matteo se ne uscì con una bischerata madornale. Questa: sono contrario all’amnistia e all’indulto, perché non risolvono il problema delle carceri, ma lo rinviano sine die.
Quando uno scopre l’acqua calda spacciandola per un’idea geniale bisogna diffidarne. Infatti, la maxi sanatoria proposta da madame Cancellieri, e sollecitata da Giorgio Napolitano, non è una panacea. Ma non ha alternative, dato che il sovraffollamento delle galere si combatte solo in due soli modi: primo, costruendo nuove prigioni, il che comporta l’esborso di soldi, dei quali non disponiamo né disporremo a breve termine (forse mai), quindi «salutame a soreta», nel senso di campa cavallo; secondo, depenalizzando reati che oggi sono stupidamente puniti con la detenzione. Ci sarebbe una terza via, ma è impraticabile: fare sì che gli stranieri dietro le sbarre finiscano di scontare le pene nel loro Paese anziché nel nostro. Ma chi è capace in Italia di organizzare un’operazione similmente complicata? Scartiamola.
Ecco dimostrato che il rifiuto opposto da Renzi all’amnistia e all’indulto significa non avere capito un tubo, considerato che la situazione nei nostri reclusori è ai limiti dell’umana sopportabilità e richiede interventi d’urgenza. Se lo ha intuito perfino Napolitano, che ha l’età del dattero, lo potrebbe afferrare anche il rottamatore. Invece niente, il concetto non gli entra in testa, poverino. Il che conferma che la questione anagrafica è una boiata pazzesca. Se uno è indietro di comprendonio, lo è a prescindere dalla data di nascita. Si può dire che questo sia un assioma.
Renzi, inoltre, non appena conquistata la poltrona in vetta al partito, si è distinto compiendo un’altra porcheria che grida vendetta. Ci si aspettava da lui che desse vita a una segreteria politica innovativa e in grado di ribaltare i vecchi criteri gestionali improntati alla peggiore tradizione comunista; eravamo in ansia, pieni di curiosità, desideravamo verificare l’autenticità della sua propensione a guardare al futuro.
Delusione cocente. Matteo ha nominato una dozzina di mattocchi senz’arte né parte, tra cui un certo Taddei, sedicente economista, il quale ha ribadito senza arrossire – essendo costui più rosso del fuoco – che la chiave adatta per recuperare denaro, allo scopo di distribuirne ai lavoratori in affanno, sia l’aumento della tassazione sulle case di proprietà. Altro che Imu, una bazzecola: bisogna massacrare fiscalmente chiunque abbia uno, due, tre immobili; e il ricavato sia utilizzato per fare giustizia sociale, ossia, spartire la ricchezza. La teoria si basa sul seguente principio: poiché gli immobili sono fermi per definizione, mentre la società è in movimento, occorre penalizzare l’inerte mattone e premiare gli operai che, viceversa, sono la rappresentazione fisica del moto perpetuo.
Renzi si è affrettato ad aggiungere che non candiderà alle europee – le quali si svolgeranno a maggio – né Rosy Bindi né Massimo D’Alema. Agisca come crede. Il capo è lui. Cerchi soltanto di non buttarci dalla padella nella brace. Non ci faccia rimpiangere i bei tempi andati, quando i comunisti si accontentavano di mangiare i bambini, oltre al caviale, naturalmente. Vittorio Feltri, 12 dicembre 2013
….Due oservazioni alla scoperta di FELTRI:
1. non è mai stato vero che esser giovane è garanzia di novità, o, di certa intelligenza, neanche quando, ai tempi del fascismo, si gridava “largo ai giovani”;
2. che Matteo (Renzi) fosse solo ciarliero riferitore di luoghi comuni era chiaro da sempre, per cui è strano che Feltri, ottimo giornalista e attento osservatore degli uomini, abbia atteso le ultime esternazioni del Renzi per accorgersene.
Ne aggiungiamo un’altra, per non farci mancare nulla: Renzi ha solo una abilità, quella di dire le cose che la gente si attende di sentire, e di venderele per nuove anche se sono ultravecchie. Dal dire al fare, ovviamente, c’è di mezzo il mare, o anche solo l’Arno. g.