PIU’ DI UN ULTIMATUM, di Alessandro Sallusti
Pubblicato il 5 maggio, 2012 in Politica | No Comments »
C’è ancora una speranza che l’asse del Nord tra Pdl e Lega non sia definitivamente morto. Per ora è così, ognuno per la sua strada, ma domani non si sa mai.
E domani è dietro l’angolo, le elezioni politiche di fine legislatura, anticipate o no che siano. Lo ha detto ieri Berlusconi, che non si arrende all’idea di dover rinunciare all’architrave di un progetto politico, il primo centrodestra italiano, ferito ma non morto, come qualcuno si è affrettato a sentenziare. E quel progetto non può che rimanere radicato in quella parte del Paese che nonostante tutto ha ancora la forza e i numeri per combattere la crisi. Che non sono i salotti della finanza milanese, delle fondazioni bancarie con le casse zeppe di milioni, e neppure la Procura più osannata d’Italia, quella di Milano, dedita a tempo pieno al gossip giudiziario-mediatico. Riportare al centro del discorso politico questa Italia non è da poco perché è proprio quella messa sciaguratamente sotto tiro dal governo dei tecnici salottieri che nei suoi confronti nutrono un odio antropologico, quasi razziale. Monti considera il popolo che ha sostenuto in questi anni Berlusconi come una massa di evasori fiscali, senza storia e cultura. Vanno spremuti, umiliati, devono espiare le loro colpe e nella migliore delle ipotesi sottomettersi a decisioni prese per lo più in week-end a Sankt Moritz o a margine di convegni internazionali nei migliori alberghi del mondo.
Fino a quando il Pdl può sopportare di essere trattato come forza subalterna e rinunciare a difendere, non fosse altro per riconoscenza, i diritti e la dignità dei dodici milioni di italiani che gli hanno dato fiducia nell’urna? Ieri Berlusconi ha usato le parole con grande cautela ma io credo che dentro il partito siano ormai in molti a pensare che la misura sia colma e che si debba passare da una fase di appoggio al governo incondizionato per via del famoso senso di responsabilità a una di appoggio condizionato. Ai tecnici interessa salvare l’Italia, vanno assecondati solo se questo significa salvare gli italiani tutti. Altrimenti meglio azzerare e chiedere lumi agli italiani elettori. Senza paura e pronti ad accettare qualsiasi risultato. Il ricatto degli arroganti «senza di noi il diluvio», è un bluff. E un giorno o l’altro qualcuno dovrà chiedere di vedere le carte. Alessandro Sallusti, Il Giornale, 5 maggio 2012
..………..Quei pochi amici che hanno avuto la bonta di leggerci in questi mesi del governo più devastante e più pasticcione del mondo, possono darci atto che da subito abbiamo criticato fortemete: 1. le dimissioni di Berlusconi senza il passaggio parlamentare; 2. la nomina autoritaria di Monti (previo laticlavio di senatore a vita) da parte di Napolitano; 3. il rifiuto preteso da Napolitano e accettato da tutti i partiti di non affidare alle urne il compito di scegliere chi dovesse governare il Paese e compiere le azioni politiche ed economiche necessarie per salvaguardare il Paese dalla crisi dell’Eurozona; 4. la decisione, masochistica, del PDL di far parte della maggioranza che sostiene il governo insieme a PD e Terzo Polo, cioè i due maggiori contestatori del govenro Berlusconi, senza peraltro poter incidere dal di dentro sulle scelte del governo; 5. il costante voto di fiducia con cui il governo Monti è andato avanti nel Parlamento commissariato da Napolitano, senza quindi poter introdurre attraverso il dibattito parlamentare le modifiche alle norme varate dal governo anche quando esse apparivano ed erano clamorosamente sbagliate, dal caso “esodati” al caso Imu. Potremmo continuare all’infinito ad elencare le ragioni, politiche e quelle più spicciole legate alla quotidianità, del nostro atteggiamento critico verso questo governo di falsi esperti e di alti manager di stato che pensando a se stessi hanno sempre assecondato nel recente passato le scelte in materia economica dei governi precedenti. A distanza di alcuni mesi, prendiamo atto, alla luce dell’editoriale di ieri del direttore Sechi e oggi di quello del direttore del Il Giornale, Sallusti, che forse sta prendendo corpo nel centro destra e in primis nel PDL l’idea che dopo aver sbagliato clamorosamente nel sostenere Monti, è altamente criminale – politicamente – continaure a sostenerlo dopo i clamorosi fallimenti collezionati inquesti mesi sul terreno degli obiettivi da raggiungere, cioè la salvaguardiai dei conti, la tutela del potere di acquisto di salatri e pensioni, la ripresa della crescita economica. Ieri Sechi, oggi Sallusti, hanno battuto i colpi sul gong della politica invitando il PDL a darsi una scossa e a ritrovare, con tutto il resto del centro destra, le ragioni dello stare insieme, prima inevitabile scelta per assumere la decisione di mandare in soffitta il governo e questo Monti, talmente grigio da aver precisato che mai avrebbe parlato, neanche se fosse stato necessario per salvare la vita un ostaggio, con l’autore della irruzione nell’Agenzia delle Entrate del bergamasco, per farlo desistere dal suo intento. Per fortuna l’autore del gesto si è arreso, grazie ad un modesto vicebrigadiere dell’Arma, più degno di Monti della nostra stima ed ammirazione, ma il premier di stampo napolitano anche in questa occaisone ha mostrato ostentamente la sua assoluta distanza dalla tragedia della gente. Di governanti come Monti, distante e lugubre, non abbiamo bisogno e pur con tutti i difetti del mondo-che non gli perdoniamo- vivaddio è sempre meglio l’umanissimo Berlusconi di un robot in grisaglia e senza sorriso. g.