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LIBERI DA MONTI, di Vittorio Feltri

Pubblicato il 22 dicembre, 2012 in Politica | No Comments »

Le liete notizie, quanto le cattive, non vengono mai sole. La prima è che Alessandro Sallusti ha ottenuto la grazia dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, quindi riconquista subito la libertà che una sentenza stravagante gli aveva ingiustamente tolto; la seconda è che Mario Monti ha annunciato formalmente le dimissioni e, mentre scriviamo, si accinge a salire al Colle per rassegnarle nelle mani del presidente della Repubblica.

Si chiude così una brutta esperienza tecnica durata oltre un anno e se ne apre una probabilmente peggiore. Il Professore ha strappato un egregio risultato, bisogna riconoscerlo: è diventato simpatico ad Angela Merkel e ai grigi personaggi della Ue, avendo ubbidito loro in tutto e per tutto. Per il resto, gli indicatori economici dimostrano che la sua gestione è stata fallimentare: il Pil è diminuito, i consumi pure, la produzione idem; in compenso, sono aumentate le tasse e – miracolo – il gettito complessivo è calato. L’unica eccellente riforma del governo è stata quella delle pensioni (con vent’anni di ritardo), firmata dal ministro Elsa Fornero che, non a caso, viene attaccata o schernita ogni giorno. Roba da matti: le persone serie fanno ridere gli sciocchi.

Quando nelle pubbliche discussioni (televisive, specialmente) si fa notare che i numeri sono impietosi col bocconiano e documentano il suo disastro, c’è sempre qualcuno pronto a contestare: afferma che senza Monti le cose sarebbero precipitate. Peccato che non esista controprova. Al premier va concessa un’attenuante generica: gli è toccato lavorare con una maggioranza pasticciata e pasticciona, e con partiti capaci di tutto e buoni a nulla: non sono nemmeno riusciti in 13 mesi a cambiare la legge elettorale, il famigerato Porcellum che, dunque, è in vigore e provocherà altre porcate, a cominciare dalle prossime elezioni politiche.

Il rilancio dell’economia, sul quale si puntava per raddrizzare le gambe storte di tante aziende martoriate dalle imposte e da una burocrazia cieca e bieca, è rimasta lettera morta. La spesa pubblica eccessiva (gonfiata da mille sprechi) non è stata sfiorata perché i partiti, ogni volta che comparivano le forbici, facevano scattare veti incrociati, e l’esecutivo era costretto a riporre le cesoie nel cassetto. Insomma, se Monti non è stato in grado di compiere il prodigio di sistemare i conti, non è (soltanto) colpa sua, ma di un sistema unanimemente considerato marcio eppure immodificabile, causa cattiva volontà e ottusità di senatori e deputati.

Dopo le elezioni, fissate a febbraio, assisteremo pertanto al solito teatrino: confusione in Parlamento, una maggioranza inconsistente, un governo instabile e impossibilitato a realizzare un qualsivoglia programma decente. Nonostante ciò, Monti non resiste alla tentazione di mettere i piedi nel piatto della politica, e lo fa nel modo più sbagliato, capeggiando una lista eterogenea di pseudocentristi, vecchi arnesi vissuti trent’anni nel Palazzo e terrorizzati all’idea di dover sloggiare. Una lista che non vincerà mai e che si limiterà a sottrarre voti a forze più attrezzate per guidare il Paese.

La decisione (se non muterà) del premier uscente è tecnicamente incomprensibile: egli si butta nella mischia declassandosi da uomo sopra le parti a uomo di parte. La parte meno affidabile. Un senatore a vita, capo dello Stato in pectore, forse meritava un destino diverso. Vittorio Feltri, 22 dicembre 2012

……..Liberi, si, e forse, anzi,  certamente per sempre, da Monti. Intanto pochi minuti fa io Quirinale ha diramato il comunicato ufficiale nel quale si annuncia la firma del decreto da parte di Napolitano di scioglimento delle Camere e l’indizione delle elezioni politixhe per il 24 e 25 febbraio 2013. E poi assume sempre più certezza che Monti, per il quale il PDL apertamente, gli altri, meno i cosidetti centristi, più velatamente hanno sottolineato il fatto che il premier di un governo tecnico non eletto non può partecipare alle elezioni perchè ciò snaturerebbe il carattrere terzo e super partes del governo, nella ormai imminente conferenza stampa,  nel corso della quale tenterà di vendere per successi i suoi  clamorosi insuccessi, si guarderà bene dall’annuncisare una sua candidatura. E tanto ciò è cvero che i montiani, un pò tutti, stanno già tentando di trovare soluzioni alternative per arginare quella che si prospetta come una clamorosa debacle. Domani è vicino e tutto sarà più chiaro. Per il momento godiamoci l’allontanamento dal potere del peggior premier che l’Italia abbia mai avuto e del miglior amico dei nostri concorrenti europei. g.

MONTI SI E’ DIMESSO, FINALMENTE!

Pubblicato il 21 dicembre, 2012 in Politica | No Comments »

Monti, informa un comunicato del Qurinale, ha rassegnato le dimissioni e resta in carico per gli affari correnti. Finalmente! Dopo 13 mesi di incubo e di nullismo, caretterizzato solo dalla supponenza del professore che si è prestato alla politica previo pagamento anticipato (nomina a senatore a vita) e che ha subito mostrato quanto fosse  impreparato in economia con la sua ricetta fatta solo di tasse per tutti meno che per la casta rimasta illesa, se ne è andato. Offeso, irritato, arrabbiato, tanto da minacciare tramite i suoi sicari, Casini e Fini, pure  snobbati dal nobile nullafacente Cordero di Montezemolo, Monti minaccia di scendere in campo per correre alle elezioni per continuare a fare a 69 anni il neofita della politica dopo0 che Napolitano gli ha detto chiaro e tondo che non se ne parla di un nuovo incarico al buio….Bene, scenda in politica e si conti. Per il momento eleviamo il nostro ringraziamento al Dio dei tartassati per il primo miracolo. Attendiamo il successivo. Che lo lasci all’asciutto. g.

IL PROFESSORE E IL SEGRETARIO D’APPARATO

Pubblicato il 21 dicembre, 2012 in Il territorio, Politica | No Comments »

Il partito democratico è in stato confusionale da quando l’ipotesi di un movimento politico ispirato da Mario Monti è diventata realtà. Finché a giocare la partita era il Cavaliere, Pier Luigi Bersani poteva fregarsi le mani. Berlusconi è in campo ma è logorato, ha il conflitto d’interessi incorporato, la giustizia alle calcagna, si è giocato il credito in Europa e ha un’idea sempre più bizzarra della politica. In queste condizioni, Silvio è un avversario facile. Il problema per i progressisti (fateci caso, hanno ricominciato a chiamarsi così) è che Monti è tutta un’altra narrazione. Il Pd ha votato tutte le fiducie del governo Monti, su cosa può attaccarlo? O si fa come Berlusconi e si nega l’evidenza oppure si tenta un diversivo. Così Bersani ieri ha detto che i partiti “in prima persona” non fanno bene alla politica. Il riferimento a Monti è automatico e questo dimostra non solo la paura del Pd di perdere suoi voti in favore del Professore, ma anche una brutale volontà di accomunare il partito di Berlusconi e l’iniziativa di Monti. Non mi riferisco al bon ton, ma all’analisi politica di cui Bersani appare sprovvisto. E il partito-apparato fa bene alla politica? Bersani dovrebbe conoscerlo bene visto che il Pd ne è l’esempio concreto. Senza l’apparato Bersani avrebbe potuto vincere le primarie contro Renzi? Ne dubito. Avrebbe potuto confezionare regole su misura per la sua vittoria? Che mestiere farebbe oggi Bersani senza l’apparato? Marini e Bindi potrebbero essere candidati senza l’apparato che fa da scudo? Siamo seri, il bue non può dare del cornuto all’asino. Bersani sa benissimo che l’avventura di Monti – se ci sarà e si farà secondo canoni politici adeguati – è di spirito degasperiano al punto che il Pd dovrà farci dei patti. Il Professore tornerebbe tranquillo a dedicarsi ai libri, all’Università o all’Europa, ma gli è toccato in sorte di doversi occupare della cosa pubblica, invocato prima dai partiti e poi dall’establishment europeo che non si fida di un centrodestra formato Grillusconi e tanto meno del Pd con la chiave inglese. No, in questa storia non c’è niente di personale, solo la fretta e la paura di Bersani. Mario Sechi, Il Tempo, 21 dicembre 2012

.……Sono settimane che Mario Sechi, direttore de Il Tempo si è convertito al montismo, tanto da essere divenuto la penna più valida a favore della discesa in campo (metodo berlusconiano|) del professorismo d’annata rappresentato da Monti e magari da qualche suo ministro, come la Fornero che oggi, in Parlamento,  ne ha fatta un’altra delle sue: si è tappata le orecchie per non sentire prima Di Pietro, e poi le accuse dei leghisti sulla storia degli esodati, ad un tempo prova di infantilismo acuto e di insopportabulità del metodo della democrazia. Sechi professa il suo montismo dalle colonen  del giornale che dirige, il quotidiano romano Il Tempo, fondato   dal mitico  Renato Angiolillo, diretto per tanti anni da Gianni Letta,  e considerato l’eco più autentico dei romani. Segno ssatore, cioè Mario Monti. Non sarà questo che ci farà cambaire opinione sulle sue indubbie qualità di giornalista. Però, a patto che non esageri. Per esempio paragonando Monti a De Gasperi. De Gasperi è oggi considerato  un grande  statista, senza essere mai stato  per nulla un economista, fe3ce esperienza dapprima nel Parlamento asburgico, e poi durante il fascismo tessendo la tela della opposizione cattolica che dopo la fine della guerra si trasformò nella Democrazia Cristiana di cui fu segretario e per conto della quale fu  più volte presidente del Consiglio, la prima volta quando   si presentò alla conferenza di pace di Parigi di certo appellandosi alla personale cortesia dei delegati delle potenze vicnitrici ma senza genuflettersi oltre misura per chiedere e ottenere, non per se, ma per l’Italia, Paese cobelligerante dopo l’armistizio, rispetto e considerazione. Tra il 1945 e il 1953, quando fu costretto alle dimissioni, De Gasperi   fu sempre rispettoso delle prerogative del Parlamento, accettandone le regole,  e  governando nel solco della Costituzione che egli aveva contribuito a scrivere, gettando le basi della rinascita nazionale che di lì a poco avrebbe consentito all’Italia di scrivere pagine memorabili di riscossa economica che avrebbe avuto di lì a pco, negli anni 60, la consacrazione.  DE Gasperi morì prima di vedere tutto ciò, nell’estate del 1954, nel suo Trentino, da solo, senza aver mai profferito parola di recriminazione  per coloro che l’avevano costretto a lasciare il governo e senza aver mai pensato di trasformarsi, lui che aveva incarnato nell’immediato e desolante dopoguerra l’Italia,  in partito. Può Sechi paragonare Monti a De Gasperi? Può paragonarne le storie personali? A noi sembra francamente di no, per c ui quella di Sec hio ci sembra una forzatura che non aiuta iol suo protetto ma non rende omaggio  alla Memoria di Alcide De Gasperi. g. P.S. Ci capita spesso, per ragioni diciamo tecniche,  di declianre il nome di De Gasperi e spesso siamo costretti a rimproverare quanti, sopratutto giovani,  ne storpiano il cognome, mostrando sconcertante ignoranza della nostra storia recente!

IL MINISTRO GRILLI SOTTO L’OCCHIO DI DAGOSPIA

Pubblicato il 20 dicembre, 2012 in Costume, Giustizia, Politica | No Comments »

1. IL PALADINO DEL FISCO, VOLUTO FORTEMENTE DA MONTI PER ARGINARE L’EVASIONE FISCALE. COLUI CHE ORDINÒ TANTI BLITZ CONTRO I FURBETTI, COMPRESO QUELLO, IL PIÙ FAMOSO, A CORTINA D’AMPEZZO, L’ANNO SCORSO. QUELLO CHE GLI EVASORI È ANDATO A STANARLI FIN SOPRA I LORO YACHT. EBBENE, ECCO CHE “BLOOMBERG” LANCIA LA BOMBA CHE RISCHIA DI FAR SALTARE IN ARIA IL MINISTRO DELL’ECONOMIA VITTORIO GRILLI – 2. IL SITO ECONOMICO LO ACCUSA DI AVER PAGATO NEL 2004 UN MILIONE E 65 MILA EURO LA SUA CASA DI ROMA DA 14 CAMERE, IN UN QUARTIERE DI LUSSO COME I PARIOLI, A UN PREZZO INFERIORE AI VALORI DI MERCATO (SECONDO GLI STANDARD DI TECNOCASA, IL VALORE ERA ALMENO DI 2 MILIONI DI EURO) E CON UN MUTUO SUPERIORE AL PREZZO D’ACQUISTO! – 3. GLI ARCHIVI GOVERNATIVI DIMOSTRANO CHE GRILLI HA OTTENUTO UN MUTUO DI 1,5 MILIONI €URO, IL 41% IN PIÙ DEL PREZZO D’ACQUISTO REGISTRATO. UNO DEI MODI PIÙ CLASSICI PER EVADERE LE TASSE O ELUDERE I CONTROLLI SUL RICICLAGGIO DI DENARO – 3. GRILLI SI DISCOLPA E INTORNO A LUI TUTTI TACCIONO: SOLO ‘’REPUBBLICA’’ A PAGINA 14! -

VITTORIO GRILLI jpegVITTORIO GRILLI jpegQuoque tu, Grilli. Tu, il paladino del fisco, voluto fortemente da Mario Monti per arginare il fenomeno dell’evasione fiscale con mano ferma. Colui che ordinò tanti blitz contro i furbetti, compreso quello, il più famoso, a Cortina d’Ampezzo, l’anno scorso. Quello che gli evasori è andato a stanarli fin sopra i loro yacht, e che a Monaco di Baviera, lo scorso 7 novembre, ha annunciato la sua marcia trionfale dicendo di avere i mezzi a disposizione per recuperare quanto dovuto all’erario. Ebbene, ecco che “Bloomberg” lancia la bomba che rischia di far saltare uno dei capisaldi di questo ormai morente governo tecnico.

Vittorio Grilli con la compagnaVittorio Grilli con la compagna Il sito economico accusa il ministro delle finanze Vittorio Grilli di aver acquistato la sua casa di Roma da 14 camere a un prezzo inferiore ai valori di mercato del suo quartiere e con un mutuo superiore al prezzo d’acquisto. Secondo i registri dell’operazione, risalente al 2004, il ministro avrebbe pagato un milione e 65 mila euro un appartamento al piano terra con giardino nel quartiere Parioli.

MARIO MONTI E VITTORIO GRILLI jpegMARIO MONTI E VITTORIO GRILLI jpegE non solo. Gli archivi governativi dimostrano che ha ottenuto un mutuo di 1,5 milioni di euro, il 41 per cento in più del prezzo d’acquisto registrato. Uno dei modi più classici, insomma, per evadere le tasse o eludere i controlli sul riciclaggio di denaro.

Lui, Grilli, ha mandato in fretta e furia un comunicato per smentire tutto: “Nella migliore delle ipotesi potrebbe essere considerato un pettegolezzo infondato. È poco professionale e sbagliato criticare le disposizioni finanziarie per l’acquisto di un immobile senza sapere nulla degli altri aspetti del rapporto fra banca e cliente che sottende tutte le transazioni commerciali relative a prestiti e garanzie”, ha scritto Grilli in un’email infuocata. “Sia questa che qualsiasi altra operazione in cui io sia mai stato coinvolto è perfettamente legale. Non sono mai stato coinvolto in operazioni di riciclaggio di qualsiasi tipo”. Il ministro dice anche di essere preoccupato perché questa storia potrebbe influenzare le pratiche di divorzio dalla moglie (che attualmente vive a New York).

lisa e vittorio grilli wwGetContent asp jpeglisa e vittorio grilli wwGetContent asp jpeg VITTORIO GRILLIVITTORIO GRILLI A quanto dichiarato dallo stesso Grilli sul sito del Tesoro, l’appartamento ai Parioli misura 310 metri quadrati. I soffitti sono alti 3.46 metri. Le 14 camere dispongono di una cucina e quattro bagni. Secondo gli standard del 2004, una proprietà del genere in un quartiere di lusso come i Parioli, veniva venduta mediamente intorno ai 7.340 per metro quadrato. Se Grilli ha pagato l’intero immobile 1,065 milioni di euro, vuol dire che ha speso circa 3.435 € al metro quadro. Cioè meno della metà.

VITTORIO GRILLIVITTORIO GRILLI Proprio questo conferma Raffaele De Paola, che si occupa del quartiere Parioli per l’agenzia immobiliare Tecnocasa. Sentito da “Bloomberg”, De Paola ha detto che, anche se l’appartamento “aveva bisogno di una ristrutturazione completa” (come afferma Grilli), “il prezzo è comunque basso. Il valore era almeno di 2 milioni di euro”.

VITTORIO GRILLIVITTORIO GRILLI Il venditore della casa, riporta “Bloomberg”, è Massimo Tosato, vice presidente della fund manager Schroders Plc (SDR) di Londra e membro del board of overseers della Columbia Business School a New York.

L’appartamento è uno dei pochi beni Grilli dichiarati nella sua informativa finanziaria pubblicata sul sito web del Tesoro. Egli ha riferito di avere una polizza di assicurazione sulla vita e di non possedere azioni o fondi comuni di investimento. Le sue altre attività comprendono anche tre automobili: una Rover del 2009, una Jaguar del 1994 e una Volkswagen del 1975, oltre a una barca di 9,6 metri.

VITTORIO GRILLIVITTORIO GRILLI Poi c’è la questione del mutuo. Il Monte dei Paschi di Siena, la banca che inizialmente ha erogato il prestito, afferma di non erogare mai fondi che superino il prezzo d’acquisto di un immobile. Nel 2004, la percentuale massima di un mutuo concesso da Mps si attestava al 95 per cento. Dal 2010 in poi, invece, il prestito è stato erogato da Intesa Sanpaolo.

VITTORIO GRILLI E COMPAGNAVITTORIO GRILLI E COMPAGNA Secondo i regolamenti bancari italiani, il limite massimo per un mutuo è l’80 per cento del valore della casa, limite che, in casi straordinari, può essere esteso al 100 per cento. Ma delle restrizioni legali fanno sì che non si possa concedere più del 100 per cento del mutuo.

Grilli si discolpa e intorno alui tutti tacciono. da DAPOSPIA, 20 dicembre 2012

..…………….Sin qui le rivelazioni di Dagospia. In attesa di saperne di più, magaqri da solerti PM che letta la  soprariportata nota, si mettono a scandagliare per trovare la verità, ci domandiamo quanticasi analoghi si trovano in giro. A sopese dei contribuenti italiani, magari quelli da 400 euro al mese. A proposito, il signor Monti,m che ha scelto Grilli come viceministro prima e ministro poi dell’Economia, dall’alto della sua ben incompetenza as gtrattare glia ffari economici di un Paese come l’Italia, salvo che aumentare le tasse, a Melfi, assai piccato dele critiche che gli piovono adosso, proprio come i dittatori del sudamerica o dell’Africa profvonda, se la prende con chi intrende porre fine alla massacrante azione  tassatoria del suo esecutivo, nel quale c’è anche Grilli. Che faccia tosta! g.

ELEZIONI POLITICHE: UN MARE DI LISTE, IN ATTESA DI MONTI

Pubblicato il 20 dicembre, 2012 in Politica | No Comments »

A febbraio rischiamo di trovarci anche 20 simboli da poter votare. L’elenco completo, dai “tradizionali” ai neonati Fermare il declino, Centrodestra Nazionale, movimento Arancione

elezioni,lista montiIn attesa che  il supoer incompetente economico Mario Monti dica che cosa vorrà fare da grande, e quindi se e come scendere in campo e con che lista e tutti gli annessi e connessi, il panorama delle prossime elezioni politiche di febbraio non è certo monotono, anzi. Rischiamo di trovarci sulla scheda fino a una ventina di simboli, tra i vecchi e i neonati o, comunque, quelli non presenti nel 2008. Una lenzuolata, insomma. Nel migliore italian style.

E’ Il Giornale, servendosi di un’infografica riassuntiva, a stilare le (per ora) potenziali liste. Per leggere l’elenco, c’è da prendere fiato prima. Abbiamo infatti 15 liste “reduci della seconda Repubblica”, più 3 “battitori liberi” e, infine, l’area centrista che dovrebbe essere sotto il cappello di Monti. Pronti, via.I 15 “reduci della seconda Repubblica” sono: Pdl, Lega, La Destra, Grande Sud, Udc, Pd, Idv, Api, lista Bonino, Mpa, Sel, Federazione della Sinistra, Psi, Verdi, Fli. Quindi, un mix di partiti tradizionali e di “new entry” di formazioni non presenti nel 2008, come appunto il Grande Sud di Micciché o Fli di Fini e suoi reduci dello strappo con Berlusconi.

I 3 “battitori liberi” sono i neonati Centrodestra Nazionale, by Ignazio La Russa, e movimento Arancione, by Giggino De Magistris e altri soggetti, compreso forse l’ “uomo da Guatemala city”  Antonio Ingroia. E, naturalmente, il Cinquestelle di Beppe Grillo, al netto delle epurazioni.

Infine, l’area centrista, ad oggi composta da una lista facente capo a Montezemolo, da Fermare il declino di Oscar Giannino e dal prodotto che risulterà dall’area cattolica che sposa l’agenda Monti e che ha, tra le teste di serie, il ministro Riccardi e Andrea Olivero, che ha lasciato la presidenza delle Acli per appunto impegnarsi a tempo pieno in questa avventura politica.

Tutto qui? Temiamo di no. Alla faccia del bipolarismo a cui la seconda Repubblica voleva puntare. Stiamo andando, invece, verso una terza Repubblica iper frammentata e con una legge elettorale che tutti vogliono cambiare e nessuno cambia e che, facilmente, promette poca governabilità. Rebus sic stantibus, viene spontaneo dire: aridatece la prima….. Repubblica. Fonte Virgilio.it, 20 dicembre 2012

BERLUSCONI RITORNA IN TV E FA IL MATTTORE

Pubblicato il 19 dicembre, 2012 in Politica | No Comments »

Sicuro dell’appoggio della Lega, convinto che il Paese abbia bisogno di lui e fiducioso che il voto degli italiani confermerà le attese. Silvio Berlusconi, ospite a Porta a Porta, ribadisce il suo impegno per l’Italia.

Rischio di finire come la Grecia

“Ho avuto inviti pressanti dal mio partito e da altre persone a non lasciare che la situazione, nel Paese che amo, degradi“, ha spiegato il Cavaliere, paventando il rischio di far la fine della Grecia perché “siamo in una situazione in Italia e in Europa molto negativa, c’è una spirale recessiva senza fine e se continua così aumenteranno qui 3 milioni di disoccupati, il governo dovrà aumentare le tasse e potremmo andare a finire come è accaduto in Grecia, dove c’è quasi una guerra civile”.

“Tassi più bassi o usciamo dall’euro”

Il differenziale di tassi tra Italia e Germania frena lo sviluppo, l’emergenza non è finita, quindi, o “la Germania si convince che la Bce deve fare la banca centrale a tutti gli effetti e noi possiamo trovare il denaro all’1% o noi saremo costretti, disgraziatamente e sfortunatamente a uscire dall’euro” per tornare a essere competitivi”, ha spiegato Berlusconi, aggiungendo che “io sono anche un imprenditore e vedo il calo di pubblicità sui giornali e nelle aziende, cosa si deve fare? Oggi c’è una morsa su di noi che è data dal rafforzamento dell’euro e quindi i prodotti Ue sono meno convenienti e poi c’è il costo del denaro”.

“Ecco come toglierò l’Imu”

Il Cavaliere è poi è tornato sul tema dolente di questi giorni, cioè l’Imu, spiegando come provvederà ad abolirla.
“La casa è sacra, non si tocca, è il pilastro su cui ogni famiglia ha il diritto di costruire la sicurezza del suo futuro. Quindi, la prima casa non si tocca e toglierò l’Imu”. L’ex premier ha spiegato dove reperire le risorse necessarie per coprire i 3,4 miliardi dell’Imu: “1,8 miliardi dai giochi (Lotto, lotterie pubbliche, ecc.), 1 miliardo dai tabacchi; 241,2 milioni dalla tassa sugli alcolici; 500 milioni dal riordino e efficientamento dei trasferimenti alle imprese; 258,8 milioni dalla tassa sui diritti di imbarco aeroportuali (+4 euro a passeggero)”.

“Gli italiani hanno bisogno di me”

Nella sua analisi della situazione politica attuale, l’ex premier ha evidenziato che “gli italiani si sono stancati della politica e si rifugiano nel non voto: in Sicilia il 50% non ha votato. Dentro c’era il 18% di Grillo che è un voto all’antipolitica”. Insomma, Berlusconi si dice sicuro che gli italiani abbiano bisogno di lui e “quindi non mi astengo quando sento il dovere di prestare il soccorso a chi ha bisogno”. E se questa sia la scelta giusta, gli italiani “lo dimostreranno con il voto, adesso…”. L’ex presidente del Consiglio è rassicurato dai sondaggi che, dopo le sue ultime apparizioni televisive, lo danno in risalita.

Aumento dei consensi per il Pdl

“Io punto ad essere il partito che prenderà più punti e credo che abbiamo possibilità di farlo. Dopo le mie dimissioni io sono stato lontano dalla politica e dalla comunicazione e il partito ha avuto un degrado nei consensi. Quando sono tornato, grazie alle mie apparizioni il partito è salito di 4 punti percentuali”, ha rivendicato Berlusconi.

“La Lega farà parte della coalizione dei moderati”

Quanto al gioco delle alleanze, Berlusconi si è detto certo che “la Lega sarà con noi nella coalizione dei moderati, ne sono sicuro. Il contrario sarebbe illogico e un disastro per l’Italia e non credo che per la Lega possa esserci un’altra soluzione se non un’alleanza con noi. Io credo che la Lega ci tenga moltissimo alla macroregione del Nord e quindi deciderà per un’alleanza con noi. I partiti sono anche realisti, non possono andare dietro a voglie sradicate dalla realtà. Il Pdl non potrebbe sopportare di essere al governo in Veneto e Piemonte e non essere supportata a livello nazionale. Io credo che la Lega darà il suo supporto e noi sosterremo Maroni alla Lombardia”.

Il rinvio delle elezioni

Quando Bruno Vespa ha chiesto conto della nota del Pdl che chiede un rinvio di due settimane delle elezioni, Berlusconi ha annuito: “Sì, abbiamo proposto di spostare le elezioni perché questa fretta di andare al voto dà un impulso di fretta alla costituzione delle liste e dà un impulso di fretta alle elezioni. È una forzatura inutile”.

Il tema dell’ingovernabilità

Il sunto del discorso politico di Berlusconi è racchiuso nelle sue parole: “Disperdendo il voto sui piccoli partiti che inseguono solo i propri particolari interessi, portati avanti dai loro piccoli leader, l’Italia non potrà essere governata e la crisi diventerebbe più profonda. Aumenteranno i disoccupati, chiuderanno le aziende, il governo aumenterà le tasse e andremo incontro al disastro con il rischio di una guerra civile sociale come si è quasi verificato in Grecia”.

“Fini e Casini persone orrende”

Fini e Casini sono due persone orrende, anzi, orrendissime. A chi vota per Casini conviene votare per il Pd, perché il ruolo di Casini è quello di fare il cavallo di Troia del Pd per avere un tornaconto”, ha affermato Berlusconi, aggiungendo che Fini e Casini sono “le mie due più grandi delusioni, Tremonti ha le sue idee, ma non è confrontabile con questi due: sono due persone orride. Anzi, di più: orridissime”.

“Se Monti accetta, io faccio un passo indietro”

Il Cavaliere ha poi ribadito che “se Monti sciogliesse il dubbio e dicesse di essere disposto a fare il candidato premier di tutti i moderati, io farei un passo indietro da candidato premier e sarei felicissimo. Lui avrebbe sotto di sé un Pdl che è sempre stato leale al governo tecnico e non gli ha mai votato contro”. Tuttavia, ha precisato l’ex capo del governo, “ho offerto a Monti di essere federatore dei moderati, ma dopo quello che ha detto Casini si mette fine a questa possibilità. Non credo che a Monti convenga mettersi in un partito con Casini e Montezemolo, passerebbe da deus ex machina a piccolo protagonista della Repubblica”.

Su Monti, Berlusconi ha affermato: “Ne ho stima e penso che possa essere una ottima riserva della Repubblica, per essere presidente della Repubblica se
vincesse Bersani, o potrebbe essere chiamato se il governo Bersani portasse le sorti del Paese al disastro economico e sarebbe richiamato per salvare il Paese e dovrebbe essere ancora Monti. O potrebbe essere chiamato a essere il presidente della Commissione europea: credo che davanti a lui ci siano posizioni non di parte né di particine”.

“Gli italiani imparino a votare”

Facendo infine un salto nel passato, Berlusconi ha spiegato che “bisogna profittare dei mezzi della comunicazione, soprattutto della tv”, per spiegare di aver “governato al massimo della positività, pur essendo frenato dall’architettura istituzionale” e dal fatto di avere “avuto i partiti minori” che l’hanno costretto a mediare.

“Ho passato anni a trattare con i signori Fini, Casini e Follini e non sono riuscito a presentare un disegno di legge per la riforma della giustizia da inviare al Parlamento”, ha precisato il Cavaliere, aggiungendo come lo stesso sia avvenuto sulla “riforma delle pensioni fermata dalla Lega”. “Per cambiare il Paese occorre che gli italiani imparino a votare e a dare il voto al partito della sinistra o al Pdl, dimenticandosi dei piccoli partiti perché dare loro il voto è inutile e dannoso”, ha concluso Berlusconi.

“Ingroia si candida? Già faceva politica”

Berlusconi ha speso pure due parole in merito alla presunta candidatura del procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia: “Già faceva politica prima. Non c’è un grande cambiamento rispetto a quando era magistrato”. 19 dicembre 2012

MAGISTRATI IN POLITICA, MANI SPORCHE SULLE ELEZIONI, di Alessandro Sallusti

Pubblicato il 18 dicembre, 2012 in Giustizia, Politica | No Comments »

Che pena, che tristezza. Il magistrato simbolo della lotta al berlusconismo, una persona triste e arrogante al tempo stesso, si mette in politica e si candida alle imminenti elezioni politiche contro Berlusconi.

Si chiama Ingroia, è il grande accusatore, insieme alla Boccassini, di Silvio Berlusconi, è il padrone di Travaglio, Santoro e di quella schiera di giornalisti e buffoni che hanno cercato di spacciare per giustizia una persecuzione giudiziaria.

Come fanno i piccoli uomini, Ingroia non ha neppure il coraggio di dimettersi dalla magistratura. Si mette in aspettativa, pagata da noi, perché nell’urna non si sa mai. Male che gli vada, grazie a un Csm complice e alla mancata riforma della giustizia, potrà tornare a fare le sue farneticanti inchieste su mafia e Forza Italia.

Altro che magistratura Mani Pulite. Qui siamo alle Mani Sporche. Sporche di intrighi, di ingiustizie, di campagne giornalistiche basate su teoremi. E guarda caso la compagnia di giro è sempre la stessa. Con Ingroia c’è Di Pietro, quello che ha tolto il nome dal simbolo del partito ma avrebbe fatto meglio, come ha detto qualcuno, a toglierlo dai citofoni delle case comprate non si sa bene come. C’è quel De Magistris, sindaco di Napoli, che da magistrato fece cadere un governo, quello di Prodi, con una inchiesta farlocca e si sostituì ai suoi indagati facendosi eleggere parlamentare europeo. E c’è tutto il blocco comunista al gran completo, gente espulsa dalla storia che tenta di rientrare in Parlamento all’ombra di pm manettari.

Con la candidatura di Ingroia c’è la prova definitiva che ci hanno imbrogliato. Altro che inchieste su mafia e politica. Falcone e Borsellino si stanno rivoltando nella tomba nel vedere come la loro magistratura sia diventata uno strumento politico, per di più alleata con quel Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, che fu proprio l’uomo che per primo delegittimò all’epoca il loro lavoro con le tragiche conseguenze che conosciamo.
Non è un tormentone autoassolutorio di Berlusconi. La magistratura è un problema enorme di questo Paese. Più dello spread, più dell’insipienza della classe politica. Io, nel mio piccolo, ne so qualcosa. Alessandro Sallusti, 18 dicembre 2012

.…………….In attesa di conoscere che farà il salvatore della patria, ovvero Monti Mario, godiamoci la discesa in campo di Ingroia che  in due o tre settimane ha trasvolato l’Oceano non si sa quante volte. Chissà chi ha pagato! g.

MONTI? NO, GRAZIE, di Alessandro Sallusti

Pubblicato il 17 dicembre, 2012 in Politica | No Comments »

Usciamo da metafore e tatticismi, altrimenti la gente non capisce più nulla. Monti non è e non può essere il candidato premier del popolo del centrodestra.

Almeno che non abiuri a una politica sciagurata, che non si ricreda sulla moralità e legittimità di un popolo, il nostro, che nell’ultimo anno ha mortificato, ignorato, snobbato con l’arroganza del professore a cui fa schifo sporcarsi le mani stringendo le nostre. Sembra che lo vogliano tutti, dalla Germania ai banchieri fino ai benpensanti dei salotti miliardari. Piccolo particolare: secondo i sondaggi l’80 per cento degli elettori del Pdl non ne vogliono sentire neppure parlare, mentre la metà del popolo di sinistra sbava per lui. Un motivo ci sarà. Obiezione. Anche Berlusconi e Alfano lo implorano di fare il loro capo. Non prendiamoci in giro. Pensate davvero che Berlusconi sia in cerca di un capo? È una contraddizione in termini, solo gli allocchi ci possono cadere. È che Berlusconi, credo io, sta solo smontando il giochino, il grande imbroglio di Monti salvatore della Patria. Sei dei nostri? Dimostralo, scegli, rischia, noi ci siamo. È che non c’è lui, Monti, l’uomo che si è fatto nominare senatore a vita come polizza sul suo futuro: ventiduemila euro al mese per poi rubarci le nostre tredicesime con l’Imu e tutto quel che sappiamo.
Possiamo affidare il nostro futuro a uno così? Se ce lo chiede in ginocchio, forse. Altrimenti si arrangi col suo amico ministro Riccardi che ieri lo ha definito uomo «di alta moralità». Già, perché è morale far chiudere le aziende, creare disoccupazione e disperazione con leggi che piacciono alla Merkel. Meglio un Berlusconi a cento Monti. Lo dico agli amici della Lega, ai pidiellini attratti dalle sirene del loden, a quei cattolici moralisti che già hanno barattato fin troppo, principi evangelici in cambio di poltrone. Lo dico da detenuto. Mi fa paura mettere la mia libertà nelle mani di Monti. Alessandro Sallusti, Il Giornale, 17 dicembre 2012

.……………..Per questo ci piace Sallusti, perchè dice pane al pane e vino al vino. Per questo non piace (agli altri) Sallusti perchè dice pane al pane e vino al vino. In questo caso, Sallusti ci piace quanto non ci piace Monti, moltiplicato per mille milioni di euro. Piace, Monti,  alla Germania, piace alle banche, piace ai superburocrati superpagati dell’Europa che nulla ha a che vedere con quella che abbiamo sognato nella nostra giovinezza,  l’Europa dei popoli e delle nazioni, non certo l’Europa dei burocrati e dei tecnici, quelli che nei popoli non ne vedono l’anima, ma solo corpi da strizzare.  Non piace a noi, agli italiani che lavorano, che si stringono nelle spalle, e stringono la cinghia, per far quadrare i conti, facendo sempre e comunque il proprio dovere. Non ci piace e per questo dubitiamo che mai potremo accettare  patteggiamenti che innalzino sugli scudi chi senza meriti vorrebe governare per svenderci ai momentanei padroni dell’Europa dei banchieri. Meglio una onorevole disfatta che un’umiliante ritirata. g.

IMU: I 3 MILIARDI IN PIU’ INCASSATI SULLA PRIMA CASA DEGLI ITALIANI SPESI DA MONTI PER PAGARE IL FONDO SALVA STATI

Pubblicato il 17 dicembre, 2012 in Economia, Politica | No Comments »

Appuntamento in cassa per l’Imu. Il saldo della tassa sulla casa dovrebbe portare un gettito di circa 15 miliardi di euro, che sommati ai 9 pagati a giugno in acconto porterebbero l’incasso a 23-24 miliardi di euro, un po’ più rispetto ai 21 che erano stati stimati nel decreto “salva Italia”.

Ma che fine hanno fatto i soldi incassati dall’erario pubblico grazie all’imposta sulla prima casa? “Il buon Monti ha deciso di anticipare la seconda rata del Fondo Salva Stati, che l’Italia avrebbe dovuto pagare l’anno prossimo, a quest’anno – ha spiegato il senatore leghista Massimo Garavaglia – in questo modo si è trovata a dover sborsare 2,7 miliardi in più, cifra che ha potuto coprire grazie ai 3 miliardi incassati grazie all’Imu sulla prima casa”.

Sin dalle primissime battute i lumbard hanno preso le distanze dalla politica economica portata avanti dai tecnici. Lo stesso Silvio Berlusconi ha spiegato che la sfiducia del Pdl al premier Mario Monti sia dovuta all’eccessivo rigore applicato in questi tredici mesi di governo. In poco più di un anno i contribuenti italiani hanno dovuto far fronte a nuove tasse per oltre 40 miliardi di euro. E la pressione è schizzata, stando ai dati del Centro studi della Confindustria, al 53,9%. “Il risultato è stato che il prodotto interno lordo è calato di tre punti percentuali – ha spiegato Garavaglia ai microfoni di Porta a Porta – e, solo in Lombardia, almeno 3mila aziende hanno trasferito la sede in Lugano”. Tra tutte le tasse introdotte dall’esecutivo tecnico, l’Imu è sicuramente la più odiata perché va a colpire un bene essenziale come la casa. E, adesso, ci si trova a dover mettere nuovamente mano al portafoglio per far fronte all’ultima rata. Secondo la Confedilizia, per il saldo dell’imposta si arriverà in alcuni casi a pagare anche il doppio rispetto all’acconto .

Tanto che tre italiani su cinque sono ricorsi ai risparmi realizzati negli scorsi anni per pagare l’imposta sulla prima casa.

L’Imu grava pesantemente sulle tasche dei contribuenti: ciascuna famiglia italiana proprietaria di almeno un immobile dovrà versare in media 1.216 euro di tasse di proprietà nelle casse del fisco, a fronte dei 437 del 2011, con un aggravio di costi pari a 780 euro. Più in generale, si calcola un gettito complessivo di 23,4 miliardi. Chi per qualsiasi motivo non riuscisse a saldare l’Imu entro domani potrà comunque pagare la tassa sugli immobili nei giorni successivi con una mini-sanzione. Nonostante la pressione fiscale sia passata dal 48,6% al 53,9%, i conti dello Stato non sono certo migliorati. Anzi, settimana scorsa il debito pubblico ha sfondato la soglia psicologica dei 2mila miliardi. E ancora: nel giro di un anno il rapporto tra debito e pil è passato dal 120% al 128%. “Durante gli anni del pentapartito il rapporto tra debito e pil era aumentato di quattro punti percentuali – ha spiegato Garavaglia nello studio di Bruno Vespa – Monti è riuscito a fare ben peggio”. A pesare sui conti pubblici ha contribuito, sicuramente, gli impegni che il governo ha deciso di assumersi nei confronti dell’Unione europea. Oltre ad aver sottoscritto il “Meccanismo europeo di stabilità” (Esm), meglio conosciuto come “Fondo Salva Stati”, il governo italiano è corso in aiuto quei Paesi (come la Grecia, la Spagna e il Portogallo) che si trovavano sull’orlo del default. Un esborso che è venuto a costarci la bellezza di 46 miliardi di euro, la metà dei quali a fondo perduto. “È possibile che il governo può versare 46 miliardi di euro agli altri Stati dell’Ue – si è chiesto Garavaglia – e non riesce a prestarli alle nostre imprese?”. A differenza di tutti gli altri Paesi membri, il Professore ha infatti pensato bene di anticipare la seconda rata dell’Esm alleggerendo le casse dello Stato di altri 2,7 miliardi di euro. “Ecco dove sono andati a finire i 3 miliardi di euro raccolti con la tassa sulla prima casa”, ha concluso l’esponente del Carroccio. Il Giornale, 17 dicembre 2012

……………..Una prova di più del ruolo di servio delle Banche e della Germnaia di Monti. Sbaglia Berlusconi a chiedergli di capeggiare la federazione dei moderati italiani: chi capeggia i moderati non può essere nè un servo degli interessi altrui nè uno statalista che scioccamente crede dio poter risolvere i problemi mettendo tasse a go-gò, come ha fatto Monti in questo anno di potere assoluto esercitato senza alcuna legittimazione popolare. Sbaglia Berlusconi e se ne accorgberebbe il giorno delle votazioni. g.

BERLUSCONI NON RIDE, MA GLI ALTRI PIANGONO, di Giuliano Ferrara

Pubblicato il 16 dicembre, 2012 in Politica | No Comments »

Dire che Berlusconi si comporta in modo confuso, oscillante, incomprensibile è un’ovvietà. Ma come si comportano gli altri? Bersani sembra ragionevole. Ha scommesso sulle primarie e con l’aiuto di Renzi gli è andata benone.

Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini

Ha mantenuto i nervi a posto nel rapporto con il governo Monti, anche sotto la ferula severa di Giorgio Napolitano, facendo però crescere l’idea che all’agenda del premier occorra aggiungere due cose di una certa importanza, la democrazia elettorale e l’attenzione al lavoro in fase di recessione. Ma questa ragionevolezza si scontra con il fatto che il principale alleato è un partito di sinistra radicale ostile per principio a compromessi con quanto fatto da Monti, Fornero e dagli altri del gabinetto tecnico. Il che sarebbe ancora poco: fatto è che sui fondamentali del riformismo europeo non c’è accordo né tra il Pd e Vendola né dentro il Pd. E allora? Tutta questa ragionevolezza dove mette capo? Eppoi, alla prima curva, si osserva un gruppo dirigente democratico con tendenza all’imbroglio. D’Alema manovrava per un’alleanza con Casini, e diceva di Monti e dei suoi ministri che stavano lì, poi se ne sarebbero andati, e ben altri tecnici, un Padoa-Schioppa, un Ciampi, avevano governato con il suo Ulivo: sprezzante. Poi, all’improvviso, se ne esce accusando Monti di immoralità per la sola possibilità che si candidi alle elezioni. Non è pazzesco, almeno quanto le giravolte del Cav?

Pier Ferdinando Casini non sembra l’immagine della lucidità politica. Va bene che non voleva avere niente a che fare, «mai più», con Berlusconi, ma con ogni evidenza il suo compito, la sua missione, era quella di federare in tempo un’area di riformismo popolare capace di essere competitiva con la sinistra da una parte e con Berlusconi, se rimasto in campo, dall’altra. Ha fatto ben poco, tardi e male. È un uomo di partito, non un leader per una fase di ricostruzione e ristrutturazione del sistema politico. Deve badare a liste e clientele, si federa forse con i nuovi venuti della cosiddetta società civile, un’impresa rispettabile ma intrinsecamente minoritaria, centrista nel vecchio senso del termine e della collocazione parlamentare, sempre che Monti non la benedica o addirittura non la faccia sua, il che non è probabile allo stato. Casini poteva proporre uno schema di gioco interessante agli italiani, era il ponte naturale tra un’esperienza di centrodestra, vissuta contraddittoriamente ma per lungo tempo e con alti consensi, e una necessaria evoluzione in senso popolare ed europeo, con la figura di Monti e la scelta del governo di emergenza e di impegno nazionale sullo sfondo; ma vuole assolutamente morire di tattica, come gli ha ricordato Bersani, vuole che si pensi questo: la sua preoccupazione è di puro potere, un posto influente per sé, e questo è tutto.

Non voglio parlare di Grillo e Vendola, figure grottesche, il cui successo peraltro molto aleatorio è legato a fattori meramente emotivi.
Per non menzionare un Di Pietro, corteggiatissimo anche lui dai mass media e poi gettato come un limone spremuto, o quell’accozzaglia di mozzorecchi giustizialisti che si traveste di arancione in permanente dialogo televisionista con l’espatriato guatemalteco, l’inventore di una trattativa che non esiste, in trattativa lui stesso per uno sbocco politico-professionale fuori della magistratura, ma da ottenere usando dei poteri della magistratura penale.
Veniamo a Monti. Rischia parecchio in fatto di stile. Dire e non dire, ciò che sta facendo da qualche tempo, non è da lui.
Anche la sua immagine sta diventando quella di una personalità parecchio confusa. La sua legittimazione è nelle cose che ha sempre detto e in quelle che ha sempre evitato di dire, oltre che nella sua terzietà quasi naturale, quasi una seconda pelle. Mai dalla parte della chiacchiera fumosa, moralistica, puritaneggiante, mai Solone, mai in cattedra politica ed etica, ma sempre fisso su quelle due o tre idee di economia sociale di mercato e di sistema politico moderato, con il centro che governa e il taglio delle ali per fare le riforme europee in un quadro di stabilità e funzionalità istituzionale.

Tutto questo può fondare una leadership elettorale? In molti ci auguriamo che Monti abbia delle carte nascoste, non solo in termini di personalità ma di idee, e che ove lo decida possa fare un salto nella lotta politica diretta. Però sembra difficile, e questo traccheggiare nell’incertezza non aiuta a sovrapporre un profilo di trascinatore, necessario nella politica popolare diretta, a quello di amministratore e governatore di un sistema in stato di eccezione.
Ora dovrei riaprire l’articolo e riparlare di Berlusconi, dei suoi cento pronunciamenti contraddittori su tutto, sulla forma-partito, sulle alleanze, su Monti, su se stesso, sui suoi e il suo partito.
Ma non c’è bisogno. Tutto questo è, come sempre per il Cav, iperbolico e chiaro, eccessivo e visibile in piena trasparenza. La sua confusione mi sconforta, ma quella degli altri mi fa una certa paura, alla vigilia delle elezioni. Giuliano Ferrara, 16 dicembre 2012

..………………Per non parlare delle tante anime in pena del PDL, da Alfano, oscillante tra la fedeltà al Capo e suo inventore politico, ai tanti ex missini che impadronitisxi del potere fanno di tutto per tenerselo, disperandosi all’idea di poter (dover!) tornare dal’altgra parte della barricata e infine agl inventati di Berlusconi, Formigoni intesdta che invede di pensioanrsi lui ha pensionato oggi Berlusconi assegandogli il ruolo di “fondatore”, come se potesse mai toglierglielo. Siamo in biena babele, specie, per quel che ci interressa, nel PDL parte del quale è tentato di federarsi agli ordini Monti: se ora il PDL rischia di perersi i cifre elettorali a due numeri, sotto i 20, se facesse questo si ritroverebbe con cifre da prefisso telefonico. g.