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LA RICETTA DI MONTI NON FUNZIONA, di Antonio Martino

Pubblicato il 30 dicembre, 2012 in Economia, Politica | No Comments »

Ho accennato su queste colonne al mio rapporto di amicizia con Mario Monti: ci conosciamo da molti anni, abbiamo più volte constatato la diversità di punti di vista tra noi e ne abbiamo parlato, ma ci consideriamo amici. L’amicizia non è venuta meno neanche quando il contrasto di opinioni è stato di pubblico dominio.Ricordo bene quando, lui, commissario europeo, ed io ci scontrammo sull’idea, che a me sembrava insensata, che l’Europa avesse bisogno di un’armonizzazione fiscale. Ritenevo allora e ne sono convinto ancora oggi che pretendere di fare indossare a tutti gli Stati membri un vestito della stessa taglia, malgrado le diversità loro proprie, fosse una grossa sciocchezza e sostenevo che la concorrenza fra diverse politiche fiscali seguite dai vari Stati fosse altamente desiderabile. Nonostante l’amicizia, come sanno i lettori di questo giornale, il governo Monti non ha mai avuto il mio voto. Ho assistito, non senza raccapriccio, alla prosecuzione ancora più drastica delle politiche economiche del triplo Monti, che era riuscito a portare l’economia italiana al ristagno prima, alla recessione poi. Le politiche montiane hanno trasformato la recessione in depressione: il calo del reddito è divenuto maggiore, la disoccupazione è aumentata, l’eccesso di prelievo fiscale ha impoverito le famiglie e sta uccidendo le nostre imprese a decine, il debito pubblico è aumentato, raggiungendo livelli senza precedenti, e non si sono fatte riforme ma solo manovre, pudicamente ribattezzate «spending review». Appare, pertanto, strabiliante l’affermazione recente del presidente del Consiglio convinto che: «Abbiamo salvato l’Italia dal disastro». A parte il plurale maiestatico e la totale mancanza di senso del ridicolo, l’affermazione è campata in aria fritta. Quale importante indicatore economico è migliorato da quando il mio amico Mario è a capo del governo? Come se non bastassero il fallimento delle politiche di «stabilità» (parola che Monti ama molto, dimentico che la perfetta stabilità è offerta dai cimiteri) e la puerile vanteria, Monti ha deciso di avventurarsi in politica, non senza avere sottolineato a quanti e ben più importanti incarichi questa decisione lo costringesse a rinunziare. Naturalmente, la sua idea è di non fare politica in prima persona – non potrebbe né vorrebbe farlo – ma per interposta persona, affidandosi a personaggi di grande credibilità personale, politica e morale, che possano raccogliere i voti di una «società civile» in crisi di astinenza di Monti a capo di un governo politico. Ho qualche dubbio sulle potenzialità di tale progetto: né il leader degli orfanelli di Amintore Fanfani, né quello dei nostalgici una volta del fascismo, ora non si sa bene di cosa, mi sembrano in grado di dare smalto all’aggregazione pro-montiana. È ben vero che di essa fanno parte anche Luca Cordero di Montezemolo e il ministro Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ma non mi sembrano tagliati per il ruolo di vincitori di consenso elettorale. In conclusione, temo che il destino riservi al mio amico Mario un futuro triste, simile a quello che è toccato a Padoa-Schioppa, Tremonti e simili. Il loro ruolo in politica ne ha irrimediabilmente lordato la reputazione e appannato gravemente il ricordo. Chiunque venga dopo il governo Monti avrà il compito non semplice di rimediare ai danni prodotti in questi mesi da persone dotate delle migliori intenzioni e delle peggiori nozioni, convinti che, spremendo il già tartassato contribuente, trasformando l’Italia in uno stato di polizia fiscale, cedendo la sovranità nazionale a un accordo internazionale pilotato e voluto dalla Germania, tutto sarebbe andato nel migliore dei modi, nel migliore dei mondi possibili. Per capire che le cose non stanno in questi termini non è necessario essere bocconiani, anche se forse non lo impedisce. Ne è prova la posizione di due eminenti bocconiani, i professori Giavazzi e Alesina che, andando all’assalto dell’Agenda Monti, sostengono che «C’è troppo Stato in quell’agenda» e che, quanto alle decantate riforme liberali, c’è «Troppo poco, troppo tardi». Se si tiene conto che Francesco Giavazzi è stato incaricato da Monti di rivedere i trasferimenti alle imprese, il che suggerisce che Monti lo stima, la critica diventa ancora più significativa, chissà se il presidente del Consiglio ne terrà conto. Personalmente ne dubito. Ma stia attento: agenda, come mutande, è un gerundio che serve a nascondere vergogne. Antonio Martino, economista, già Ministro degli Esteri.

MONTI APPALTA L’ITALIA A PRETI, CASINI E FINI

Pubblicato il 30 dicembre, 2012 in Politica | No Comments »

La montagna Monti ha partorito un topoli­no targato Prima Repubblica. Il pre­mier, come annunciato ieri sera,sarà in­fatti il candidato nell’ordine di: Gianfran­co Fini, politico di professione e traditore di voca­zione; Pierferdinando Casini, politico di professio­ne, mestatore di indole; Franco Frattini, sciatore di professione e politico per caso; le Acli, tempio del peggiore cattocomunismo; la comunità di San­t’Egidio, prototipo del cattolicesimo affarista lega­to a dopp­io filo con le centrali finanziarie più o me­no occulte europee e con i servizi segreti di mezzo mondo; Luca Cordero di Montezemolo, già assi­stente privato di Gianni Agnelli di cui curava so­prattutto la vita mondana. Riassumendo: il presunto nuovo di Monti è un miscuglio tra il peggio della vecchia politica, preti salottieri e maneggioni, democristiani operaisti, traditori del Pdl miracolati da Berlusconi.

Al Sena­to, stando all’annuncio di ieri,si presenteranno in un’unica lista«Agenda Monti»,alla Camera saran­no ognuno per sé e tutti per Monti premier. La mo­rale è che Fini e Casini hanno trovato il fesso, Mon­ti, che mette la faccia al loro centrìno, essendo la lo­ro di tolla e quindi di scarso valore anche elettora­le. L’ambizione sfrenata del senatore a vita ha fatto il resto. Lui pensa di suonare lo spartito ma con due così si ritroverà presto suonato. Lo useranno come bus per non scomparire e poi lo tradiranno, esattamente come accadde con Silvio Berlusconi. È una tentazione, quella di fare il salto della qua­glia, che ha avuto anche Roberto Formigoni, già go­vernatore lombardo e leader della corrente cielli­na del Pdl. Dicono che ci stia ripensando (secondo i maligni non ha trovato sponde sicure) e resti nel Pdl. Ce lo auguriamo di cuore, a patto che non si tratti di un salvagente personale ma di un impe­gno politico valido per tutta la sua area. In queste ore, di cattolici furbetti ce ne sono fin troppi. A parti­re dal cardinal Bertone, oggi montiano, che so esse­re stato uso chiedere con soddisfazione ben più di un piacere all’allora premier Berlusconi.
Gente cinica, da cui è bene stare alla larga.
E comunque vedremo che effetto farà sugli elettori la famosa agenda (dettata dalla Merkel) tutta tasse e recessione. Perché Monti, come si di­ce in questi giorni, è proprio l’emblema delle ban­che: ti frega tutto l’anno e a Natale ti regala una inutile agenda. Alessandro Sallusti, 30 dicembre 2012

VENDONO IL PAPA A MONTI PER 17 MILIONI, di Vittorio Feltri

Pubblicato il 28 dicembre, 2012 in Politica | No Comments »

Non sappiamo se sia un bene o un male, ma è un fatto che non è più la Chiesa di una volta: ha perso la capacità di nuotare sott’acqua. Non è colpa sua: sono cambiati i tempi e i prelati si adeguano, molto in fretta.

Mario Monti in Vaticano

Sessant’anni orsono, le cose della politica erano drammatiche (scontro tra Occidente e Unione Sovietica) ma semplici, direi schematiche: gli elettori decidevano se stare di qua o di là, ed era finita lì. I partiti che contavano erano due: la Democrazia cristiana e il Partito comunista. Tutti gli altri movimenti erano di contorno. Ovvio che la Chiesa confidasse nella Dc, alla quale non lesinò aiuti e appoggi, dalla Madonna Pellegrina portata in giro per l’Italia alle prediche domenicali dei parroci, quando le parrocchie erano affollate e guidavano, oltre alle anime, anche le matite copiative in cabina elettorale.
Oggi il costume dei cattolici, nel senso di battezzati, è profondamente mutato: la maggioranza di essi, pur rispettosi della tradizione, ascoltano poco o nulla i sermoni (specialmente se scivolano in politica) e assistono raramente alla messa domenicale. Agiscono di testa loro, non danno retta al prevosto e al curato, salvo in punto di morte: nel caso, diventano osservanti, si confessano e accettano, anzi chiedono, l’estrema unzione. Non si sa mai. Basti pensare che il 90 e rotti per cento dei defunti vengono portati in chiesa prima di essere trasferiti nella dimora definitiva.
Cosicché le parrocchie pesano assai meno, quasi zero, nelle scelte elettorali dei cittadini. I quali però sono influenzati dai mezzi di comunicazione, in particolare dalla tivù. Ovvio. La parola delle gerarchie ecclesiastiche, se divulgata da giornali ed emittenti, riesce ancora a persuadere una buona percentuale (15-20 per cento?) di persone, che possono determinare la vittoria e la sconfitta alle urne. Ecco perché ogni partito si preoccupa di avere la benedizione del Vaticano. Il quale, consapevole di ciò, in occasione di consultazioni, si sbilancia verso quelle forze che garantiscono (almeno sulla carta) rispetto per il proprio verbo. Dato che la Dc (esclusa la particella infinitesimale denominata Udc) è svaporata, i cardinali hanno il loro bel daffare a identificare il gruppo politico da sponsorizzare, e spesso falliscono l’obiettivo; ma questo è un altro discorso.
Con l’avvicinarsi del 24 febbraio, i porporati hanno sentito l’esigenza di esprimersi: l’uomo su cui hanno posato gli occhi, sperando di averlo azzeccato, è – manco a dirlo – Mario Monti, che ha il pregio di essere credente e apprezzato in alto loco (banche e finanza rapace). La nostra non è indiscrezione, ma una notizia pubblicata dall’Osservatore Romano, la voce del Papa e del suo entourage. L’articolo è un elogio del premier dimissionario e può anche essere letto quale incitamento ad andare avanti nei suoi propositi: coagulare consensi attorno alla famosa Agenda, una specie di Vangelo in cui si spiega come procedere nella spoliazione degli italiani usando la garrota fiscale. Un bestseller per chi nella povertà vede una virtù (povertà degli altri, s’intende).
Non ci stupisce la santa indicazione, ma le tribolazioni da cui è sortita: non tutti i principi della Chiesa erano della stessa opinione. E le divisioni sono rimaste. Normale che tra i prelati ci sia chi giudica in un modo e chi in un altro; meno normale è che ultimamente quanto avviene nelle segrete stanze si sappia. Diciamo che ha prevalso il parere di Angelo Bagnasco, erede di Camillo Ruini alla guida della Cei, quello che accettò le dimissioni di Dino Boffo dalla direzione di Avvenire per la nota vicenda della quale mi sembra si sia discusso abbastanza. Transeat. Il succitato Ruini all’epoca dei cinque referendum (uno di essi riguardava la fecondazione assistita) passò per un grande politico perché avrebbe convinto gli aventi diritto al voto a non recarsi al seggio, causando così il mancato raggiungimento del quorum.
Sottolineiamo che quella legge era stata approvata dal centrodestra, «regnante» Silvio Berlusconi, considerato nella circostanza, quindi, il premier della Provvidenza. La quale evidentemente è di umore mutevole, dato che ha cambiato idea: ora predilige Monti, semi-leader del semi-centro destinato a trasformarsi in un centro forte e potente al punto da obbligare Pier Luigi Bersani a soccombere. Sarà come Dio vorrà e può darsi che Bagnasco si debba rassegnare alla volontà celeste, che spesso non coincide con quella dei porporati: e non è solo un problema cromatico.
Intanto un miracolo il Professore lo ha già compiuto: l’ospedale Gaslini di Genova (sta a cuore ad Angelo Bagnasco) e l’ospedale Bambin Gesù di Roma (sta a cuore a Tarcisio Bertone) hanno ricevuto dal pio governo Monti, in articulo mortis, un finanziamento rispettivamente di 5 e 12 milioni di euro. Incoraggiante. Vittorio Feltri, 28 dicembre 2012

CORRIERE DELLA SERA E SOLE 24 ORE SCARICANO MONTI: TROPPO DI SINISTRA E STATALISTA

Pubblicato il 27 dicembre, 2012 in Economia, Politica | No Comments »

'Corsera' e 'Sole' scaricano Monti: "Un'agenda troppo di sinistra e senza nulla per la crescita"

Il professor Monti? Troppo di sinistra. E per la crescita la sua agenda non propone nulla di concreto. Parole di un fiero oppositore come Silvio Berlusconi? Nemmeno per idea. L’atto d’accusa è stampato sulle prime pagine dei due quotidiani che più di tutti gli altri hanno sostenuto ed osannato il Professore, rispettivamente il Corriere della Sera (che lo accusa di eccessivo statalimo) e il Sole 24 Ore (dove viene tacciato di immobilismo).

Corsera: Troppo di sinistra – Procediamo con ordine. Iniziamo dal Corsera e dall’attacco – un vero e proprio paradosso – firmato da Alberto Alesina e Francesco Giavazzi (quest’ultimo chiamato nel 2012 proprio da Monti in veste di “esperto” per il moitoraggio della spending review). Il punto dei due editorialisti è chiaro: “Di ridurre lo spazio che occupa lo Stato non si parla abbastanza nel programma che Mario monti ha proposto agli italiani. Anzi – prosegue l’editoriale di Via Solferino -, finora il governo Monti si è mosso nella direzione opposta“. Monti, lo statalista. Come statalista e accentratrice è, per definizione, la sinistra. Alesina e Giavazzi riferiscono poi delle voci di un’ipotesi “di ingresso delle Ferrovie dello Stato” nella Cassa Depositi e Prestiti. Si tratterebbe di una “ri-nazionalizzazione. Invece bisognerebbe andare nella direzione opposta: privatizzare la Cassa depositi e prestiti, come i governi degli anni Novanta seppero fare con l’Iri”.

Il Sole: Solo slogan – L’accusa sul Sole 24 Ore è firmata da Luigi Zingales, “idologo” di Fermare il Declino di Oscar Giannino. La bocciatura dell’agenda Monti è netta: “A grandi linee le proposte sono assolutamente condivisibili”, ma “è priva di numeri e dettagli. Più che un programma economico di rilancio, è un manifesto politico”. Secondo Zingales, però, c’è una parte più deludente di tutte le altre: “E’ quella sulla crescita: non per i principi enunciati (altamente condivisibili) ma per l’assenza di proposte concrete”. Il Professore, da mesi, insiste sulla crescita e sulla necessità di continuare la sua “opera” di governo per realizzare gli obiettivi in tal senso, ma secondo il quotidiano di Confindustria questi obiettivi, semplicemente, non esistono. Per Zingales – che rinfaccia al Prof anche l’accenno alla patrimoniale e la porta sbarrata all’abbassamento della pressione fiscale – l’agenda “non sembra un programma di riforme per un rilancio dell’economia, ma un programma per la protezione dei diritti acquisiti di chi vive di spesa pubblica”. Dura la conclusione del commento di Zingales: “Se un’altra volta l’agenda liberale viene usata come foglia di fico per difendere gli interessi di pochi, a soffrirne non sarebbe solo l’economia del nostro Paese, ma la sua stessa democrazia”. 27 DICEMBRE 2012

.…..E’  bastato poco perchè Monti discendesse dal piedistallo senza neppure essere “salito in politica”. E’ bastato che due dei maggiori quotidiani italiani, l’uno voce della borghesia ombarda e l’altro voce della imprenditoria italiana aguzzassero gli occhi e vedessero che Monti oltre le tasse non ha nulla da inventare per provocae la crescita. Per di più hanno scopert0 quel che  a tanti era abbastanza chiaro da tempo e cioè che  Monti è uno statalista convinto, come tutti  i burocrati della sua specie, e quindi uno di sinistra che amabilmente vuol far credere libewrale e liberista. Ma per esserlo non può favorire anzi ingigantire la presenza dello Stato nella vita dei cittadini. Quyesto lo fanno solo i despota di sinsitra, e Monti è questo che  aspira ad essere. g.

PREZZI: NEL 2013 LE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI PRECVEDONO UNA NUOVA STANGATA DI 1500 EURO A FAMIGLIA. E SIAMO SOLO ALLE PREVISIONI….

Pubblicato il 27 dicembre, 2012 in Economia, Politica | No Comments »

Prezzi: consumatori, arriva stangata 2013, +1.500 euro Una stangata ”drammatica” da quasi 1.500 euro a famiglia. E’ quella in arrivo nel 2013, secondo le previsioni di Adusbef e Federconsumatori. Tra alimentari, biglietti dei treni, rc auto, bollette, bolli e servizi postali e bancari, pedaggi, tariffa rifiuti e ricadute dell’Imu gli aumenti saranno ”insostenibili”, pari a 1.490 euro.

Un vero e proprio balzo, stimano le associazioni dei consumatori, sara’ quello della tariffa rifiuti che aumentera’ da aprile dell’anno prossimo del 25%, pari a 64 euro in piu’ a famiglia. A salire saranno pero’ anche i prezzi degli alimentari (+5%, 299 euro in piu’ legati all’incremento dei prezzi internazionali delle derrate), l’assicurazione auto (+5%, 61 euro in piu’), le tariffe professionali e artigianali (114 euro in piu’), le tariffe aeroportuali (dopo il rinnovo dei contratti di programma di Sea a Milano e Adr a Roma) oltre alle bollette di luce e gas, anche se in modo piu’ contenuto rispetto al 2012, e dell’acqua, la cui tariffa sara’ presto aggiornata dall’Autorita’ per l’energia.

Piccolo rincaro infine (1,5 euro in piu’) anche per il canone Rai, a cui si aggiungono pero’ anche gli aumenti di bancoposta, francobolli e raccomandate. ”Pesanti ricadute su prezzi e tariffe deriveranno dall’Imu applicata sui settori produttivi a cui si aggiungera’ – sostengono Adusbef e Federconsumatori – anche il malaugurato aumento dell’Iva da luglio. Il risultato quindi, anche per l’anno alle porte, sara’ drammatico. La stangata prevista, infatti, sara’ di +1.490 euro a famiglia”. Si tratta, proseguono, di aumenti ”insostenibili che determineranno nuove e pesantissime ricadute sulle condizioni di vita delle famiglie (gia’ duramente provate) e sull’intera economia, che dovra’ continuare a fare i conti con una profonda e prolungata crisi dei consumi”.

Le parole d’ordine per risollevare le sorti dell’economia sono quindi, secondo le associazioni, ”ripresa della domanda di mercato, liberalizzazioni, investimenti per l’innovazione e lo sviluppo tecnologico e, soprattutto, per il lavoro che rimane il problema fondamentale del Paese. In assenza di un serio progetto che vada in questa direzione, la fuoriuscita dalla crisi si fara’ sempre piu’ lontana ed improbabile”, dichiarano i presidenti di Adusbef e Federconsumatori Elio Lannutti e Rosario Trefiletti. Fonte ANSA, 27 dicembre 2012

MONTI IL GIORNO DI NATALE ORDINA: E’ PROIBITO LAMENTARSI!

Pubblicato il 26 dicembre, 2012 in Politica | No Comments »

La campagna elettorale è iniziata. L’ex premier rompe gli indugi e annuncia su Twitter la sua “salita” in politica. Il 23 dicembre, tra attacchi al Cavaliere, ordini impartiti alla coppia Fini-Casini e ammiccamenti a Bersani, Mario Monti aveva annunciato la sua probabile discesa in campo in una conferenza elettorale poco sobria e molto politica.

Tante bordate a Silvio Berlusconi e l’impegno a fare nuovamente il Presidente del Consiglio se il Parlamento glielo chiederà.

Quindi a bocce ferme. Fuori dai giochi elettorali, senza mettere la faccia (ma il nome non si sa) sui cartelloni elettorali. Nella notte tra Natale e Santo Stefano, tramite il suo nuovissimo account di Twitter @SenatoreMonti, è tornato a parlare. Un cinguettìo perfettamente intonato col nuovo Loden da campagna elettorale che il professore ha indossato. “Insieme abbiamo salvato l’Italia dal disastro – annuncia Monti -. Ora va rinnovata la politica“, scrive attorno alle 23 e 30. Monti non ha nessuna intenzione di farsi da parte e dopo essersi auto regalato - per l’ennesima volta - il ruolo di salvatore della Patria lancia la sua nuova idea di politica. Quale sarebbe? Tanto per cominciare dobbiamo smettere di lagnarci. Tutti zitti. Anche se nella sua agenda spuntano parole come patrimoniale che a molti fanno venire i capelli dritti. Al professore non piacciono le domande e i giornalisti, figurarsi le critiche. “Lamentarsi non serve, spendersi si (sic, ndr)”, scrive l’ex premier. Tra tasse e balzelli da spendere, effettivamente, ci siamo rimasti solo noi stessi. E poi, ancora, l’annuncio della discesa in campo che, però, non è più un moto verso il basso ma verso l’alto. Un’ascensione, insomma. Come per i santi. “Saliamo in politica… Insieme… Saliamo in politica.” Lo aveva già detto durante la conferenza stampa, facendo anonimo ma chiarissimo riferimento alla storica discesa di Silvio Berlusconi nel 1994, che lui trova orribile l’immagine dello scendere in campo. Non è dato sapere se l’ascesa contempli anche un prosaico, pedestre e democratico passaggio dalle urne. Che poi è “solo” la grammatica fondamentale della democrazia. 26 dicembre 2012

……………L’uomo, cioè Monti, s’è bevuto il cervello. Nemmeno Mussolini che era Mussolini era arrivbato a tanto: oerdinare di non lamentarsi. Perchè, ha aggiutno, io vi ho salvato. Da che è assai difficle da capire e nemmneo si prende la briga di dircelo. Ci ha subissato di tasse, che, come dice Feltri, qualsiasi imbecille saprebbe mettere ed ha ridotto l’Italia a u paese di terzo mondo, con il debito pubblico che è aumentato sino a soforare il tetto di 2000 miliardi, i disoccupati salgono all’115, la percentuale più alta dagli anni 60, il PIL è diminuito, i consumi sono ridotti a quelli dell’immediato dopoguiertra, le attività cmmerciali chiudono al ritmo di migliaia al mese, le attività industriali sono ridotte al lumicino, le auto non si vendono più e nemmeno le case, perchè le Banche, imbottite di denarti da Monti, non fanno più mutui. E noniostyante questo sia il bilancio del suo anno di potere smisurato, uno e solo!, Monti cinguetta su Twitter per informare urbi et orbi che egli “sale in politica” perchè vuole continuare a fare ancora più danni di quanti ne ha già fatti. Meno male che il suo annuncio noin spostga di una virgla le percentuali del cosiddetto centro di Casini e Montezemolo su cui poggia le sue sfrenate ambizio ni il signor Monti. Non si illuda, gli italiani sanni incassare ma al momento opportuno quatro sganascioni a chi se li merita li sanno dare, ovviamnete nelle urne. g.

MONTI:TANTI AUTO-ELOGI E POCHE RISPOSTE, di Vitgtorio Feltri

Pubblicato il 25 dicembre, 2012 in Politica | No Comments »

Illustre presidente Monti,
ho seguito in diretta tivù la sua conferenza, ieri, e mi aspettavo che lei facesse chiarezza sul suo futuro e anche un po’ sul suo recente passato di premier: sono rimasto deluso.

Ha parlato per oltre due ore, in italiano e in inglese, ma ha eluso le questioni più importanti, direi drammatiche.

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Da giorni e giorni si ipotizza su tutti i giornali (senza contare altri mezzi di comunicazione) che lei sia pronto a partecipare alle prossime elezioni politiche, in veste di capo dei centristi, ma l’unica sua affermazione in proposito è stata: «Non mi piace l’espressione “scendere in politica”, preferisco “salire in politica”».
Problemi lessicali a parte, ancora non sappiamo quali siano i suoi programmi. Dalla sua bocca non è uscito nulla di preciso, tranne la solita cantilena che sintetizzo: l’Italia era sull’orlo del burrone, poi siamo arrivati noi tecnici e l’abbiamo salvata.
In che senso salvata?

D’accordo, lei ha conquistato la fiducia di Bruxelles, di Angela Merkel eccetera; la sua presenza nelle frequenti riunioni ad alto livello europeo è gradita; allo spread è stata messa la museruola e non morde più. Però, sul piano pratico, il nostro Paese – se ci atteniamo ai dati economici – sta peggio di un anno fa: il debito pubblico è mostruosamente aumentato, sfondando il tetto di 2.000 miliardi; il Pil è crollato; l’imposizione fiscale è la più alta del mondo; la disoccupazione si è impennata; la produzione industriale e i consumi sono diminuiti; il valore degli immobili è sceso a causa dell’Imu, impoverendo i cittadini (la maggioranza) proprietari di casa.
Se il quadro è questo, e lei non lo ha corretto (segno che non è sbagliato), come fa ad asserire che il suo esecutivo ha operato nell’interesse nazionale? Scusi la franchezza, presidente: se lei gode di stima e simpatia nella Ue, ma i lavoratori hanno meno soldi in tasca in quanto pagano più tasse e rischiano di perdere il posto, e i giovani non ne trovano uno, perché dovremmo ringraziarla? Su questi punti cruciali lei ha sorvolato, benché il suo discorso sia stato straordinariamente lungo, stavo per dire prolisso e curialesco.

Da un insigne docente ci attendevamo qualche spiegazione; come si può considerare positiva la sua gestione se gli indicatori economici (escluso lo spread) sono negativi? Le assicuro: sono interrogativi che si pone chiunque sia in buona fede. Perché non li ha affrontati, ma accuratamente aggirati? Sono consapevole. La maggioranza con la quale ha avuto a che fare non le ha concesso di varare riforme radicali; quella del lavoro è stata stravolta per intervento del Pd; il taglio della spesa (come mai lo chiama spending review?) è stato osteggiato dai partiti, le liberalizzazioni sono lettera morta, e mi fermo qui per carità di patria.
Lei m’insegna che per sistemare un bilancio sbagliato bisogna agire sue due fronti: aumentare gli introiti e ridurre le uscite. Altrimenti il pareggio non si raggiungerà mai. Lei è stato costretto ad azionare soltanto la leva fiscale, e l’ha fatto con brutalità. Abbia pazienza, presidente: ad aumentare le tasse sono capaci tutti, persino gli imbecilli. Finora la famosa agenda Monti ci ha riservato l’alleggerimento delle tasche. Perché allora dovremmo sperare che venga adottata anche in futuro? Per quale motivo gli elettori dovrebbero votare quei partiti che intendono farne tesoro come se fosse il Vangelo?
Infine, alcuni dubbi: lei «sale o non sale in politica»? Eventualmente salisse, in compagnia di chi? È lecito che un senatore a vita e già premier tecnico «extra partes» si getti nella mischia dei politicanti? Mi prendo una libertà: si tiri fuori dalla bagarre e aspetti sereno il risultato elettorale. Meno si agita e più crescono le sue probabilità di abitare gratis per sette anni al Quirinale, che mi dicono sia più ospitale della Bocconi. Vittorio Feltri.

……………Le lettere, si sa, anche quelle “aperte”, si chiudono con i saluti di ritto, ma ci sembra che la chiusa di FGeltgri sia andata al di là dei saluti di rito. Gli augurato il Qurinale. Sappiamo bene che quel che si dice e scrive, spesso non corrisponde a quel che si pensa, ma Feltri poteva risparmiarsi l’augurio  a Monti dell’alloggio, per di più gratis, al Qurinale per sette anni. Soltanto a immaginart cosa sarebbero i discorsi di fine anno per i prossimi sette anni, con le  snervanti pause di ricerca delle parole cui Monti è avvezzo, ci fa venire l’orticaria. Invece, speriamo che abbia ragione Grillo secondo il quale tra pochi giorni di Monti si perderà memoria. Sarà un bene per tutti. g.



ARRIVA LA TARES , NUOVA TASSA SUI RIFIUTI, PIU’ COSTOSA DELL’ATTUALE TARSU. ECCO LE (BRUTTE) NOVITA’

Pubblicato il 24 dicembre, 2012 in Economia, Politica | No Comments »

Doveva essere la nuova imposta di gennaio ma era troppo vicina alla stangata dell’Imu e soprattutto sarebbe arrivata subito prima delle elezioni. Così – strategicamente, in vista di eventuali ricandidature – il governo ha rinviato ad aprile 2013 il debutto della nuova imposta comunale. Si chiama Tares e sostituirà la vecchia Tarsu (tassa sui rifiuti solidi urbani) già trasformata in molti comuni in Tia (tariffa di igiene ambientale). E’ stata introdotta, con decorrenza dal 2013, dalla manovra salva-Italia e non sarà una sostituzione indolore perché la nuova Tares peserà di più sulle tasche dei cittadini.

Come le imposte precedenti, anche la Tares prende come base imponibile la superficie degli immobili, un’unità di misura convenzionale per stabilire le “quantità e qualità medie ordinarie” di rifiuti prodotti. Il calcolo verrà fatto sull’80% della superficie catastale ma non da subito: non essendo ancora un dato disponibile per i comuni, all’inizio l’applicazione della Tares si baserà sulle superfici dichiarate ai fini Tarsu o Tia, in attesa che l’Agenzia del territorio trasferisca i dati catastali alle amministrazioni comunali.
Ma il maggior peso della Tares non è dovuto a questo, bensì ad altri due fattori:

si tratta di una “tariffa” e non di una tassa, cioè di un prelievo che copre per intero un costo dell’amministrazione e non solo di un contributo parziale com’è ad esempio l’attuale Tarsu (ma non la Tia, che è già una tariffa);
copre anche altri costi oltre allo smaltimento dei rifiuti.

“Tares” sta infatti per “tributo comunale sui rifiuti e sui servizi” e finanzia due tipi di spese comunali:

• la gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento, svolto in regime di privativa dai comuni;
• i cosiddetti “servizi indivisibili” (illuminazione pubblica, manutenzione strade ecc.) attualmente non compresi nella Tarsu né nella Tia.

La Tares si pagherà in 4 rate: gennaio (ma nel 2013 la prima rata slitta), aprile, luglio e dicembre. Le prime rate saranno ancora commisurate agli import di Tarsu o Tia nel 2012 ma entro dicembre i comuni decideranno i conguagli (in prossimità del saldo Imu…).

Il pagamento potrà essere effettuato con bollettino postale o tramite modello F24 (scaricalo qui) che permette anche di compensare la Tares con eventuali crediti fiscali, come succede attualmente per il pagamento dell’Imu. FONTE ANSA, 24 dicembre 2012

.………………Abbiamo cercato nellìAgenda Monti questa novità. Non c’è perchè è una nuova tassa  e nella sua Agenda il signor Monti, il tassator continuo, non ha bisogno di elencarla. Tanto è solo una tassa in più…………………

MONTI CANDIDATO A LEADER DELLA SINISTRA, di Alessandro Sallusti

Pubblicato il 24 dicembre, 2012 in Politica | No Comments »

Ecco svelato il trucco del governo tecnico. Ieri è scattata la fase due del presidente Napolitano per togliere dalla scena politica il centrodestra e Silvio Berlusconi, dati per morti un anno fa e invece ancora vivi, tanto da spaventare chi già pensava, la sinistra, di avere in pugno il Paese.

Il presidente del Consiglio Mario Monti lascia il Quirinale

Col cavolo che Monti si farà da parte, come giurato il giorno del suo insediamento e ripetuto strada facendo, al termine del suo mandato. Scherzava, o meglio ci ha preso in giro. Lo avrebbe forse fatto se le cose fossero andate come deciso nel tardo 2011 nelle segrete stanze del Quirinale in collegamento con altre stanze, quelle cosiddette sacre del Vaticano. E cioè: abbiamo un anno di tempo per fare implodere il Pdl e consegnare il governo a una sinistra debole e inadeguata, quella di Bersani, ma a quel punto senza rivali.

Non è andata così. Sia pure tra tira e molla, tensioni e litigi, Berlusconi è riuscito nel miracolo di tenere insieme la baracca e, cosa inaudita, di trovare il coraggio e la forza per ritornare in campo. Cribbio, avrà detto Napolitano, di questo non ce ne liberiamo più. E allora ecco il piano B. Ha convocato il soldatino Monti, che nel frattempo si è pure montato la testa nonostante il suo gradimento tra la gente sia in picchiata. I due si sono fatti dettare dalla Merkel un’agenda lacrime e sangue sulla quale fare confluire i rottami della Prima Repubblica (Casini e Fini), un po’ di cattocomunisti (Riccardi e Olivero delle Acli) e una spruzzata di società civile molto chic (Montezemolo). Per fare cosa? Ovvio: aiutare la sinistra a vincere le elezioni ma, soprattutto, a governare dopo. Già, perché con un centrodestra in ripresa, e un Grillo acchiappavoti, Bersani e il Pd non avrebbero comunque i numeri sufficienti al Senato per fare di testa loro.

Dopo la truffa del governo tecnico, ecco quella del Centro europeista. Ma quale Centro. Monti è il nuovo leader, designato da Napolitano, della sinistra italiana. A Bersani il ruolo di comprimario, utile idiota, insieme a Casini, di un piano che passa sopra la sua testa e che lo costringerà a rinunciare a fare il premier, a favore di Monti, anche se vincente alle elezioni. È la classica operazione concepita a tavolino, l’ennesimo disperato tentativo di fermare il centrodestra e rimettere all’angolo i liberali. Ma come spesso capita in questi casi, si fanno i conti senza l’oste. Che piaccia o no, gli italiani dovranno deporre una scheda nell’urna. E, a quel punto, vedremo se sceglieranno una sinistra, sia pur mascherata, di tassatori inciucioni a caccia di poltrone o chi si impegna a liberarci dal giogo che sta uccidendo famiglie ed imprese. Il Giornale, 24 dicembre 2012

.……Intanto bentornato alla libertà ad Alessandro Sallusti e alla piena responsabilità del quotidiano che dirige e le cui battaglia sono alla base della vendetta giudiziaria di cui Sallusti è stato vittima. Quanto a Monti e alla sua quasi candidatura,  come l’ha definita l’ex ministro Tremonti non senza giustificata ironia, è evidente che l’uomo, rozzo all’interno della corazza di apparente cortesia, pieno di sè quanto basta a riempire una catena di navi mercantili e altrettanto incompetente,  l’ha presa proprio male  per essere stato costretto  a lasciare il posto in prima fila, al centro, che gli era stato   riservato da Napolitano con tanto di paghetta anticipata (laticlavio a vita, tanto per gradire) per tornare ad un governo eletto dal popolo come vuole la democrazia e la carta costituzionale del nostro Paese che non può servire solo per lucrose comparsate in TV di un comico sempre più guitto e sempre meno interprete delle lacrime e sangue che gli italiani stanno pagando per colpa di Monti. Ma Monti se ne deve fare una ragione e a nulla gli servirà insultare con gelida cattiveria il suo predecessore che non solo gli ha consentito di rimanere in sella per un intero anno nonostante la quasi totalità dell’elettorato di riferimento, bersaglio delle leggi ad mortem di Monrti e compagni, manifestasse ogni giorno la sua contrarietà ma che un ventennio addietro lo nominò, illustre sconosciuto,  commissario europeo per conto dell’Italia, posto che ha conservato anche con il centrosinistra e del cui lavoro non è rimasta gtraccia alcuna. Monti s’è rivelato in quesgte ultime oree per quel che è davvero: vanitoso, bizzoso, insolente e cattivo, sopratutto cattivo, nella convizione di essere il migliore, e addirittura insostituibile. Poveraccio,  non sa che tutti sono utili e nessuno è indispensabile, e  benchè egli sia o si professi essere un professorone, finge di non  sapere che questo lo sanno tutti, sopratutto i cosiddetti centristi dei quali vuol servirsi per avere questa patente di insostituibilità, mentre  a loro volta i cosiddetti centristi, quelli di lungo corso e i sopravvenuti, da Monterzemolo a  qualche cattocomunista di ritorno, di lui vogliono servirsi per fare i propri comodi. Si tratta di un gioco di specchi che cesserà quando anche  contro uno solo degli specchi uno dei giocatori urterà la faccia. E allora saranno dolori, anzi risate, con Monti che, per una volta d’accordo con Grillo,   non sarà altro che uno dei tanti figuranti, mafgari addormentato sugli scranni del Senato dove furbescamente ha preteso di posare le terga  prima di combinare i guari di questo straziante  anno di dolori e di tasse. g.

MONTI, RANCOROSO E SUPPONENTE, ATTACCA CHI L’HA SFIDUCIATO E SI DA UN BEL 10 IN ERCONOMIA….

Pubblicato il 23 dicembre, 2012 in Politica | No Comments »

Si incensa come il salvatore della Patria, difende l’operato dei tecnici e la tassa sulla casa, insulta Berlusconi e attacca Alfano: nella conferenza stampa di fine anno Monti presenta l’agenda per l’Italia e riversa il proprio rancore contro chi l’ha sfiduciato

Chi avesse ancora qualche dubbio sul ruolo politico, e non più tecnico, di Mario Monti nella campagna elettorale, l’ha sicuramente accantonato dopo aver ascoltato la conferenza stampa di fine anno. Dopo essersi arrogato il merito di aver “salvato” il sistema Italia dalla crisi economica e di aver ridato al Belpaese credibilità agli occhi dell’opinione pubblica internazionale, il Professore è passato ad attaccare Silvio Berlusconi e il Pdl e, quindi, a presentare il “manifesto” da sottoporre al prossimo governo.

“Finora è stato chiesto ai cittadini di schierarsi per qualcuno per schierarsi contro qualcun altro – ha spiegato – io non mi schiero con nessuno, vorrei che partiti e forze sociali si schierassero sulle idee”.

Non c’è stato alcuno spazio per i mea culpa. “Presto vedrete conferenze stampa inondate da grafici che con visione gelidamente simultanea dei fenomeni economici – ha spiegato – daranno percezione del fallimento di questo governo… ma non tutti gli italiani sono cretini”. Ad ascoltare le parole di Monti sembra che in Italia sia tutto rose e fiori, che effettivamente la crisi sia passata e che gli indicatori economici siano tornati a sorridere. Non una parola sulla disoccupazione da record, sul debito pubblico che è balzato oltre i 2mila miliardi di euro, sulla pressione fiscale che ha raggiunto i massimi storici. Dopo tredici mesi di lavoro, 401 giorni per l’esattezza, il premier dimissionario si è presentato agli italiani assicurando che l’emergenza finanziaria è superata senza la strettoia degli aiuti dell’Ue e del Fondo Monetario Internazionale. “Era così precaria la situazione dell’Italia nel novembre 2011, eravamo circondati da una così profonda diffidenza”, ha detto il Professore per poi citare le parole pronunciate da Alcide De Gasperi alla Conferenza di Parigi nel 1946: “Prendo la parola in questo consesso mondiale e sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me”.

Così, con un esagerato paragone alla condizione italiana dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Professore si è lanciato in un auto incensamento del proprio operato a Palazzo Chigi e dei tecnici al governo senza, tuttavia, nascondere l’aiuto apportato dalla maggioranza che lo ha sostenuto in questi mesi e il fastidio che ha provato quando il segretario del Pdl Angelino Alfano ha sfiduciato l’esecutivo per le politiche economiche recessive intraprese.

Subito dopo, Monti è passato a illustrare il “manifesto” per l’Italia. Una sorta di agenda che, punto per punto illustra le riforme e gli interventi che il prossimo governo dovrà realizzare nei primi cento giorni di legislatura. Una sorta di memorandum che punta a rilanciare la crescita, snellire la macchina burocratica e cambiare profondamente la macchina politica. Il primo punto, va da sé, è la strenua difesa delle politiche avviate dai tecnici. “È necessario non distruggere i sacrifici, non dissipare quello che con grande fatica e con capacità di sopportazione che lascia pensare che i nostri cittadini abbiano capito cosa stavamo facendo e chiedendo loro”, ha spiegato il Professore citando un paio di esempi di modi sicuri per dissipare questi sacrifici: “sottrarsi alle linee guida dell’Europa” e “promettere di abolire l’Imu”. Lanciando una stoccata a Berlusconi, che nei giorni scorsi aveva promesso di abolire l’imposta sulla casa, Monti ha spiegato che togliere l’Imu “senza altre grandissime operazioni di politica economica” obbligherà, quanto prima, a dover mettere una tassa doppia. Al centro del manifesto, il Professore ha voluto mettere la crescita e il lavoro invitando la politica ad accogliere “una prospettiva moderna e non nobilmente arcaica” e chiedendo un cambiamento di mentalità ai sindacati. Per il resto l’agenda è un déjà vu, una lunga listi di riforme che già aveva pattutito tredici mesi fa con il capo dello Stato Giorgio Napolitano. Dalla riforma della giustizia (“Meglio fare leggi ad nazionem e non ad personam”) al taglio dei costi della politica, fino alla riforma della legge elettorale. Impegni che Monti ha disatteso riversando le colpe unicamente sulle divisioni interne al parlamento.

Spiegando che l’agenda per l’Italia non è erga omnes, dal momento che valica “la classica dimensione orizzontale sinistra-destra”, Monti ha gettato la maschera e ha spiegato chiaramente di essere pronto, se richiesto, a guidare quelle forze che manifesteranno adesione convinta e credibile al suo manifesto. “Sono pronto ad assumere un giorno, se le circostanze lo volessero, responsabilità che mi venissero affidate dal Parlamento”, ha continuato il Professore respingendo, tuttavia, la possibilità di apporre il proprio nome sulla liste di questo o quello schieramento politico (“Sono tra coloro che non hanno simpatia per i partiti personali”). Fonte ANSA, 23 dicembre 2012

……………Rancoroso, vendicativo, insultante, e supponente, tanto da paragonasrsi a De  Gasperi a cui luji non può neppurte pulire le scarpe. De Gasperi, non era mai stato un grande commis dello Stato, non aveva goduto di alcujn privilegio, aveva subito l’esilio in Vaticvano, l’ostracismo fascista, infine l’allontanamento dal govenro, dopo aver, lui si, salvato l’Italia e ottenuto rispetto per il suo popolo al tavolo della pace delle grandi potenze. Monti, nella sua smisurata vanità, accresciuta da una spocchi incredibile, dimentica di aver “servito2 destra e sinistra e di aver goduto di n illiomitato credito che è svanito dopo un anno di tartassamento degli italiani a cui non ha dato neppure una delle rifvorme che diminuiseero i privilegi della casta, anzi ottenendone uno per se in anticipo. Ha fatto la rifcorma delle pensioni e del lavorto creando laghi di lacrime e di sangue per colpa di uno dei suoi ministri più cretini che mai la storia repubblicana abbia avvito, cioè la Fornmero, non ha fatto la riforma delle istituzioni e quella delle provincie non solo non è andata in porto ma addirittura creato, perchè lasciata ametà strada, danni magigori di mquelli che voleva riparare. Quanto alla giustizia su cui ha maggiormente calcato la mano e riversxato il fiele tipico degli uomini come lui dimentica che prima che piuttosto che ironizzare sulle rioforme ad personam, invocando la riforma ad natione,m dovfrebbe fare la riforma del pensiero di taluni operatori di giustizia che usano il loro potere come una clava ideologica contro chi si professa non di sinistra. In definitiva questo Monti che si accomiata dopo un anno di potere  assoluto vissuto all’insegna della deroga dalle regole offendendo chi esercitando lo strumento del dissenso ha espresso dubbi sulla sua ricetta lo ha inbdotto alle dinissioni senza neppure passare, come si fa nelle democrazie vere, dal Parlamento, ritendendo lui appartenente ad una casta speciale di privilegiati che noj debnbono dar di conto al popo0lo sovrano, in aperto dispregio della Carta Costituzionale, getta la maschera. Egli è solo un tecnocrate, dei peggiori!, che pretende di essere al di sopra del popolo. Ha sbagliato i conti. Se ne vada acasa ci rimanga, perchè di certo nessuno lo richiamerà in nessun luogo. g.