Archivio per la categoria ‘Politica’
Bisognerebbe a questo punto parlare di Scelta civica, il partito più giovane; ma lì non si parlano neanche più tra di loro, di che vogliamo parlare? Della Lega, certo, il partito più antico, che si avvia a un congresso fratricida? Oppure dei resti di Alleanza nazionale, il cui conto in banca è sopravvissuto al partito, al punto che forse rifanno il partito per recuperare il bottino?
……Questa la diagnosi, assolutamente esatta, desolatamente esatta. E la terapia? Polito, che sempre più assomiglia nello scrivere all’indimenticabile Montanelli per chiarezza e sintesi, si astiene dall’indicarne una, forse perchè ritiene, giustamente!, che non una sola basterebbe per rimettere su questo Paese, il nostro bel Paese che di bello ha ormai poco, almeno nei costumi e nella società, ma che di terapie ne servono molte e di più e diverse nature. Bell’impiccio non solo per il Paese ma sopratutto per chi ci abita, per scelta o per costitrizione, e a cui tra poco non resterà che un interrogativo: restare o andarsene? Bel dlemma anche questo, purtroppo senza risoluzione. g.
LE AMANTI DEL PORCELLUM
Pubblicato il 11 novembre, 2013 in Politica | No Comments »
Il Porcellum non ha mogli, però è stracarico d’amanti. In pubblico non lo vezzeggia mai nessuno; in privato lo sbaciucchiano molte signorine licenziose. Sicché il marchingegno elettorale con la pelle da suino è sempre vivo e vispo, alla faccia di chi vorrebbe celebrarne il funerale. Ma poi, c’è qualcuno che lo desidera davvero? Tutti sanno che per sbarazzarsene occorre una nuova legge elettorale; che quest’ultima non può sbucare fuori dall’idea solitaria d’un partito solitario; che dunque servono accordi, alleanze, compromessi; e invece tutti, nessuno escluso, s’esercitano a impallinare le proposte altrui, o talvolta anche le proprie.
Insomma nessun testo, solo una fiera di pretesti. Compreso il più risibile, che invoca la riforma della Costituzione prima di cambiare la legge elettorale: campa cavallo. Ma se il cavallo campa, è perché i suoi tre vizi diventano virtù, riguardati con gli occhi dei politici. Primo: le liste bloccate, che trasformano ogni eletto in nominato. E trasformano perciò i capipartito negli eredi di Caligola, che per l’appunto fece senatore il suo cavallo. Quando mai sapranno rinunziarvi? Secondo: il premio di maggioranza senza soglia, quindi un superbonus per la minoranza più votata. Tanto che alla Camera il Pd, con il 29% dei suffragi, s’è messo in tasca il 54% dei seggi. Oggi a te, domani a me; e infatti Grillo ha già detto che intende rivotare col Porcellum . Terzo: la lotteria del Senato. Dove il premio si guadagna regione per regione, con esiti bislacchi e imprevedibili. Male per gli elettori, bene per gli eletti, giacché con questo sistema non perde mai nessuno.
Il guaio è che i tre vizi del Porcellum si traducono in altrettanti vizi di costituzionalità, sicché a dicembre la Consulta dovrà prendere il toro per le corna. Ma a quel punto si scorneranno tutte le nostre istituzioni, e tutte ne usciranno un po’ ammaccate. In primo luogo la Consulta stessa, chiamata a un improprio ruolo di supplenza per l’inerzia dei partiti. D’altronde, già in lontananza echeggiano gli spari. I 15 giudici segheranno il premio di maggioranza? Vade retro , ci troveremmo sul groppone un proporzionale puro. Demoliranno l’intera legge elettorale, riesumando il Mattarellum ? Niet , non si può fare. Chissà perché, dato che si tratterebbe viceversa d’un esito obbligato: quel sistema normativo è fatto a strati, è come un grattacielo, se togli l’attico rimarrà l’ultimo piano.
L’illegittimità del Porcellum renderà poi illegittimo l’intero Parlamento. Nel 1994 Scalfaro lo sciolse dopo un referendum elettorale, giacché erano mutate le regole del gioco; adesso la crisi sarebbe ancora più lampante, avremmo la prova d’aver giocato con regole truccate. E infine l’esecutivo: difficile rimanga in sella nello sfascio generale. Da qui l’urgenza di un’iniziativa del governo, prima che la Consulta scriva il finale di partita. Con un decreto legge, perché no? Nel 2012 stava per adottarlo Monti, poi non ne fece nulla per paura di cadere. Cadde lo stesso, com’è noto. E prima o poi cadrà anche Letta. Ma è meglio uscire di scena con onore, e senza troppi calcoli. Può darsi che fra le amanti del Porcellum ve ne sia qualcuna proprio a Palazzo Chigi: dopotutto con questa legge non si può votare, dunque si deve governare. Ma è un altro calcolo miope, un altro sguardo corto. Vorrà dire che alle nostre istituzioni regaleremo un paio d’occhiali. Michele Ainis, Il Corriere della Sera, 11 novembre 2013
……Tutto vero… tutti a parole vorrebbero a cambiare la iniqua legge elettorale che ha issato sugli scranni di Montecitorio e di Palazzo Madama tanti asinelli, ma non v’è alcuno che lo voglia davvero. Non i partiti, tutti, e i loro capobastoni che si scelgono i candidati e la loro posizione, “utile” ad essere eletti, pardon, nominati, nella lista, nè ovviamente i candidati, specie quelli collocati in posizione “utile”, cioè nelle teste di lista, che non devono nè accapigliarsi tra di loro nè sul territorio per conquistare voti e preferenze. Solo gli elettori, tutti, vorrebbero che fosse loro restituito il diritto alla scelta del candidato da votare e far votare. Ma gli elettori sono gli unici destinati a rimanere scornati, sia perchè il quadro che delinea Ainis è assai realistico, sia perchè, ove pure la Consulta dovesse ritoccare la lege, lo farà solo nella parte che è stata impugnata, cioè la mancata soglia minima necessaria per accedere al premio di maggioranza, non certo nella parte che statuisce la lista bloccata e l’inibizione agli elettori di esprimere la preferenza e scegliere chi più medrita di rappresentarli in Parlamento. E così gli asini resteranno dove sono, e gli elettori pure!
DC, GLI ETERNI RITORNI E GLI INFINITI TENTATIVI DI IMITAZIONE
Pubblicato il 10 novembre, 2013 in Cronaca, Il territorio, Politica | No Comments »
«La Balena bianca non può rinascere, al massimo può riprodursi un balenottero. In giro ci sono numerosi tentativi di imitazione mal riusciti». Gerardo Bianco, 82 anni e una vita sotto le insegne dello Scudocrociato, l’ultimo capogruppo del partito che fu di De Gasperi, Fanfani, Moro e Andreotti (oggi presidente dell’associazione ex parlamentari) liquidava così due anni fa, parlando con Il Secolo, gli eterni ritorni sotto mentite spoglie della Democrazia Cristiana, o forse sarebbe il caso gli eterni tentativi di riesumare il partito-cardine della Prima Repubblica. Come se si potesse fermare la sabbia nella clessidra del tempo il richiamo e la tentazione sono irrefrenabili. L’ultima diretta evocazione è arrivata da Carlo Giovanardi che si è detto convinto che «il Pdl senza Berlusconi sarà la nuova Dc». Ma nelle ultime settimane, dando seguito alle divisioni nella galassia montiana, al movimentismo casiniano e ai contatti di quest’area con gli ex Dc del Pdl, la grande sagoma del balenottero è tornata a nuotare nelle acque dei retroscena giornalistici con costante frequenza e insistenza.
«La Balena bianca non può rinascere, al massimo può riprodursi un balenottero. In giro ci sono numerosi tentativi di imitazione mal riusciti». Gerardo Bianco, 82 anni e una vita sotto le insegne dello Scudocrociato, l’ultimo capogruppo del partito che fu di De Gasperi, Fanfani, Moro e Andreotti (oggi presidente dell’associazione ex parlamentari) liquidava così due anni fa, parlando con Il Secolo, gli eterni ritorni sotto mentite spoglie della Democrazia Cristiana, o forse sarebbe il caso gli eterni tentativi di riesumare il partito-cardine della Prima Repubblica. Come se si potesse fermare la sabbia nella clessidra del tempo il richiamo e la tentazione sono irrefrenabili. L’ultima diretta evocazione è arrivata da Carlo Giovanardi che si è detto convinto che «il Pdl senza Berlusconi sarà la nuova Dc». Ma nelle ultime settimane, dando seguito alle divisioni nella galassia montiana, al movimentismo casiniano e ai contatti di quest’area con gli ex Dc del Pdl, la grande sagoma del balenottero è tornata a nuotare nelle acque dei retroscena giornalistici con costante frequenza e insistenza.
Non che questo rappresenti una novità. Sono vent’anni che si succedono sedute spiritiche e travestimenti, e sigle più o meno improbabili, richiami al rassemblement dei moderati, ale Dc 2.0 e alle variabili «popolari». Mattia Feltri, di recente, sulla Stampa ha ricordato quando Giovanni Paolo II, a Loreto esortò all’impegno pubblico dei cattolici – era il 1994 – e il professore Rocco Buttiglione provò a lanciare l’amo: «Un’alleanza politica dei cattolici può portare solo benefici all’unità del paese». Da allora è stato tutto un susseguirsi di false partenze, strani incontri, improvvise fughe nella terra di nessuno. Ci fu la grande illusione rappresentata da Mario Segni, campione di scriteriata dissipazione da fare invidia a Gianfranco Fini. E poi nel tempo tante sigle in sequenza: dal Ppi al Ccd, dal Cdu all’Udr, dal Cdr (Cristiano Democratici per la Repubblica) all’Uduer, dalla Democrazia Europea di Giulio Andreotti e Sergio D’Antoni, fino al Nuovo Partito Popolare, oltre naturalmente alle varie riedizioni della Dc sic et simpliciter, con relative, infinite dispute sul nome e sul simbolo. Senza dimenticare gli unici partiti riusciti ottenere percentuali accettabili, come l’Udc di Pier Ferdinando Casini e la Margherita di Francesco Rutelli, sia pure in opposti schieramenti. Un collage disordinato e fragile. Una somma di sigle alla costante ricerca dell’ «eterno ritorno dell’uguale», incapaci di individuare la ricetta e la capacità attrattiva dell’originale. Perché in fondo, come spiega Gianfranco Rotondi che della materia se ne intende, «la Dc la puoi rifare se riesci a prendere gli elettori della Dc. Ma quegli elettori si sono dati a Berlusconi. Quindi se non si riesce a rifare la Dc il motivo per me è semplice: l’ha già rifatta Berlusconi». Rendendo vado l’infinito inseguimento di quello che oggi è soltanto un non luogo politico. Domenico De Feo, 10 novembre 2012
……Dedichiamo questa nota dedicata all’impossibile “ritorno” della DC, alias “balena bianca”, all’improvvido e torittese “balenabianca13″ firmatario di un annuncio elettorale per il 2014.
Non che questo rappresenti una novità. Sono vent’anni che si succedono sedute spiritiche e travestimenti, e sigle più o meno improbabili, richiami al rassemblement dei moderati, ale Dc 2.0 e alle variabili «popolari». Mattia Feltri, di recente, sulla Stampa ha ricordato quando Giovanni Paolo II, a Loreto esortò all’impegno pubblico dei cattolici – era il 1994 – e il professore Rocco Buttiglione provò a lanciare l’amo: «Un’alleanza politica dei cattolici può portare solo benefici all’unità del paese». Da allora è stato tutto un susseguirsi di false partenze, strani incontri, improvvise fughe nella terra di nessuno. Ci fu la grande illusione rappresentata da Mario Segni, campione di scriteriata dissipazione da fare invidia a Gianfranco Fini. E poi nel tempo tante sigle in sequenza: dal Ppi al Ccd, dal Cdu all’Udr, dal Cdr (Cristiano Democratici per la Repubblica) all’Uduer, dalla Democrazia Europea di Giulio Andreotti e Sergio D’Antoni, fino al Nuovo Partito Popolare, oltre naturalmente alle varie riedizioni della Dc sic et simpliciter, con relative, infinite dispute sul nome e sul simbolo. Senza dimenticare gli unici partiti riusciti ottenere percentuali accettabili, come l’Udc di Pier Ferdinando Casini e la Margherita di Francesco Rutelli, sia pure in opposti schieramenti. Un collage disordinato e fragile. Una somma di sigle alla costante ricerca dell’ «eterno ritorno dell’uguale», incapaci di individuare la ricetta e la capacità attrattiva dell’originale. Perché in fondo, come spiega Gianfranco Rotondi che della materia se ne intende, «la Dc la puoi rifare se riesci a prendere gli elettori della Dc. Ma quegli elettori si sono dati a Berlusconi. Quindi se non si riesce a rifare la Dc il motivo per me è semplice: l’ha già rifatta Berlusconi». Rendendo vado l’infinito inseguimento di quello che oggi è soltanto un non luogo politico. Domenico De Feo, 10 novembre 2012
……Dedichiamo questa nota dedicata all’impossibile “ritorno” della DC, alias “balena bianca”, all’improvvido e torittese “balenabianca13″ firmatario di un annuncio elettorale per il 2014.
9 NOVEMBRE 1989-9 NOVEMBRE 2013: LA CADUTA DEL MURO DI BERLINO.
Pubblicato il 9 novembre, 2013 in Il territorio, Politica, Storia | No Comments »
Oggi ricorre il 24° anniversario della caduta del Muro di Berlino. Nessun giornale ne ha fatto oggetto neppure di un corsivo in prima, o magari in ultima pagina, per ricordare un evento che segnò la fine dell’impero del male e il ritorno alla libertà di metà del continente europeo, quello orientale, tenuto in catene con decine e decine di milioni di uomini e donne, dal più criminale dei regimi totalitari per oltre sette decenni. Lo ricordiamo in questa pagina, rendendo omaggio alla memoria delle vittime, milioni di esseri umani!, sacrificati sull’altare di una “religione” che della schiavitù politica aveva fatto il suo credo e la sua ragione politica, distrutti, l’uno e l’altra, dai picconi che nella notte tra il 9 e il 10 novembre del 1989 abbatterono, dopo 28 anni, il muro che divideva in due Berlino. Quelle immagini sono scolpite nella mente e nei cuori di quanti ebbero la ventura di vivere quelle ore con gli occhi puntati sui teleschermi che le trasmettevano in tutto il mondo, insieme alle altre, a quelle della marea di uomini, donne, bambini, sopratutto bambini che dal campo di concentramento di Berlino Est invadevano, finalmente liberi, le strade dell’altra parte del mondo, il mondo libero, il mondo dell’Occidente che riaccoglieva nelle sue braccia e stringeva la cuore gli ormai ex schiavi dell’impero del male, restituiti alla libertà, alla vita. g.
L’INGANNO DELLE STATISTICHE: LE TASSE LE PAGANO SEMPRE GLI STESSI
Pubblicato il 3 novembre, 2013 in Economia, Il territorio, Politica | No Comments »
Secondo la Cgia di Mestre la legge di Stabilità nel 2014 porta al contribuente un aggravio di un miliardo di euro. In sé questo miliardo addizionale è già un segnale che il governo anziché ridurre i pesi fiscali li aumenta. Ma c’è di più. L’aumento è una media di Trilussa, fra contribuenti elettori del Pd o presunti tali, che avranno riduzioni di tributi e contribuenti borghesi, e piccolo borghesi, che subiranno cospicui rincari. A ciò si aggiunga che, avverte la stessa Cgia, il miliardo di maggiori tributi potrà essere superato.
E anche in questo caso a pagare saranno in prevalenza i borghesi e piccolo borghesi.
La legge di Stabilità comporta aumenti di determinati tributi a carico di determinate categorie di soggetti per 6,2 miliardi e riduzioni di altri tributi relativi ad altri soggetti per 5,2 miliardi: la differenza è di uno, ma riguarda soggetti differenti. Vale l’osservazione di Trilussa sull’inganno delle statistiche: se Tizio mangia due polli e Caio non ne mangia, la media dice che ciascuno mangia un pollo. Nel nostro caso, la situazione è analoga per le riduzioni fiscali che vanno a beneficio di Tizio, mentre i pesi sono carico di Caio, con l’aggiunta però di Sempronio, cioè le banche e assicurazioni, che apparentemente sono trattate come Caio, perché nel 2014 hanno un aggravio fiscale, ma negli anni successivi ottengono, tramite il mutamento del regime sulle detrazioni dei crediti in sofferenza (richiesto e ottenuto) un beneficio di minori tributi di entità maggiore (e abbelliscono i bilanci attuali).
Il conto è passivo solo per Caio, il contribuente che non interessa al Pd, che possiede uno o più immobili o locali per i quali dovrà subire i nuovi gravami fiscali. È attivo per Tizio, il contribuente lavoratore dipendente a basso reddito che invece riceve sgravi nell’Irpef. Fra le riduzioni tributarie campeggiano 1,5 miliardi di riduzioni Irpef per lavoratori dipendenti con reddito modesto. Trattandosi di una platea vasta, il beneficio che ne ricaverà ciascuno è modesto: 150 euro all’anno per alcuni, un po’ più o un po’ meno per altri.
A fronte di questo beneficio diffuso, che non risolve nessun problema se non quello del Pd che strizza l’occhio ai suoi elettori, sta un aggravio di 3,7 miliardi circa per la nuova Tasi: che non è una vera tassa ma un’addizionale all’Imu essendo calcolata nell’un per mille del valore catastale degli immobili. Sempre dalle tabelle ministeriali si desume che la cifra che gli enti locali perdono 3,7 miliardi a causa del fatto che nel 2014 non si paga più l’Imu sull’abitazione principale. Sembrerebbe che con la Tasi i comuni recuperino (in media) l’Imu prima casa. Ma in questa apparente «partita a saldo zero» che toglie nel 2014 al contribuente borghese e piccolo borghese ciò che gli è stato promesso per il 2013 e quindi lo aggrava di altri 3,7 miliardi c’è un trucco da gioco delle tre carte, che lo danneggia ulteriormente. Infatti la seconda rata di circa 1,8 miliardi di Imu prima casa relativa al 2013 non è ancora stata tolta. Per effettuare la riduzione il governo dovrà trovare una copertura, e ci sarà qualche altro aumento fiscale, perché i tagli delle spese non sono facilmente fattibili in un mese.
Il conteggio di 3,7 miliardi di maggiori entrate 2014 non ha come contropartita minori entrate per 3,7 miliardi, perché per finanziare la abrogazione della seconda rata di Imu ci potrebbe essere un aumento di tributi indiretti sulla benzina e altri beni e qualche altro gravame fiscale, per un altro miliardo. Sin qui il conto ufficiale del governo. Ma la legge di Stabilità dice che si possono accrescere le aliquote della Tasi al 2,5 per mille. Il che comporta un gettito mostruoso di Tasi di 9,350 miliardi. E poi c’è un aumento, non conteggiato, di tassa per i rifiuti.
Il fatto è che gli aumenti di tributi attuali per 6,2 miliardi e il prevedibile aumento di un altro miliardo fra qui e fine anno, cioè 7,2 miliardi, non servono solo per le riduzioni di imposte per 5,2 miliardi (1,5 di Irpef e 3,7 di Imu) e per 2 miliardi di nuove spese, ci sono molte nuove spese che lo Stato ha messo a bilancio (soprattutto per gli elettori Pd) e altre spese che Regioni ed enti locali possono fare aumentando le aliquote, come consente loro questa legge di Stabilità. Che per ora è una legge irta di tasse redistributive a senso unico. Francesco Forte, economista, 3 novembre 2014
……Forte si sofferma, giustamente, sulla nuova tassa che riguarda gli immobili, cioè la Tasi, una delle due che compongono la Trise, insieme all’altra, cioè la Tari. E in materia di Tasi le argomentazioni del prof. Forte sono le stesse di tanti altri “critici” della furbata del premier secondo il quale il suo governo non mette le mani nelle taqsche degli italiani…le mette, le mette, altro che le mette. E la iniquità, circa la Tasi, intesa come mancanza di equità, a favore di alcuni a danno di altri, si estende alla Tari, la tassa sui rifiuti. Vediamo perchè.
Da sempre, prima la tassa sui RSU, ridefinita poi TARSU, ed infine, sia pure per il solo 2013, TARES, questo tributo è stato calcolato con riferimento alla superficie delle abitazioni, riferimento ingiusto e vessatorio considerata la tipologia della tassa – tassa e non imposta – dovuta per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani prodotti da tutti i cittadini.
Se così è, va da sè che il tributo non può essere dovuto in relazione alla superficie delle abitazioni ma solo ed esclusivamente in relazione al numero degli abitanti – anzi dei componenti del nucleo familiare – i quali, ciascuno, secondo statistiche più o meno concordi, producono un Kg. a testa giornaliero di rifiuti, al lordo della raccolta differenziata che, ove si fa, evidentemente riduce la quantità giornaliera di RSU prodotti procapite e successivamente smaltiti in discarica, o altrove.
Se così è, va da sè che il tributo non può essere dovuto in relazione alla superficie delle abitazioni ma solo ed esclusivamente in relazione al numero degli abitanti – anzi dei componenti del nucleo familiare – i quali, ciascuno, secondo statistiche più o meno concordi, producono un Kg. a testa giornaliero di rifiuti, al lordo della raccolta differenziata che, ove si fa, evidentemente riduce la quantità giornaliera di RSU prodotti procapite e successivamente smaltiti in discarica, o altrove.
Questa valutazione era alla base del Dlg dell’allora ministro verde dell’Ambiente Ronchi, che varato nel 1996 prevedeva appunto la modifica della base imponibile della tassa RSU dalla superficie delle abitazioni al numero dei componenti del nucleo familiare. L’attuazione del Dlg di cui si fa cenno fu rinviata di anno in anno, previo modifiche – una per tutte: 50% riferita alla superficie, 50% riferita al numero dei componenti il nucleo familiare-, sino a quando, senza che sia mai stato formalmente abrogato o superato da altra normativa, del Dlg Ronchi si è persa traccia e sino all’anno di grazia 2013 si è continuato a far pagare la tassa calcolata sulla superficie degli immobili come se le stanze o i metri quadri, producessero i rifiuti per cui la tassa dovuta.
Questa valutazione era alla base del Dlg dell’allora ministro verde dell’Ambiente Ronchi, che varato nel 1996 prevedeva appunto la modifica della base imponibile della tassa RSU dalla superficie delle abitazioni al numero dei componenti del nucleo familiare. L’attuazione del Dlg di cui si fa cenno fu rinviata di anno in anno, previo modifiche – una per tutte: 50% riferita alla superficie, 50% riferita al numero dei componenti il nucleo familiare-, sino a quando, senza che sia mai stato formalmente abrogato o superato da altra normativa, del Dlg Ronchi si è persa traccia e sino all’anno di grazia 2013 si è continuato a far pagare la tassa calcolata sulla superficie degli immobili come se le stanze o i metri quadri, producessero i rifiuti per cui la tassa dovuta.
Per essere più chiari basta un esempio: una casa di 200 metri quadri con famiglia di due componenti paga il doppio di una casa di 100 metri quadri con quattro componenti, sebbene evidentemente quattro persone producono il doppio di rifiuti di due e di certo i 100 metri in più della famiglia con due componenti al più possono produrre polvere che non pesa alcunchè.
Per essere più chiari basta un esempio: una casa di 200 metri quadri con famiglia di due componenti paga il doppio di una casa di 100 metri quadri con quattro componenti, sebbene evidentemente quattro persone producono il doppio di rifiuti di due e di certo i 100 metri in più della famiglia con due componenti al più possono produrre polvere che non pesa alcunchè.
Si potrà obiettare che nella TARSU, o Tares, erano considerati, sia pure senza dirlo, anche quelli che oggi, nella nuova TRISE, vengono definiti “servizi indivisibili”: e sia!
Si potrà obiettare che nella TARSU, o Tares, erano considerati, sia pure senza dirlo, anche quelli che oggi, nella nuova TRISE, vengono definiti “servizi indivisibili”: e sia!
Ma ciò non può più avvenire dal 2014 in poi, visto che quei servizi cosiddetti indivisibili (Polizia Muncipale, manutenzione delle strade e della publica illuminazione, con tutte le riserve che si possono nutrire sul fatto che questi servizi sono pagati dai cittadini con gli altri tributi che essi versano allo Stato sotto le diverse forme) sono stati fatti confluire nella TASI che sostituisce l’IMU.
Ma ciò non può più avvenire dal 2014 in poi, visto che quei servizi cosiddetti indivisibili (Polizia Muncipale, manutenzione delle strade e della publica illuminazione, con tutte le riserve che si possono nutrire sul fatto che questi servizi sono pagati dai cittadini con gli altri tributi che essi versano allo Stato sotto le diverse forme) sono stati fatti confluire nella TASI che sostituisce l’IMU.
Dal 2014 nella TARI confluisce solo la tassa sui rifiuti ,tassa, non imposta!, e non v’è bisogno di sottolineare la differenza imposta, quale è quella sulla casa, e la tassa per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani o di quel che resta dopo la depurazione che avviene con la raccolta differenziata.
Dal 2014 nella TARI confluisce solo la tassa sui rifiuti ,tassa, non imposta!, e non v’è bisogno di sottolineare la differenza imposta, quale è quella sulla casa, e la tassa per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani o di quel che resta dopo la depurazione che avviene con la raccolta differenziata.
Quindi la Tari, come già la Tarsu, è una tassa su un preciso servizio prestato dalla pubblica amministrazione ai cittadini e quindi il suo ammontare non può prescindere dall’oggetto del servizio, cioè i rifiuti raccolti che sono, e non potrebbe essere diversamente, quelli prodotti da ciascun singolo cittadino, statisticamente valutati o comunque accertati con sistemi che rispettino sia il principio della equità sia quello del “chi inquina paga”.
Quindi la Tari, come già la Tarsu, è una tassa su un preciso servizio prestato dalla pubblica amministrazione ai cittadini e quindi il suo ammontare non può prescindere dall’oggetto del servizio, cioè i rifiuti raccolti che sono, e non potrebbe essere diversamente, quelli prodotti da ciascun singolo cittadino, statisticamente valutati o comunque accertati con sistemi che rispettino sia il principio della equità sia quello del “chi inquina paga”.
Collegare invece la TARI, come la TASI, alla casa, alla superficie, alla rendita catastale, significa imporre sulla casa una seconda patrimoniale assolutamente ingiustificata e proditoria che colpisce due volte lo stesso bene. Come fare per far pagare a ciascuno il suo? In Svizzera, per dire, i Comuni fanno pagare una tassa indiretta ma assolutamente equa: i cittadini comprano dal Comune, attraverso suoi rivenditori autorizzati, le buste per la raccolta dei rifiuti per cui ogni cittadino paga esattamente per quel che produce.
Collegare invece la TARI, come la TASI, alla casa, alla superficie, alla rendita catastale, significa imporre sulla casa una seconda patrimoniale assolutamente ingiustificata e proditoria che colpisce due volte lo stesso bene. Come fare per far pagare a ciascuno il suo? In Svizzera, per dire, i Comuni fanno pagare una tassa indiretta ma assolutamente equa: i cittadini comprano dal Comune, attraverso suoi rivenditori autorizzati, le buste per la raccolta dei rifiuti per cui ogni cittadino paga esattamente per quel che produce.
Si può immaginare la prima e acida obiezione: in Italia si produrrebbero imitazioni delle buste a milioni. Ma tanto può costringere un paese moderno a rinunciare alla equità che in ogni paese civile è la base stessa della civile convivenza?
Si può immaginare la prima e acida obiezione: in Italia si produrrebbero imitazioni delle buste a milioni. Ma tanto può costringere un paese moderno a rinunciare alla equità che in ogni paese civile è la base stessa della civile convivenza?
Ecco perchè anche la Tari come la Tasi, va ridisegnata e rimodulata, calcolandola sull’effettivo servizio che ogni cittadino riceve dal Comune per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti; diversamente si tratterebbe di una vera, evidente e colpevole estorsione ai danni del cittadino, colpiti da una tassa indebitamente calcolata su parametri del tutto errati. g.
Ecco perchè anche la Tari come la Tasi, va ridisegnata e rimodulata, calcolandola sull’effettivo servizio che ogni cittadino riceve dal Comune per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti; diversamente si tratterebbe di una vera, evidente e colpevole estorsione ai danni del cittadino, colpiti da una tassa indebitamente calcolata su parametri del tutto errati. g.
CASO CANCELLIERI-LIGRESTI: DUE PESI E DUE GIUSTIZIE?
Pubblicato il 2 novembre, 2013 in Giustizia, Politica | No Comments »
La notizia è la seguente. Si scopre che un autorevole membro di governo (la ministra della Giustizia Anna Maria Cancellieri) ha telefonato a funzionari di Stato (ispettori del ministero) per perorare la scarcerazione di una donna (Giulia Ligresti) che si trova in stato di detenzione a Torino; donna che la ministra conosce personalmente molto bene, essendo lei amica di famiglia dei Ligresti, che tra l’altro sono datori di lavoro di suo figlio (di recente liquidato con buona uscita di oltre due milioni).
Pochi giorni dopo l’intervento ministeriale, la signora Ligresti viene scarcerata e ieri, a cose note, la Procura di Torino si è affrettata a fare sapere che tutto è avvenuto nel rispetto delle leggi con tanto di diffida a sostenere un nesso tra i due fatti (pressioni-scarcerazione).
La pratica viene definita dagli interessati come un legittimo e innocuo «intervento umanitario», vista la particolare situazione fisica e psicologica della detenuta. Bene, siamo d’accordo, mai interferenza – legittima o no a norma di legge o di opportunità non importa – fu più benedetta e ricordo che a suo tempo, era agosto, facemmo anche noi una campagna per mettere fine alla barbara detenzione preventiva di Giulia Ligresti. Ma ci chiediamo, alla luce di tutto questo: perché se un autorevole esponente di governo (Silvio Berlusconi) telefona a funzionari di Stato (dirigenti della Questura di Milano) per perorare l’affidamento a norma di legge di una donna (Ruby) che lui conosceva e che si trovava in stato di fermo, si becca sette anni di carcere? E perché, in questo caso, i funzionari pubblici che hanno sostenuto che tutto è avvenuto a norma di legge sono finiti sotto inchiesta per falsa testimonianza? La parola di un poliziotto di Milano vale meno di quella di un pm di Torino?
La notizia è la seguente. Si scopre che un autorevole membro di governo (la ministra della Giustizia Anna Maria Cancellieri) ha telefonato a funzionari di Stato (ispettori del ministero) per perorare la scarcerazione di una donna (Giulia Ligresti) che si trova in stato di detenzione a Torino; donna che la ministra conosce personalmente molto bene, essendo lei amica di famiglia dei Ligresti, che tra l’altro sono datori di lavoro di suo figlio (di recente liquidato con buona uscita di oltre due milioni).
Pochi giorni dopo l’intervento ministeriale, la signora Ligresti viene scarcerata e ieri, a cose note, la Procura di Torino si è affrettata a fare sapere che tutto è avvenuto nel rispetto delle leggi con tanto di diffida a sostenere un nesso tra i due fatti (pressioni-scarcerazione).
La pratica viene definita dagli interessati come un legittimo e innocuo «intervento umanitario», vista la particolare situazione fisica e psicologica della detenuta. Bene, siamo d’accordo, mai interferenza – legittima o no a norma di legge o di opportunità non importa – fu più benedetta e ricordo che a suo tempo, era agosto, facemmo anche noi una campagna per mettere fine alla barbara detenzione preventiva di Giulia Ligresti. Ma ci chiediamo, alla luce di tutto questo: perché se un autorevole esponente di governo (Silvio Berlusconi) telefona a funzionari di Stato (dirigenti della Questura di Milano) per perorare l’affidamento a norma di legge di una donna (Ruby) che lui conosceva e che si trovava in stato di fermo, si becca sette anni di carcere? E perché, in questo caso, i funzionari pubblici che hanno sostenuto che tutto è avvenuto a norma di legge sono finiti sotto inchiesta per falsa testimonianza? La parola di un poliziotto di Milano vale meno di quella di un pm di Torino?
Azzardiamo delle risposte. La Cancellieri ha commesso un reato, ma, a differenza di Berlusconi, la passa liscia perché ha sempre difeso l’operato dei magistrati. Oppure. Ha commesso reato, ma ha lo scudo di essere stata ministra prima di Monti (agli Interni) e poi di Letta, due governi ferocemente antiberlusconiani che si sono rifiutati di affrontare la riforma della giustizia. O ancora. Come Berlusconi, non ha commesso alcun reato, solo che lei non è Berlusconi e quindi giustamente la sfanga. Qualsiasi sia la risposta giusta, fate voi, siamo di fronte alla prova inconfutabile che in Italia la giustizia è marcia fino al midollo, esercitata spesso da criminali che per di più ci prendono per i fondelli. Vero, caro ministro dell’Ingiustizia? Alessandro Sallusti
Azzardiamo delle risposte. La Cancellieri ha commesso un reato, ma, a differenza di Berlusconi, la passa liscia perché ha sempre difeso l’operato dei magistrati. Oppure. Ha commesso reato, ma ha lo scudo di essere stata ministra prima di Monti (agli Interni) e poi di Letta, due governi ferocemente antiberlusconiani che si sono rifiutati di affrontare la riforma della giustizia. O ancora. Come Berlusconi, non ha commesso alcun reato, solo che lei non è Berlusconi e quindi giustamente la sfanga. Qualsiasi sia la risposta giusta, fate voi, siamo di fronte alla prova inconfutabile che in Italia la giustizia è marcia fino al midollo, esercitata spesso da criminali che per di più ci prendono per i fondelli. Vero, caro ministro dell’Ingiustizia? Alessandro Sallusti
CAMERA DEI DEPUTATI: STIPENDI DA NABABBI AI DIPENDENTI
Pubblicato il 31 ottobre, 2013 in Costume, Politica | No Comments »
136mila agli elettricisti, 358 mila ai consiglieri