Archivio per la categoria ‘Politica’

PANORAMA PUBBLICA LA FOTO DI VENDOLA CON IL GIUDICE CHE L’HA GIUDICATO E ASSOLTO

Pubblicato il 21 febbraio, 2013 in Giustizia, Politica | No Comments »

    La foto con il giudice: Vendola perde le staffe, minacca querele e non risponde

    La foto che ritrae Vendola a pranzo con il giudice Susanna De Felice che lo ha assolto lo scorso Ottobre

    di Maurizio Tortorella

    “Panorama risponderà in tribunale e sarà una delle ragioni per cui avrò una vecchiaia ricca e serena: non vorrei portare anche lei in tribunale, ci interrompiamo qui su questa questione, punto”.

    Con queste parole, (leggi qui ) e non senza un filo di nervosismo, ha risposto Nichi Vendola al giornalista del Fatto Quotidiano Manolo Lanaro, che oggi pomeriggio gli chiedeva una replica alla pubblicazione, su Panorama.it, della foto che ritrae il presidente della Regione Puglia allo stesso tavolo conviviale del giudice barese Susanna De Felice, che nello scorso ottobre lo ha assolto dall’accusa di abuso d’ufficio.

    Erano tante le possibili risposte a disposizione di Vendola. Per esempio, avrebbe potuto dichiarare: La foto è falsa, io non c’ero. Oppure: La foto è vera, ma io ero seduto lì per caso e mi annoiavo. O anche: Io ero stato invitato per caso alla festa da mia cugina e non conoscevo nessuno dei presenti…

    Il leader di Sinistra, ecologia e libertà ha invece scelto di non rispondere. Proprio lui, che soltanto ieri si era tolto il cappello («Chepeau!») davanti alla decisione di Oscar Giannino di rispondere con la coraggiosa trasparenza delle dimissioni alle accuse di falso piovutegli addosso per la vicenda delle lauree e del master vantati nei suoi curriculum, ma mai conseguiti.da PANORAMA.IT

    ………………Attendiamo con ansia di leggere il seguito di questa storia che si è già tinta di giallo. Perchè il numero in edicola di Panorama parla della foto ma dichiara di non possederla perchè chi ne è in possesso ha negato di di volerla cedere al settimanale della Mondadori. Pochce ore dopo, invece, la foto è pubblicata da Panorama.it e ovviamente ripresa dalla stampa di ogni tendenza. Vendola annuncia querele ma, secondo Panorama,  non nega la esistenza della foto,  e, sopratutto, di essere stato a tavola insieme al giudice che lo ha giudicato e assolto. Nessuno può dire   se  anche un altro giudice lo avrebbe assolto, ma se è  vero che il giudice De Felice si era attovogliata, sia pure in tempi precedenti, con il suo imputato, bene avrebbe fatto ad astenersi. Sarebbe stata la cosa più corretta. g.

    IL FATTORE “G” E LE PIAZZE, di Sarina Biraghi

    Pubblicato il 20 febbraio, 2013 in Politica | No Comments »

    Una prima domenica di Quaresima celebrata nelle piazze. Tra sacro e profano. Il colonnato del Bernini di piazza San Pietro ieri, con la sua imponente austerità, ha misticamente abbracciato la folla di pellegrini che ha assistito al penultimo Angelus di Benedetto XVI, il primo della storia celebrato da un Papa dimissionario che ha richiamato i fedeli a non cedere alle lusinghe del potere.

    In altre piazze italiane, da Savona a Milano, i candidati premier delle ormai vicinissime elezioni politiche, lusingavano i sostenitori con le loro promesse e le loro previsioni. E se la grande rinuncia di Ratzinger è stata un fulmine a ciel sereno, qualcuno ha minacciato sorprese ancora più grandi. Mettendo paura. A destra, a sinistra e anche al centro che nelle corse dei cavalli su Internet ( i sondaggi, si sa, sono vietati), appare sempre più un centrino. Perché chi sembra sorprendentemente crescere è il Movimento 5Stelle, lo tsunami-Grillo che non rade al suolo le piazze ma le riempie, che se ne infischia delle tv e dice in faccia alla gente, con tutta la sua rabbia, che i politici devono andare a casa, che i soldi che mancano si troveranno togliendoli a quelli che stanno in alto e che nessuno dovrà avere più privilegi. E poi assicura: «Lunedì ci sarà una bella sorpresina». Sicuramente indigesta per Berlusconi che definisce il genovese un «pericolo per la democrazia», ancor più rivoltante per Bersani che attacca: «Grillo vuole governare sulle macerie».

    Insomma se finora il comico sembrava il portavoce dell’antipolitica oggi rischia di arrivare sul podio, addirittura secondo, provocando uno tsunami in Parlamento. I candidati grillini, rigorosamente arruolati su internet e senza trascorsi politici, vengono anche da ambienti di estrema sinistra, dai centri sociali, dai comitati no tav, dai black bloc. Se Grillo ha costretto tutti a rimodulare i toni e i temi della campagna elettorale, non sarà certo facile pensare di governare con ottanta o addirittura cento grillini deputati. Né per il centrodestra, né per il centrosinistra. Lunedì prossimo dalle urne più che una sorpresa potrebbe uscire un botto.

    Quello dell’ingovernabilità. Per Grillo, comunque vada, sarà un successo. Per l’Italia una sconfitta epocale.  Sarina Biraghi, Diregttore de Il Tempo, 20 febbraio 2013

    .……………..Abbiamo come tutti tanta rabbia in corpo per quel che è sotto i nostri occhi, ciònondimenno guardiamo con apprensione e timore allo scenario che delinea il direttore de Il Tempo in questo suo editoriale. Pochi giorni ancora per sapere come andrà a finire. g.

    LUINGA VITA ALLE PROVINCIE, di Gian Antonio Stella

    Pubblicato il 20 febbraio, 2013 in Il territorio, Politica | No Comments »

    Lunga vita alle province

    Sono due settimane che l’Ansa non fa un titolo di politica sulla spending review . Nel solo 2012 erano stati 1.887, più di cinque al giorno, Natale e Ferragosto compresi. Non esiste pensosa analisi politologica che possa illustrare meglio come i leader impegnati nella campagna elettorale si siano sbarazzati della fastidiosa zavorra di quelle parole che per un anno avevano inchiodato alle sue responsabilità un Paese che troppo a lungo ha vissuto al di sopra dei propri mezzi.

    Sarebbe divertente, ora, notare come la svolta coincida col ritorno del Carosello , dove trionfava un panzone dal tonnellaggio smisurato che dopo gli incubi notturni si svegliava strillando felice alla cuoca che parlava veneto («Cossa ghe xè paròn?») ma era nera come la pece: «Matilde, la pancia non c’è più! La pancia non c’è più!».

    Il guaio è che i nostri problemi strutturali, come si incaricano quotidianamente di ricordare gli uffici studi con l’irritante asetticità dei numeri, ci sono ancora. E si ripresenteranno intatti, se non aggravati da un quadro di ingovernabilità, la sera del 25 febbraio. Non sono un incubo da cui ci si può risvegliare urlando «la crisi non c’è più!».

    Eppure tutto pare finito in secondo piano. I sacrifici? Già fatti. I tagli? Già sufficienti. Il risanamento? Già avviato. Come se ancora una volta troppi politici ritenessero indispensabile diffondere tra gli elettori messaggi segnati dal «trionfo della facilità, della fiducia, dell’ottimismo, dell’entusiasmo», per dirla con Piero Gobetti, perché «a un popolo di dannunziani non si può chiedere spirito di sacrificio». Comunque, non a lungo.

    Dice tutto, per fare un solo esempio, la questione delle Province che nelle settimane da «ultimi giorni di Pompei» dell’agosto 2011 sembrò essere così pressante da obbligare perfino la Lega Nord, cocciutamente contraria, ad accettare una robusta amputazione e a titolare anzi su La Padania «Costi della politica, tagli epocali». Dov’è finita la soppressione o almeno la drastica riduzione delle Province? Certo, una riga qua e là nei programmi è sopravvissuta. E con Grillo e l’Idv anche Berlusconi, pur sapendo che Maroni vuole abolire solo i prefetti, torna a promettere l’abolizione. Ma se Vendola parla di «superamento delle Province» e Monti di un compito da rilanciare, il Pd nel suo «L’Italia giusta» non dedica al tema (il presidente siciliano Rosario Crocetta del resto l’ha detto: «Non cancellerò le piccole Province») una sola parola. E così Casini, Ingroia o Fini il quale invita piuttosto a «rivedere le spese regionali…».

    La cartina di tornasole, del resto, è quanto è accaduto in Sardegna. Lì i cittadini avevano detto nettamente, al referendum del maggio scorso, cosa pensano. Quorum superato, 97% di «sì» all’abolizione immediata delle quattro nuove Province inventate nel 2002 con un solo voto contrario, 66% di «sì» alla domanda (solo consultiva, stavolta) sulla soppressione delle quattro vecchie. Da allora, però, tutto è bloccato. Dovevano essere cancellate il 28 febbraio. Ma è probabile (scommettiamo?) una proroga al 2015. Nel frattempo, la Corte dei Conti ha spazzato via le chiacchiere di chi aveva promesso che il raddoppio delle Province non sarebbe «costato un centesimo»: i dipendenti sono cresciuti del 29%, la spesa del 42%. Ma che importa, in campagna elettorale?

    .……………Stella mette il dito nella piaga: gli sprechi della politica che tutti vogliono eliminare ma che rimangono lì dove sono. Quello delle Provincie è il più noto e negli ultimi mesi il più chiacchierato. Da gennaio dovevano essere scdel lo scioglimento delle camere non è stato convertito in legge. Ma come nel caso del redditometro, strumento di vessatoria persecuzione  dei contribuenti onesti, per il quale Monti non ha trovato il tempo per eliminarlo o epurarlo delle norme vessatorie, anche il decreto sulle Provincie non è stato reiterato come pure si poteva fare per mandare a casa tanti mangiapane a sbafo che occuopano i posti a sedere nelle giunte provinciali, raro esempio di inutilità pratica di una istituzione che costa allo Stato e ai contribuenti centianaia di milioni di euro e che talvolta serve solo come strumento di ricatto a qualche personaggio in cerca d’autore per ottenere posti in prima fila per le prossime consultazioni amministrative. Ogni riferimento a gente di nostra conoscenza è puramente voluto. g.


    LA FESTA E’ FINITA…..E FINI PARLA ALLE SEDIE VUOTE

    Pubblicato il 18 febbraio, 2013 in Politica | No Comments »

    Questa è  la foto che il Corriere della Sera pubblica stamattina a commento del comizio elettorale del fu vice di Berlusconi, Gianfranco Fini, al cinema Ariston di Agrigento. Ad ascoltarlo, scrive il Corriere,   c’erano una cinquantina di persone e tra queste una decina di bambini ai quali  ha raccontato  la fiaba di  lui che  ha salvato l’Italia da Berlusconi per gettarla nelle braccia di Bersani e di Vendola con l’aiutino di Monti e Napolitano. Lo scarso uditorio,  scrive il Coriere, per lui abituato a folle oceaniche, lo ha gettato nella più cupa disperazione, peggio del divertentissimo (10 e lode a chi lo ha scritto!) documento di dimissioni dal FLI  delle migliaia di iscritti al club di Toritto.


    LA FARSA DEI SONDAGGI PROIBITI: SCARSO RISPETTO PER CHI VOTERA’, di Angelo Panebianco

    Pubblicato il 17 febbraio, 2013 in Politica | No Comments »

    Cosa succede quando le autorità proibiscono la vendita di un bene del quale c’è una forte domanda? Si formerà un mercato nero. Una conseguenza è che si accentuerà il peso delle disuguaglianze. Sul mercato nero, infatti, il bene proibito costa molto di più di quanto non costasse nel mercato libero, prima che intervenisse il divieto. Chi possiede più risorse può permettersi l’acquisto del bene proibito, tanti altri no. Qualcosa di simile accade quando, come in Italia, si vieta la diffusione di sondaggi nelle due settimane che precedono il voto. I sondaggi continuano ad essere fatti, naturalmente. Ma dal momento in cui scatta il divieto di pubblicazione, solo una frazione della popolazione verrà a conoscenza dei risultati delle nuove rilevazioni demoscopiche: sono coloro che hanno accesso ai canali di informazione riservati alle élite. Le informazioni sugli orientamenti di voto spariscono dai media e entrano in un altro circuito, più ristretto, composto da coloro che godono del vantaggio sociale di poter accedere a canali personali e riservati. In questo modo, l’asimmetria informativa, il divario fra chi sa e chi non sa, fra i pochi che hanno accesso ai sondaggi e la maggioranza che ne è esclusa, si accentua.

    Perché in certi Paesi si proibisce, da un certo momento in poi, la pubblicazione dei sondaggi (pur sapendo che quel divieto provocherà la formazione di un circuito informale dominato dal chiacchiericcio fra i bene informati, una sorta di campagna elettorale nascosta e parallela) mentre in altri Paesi (come gli Stati Uniti) quella proibizione non c’è? La risposta plausibile è una soltanto. Il divieto di pubblicazione dei sondaggi è possibile dove non si ha paura di stabilire per legge che l’elettore è un bambinone immaturo, che va protetto dalle (supposte) cattive influenze dei sondaggi.

    Tutti noi siamo continuamente influenzati da tante cose. E le ragioni che spingono ciascun singolo elettore a votare in un modo o nell’altro (o a non votare) possono essere le più varie. Ma se si decide per legge che l’elettore è un immaturo suggestionabile il rischio è che qualcuno, un giorno, faccia anche il passo successivo, quello che discende logicamente dal primo: se l’elettore è un bambinone, perché mai dovremmo lasciargli il diritto di voto?

    Sullo sfondo si intravvede la cattiva coscienza di élite che non hanno mai saputo fare ben i conti con il suffragio universale e le conseguenze che ne discendono. Élite che hanno paura del popolo. E c’è la predilezione per i circuiti ristretti ove gli ottimati — qualcuno pensoso del bene comune, i più pensosi delle future distribuzioni di cariche — possano occuparsene al riparo dalla pressione popolare. La politica è solo una faccia della società. C’è una connessione fra l’ideale di una democrazia sotto tutela (che va difesa dal suo principale nemico: il popolo) e la pratica dei mercati protetti che impedisce la libera competizione. In queste condizioni, non fa meraviglia l’insorgenza di potenti movimenti di protesta. Meraviglia che qualcuno si meravigli. Angelo Panebianco, Il Corriere della Sera, 17 febbraio 2013

    ..…………….Questa analisi del politologo del Corriere è la conferma della nostra tesi: un giorno o l’altro si finirà per far votare solo una esigua schiera di sondaggiati, alla faccia  della sovranità popolare frutto dell’esercizio del diritto di voto conquistato, talvolta anche  col sangue, in   decenni di battaglie politiche. Del resto non ci hanno costretto a subire il governo degli unti del Signore per volontà dell’ex comunista Nap0litano,  amico di Stalin e inneggiatore dei carri armanti sovietici che stritolavano i ragazzi di Budapest durante la rivolta del 1956? E non è stato il superGiorgio che vassallando negli Stati Uniti l’unico esempio di Premio Nobel per la Pace senza aver rinunciato a nessuna guerra, cioè Obama, ha rimproverato gli italiani che disertano l’esercito del più grande disertore della storia italiana a degli ultimi due millenni, cioè Monti Mario c he il 90% degli italiani detesta, quando non lo odia?  Siamo davvero alle prove generali di una rivoluzione all’indietro dei popoli, e di quello italiano in prima fila. g.

    COSA DICONO I SONDAGGI ( A UNA SETTIMANA DAL VOTO), di Alessandro Sallusti

    Pubblicato il 17 febbraio, 2013 in Politica | No Comments »

    Sette giorni e si vota, ripristinando così la democrazia sospesa oltre un anno fa dalla sciagurata scelta di Napolitano di affidare la guida del Paese a un governo tecnico.

    I risultati sono sotto gli occhi, e sulla pelle, di tutti: la situazione di famiglie e imprese è peggiorata. Eppure Napolitano insiste, come tutti i comunisti non ammette gli errori. E siccome Obama sa a mala pena dove sta l’Italia sul mappamondo, il nostro presidente gli ha spacciato per vera la favola di Monti salvatore della patria. Quello ha annuito per dovere di ospitalità e noi ora dovremmo berci che l’America vota Monti. Ma per favore. Neppure gli italiani, stando ai sondaggi, vogliono votarlo. Figuriamoci gli americani.

    Comunque, a una settimana dal voto, la situazione sta più o meno così. Al Nord l’asse Pdl-Lega tiene bene, troppo bene, tanto che la solita procura sta pensando di giocarsi l’asso della disperazione. L’obiettivo è Roberto Maroni, candidato governatore della Lombardia. Il mezzo è Orsi, ormai ex presidente di Finmeccanica arrestato con un tempismo sospetto. La speranza è che il galeotto, a disagio in cella, accetti di confermare il teorema che lo vuole uomo organico alla Lega. Quindi, se nelle prossime ore leggerete il titolo «Avviso di garanzia per Maroni», sappiamo tutti di cosa si sta parlando.
    Monti, come detto, è messo non male, malissimo. I suoi due soci, Casini e Fini, insieme valgono più o meno come il partito di Storace (il cognato di Tulliani rischia di non entrare in Parlamento). Ma lo stesso Monti sta scivolando sotto soglie che mettono a rischio di mancata elezione la sua pattuglia di senatori. È un pesce fuor d’acqua che si agita e scommetto che in settimana passerà dagli insulti ai fatti, svelando chissà quale presunta porcheria dei suoi avversari.
    Bersani è come lo vedete. Paralizzato. Nelle rilevazioni l’encefalogramma del partito è piatto e non c’è verso di rianimarlo. Berlusconi parla di sorpasso avvenuto. Non posso confermare – la legge me lo impedisce -, ma in coscienza non me la sento di smentire. Posso solo aggiungere che Ingroia, sull’ala sinistra, piace più di Vendola, e questo complica di molto le cose in casa Pd. Un segnale in questo senso è proprio lo spot a Monti del compagno presidente Napolitano, che i sondaggi li conosce bene: o Monti cresce o, stando ai fatti, il vecchio presidente non riesce neppure stavolta, per fortuna l’ultima, a insediare a Palazzo Chigi un premier di sinistra.

    E veniamo a Grillo, il presunto trionfatore. I vecchi politicanti arricciano il naso e ricordano un proverbio: piazze piene, urne vuote. I suoi avversari lo temono, ma lo stesso Grillo non si fida e, tradendo (buon ultimo) un giuramento, si concede da oggi alla tanto disprezzata televisione. Un motivo ci sarà, ed è che anche lui legge i sondaggi e vede che qualcosa non torna.
    Partita aperta, quindi. E in sette giorni possono ancora cambiare tante cose. Come dice Mentana aprendo ogni suo tg: c’è fibrillazione alle stelle nel mondo della politica, ne vedremo delle belle. Alessandro Sallusti, 17 febbraio 2013

    ..…..Quando si tifa, il tifoso è sempre pronto a credere ciò che più gli piace. Sallusti non è un tifoso qualsiasi, è un giornalista in gamba, un uomo d’onore (ma non è siciliano!), non racconta frottole, quantomeno ne racconta meno di altri. Per non incorrere nei rigori della legge che per lui sarebbe rigorosissima, non svela i sondaggi elettorali che da una settimana sono proibiti per legge ma solo sulla stampa,  perchè in internet circolano tranquillamente, ma di certo li conosce per via della posizione che si ritrova. Possiamo immaginare che i sondagg cui si riferisce Sallusti continuano a non delinerare con certezza un vincitore, ma forse delinea tanti perdenti, in primo luogo  gli elettori,  quanto mai frastornati e per molti versi indifferenti, anche per via del periodo che non è tra i migliori per una campagna elettorale vecchio stile. Questa volta di vecchio c’è solo la legge elettorale che fa storcere il muso a tanti, salvo ai “predestinati”, quelli cioè che per misteriose (!?) ragioni occupano in ciascuna lista i posti in alto garantendosi la elezione e che sono guardati con gelosa cattiveria da quelli che stanno indietro,  chiamati a far tappezzeria, a riempire i buchi di un sistema elettorale che affida agli elettori solo il compito di mettere una corce su uno delle centinaia di simboli elettorali, ma vieta loro di votare il candidato di proprio gradimento   e da cui vorrebbero essere rappresentati. Così stando le cose, come  è  stato argurtamente osservato da qualcuno, la prossima volta invece di mandare una cinquantina di milioni di persone nei seggi, basterà mandarvi qualche  migliaio di “sondaggiati”, anzi non mandarli affato, e assegnare le percentuali a ciascun partito e quindi il numero dei seggi  sulla scorta delle rilevazioni effettuate via telefono o altre più moderne diavolerie elettroniche. g.

    MONTI SI FA IN TRE MA NON NE AZZECCA UNA

    Pubblicato il 15 febbraio, 2013 in Il territorio, Politica | No Comments »

    Monti si fa in tre ma non ne azzecca una

    Uno e Trino, senza essere blasfemi. È il nuovo miracolo di Sua Santa Sobrietà che, nel rush finale della campagna elettorale, si è spacchettato in tre: il Monti fu tecnopremier (che piace solo a Casini); il Monti versione famiglia (moglie, cagnolino, cotechino e croccantini) costruito nella speranza di acchiappare qualche consenso; il Monti candidato, che invece promette l’esatto contrario di quanto ha fatto. Per averne prova, basta dare un’occhiata alle parole pronunciate nel suo patetico tour. Il Pil è crollato, facendo registrare uno dei peggiori dati della nostra storia economica. E lui, come se niente fosse, dichiara che lo farà salire del 6% grazie alla sua bacchetta magica. Non risponde a chi gli fa notare che il crollo è dovuto al suo rigore esasperato e neppure a chi gli dice che è una conseguenza del suo essere servile con la Germania. È un professore, non deve risposte a nessuno. Ha lasciato 7 miliardi di euro da coprire (lo dice Fassina) ma Monti fa spallucce, che vuoi che siano. C’è il record delle imprese che hanno chiuso i battenti? Riapriranno. La mazzata che ha dato con l’Imu è stata troppo pesante? La renderà più leggera. La scuola ha subìto tagli? Le darà i soldi. Ha creato tre milioni di disoccupati? Creerà sei milioni di posti di lavoro. Due milioni di anziani non riescono più ad affrontare i costi delle cure mediche e dei farmaci? Pazienza, tutti devono rinunciare a qualcosa e fare sacrifici. Intanto, viene ripreso dai fotografi mentre mangia il pasticciotto, accarezza il cagnolino e cerca di tenere buoni alleati recalcitranti e con i consensi elettorali al lumicino, perché vampirizzati da quella “Scelta civica” che diventa ogni giorno più “Scelta cinica”.  Alla possibile sconfitta penserà domani. Anzi, ci penserà la Merkel. A trovargli una “giusta” collocazione. 15 febbraio 2013

    .……………Intanto del sobrio Monti che salì umile  e servile le scale del Qurinale per afferrare iol laticlavio a vita di senatore, pagamento anticipato per i servizi che prometteva di rendere al Paese, non v’è più alcuna traccia. Borioso e suponente come sempre lo abbiamo visto, descritto e considerato, Monti, salito in politica dopo essere sceso dall’olimpo  dei falsi dioscuri di cui è popolata l’Unione Europea, specializzata nel succhiare il sangue dei popoli che le si sono affidati, ora scopre l’altra faccia, la paeggiore, di cui dispone, la faccia della cattiveria fine a se stessa. Oggi ha definito cialtrone Berlusconi e governo di cialtroni quello dimessosi per fargli posto, e ovviamente il partito del quale l’uno e l’altro erano emanazione, cioè il PDL. Gli ha replicato Berlusconi defindendolo disperato ma nessuna disperazione, anche nel recente passato, avrebbe potuto giustificare tanta cattiveria e tanta ingratitudine da parte di un oscuro burocrate, che nel 1994 si fece in quattro per faersi nomnare commissario europeo da Berlusconi, dopo averlo votato e che rinnovato nel’incarico da Prodi quattro anni dopo, a Bruxelles si è distinto per il suo anonimato dietro il quale ha costruito una fama di esperto in economia che i fatti hanno ampiamente smentito. Certo la politica non sta offrendo un buon spettacolo,  nè dando una buona prova di sè in questo periodo storico, ma  peggio della politica i tecnici e i burocrati di cui Monti è la peggior espressione. g.

    DAL MONTE DEI PASCHI ALLA FINMECCANICA: LATITANTI SONO LE REGOLE, di Sergio Rizzo

    Pubblicato il 14 febbraio, 2013 in Economia, Giustizia, Politica | No Comments »

    Dopo l’arresto di Giuseppe Orsi la sospensione dei pagamenti alla Finmeccanica da parte dell’India era scontata. Non finirà lì, temiamo. Si parla di un’azienda pubblica nel cui capitale sono presenti molti investitori privati, che opera in un settore strategico e ha una fortissima proiezione internazionale, con rapporti anche governativi. È impossibile prevedere quali ripercussioni avrà questa vicenda in quei contesti. Ma nell’opera di ricostruzione dell’immagine aziendale i nuovi vertici dovranno impegnarsi a fondo. La Finmeccanica ha 70 mila dipendenti, rappresenta il cuore tecnologico dell’industria italiana ed è espressione di quel poco che ancora ci resta della grande impresa manifatturiera.

    Le implicazioni rischiano dunque di rivelarsi ben più pesanti di una giornata di passione in Borsa. Anche perché, in concomitanza di una campagna elettorale che getta un’ombra di incertezza sulla stabilità di qualunque futuro governo inquietando i mercati, quella della Finmeccanica non è l’unica ferita a grondare sangue. Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni, altra grande impresa pubblica il cui ruolo viene spesso paragonato a quello di un vero e proprio ministero degli Esteri «parallelo», è indagato per una faccenda di presunte tangenti algerine. Mentre l’ex presidente della terza banca italiana, il Monte dei Paschi di Siena, è sotto inchiesta per aver nascosto agli organi di vigilanza alcune operazioni che hanno causato gravi perdite: con l’aggravante, per Giuseppe Mussari, di essere stato per tre anni il capo dei banchieri italiani, incaricato di trattare in nome e per conto di tutti loro gli accordi di Basilea. Lo scandalo senese, poco ma sicuro, non migliorerà i rapporti internazionali delle nostre banche.

    In questa tempesta perfetta non mancano pesanti responsabilità. Così premurosa quando si tratta di spartire poltrone nelle aziende pubbliche e in certe banche, la nostra politica non mostra mai identica reattività quando sarebbe necessario. Nel caso del Monte dei Paschi, ha tollerato il permanere di un rapporto perverso fra banca e partiti locali. Per non parlare della colpevole inerzia del governo di fronte al dilagare del tumore dei derivati. Nel caso della Finmeccanica, invece, ha chiaramente sottovalutato il rischio. Si poteva intervenire prima? Probabilmente si doveva. Difficilmente, in Paesi come la Germania o il Regno Unito, l’azionista pubblico sarebbe rimasto completamente indifferente davanti a un’accusa di corruzione internazionale formulata dalla magistratura già molti mesi fa. Non fosse altro, per tutelare entrambi: l’azienda e l’accusato. In Italia, invece, no.

    Anziché intervenire per tempo, qui si preferisce fare esercizi di dietrologia. Sempre dopo. C’è chi si chiede se lo scandalo del Monte non sia scoppiato ad arte proprio ora per mettere in difficoltà il Pd, e chi sospetta che l’arresto di Orsi nasconda un siluro alla Lega Nord, partito certo non ostile a quel manager, il cui leader Roberto Maroni punta a governare la Lombardia. Altri non escludono che pure l’inchiesta sull’Eni faccia parte di un’offensiva dei magistrati in piena campagna elettorale… L’unico fatto sicuro è che quando in certi casi la politica non agisce tempestivamente lo spazio vuoto viene occupato dalla magistratura. Lo sappiamo da almeno vent’anni. Peccato che la lezione non sia servita a niente. Sergio Rizzo, Il Corriere della Sera, 14 febbraio 2013

    IERI SERA IL FESTIVAL DELLA CANZONE ROSSA…..

    Pubblicato il 13 febbraio, 2013 in Costume, Politica, Spettacolo | No Comments »

    Assist di Crozza al Pdl. E il Cavaliere preferisce Juve-Celtic

    Berlusconi bugiardo, imbonitore da strapazzo firmato Crozza, la struggente nostalgia per l’Unione sovietica di Toto Cutugno, la coppia gay che vuole convolare a giuste nozze il 14 febbraio ma non può, persino l’appello allo ius soli. Un video elettorale di Nichi Vendola non avrebbe saputo fare di meglio. La prima serata del Festival di Sanremo in versione fazionalpopolare a dieci giorni dal voto sforna tutto l’armamentario di una sinistra con la bava alla bocca. Il canovaccio di Fazio–Litizzetto è andato oltre ogni previsione. Il pubblico in sala non gradisce, “vai a casa”, “no politica” è il coro indirizzato a un Crozza spiazzato. Non se li aspettava quei fischi interminabili: bianco in faccia, salivazione azzerata, impietrito. Vestito da Berlusconi in versione chansonnier Verdini- Aznavour, con le  banconote nel taschino, prova a minimizzare: «Ragazzi, amici… non fate così…», finché non viene in soccorso Fazio. «Calmi, state calmi. Così non vale – dice il bravo presentatore –  dobbiamo divertirci…». Peccato che sembra di assistere a un comizio del Pci degli anni d’oro. Un boomerang per la sinistra? Forse. Berlusconi, ospite di Mattino 5, ci scherza su, abituato ai fendenti della satira, maestro di comunicazione, dice di non averlo visto e di aver preferito «una bella partita con la vittoria della Juve contro il Celtic». Non approfittate del festival per farvi notare con due urli…», dice ancora Fazio. La versione ufficiale, neanche a dirlo, è quella della claque prezzolata, due facinorosi spediti da via dell’Umiltà per rovinare la festa al povero Fabio. I capistruttura di viale Mazzini si affrettano a comunicare che i “quattro gatti” sono gli stessi che contestarono Celentano nel 2002. Difficile da credere visto che le telecamere Rai non inquadrano mai la sala e si concentrano sul volto di Crozza. Perché l’ha fatto? «Perché ho pagato 168 euro per sentire le canzoni», racconta uno dei contestatori. Tutto qui. Per Bersani da Crozza arriva solo qualche tiepida battuta. Come fanno a convivere Pd e Sel? Facile.«Ti finisco la Tav, così puoi andare in Francia a sposarti» promette il Crozza-Bersani a Vendola. E a proposito di matrimoni gay arriva l’esibizione di Stefano e Federico. «Ci amiamo, ci siamo conosciuti a una festa, poi siamo andati a casa, che è diventata la nostra casa. Adesso dopo 11 anni di vita insieme vogliamo sposarci, ma la legge italiana non ce lo permette. Andremo a New York». Tagliato il bacio finale. E anche il tema delle unioni omosessuali è archiviato. Manca solo l’ultima chicca. Toto Cotugno che si esibisce in una canzone russa e confessa di avere una grande nostalgia per la Russia di una volta. “L’italiano vero” rimpiange la dittatura comunista. Che c’è di male? Ognuno ha i suoi gusti, si dirà. E se avesse rimpianto la Germania di Hitler? Lo avrebbero esiliato. Giustamente.

    ..…e Fazio si infila nell’Armata Rossa…..

    L’ITALIA DELLE TRUFFE, 300 MILIONI NEL 2012 DAI PONTI SCIVOLOSI ALLE MERENDINE

    Pubblicato il 10 febbraio, 2013 in Costume, Giustizia, Politica | No Comments »

    Ponte della Costituzione a Venezia, progettato dall'architetto spagnolo Santiago CalatravaDal ponte di Venezia ’scivoloso’ al maestro marchigiano che mette in tasca alimenti destinati agli alunni, passando per casi malasanità, corruzione, frode. E’ l’Italia degli sprechi e delle frodi fotografata in un dossier messo a punto dalla procura generale della Corte dei Conti che ha messo insieme le iniziative più rilevanti dei procuratori regionali. Casi che nel 2012 hanno comportato un pregiudizio economico che “in base ad un calcolo necessariamente provvisorio si valuta in oltre 293,632 milioni di euro”.

    La Corte dei Conti ha scandagliato l’attività condotta lo scorso anno da tutte le procure regionali e ha messo insieme “le fattispecie di particolare interesse, anche sociale, rilevanti per il singolo contenuto e per il pregiudizio economico spesso ingente”. Dal parcheggio messo sotto sequestro a Genova perché insisteva in un sito sottoposto a vincolo storico-paessaggistico al giro di mazzette nelle camere mortuarie dei nosocomi di Milano, dalle consulenze “inutili” (così le definisce la stessa magistratura contabile) della provincia di Napoli o della “erronea” utilizzazione del tariffario da parte delle Asl calabresi per le prestazioni specialistiche e di laboratorio, la casistica delle truffe e dei danni allo Stato è ampia. Nei faldoni finiti nel mirino dei magistrati contabili anche consulenze non lecite, “imprudenza nella stipulazione di contratti di finanza derivata”, omessa riscossione delle imposte. Fonte ANSA, 10 fe3bbraio 2013