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CASA FINI, ATTO SECONDO, di Alessandro Sallusti

Pubblicato il 18 ottobre, 2012 in Il territorio, Politica | No Comments »

Fini ha casa, a con l’acca, ma anche Fini a casa, senz’acca.

Lo aveva giurato lui: se provano che la casa di Montecarlo è di mio cognato, mi dimetto. Bene, noi le pro­ve le avevamo già portate tutte con un’inchiesta giornalistica sul campo pilotata dal nostro Gian­marco Chiocci che meriterebbe una medaglia. Ma Fini, ricorderete, non fu di parola e restò al suo po­sto nonostante l’evidenza. Non contento, lui e i suoi sodali cercarono di farci passare come una «mac­china del fango», tesi che trovò non pochi consensi in nostri colleghi (alcuni anche illustri, vero Gad Lerner?) imbolsiti, invidiosi e soprattutto in malafe­de. Bene, a distanza di due anni, dalle carte seque­strate per un’altra inchiesta giudiziaria, che L’espressopubblicherà sul prossimo numero,c’è la prova definitiva che noi del Giornale avevamo ra­gione e che Fini ha mentito ai suoi, al Paese e ai colle­ghi della Camera: dietro la società offshore che ac­quistò la casa di Montecarlo, svenduta da An, c’era Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta, moglie di Fini.

Quindi, caro presidente della Camera, è vero che fango c’è stato, ma non era il nostro. Era il suo. Ha negato, mentito, depistato, è stato spergiuro, quin­di ha infangato lo scranno della terza carica dello Stato sul quale lei siede da abusivo, in quanto eletto da una maggioranza, quella di centrodestra, che ha tradito, rinnegato e osteggiato in spregio ai basilari doveri istituzionali. Lei presidente non solo ha falli­to come politico, non solo si è prestato ai torbidi gio­chi della sinistra per scalzare il governo Berlusconi, non solo ha tramato nell’ombra, non solo è stato scaricato pure da Casini e Rutelli, ma cosa più im­portante ha umiliato i militanti di An, i compagni di partito, ha sfasciato una storia politica importante, e con le sue bugie da quattro soldi ha fatto perdere l’onore a una bandiera, quella tramandata dal Msi di Almirante, che meritava ben altro destino. Ora abbia almeno il coraggio di chiedere scusa, anche a noi, di rimangiarsi querele e minacce, di ritirarsi a vita privata, magari insieme al suo inutile (e danno­so) amico Bocchino e al suo avvocato Bongiorno. Con i vitalizi che incasserete non vi mancheranno gli spiccioli e forse neppure gli euro per completare l’arredamento di Montecarlo con tre sedie a dondo­lo e godervi finalmente la Costa Azzurra. Paghere­mo noi, come sempre, ma tra i tanti soldi che ci ave­te fatto buttare al vento, saranno questi i meglio spe­si. E magari, tanto per onore di verità, la Procura di Roma potrebbe riaprire un’inchiesta giudiziaria chiusa in modo frettoloso con l’archiviazione di un caso che invece ha ancora molto da raccontare, e che soprattutto non va dimenticato sotto elezioni. Alessandro Sallusti, Il Giornale, 19 ottobre 2012.

.……………..Fini è il peggiore politico italiano, quello che ha tradito tutti e tutto, che ha distrutto partiti e idee, che ha rinnegato fede e morale, che ha mutato opinione come altri cambiano mutande e canotte. Ma nonostante tutto c’era chi aveva sperato che almeno non si fosse impadronito di un lascito testamentario di una militante in buona fede, cioè la casa di Montecarlo per regalarla all’immagine stessa del perdigiorno, cioè il “cognato”, ora suo, fino all’altro ieri di Gaucci, l’ex  attempato compagno della sorella ora comapgna di Fini. Come ricorda Sallusti, all’epoca dello scandalo, archiviato dalla Procura di Roma, Fini querelò a destra e a manca, arrivando a giurare che se mai fosse stato provato che la casa era finita nelle mani del cognato – che pur ci abitava – si sarebbe dimesso. La frettolosa archiviazione del caso da parte della Procura di Roma consentì a Fini di archiviare la sua promessa. Ora il caso lo riapre non l’odiatissimo giornale dell’odiatissimo ex benefattore Berlusconi ma il giornale dela corazzata editoriale di sinistra di proprietà della tessera n. 1 del PD, cioè De Benedetti  con nuovi e inediti documenti  che confermano  quanto sostenuto dal Giornale, con grande delusione di quanti avevano sperato che il fatto non fosse vero.   Fini  querelerà anche De Bendetti e l’Espresso? Certamente no,  perchè l’ultima possibilità di rimanere a galla dopo il 2013 è quella di  continuare a compiacere la sinistra, quella che un tempo era il “nemico” e che al termine delle sue tante giravolte, è la sponda di salvezza, l’unica, che rimane a  questo traditore  che “tradì anche il tradimento” per dirla come l’avrebbe chiosato, alla sua maniera,   l’indimenticato Pinuccio Tatarella” . g.

LA MERKEL: l’UE DEVE POTER INTERVENIRE SUI BILANCI NAZIONALI: DA IMPIAGATUCCIA DELLA GERMANIA COMUNISTA A NUOVO KAISER

Pubblicato il 18 ottobre, 2012 in Politica, Politica estera | No Comments »

“Abbiamo fatto buoni progressi nel rafforzamento della disciplina di bilancio con il fiscal pact, ma siamo dell’opinione, e parlo a nome del governo tedesco, che dobbiamo fare un passo in avanti nel dare all’Europa il diritto di intervento sui bilanci nazionali”.

Nella manifestazione in Grecia la Merkel paragonata a Hitler

Angela Merkel vuol mettere le mani sull’Europa. E lo dice chiaramente al Bundestag, in vista del vertice europeo dei capi di stato e di governo che si terrà questo pomeriggio a Bruxelles.

La cancelliera tedesca si è detta d’accordo con la proposta del ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble di creare un commissario unico per l’euro e di rafforzare il Parlamento europeo. E ha lanciato l’idea di un nuovo fondo “ricavato per esempio dalla tobin tax”, per investire in specifici progetti nei Paesi membri.

Inoltre, la cancelliera teutonica ha espresso sostegno alla proposta sul supercommissario di Wolfgang Schaeuble: la Germania è favorevole a che si faccia un passo avanti nell’Europa e si accordi “un effettivo diritto di ingerenza sui bilanci nazionali” al commissario europeo della moneta. Infine, la Merkel ha difeso la possibilità di affidare al commissario europeo agli affari economici un diritto di veto sui budget nazionali degli stati membri.

Borse europee contrastate in attesa dell’inizio del vertice Ue di Bruxelles dove però “non saranno prese decisioni concrete”. Tensione in Grecia, dove si tiene il secondo sciopero generale in tre settimane contro le misure di austerità del governo.

Le 24 ore di sciopero, indette dalle due principali sigle sindacali, si tengono a ridosso del vertice dei capi di stato e di governo che si apre oggi pomeriggio Bruxelles. Atene ha varato altri 11,5 miliardi di euro di sacrifici per convincere Ue e Fmi a sbloccare la seconda serie di aiuti da 130 miliardi di euro. Probabilmente i leader europei non decideranno tra oggi e domani il via libera alla nuova tranche di aiuti, ma comunque discuteranno del caso greco.

Violenti scontri sono scoppiati ad Atene durante la manifestazione per lo sciopero generale. La polizia anti-sommossa ha sparato lacrimogeni per disperdere centinaia di black bloc che avevano scagliato bottiglie incendiarie nei pressi di Piazza Syntagma.Entro novembre gli aiuti dovranno essere sbloccati per evitare il default del paese. Per lo sciopero generale è prevista la paralisi dei trasporti, la chiusura degli uffici pubblici, di molti negozi e delle banche e il funzionamento a scartamento ridotto degli ospedali. Per quanto riguarda la situazione della Spagna, la Merkel ha specificato che “dipende solamente da Madrid” decidere su una eventuale richiesta di aiuti all’Ue. Il Giornale 19 ottobre 2012

.…………Insomma la Merkel non riesce a nascondere più di tanto la sua vocazione alla prepotenza che le deriva, evidentemente, dalla sua formazione culturale  nella Germania dell’Est, cioè la Germania che era più comunista dell’Unione Sovietica e dove lo Stato invadeva la vita dei cittadini non solo vietando loro una vita libera, ma interveniva nella loro  stessa  vita, trattandoli da sudditi e spesso da prigionieri, del che è ritratto sconvolgente un film premiato con l’Oscar come miglior film straniero nel 2006, appunto La vita degli altri, nel quale viene descritto il ruolo dello stato comunsita nella vita dei singoli individui. E’ quel che la Merkel vuol riproporre nella vita degli stati mebri dell’Unione Europea senza che quest’ultima sia mai stata trasformata in unione politica oltre che monetaria ed economica, cioè acefala del più importante e determinate riconoscimento, quello che proviene dal basso, cioè dai cittadini che sono gli unici che essendone depositari possono delegare funzioni politiche ad organismi che, sinora,   nulla hanno di politico  e democratico, e molto, anzi solo di oligarchico e autoreferenziale. Incurante di quel che accade in Europa, della crisi che ha investito tutti gli stati, demolendo le economie più deboli e quelle dei paesi più esposti, la Merkel,  proprio come l’esercito hitleriano che dilagava in Europa all’inizio della guerra mondiale e tutto distruggeva lasciando dietro di se macerie e rovine, va avanti del tutto indifferente  alle conseguenze di tale politica cieca e senza sbocchi. Anche a casa sua incominciano a pensarla così. Il futuro candidato cancelliere socialdemocratico alle elezioni del prossimo anno, ha questa mattina fortemente contestato alla Merkel la disattenta politica sin qui portata avanti che se per il momento può sembrare fare la fortuna della Germania, in prospettiva ne determinerà l’isolamento. Come in una ipotetica guerra nucleare, al termine della quale,  ove scoppiasse, il vincitore si troverebbe dinanzi al deserto in cui il mondo sarebbe stato trasforamto dalle armi nucleari. Ma se la Merkel va avanti come un carro armato tigre, quello in dotazione ai tedeschi durante la guerra, considerandosi un nuovo Rommel in gonnella, la colpa è anche della fragile capacità degli altri leader europei di frenarla e di imporle un cambiamento di rotta. Anche presunti primi della classe,  tra i quali, anche oggi, il discusso ministro dell’Economia italiano ha arruolato il premier  Monti,  non si avvedono che lasciandola fare, accettandone le teorie e non respingendone la tendenza egemonica, finiranno per essere complici, anzi già lo sono, di una politica che finirà col distruggere il sogno dell’Europa unita che però non era quello dell’ Europa dei banchieri e delle monete, ma l’Europa dei popoli e della gente. A quest Europa, in anni ormai lontani, dedicammo la nostra vita e intitolammo i nostri slogans  – Italia, Europa, Rivoluzione ! – e a questa Europa rimaniamo fedeli. A quella della Merkel non siamo disposti a pagare alcun prezzo, tanto meno a sacrificare  la nostra sovranità nazionale. g.

LA DEMOCRAZIA SECONDO FERRARA

Pubblicato il 16 ottobre, 2012 in Costume, Politica | No Comments »

Giuliano Ferrara non è tipo che le manda a dire e pur di dirle non si cura di quel che può provocare. Così oggi, sul Foglio, pubblica una sua analisi, spietatamente dura, sul sistema della democrazia, alla luce, evidentemente, degli ultimi accadimenti.  Pubblichiamo qui di seguito il testo dell’articolo di Ferrara non dimenticando, comunque, di sottolineare che,  come diceva Churchill “la democrazia è il peggiore sistema politico, se si escludono tutti gli altri”. g.

Bisogna che gli ottimati del circo mediatico e giudiziario, i palasharpisti di ogni latitudine ideologica, quelli che danno petulanti lezioncine di etica da posizioni di minoranza intransigente, si mettano in testa che la democrazia fa schifo, puzza, è per sua natura e definizione sporcata dalla manipolazione del consenso in regime di suffragio universale diretto.

La democrazia di massa è spettacolo, avanspettacolo, non riflessione; è agitazione di simboli e vitalismi come la favolosa (efficace) nuotata del sessantacinquenne venuto a stupire e a manipolare la Sicilia, l’amico di Casaleggio, il Pataca, il Grillo, piuttosto che elaborazione di idee, progettazione architettonica del futuro politico, convito energizzante dell’eros civile, mito poietico, macché, tutte balle:

l’assessore o il consigliere venuto dal nulla democratico, selezionato nel crogiuolo delle preferenze elettorali, da sempre si procura i voti con ogni mezzo lecito e illecito, una volta sono i soldi arrivati chissà come, una volta i circuiti dipendenti dalla affiliazione lobbista quasi perbene, una volta direttamente la ‘ndrangheta più sprezzante e avida, e quando sgarra oltre la decenza, e quando lo beccano (intendiamoci, solo se e quando lo beccano) finisce in galera come segnacolo di eccezione che conferma la regola.

Dove la società è tendenzialmente pulita o perbenista, puliti per quanto possibile sono gli affari, relativamente pulito è il circuito del denaro, dell’investimento, dell’opera, che ne so, in posti come Casalecchio di Reno o Sesto San Giovanni dove vige il cosiddetto sistema Penati, la funzione di collettore del consenso e dei mezzi per procurarselo la fanno i partiti tutori, la protezione sociale pubblica, le cooperative, lo stato, classi dirigenti senza particolari scrupoli etici ma attente a distinguere interesse collettivo e interesse personale, a tenere sotto controllo gli spiriti selvaggi della democrazia invece che a farsene ingabbiare.

La Milano di Umberto Eco, il luogo felice dove potevi uscire con chiunque, senza essere consegnato a una vita riservata e moralmente repellente di ogni contaminazione con il Male, che è il suo consiglio comportamentale per l’oggi, non è mai esistita, questo è appena ovvio. Il miracolo economico, la politica repubblicana dei partiti lo ha provocato e assecondato e accompagnato mangiando a quattro palmenti, generando quel sistema del consenso democratico che ha funzionato finché hanno funzionato le sue coordinate culturali, civiche, e l’antipolitica di vario ordine e grado, e l’influenza indipendente e aggressiva di media e giudici era cosa inconcepibile.

Il patto con il Male c’è sempre stato, è insito in un regime non aristocratico e forse in ogni regime politico, anche quello capace apparentemente di sublimarlo, ma una volta il patto con il diavolo era governato dalla politica, e produceva anche sogni democratici clamorosamente suggestivi, se non belli, poi la politica democratica si è indebolita, e allora abbiamo la nuda e sprezzante ‘ndrangheta e delle facce che non dicono più niente se non si travestono con le teste di maiale.

La democrazia è corrotta nel suo fondamento, è a misura d’uomo e dunque è storta come il legno storto. Recide come sistema ogni rapporto con il divino e il suo diritto, con il sacro, con la tradizione, con uno spazio pubblico occupato dalla storia e dal suo superbo portamento: la democrazia è la tabula rasa, il contare ciascuno per uno e dunque il contare le persone, la massa delle persone, come se fossero soldi, piccioli, birilli, pupi, mezzi e non fini.

E’ una utopia regressiva della quale non possiamo fare a meno per proteggere le libertà civili, i diritti della coscienza e della personalità e della proprietà, i diritti liberali. Ma non possiamo scambiarla per una scuola di misura e di responsabilità etica, è disonesto farlo, bisogna sapere che la sua regola è la dismisura dei mezzi che sopravanzano il fine. Giuliano Ferrara, Il Foglio 16 ottobre 2012

TENUTI IN VITA DA BERLUSCONI

Pubblicato il 16 ottobre, 2012 in Politica | No Comments »

C’è un effetto Veltroni in quel che sta accadendo in queste ore nel Pd, ma anche quest’ultimo è figlio di un fenomeno ben più grande che sta mostrando la sua forza: la fine del berlusconismo. E dell’antiberlusconismo. Caduto il primo, non ha più senso il secondo. Vent’anni imperniati sulla figura del Cavaliere – anche quando non governava – non sono come girare la pagina di un romanzo. Con un libro si può tornare indietro e ricominciare la storia, con la realtà il vai e vieni è impossibile. Quando Berlusconi fece il passo indietro, la sinistra festeggiò stappando lo spumante e riversandosi in piazza. Si illuse, ancora una volta, di sopravvivere al moto della storia – come accadde in Italia dopo il crollo del Muro di Berlino – e di poter ricominciare la partita a risiko con la stessa classe dirigente. La fine dell’onda lunga del berlusconismo trascina nel riflusso anche i «nemici» che hanno edificato le proprie fortune politiche (e non solo) sulle gesta del Cavaliere. Simul stabunt simul cadent. Ci sono molte resistenze, colpi di coda e colpi bassi, ma il muro si sta sgretolando. Quando Bersani qualche giorno fa ha detto «non ci ammazza più nessuno» ho avuto la netta sensazione che sia suonata l’ultima campana. I figli di Berlinguer sono riusciti a prendere il potere scalzando prima Natta e poi Occhetto, ingaggiando una guerra feroce, ma trovando nella lotta fratricida il modo di alternarsi alla guida dei postcomunisti. Sembrava un blocco granitico. Ora è un wafer politico. E il tramonto del berlusconismo – vera dinamite – ha aperto crepe enormi. Veltroni, da amante delle buone sceneggiature, ha scelto il momento migliore per uscire di scena. In modo plateale – come si conviene a un protagonista – con il beau geste di quello che non vuole essere emulato da nessuno, ma con l’acuminata consapevolezza del politico che sa di aver innescato un effetto domino. Credo che in lui abbia finalmente prevalso la sua più vera e intima passione, quella per la scrittura e il gusto di scrivere un gran finale biografico. Si divertirà parecchio. Paradossalmente, la nomenklatura del Pd può essere salvata da una sola persona: Berlusconi. Un suo ritorno in pista rimetterebbe in corsia anche gli antiberlusconiani. Cavaliere, per favore, stia fermo. Mario Sechi, Il Tempo, 16 ottobre 2012

..……………………..Ci spiace doverlo dire, ma davvero è meglio per tutti che Belrusconi se ne stia da parte. Non solo contribuirà ad evitare che alle sue spalle continuino a soppravivere dinosauri della politica ma potrebbe essere  questo un vero e reale contributo alla rifondazione del centrodestra italiano. Naturalmente, insieme a Berlusconi se ne stiano da parte in tanti, a destra, e in primo luogo autentici veterani della politica  come Fini e Casini che appena nati si iscrissero  non all’asilo ma al Parlamento, sulla falsariga di Enrico Berlinguer del quale il caustico Giancarlo Paietta ebbe a dire che si era iscritto da bambino alla Direzione del Pci. Ma trano altri tempi e, sopratutto, altri Uomini. Anche se dell’altra parte. g.

SONDAGGIO SCHOCH PER IL PDL: E’ SCESO AL 16,8%, SUPERATO DA GRILLO AL 17, 7%

Pubblicato il 15 ottobre, 2012 in Politica | No Comments »

Mentana terrorizza il Pdl:  "E' al 16%, sorpasso Grillo"

Qual è il mio stato d’animo?Triste

L’effetto Lombardia deprime il centrodestra: secondo il tradizionale sondaggio del lunedì del TgLa7, anticipato su Twitter dal direttore Enrico Mentana, il Pdl continua la sua discesa libera e raggiunge ora il 16,8%. Era al 18,1% soltanto lunedì scorso, prima sche scoppiasse il bubbone dell’arresto per ‘ndrangheta dell’assessore della Regione Lombardia Domenico Zambetti (e conseguente crisi del governatore Roberto Formigoni). Come se non bastasse, il gradimento per un eventuale candidatura di Silvio Berlusconi come premier avrebbe toccato il record negativo del 9 per cento. Co-protagonista della vicenda lombarda è la Lega Nord, che preme per un ritorno alle urne ad aprile 2013: per ora, però, la “strategia moralità” scelta dal segretario Bobo Maroni e soprattutto dalla base non sembra attirare altri voti, anzi: il Carroccio sarebbe fermo a quota 6,2, in calo dello 0,2% rispetto a una settimana fa. Risultato: il Movimento 5 Stelle, stabile al 17,7%, torna al secondo posto assoluto, come subito dopo le elezioni amministrative della scorsa primavera.

SInistra, ombre e luci – Il Pd si conferma primo partito, allungando sensibilmente su Berlusconi e Alfano: ora i democratici sono al 28,1%, più 11,3 per cento. Ma attenzione, perché anche a sinistra la possibile alleanza con Sel pare non entusiasmare gli elettori e gli indecisi. Sinistra ecologia e libertà, infatti, cala al 5,2%, così come Italia dei Valori (al 4,1%). Flette anche l’Udc di Casini (al 5,9%). E alla fine una così sensibile emorragia di voti finisce per ingrossare la schiera degli indecisi, che salgono al 20%, mentre gli astenuti annunciati sono al 33,7 per cento.

…..Cè poco da dire e molto da riflettere. Ma tocca farlo a quanti  da anni ormai lavorano per  distruggere il centrodestra e  pensanso solo a salvare la propria posizione. Ma quando arriva la valanga, questa non distingue fra buoni e cattivi, porta via tutti.

SPREMUTI COME LIMONI DA MONTI E COMPAGNI CHE MANDANO I NOSTRO SOLDI AI CARAIBI…PER SVILUPPARLI.

Pubblicato il 15 ottobre, 2012 in Economia, Politica | No Comments »

Il governo ci spreme di tasse  poi manda milioni ai Caraibi

Zeppo com’è di esimi cattedratici, banchieri e avvocati il governo sa bene che pacta sunt servanda. È  un rispetto, diciamo così, a geometria variabile. Perché se si tratta di fregarsene dello Statuto dei contribuenti e perciò di  fregarli  con la retroattività del taglio delle detrazioni fiscali si può venir meno ai patti, se invece c’è da finanziare lo sviluppo dei Caraibi il Governo paga pronta cassa. A spulciare nella manovra – scusi ministro Grilli, ma va chiamata così perché i saldi sono tutt’altro che invariati: sono un aggravio di tasse spaventoso – si scoprono impieghi del pubblico denaro insospettabili, magari dovuti, ma inopportuni in questo momento di lacrime e sangue. La denuncia dei redditi dispersi è l’articolo 8 della legge di stabilità titolato: «Finanziamento di esigenze indifferibili».

Uno si aspetta di trovarci i soldi per le volanti di Polizia e Carabinieri, i quattrini per i terremotati dell’Emilia e dell’Aquila. Macché: lì ci sono miliardi che vengono spesi per onorare gli impegni internazionali. Che sono sì voci annuali dovute in forza ai trattati, ma che forse il governo – visto che sta prelevando altri 12 miliardi dalle tasche degli italiani – poteva accantonare per un anno per arrivare al (fittizio) pareggio di bilancio che è il totem di Monti. E invece no. Ecco l’elenco  -  parziale – di dove vanno a finire i nostri soldi.  Un miliardo e 84 milioni alla Banca Mondiale per la International Development Association, 319 milioni e spiccioli li diamo al Fondo Africano di Sviluppo, a quello Asiatico 127 milioni e mezzo, 4 milioni e 753 mila euro li versiamo al Fondo speciale per lo sviluppo della Banca per lo sviluppo dei Caraibi. Testuale: è uno sviluppo al quadrato! Per i Caraibi: per noi solo recessione.

Ma dentro questo articolo c’è un altro regalo. Mentre il governo stanga i nostri agricoltori rivalutando forzosamente del 15% i redditi dominicali, quelli sui quali pagano le tasse ed è una misura ancora più esosa e astrusa degli studi di settore,  concede 58 milioni di euro al Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo. Quando –  tanto per dirne una – l’Europa ci dovrebbe ridare proprio sull’agricoltura sei miliardi perché abbiamo versato più contributi di quanti ne abbiamo ricevuti.  Ma chiederli indietro pare brutto perché dobbiamo fare bella figura all’estero, che è un altra fissa del nostro primo ministro: «La credibilità è tutto». E anche su questo ci sarebbe da eccepire. Per esempio: lo Stato ha un debituccio di 40 milioni con le nostre Ong e sui fondi per la lotta all’Aids siamo morosi per 260 milioni e il Global Found minaccia di cacciarci sputtanandoci. Dunque anche in fatto di aiuti internazionali non sempre rispettiamo i patti. Ma certo non si poteva lasciare orfano di fondi il povero ministro Riccardi che un mesetto fa ha tenuto a Milano una messa cantata sulla cooperazione internazionale. Peccato che proprio i cooperanti contestino il ministro –  basta leggersi le note dell’Amref impegnata in Africa o quelle di Actionaid –  e sospettino che i nostri aiuti proprio disinteressati non sono. Servono  alle nostre industrie per accreditarsi e fare affari. Insomma è una solidarietà pelosa, ma così fan tutti. Non però quando tosano i contribuenti. Anche perché ci aspettava che essendo entrati nel sistema europeo a queste cose pensasse Bruxelles e magari la Bce. Neanche per sogno: paghiamo di tasca. Per aiutare – com’è giusto –  i poveri del mondo, anche se stanghiamo i nostri. Il ritocchino dell’Iva colpisce anche quelli che sono così poveri da non dover nulla al fisco. O quelli che sono così malmessi da dover ricorrere all’aiuto di qualche cooperativa sociale che d’ora in avanti verserà l’Iva al 10 e poi all’11% sulle proprie prestazioni assistenziali, dal 4% attuale. Però ai Caraibi quei miliardi, di vecchie care lire,   non si potevano negare.

Si ha la sensazione  che la legge di stabilità di Monti sia   come le vecchie finanziarie democristiane dove si infilavano alla chetichella favori, vantaggi, riposizionamenti. Perché a leggerla bene questa manovra ha una serie infinita di sorprese. La prima è la stabilizzazione dell’aumento delle accise sui carburanti che da temporanee diventano definitive. Le Ferrovie però possono continuare a succhiare soldi dandoci in cambio treni regionali sporchi, brutti e cattivi e che arrivano sistematicamente in ritardo. All’articolo 8 ci sono infatti 800 milioni per le Fs e 300 milioni per l’Anas oltre a 790 milioni in tre anni per la Tav Torino-Lione. Oppure ci sono 199 milioni per la Regione Campania che si vede ripianare a piè di lista alcuni buchi lasciati dalla giunta Bassolino. In coerenza con il riordino e la stretta sulla finanza locale!  Ma ci sono anche altre chicche. Come i 58 milioni e 131 mila euro che l’Italia versa – sia pure in tre rate –  «per la partecipazione alla spesa per la ristrutturazione del Quartiere Generale del Consiglio atlantico a Bruxelles». Quando si dice la spending review! di Carlo Cambi, Libero, 15 ottobre 2012

…………….Pensano allo sviluppo dei Caraibi e se ne fottono dello sviluppo italiano. Regalano soldi a destra e a manca ma li sottraggono agli italiani, sempre gli stessi, imponendo tassazioni di ogni genere, riducendo le esenzioni fioscali, fissando un tetto per le detrazioni, tassando anche le pensioni di guerra e il sopprassoldo dei decorati di guerra, i pochi sopravissuti rimasti. Ma questo Monti, con la fissa della credibilità, non si vergonga neanche un pò con suoi 32 mila euro al mese di vitalizi? g.

LE SBRUFFONERIE DI MONTI: CONVINSI LA THATCHER DEI BENEFINI DI MAASTRICHT”

Pubblicato il 15 ottobre, 2012 in Cronaca, Politica | No Comments »

Chi l’avrebbe mai detto che un premier così europeista come Mario Monti potesse avere tanta ammirazione per Margareth Thatcher? Eppure, a rivelarlo è stato lo stesso presidente del Consiglio che, in una intervista al The Independent, ha parlato della sua stima nei confronti della Lady Ferro, nonostante avessero delle visioni antitetiche.

Infatti, fu proprio Monti a convincere la Thatcher “che il Trattato di Maastricht fosse una buona idea”. Bastò una chiacchierata col professore a far sì che i dubbi della Lady di Ferro si dissolvessero in un battibaleno. Come ha dichiarato al giornalista Michael Day a Milano, ricordando un incontro con Margaret Thatcher avvenuto poco dopo l’entrata in vigore del Trattato di Maastricht, nel 1992, Monti ha raccontato: “Fu diretta come sempre. Mi disse: “Non capisco perché gli italiani siano così entusiasti di Maastricht”. Quando le spiegai i benefici del trattato replicò: “Ora capisco. Stai dicendo che consentirà finalmente agli italiani di fare quelle cose che avrebbero dovuto fare sempre ma che non c’era la volontà di fare. Poi aggiunse: “Gli inglesi non sono interessati a Maastricht perché hanno me”.

.………..Noi,  invece, avevamo nel nostro futuro lui, il supertassatore dei poveri, sinanche dei disabili, dei lavoratori a reddito fisso, dei pensionati. Che diverso destino  tra noi e gli inglesi.. a noi Monti.  da dimenticare al più presto, agli inglesi la Lady di ferro, da ricordare e onorare per sempre. E non era neppure una professorona e tanto meno una rettrice di una qualsiasi università inglese, la più scalcagnata delle quali vale la migliore italiana. g

ER BATMAN NON CI PORTI VIA ANCHE LE PREFERENZE

Pubblicato il 14 ottobre, 2012 in Costume, Politica | No Comments »

di Franco Bechis

Sì, è vero: Franco Fiorito detto Er Batman ha preso un sacco di preferenze nella sua Anagni, a Frosinone e dintorni. Una volta eletto sembra avere pensato molto alle tasche sue e assai poco a quelle di chi l’aveva votato. La colpa di quel che è accaduto però è chiara: è di Fiorito, eppure dal giorno dopo molti dicono che ad avere provocato tutto questo siano “le preferenze”. Stesso discorso dell’assessore alla casa della Regione Lombardia, Domenico Zambetti. E’ accusato di avere comprato pacchetti di voti dalla ‘ndrangheta. Così si è alzato un coro di voci unanime: «vedete i guai che combinano le preferenze?».

Per anni tutti dicevano che bisognava buttare dalla finestra la legge-porcata che consentiva di eleggere in Parlamento o nei listini dei governatori delle Regioni le varie Nicole Minetti: «ridiamo il potere di scelta agli elettori». Ora invece gli stessi che si lamentavano delle Minetti inorridiscono davanti a qualsiasi legge che riconsegni agli elettori il potere di scegliere i loro eletti: «eh, no, niente preferenze. Perchè è da lì che vengono fuori i Fiorito…». Prima faceva schifo la legge, ora fanno schifo direttamente gli elettori.

Sui giornali e in tv sono decine i commentatori a tuonare in queste ore contro le preferenze, ed è facile capire perchè. In gran parte si tratta di quelli che vorrebbero durasse tutta la vita il governo di Mario Monti e dei professori, perchè quelle sì sono le brave persone che l’Italia si meriterebbe, mica quei mezzi delinquenti che se li lasci liberi gli italiani alla fine voterebbero.

Più sento queste tesi – e sono tante – più mi convinco dell’esatto contrario: le preferenze sono la migliore soluzione elettorale che si possa dare all’Italia. Sono il modo di eleggere un proprio rappresentante il più vicino possibile alla democrazia ideale. Certo, hanno qualche rischio di manipolazione. Ma non è più manipolatorio fare decidere da altri che il mio voto non conta nulla, tanto chi mi rappresenterà non lo scelgo io?

Oggi fra Parlamento, Regioni, province e comuni ci sono circa 1.500 nominati e circa 72.500 eletti scelti uno ad uno dagli italiani. Fra i nominati c’è l’intero Parlamento attuale, oltre a tutti quelli inseriti nei listini del presidente delle Regioni. Quasi tutti gli altri eletti sono scelti da chi vota. Vero che ci sono i Fiorito, i Zambetti e molti altri che ne fanno di cotte e di crude fra i 72.500 eletti, ma fino a prova contraria al momento sono al massimo uno o due ogni cento eletti con le preferenze. Percentualmente hanno più guai con la giustizia o sono stati più protagonisti di scandali e scandaletti politici gli attuali membri del Parlamento, tutti nominati. Lo stesso dicasi del governo di Mario Monti: era composto da 49 persone. Tre di queste hanno avuto guai giudiziari. Due sono stati protagonisti di uno caso di malcostume politico su case comprate sottocosto e vacanze pagate da altri: Carlo Malinconico (che si è dimesso), e Filippo Patroni Griffi. Cinque su 49 nel governo degli ottimati significa più del 10 per cento. Cinque volte la percentuale dei casi Fiorito rilevata fra chi è stato eletto con le preferenze. Andava peggio sotto questo profilo anche il parlamento eletto con il vecchio sistema maggioritario dei collegi: erano più indagati loro degli Er Batman di oggi.

Eleggere oggi un proprio rappresentante conta poco o nulla, molto meno di venti o trenta anni fa. Un parlamentare italiano o un membro del governo può già fare poco o nulla liberamente, perchè è commissariato dall’Unione europea e dalla finanza internazionale (i famosi mercati). Già è così ristretta la libertà, che almeno sia conservata quella degli elettori di dire sì a uno e no a un altro. Altrimenti meglio consegnarci mani e piedi a una dittatura vecchio stampo, perchè questa finta democrazia autorevole e autoritaria dall’apparente volto umano è regime peggiore e più subdolo di quelli già visti.

Che con le preferenze si favorisca il ladrocinio è semplicemente una bugia, perchè i dati dicono l’esatto contrario. Vero invece che la caccia agli elettori con una gara anche all’interno del proprio partito rischia di fare salire i costi della politica. Ma questo problema si risolve mettendo un tetto basso alle spese elettorali dei singoli e attuando controlli seri, non abolendo gli elettori. Libero, 14 ottobre 2012

…………….Siamo assolutamente d’acordo con Bechis. Il ritorno alle preferenze, qualsiasi sia il moedello di legge elettorale che alla fine sarà partorito dai partiti, è inevitabile e necessario Mai più parlamentari nomianti dai partiti, ma eletti scelti dal popolo. Anche se questo, in qualche caso, non ci risparmierà il batman di turno. g.

PREMIO NOBEL PER LA PACE ALL’EUROPA. GIUSTO, MA AL MIO BAR AVEVAMO VOTATO PER IL TEXAS

Pubblicato il 13 ottobre, 2012 in Politica, Politica estera | No Comments »

Il premio Nobel per la Pace è andato all’Unione europea, giustamente. Al mio bar avevamo votato per il Texas. Come secondo voto avevamo messo Beyoncé. La cantante un mese fa ha cantato (molto bene) all’Assemblea dell’Onu. Come tutti sanno, l’Accademia di Svezia per i Nobel manda 8 milioni di schede voto a tutti i bar del mondo. Il barista diventa pubblico ufficiale, se fa i brogli può essere arrestato e il bar assegnato a don Ciotti. Don Ciotti negli ultimi anni si è visto assegnare bar e ristoranti anche in Messico e Laos. Giustamente don Luigi fa: “Vi ringrazio per la fiducia ma non posso gestire tutto quello che viene confiscato ai clan di tutto il mondo, fatelo gestire un po’ anche a Giovanni Rana”. A proposito, perché il prossimo anno non vince il Nobel per la Pace don Ciotti?

Noi come grandi elettori abbiamo in mano 76.000 voti su 8 milioni. Un bar potentissimo che può condizionare tutti i premi Nobel (escluso quello della Chimica) si trova a Milano, corso di Porta Romana 2. Quest’anno volevano dare il premio Nobel per la Pace alla Renault. Motivo: è la casa automobilistica che più ha puntato sull’auto elettrica evitando futuri conflitti per il petrolio. C’era un piccolo conflitto d’interessi in quanto la sorella del barista ha una Renault 4 del 1980. Nel dubbio gli accademici della Reale Casa di Svezia hanno invalidato il voto. Comunque secondo me il meccanismo delle votazioni dei Nobel va cambiato. I bar del mondo per il 73 per cento sono in mano ai cinesi. Certo i clienti sono di tutte le nazioni, però non mi sembra giusto che il bar che c’è dentro il Palazzo di vetro dell’Onu vale 30 voti, e il bar davanti alla stazioni di Mestre vale 1.000 punti. Parliamoci chiaro, ormai le licenze dei bar valgono in funzione del peso che hanno a eleggere un Nobel. Più grandi elettori hai, più la licenza vale. Non a caso il bar dentro il tribunale di Durango vale 7 milioni di rubli; parlo della licenza. Infatti anche quest’anno hanno imposto il premio Nobel per la Fisica (Carlo Rubbia fu imposto dal titolare di questo bar che allora era un italiano e oggi è al bar della Nato a Bruxelles).

Quest’anno il premio Nobel per la Fisica l’hanno vinto i due scienziati che hanno inventato l’orologio atomico. Questa scelta è stata imposta. Bravi! Pensate che sbaglia un secondo ogni 4,5 miliardi di anni. La Terra infatti ha 4,5 miliardi di anni. Quindi dall’inizio a oggi hanno sbagliato a misurare il tempo solo di un secondo. Però l’uomo primitivo (che all’inizio non c’era) non aveva l’orologio atomico. Bisogna stare sulla fiducia. Anzi aspettare i prossimi 4,5 miliardi di anni. Infatti l’orologione al plutonio è stato scoperto 30 anni fa. Comunque i due fisici possono stare tranquilli; se tra 4,5 miliardi di anni il loro orologio sgarra anche di 5 ore (invece di un secondo), il premio l’hanno meritato uguale. Per me anche Armstrong (il ciclista) ha meritato tutti i Tour che ha vinto. Inutile revocare tutto per doping. Anche perché il fatto non sussiste… però non sono convinto.

A questo punto mi chiedo: quando si arriverà ad assegnare un premio Nobel per il bar-tavola calda peggiore al mondo? Risponde l’ufficio stampa del comitato dei Nobel: “Mai! Finché i bar non metteranno gelati, patatine e caffè di nostra indicazione; e poi nemmeno noi siamo un’istituzione autonoma e non ci facciamo condizionare dalle aziende commerciali”. Per quanto riguarda il maestro Dario Fo, noi volevamo dare il Nobel a Piero Mazzarella (sempre per l’Italia) ma ci telefonò Arrigo Sacchi, il noto allenatore. Voleva a tutti i costi trasformare il Pallone d’oro (miglior calciatore) a Nobel per lo Sport. Voleva darlo a Gullit. Noi per non offenderlo abbiamo deciso quello che poi è stato.
Il premio Latitante dell’anno quest’anno è stato dato al brigante Gasparone. Alla memoria. Mentre il premio vero e proprio verrà annunciato domani. Questo premio ufficialmente è un premio Nobel, di fatto l’ha istituito l’Interpol. Per vedere se il latitante dell’anno si presenta a ritirare il premio. Sarà difficile. In 15 anni che è stato istituito il Nobel “Il latitante dell’anno” non abbiamo arrestato nessuno. Certo, arriva un prestanome a ritirare il milione di corone in premio (1 corona = 11 euro). Poi l’Interpol seguendo il prestanome può catturare il latitante. Ma ripeto non è mai successo. Il Nobel per la Paleontologia quest’anno è andato a uno scienziato che ha scoperto questo: un fossile di dinosauro con le zampe ferrate. Chi gli ha ferrato gli zamponi resta un mistero… Non penso che gli ufo 20 milioni di anni fa siano venuti sulla Terra per ferrare le zampe ai dinosauri. Se la Nasa facesse una cosa del genere avrebbe tutto il Congresso contro.

Il Nobel 2012 per l’Economia sostenibile l’hanno dato a Carlin Petrini e Slow Food, grazie alla baleniera a km zero. In cosa consiste il progetto? E’ molto semplice: si prende una ciurma di 30-40 marinai ubriaconi che nessuno imbarca più, li si mette su una baleniera al largo del Canadà. La baleniera arpiona la balena, la inscatola sul posto e i marinai piano piano la mangiano. Ciclo di economia virtuoso a km zero. Questi marinai sono a posto, gli altri a casa si arrangiano. Il Nobel Petrini non va a ritirarlo a Stoccolma, ma viene al mio bar che è a 30 km da casa sua. Quando viene speriamo che non rompa le balle a farci vendere i gelati equo solidali, no ogm e km zero. E’ già così: il gelato lo faccio io, da fuori prendiamo solo le noci di cocco, che in Amazzonia raccolgono tramite scimmie urlatrici. Le fai incazzare ed esse ti tirano le noci, che vanno nel Rio, galleggiano e arrivano al porto dove le spediscono al mio bar.
Certo, il Nobel per la Pace quest’anno lo meritavano anche le primarie italiane. Ritira il premio Tabacci (che io voterò). Maurizio Milani, Il Foglio Quotidiano, 13 ottobre 2012

.…………..La notizia del  premio Nobel per la Pace al’Europa, che segue quello assegnato ad Obama appena eletto e quindi come una sorta di premio al futuro, poteva commentarsi o prendendo sul serio un riconoscimento che serio non è,  oppure scherzandoci su, con un pizzico di sana ironia e di altrettanto sano sarcasmo. E’ quello che fa Maurizio Milani, editorialista del Foglio, che ci scherza su, ma non troppo. A proposito,  ma l’Unione Europea destinataria del premio Nobel per la pace è lo stesso organismo che nel recente passato ha autorizzato o comunque non impedito azioni di guerra su territori sovrani? E’ lo stesso organismo che senza usare le armi da fuoco tiene sotto tiro centinaia di milioni di europei con gli strumenti finanziari costringendoli  alla fame o alla rivolta?  Ma si,  scherziamoci sopra,  e un sberleffo li sotterri tutti. g.


NAPOLITANO – PM: LA PROCURA DI PALERMO SI E’ COSTUITA CONTRO IL QUIRINALE

Pubblicato il 12 ottobre, 2012 in Giustizia, Politica | No Comments »

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Napolitano-pm: procura Palermo si e' costituita ROMA – La Procura di Palermo si è costituita nel conflitto tra poteri dello Stato sollevato di fronte alla Corte Costituzionale dal Quirinale per le intercettazioni indirette al Capo dello Stato. Il deposito degli atti è stato effettuato questa mattina.

Il materiale che costituisce la memoria di costituzione si compone di 32 pagine. Il deposito è stato fatto con una settimana di anticipo rispetto alla scadenza dei termini, che era fissata per il 19 ottobre.

I pm di Palermo sono rappresentati da un collegio difensivo costituito dal professor Alessandro Pace, fino a poco tempo fa presidente dei costituzionalisti italiani, e dai professori Giovanni Serges e Mario Serio. L’udienza di fronte ai giudici della Consulta è già stata calendarizzata nei giorni scorsi per il 4 dicembre.

Al centro del conflitto tra poteri dello Stato c’è la vicenda delle intercettazioni di alcune conversazioni del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con l’ex ministro dell’Interno ed ex vice presidente del Csm Nicola Mancino: l’utenza telefonica di quest’ultimo era stata messa sotto controllo dai magistrati palermitani che indagano sulla presunta trattativa Stato-mafia. Fonte  ANSA, 12 ottobre 2012

.……………Una sola domanda: chi pagherà il pool di illustri giuristi che rappresenteranno i PM palermitani dinanzi alla Consulta? Se a pagarli di tasca loro  fossero i pm palermitani sono fatti loro, se mai dovesse emergere  invece che a pagarli sarà lo Stato saremmo al centro  di un classica commedia all’italiana dove a pagare sono sempre  quelli che pagano le tasse, cioè i contribuenti italiani. g.