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LA STANCEHZZA DI MONTI, di Alessandro Sallusti

Pubblicato il 29 aprile, 2012 in Politica | No Comments »

Meno sette giorni al voto amministrativo, primo test elettorale nell’era governo tecnico. In queste ore le parole della politica sono inquinate dalla campagna elettorale, affrontata senza entusiasmo da partiti provati dall’anomalia della situazione nazionale.

Non sempre si dice ciò che si pensa e si tace sulle reali intenzioni. La mamma di tutte le domande, cioè se il governo cadrà a ottobre o se si arriverà a fine legislatura, resta senza risposte certe.
Ieri Silvio Berlusconi ha rinnovato a Giorgio Napolitano la lealtà del Pdl al governo del presidente non senza ribadire alcuni paletti: stop a nuove tasse innanzitutto. Si deve poi mettere un argine all’ennesima offensiva politica dei pm (si è tornati a parlare di una legge che regoli la diffusione delle intercettazioni telefoniche e di atti giudiziari coperti dal segreto). Si dice che al Quirinale non tiri una bell’aria e che Napolitano sia molto nervoso. Il governo dei miracoli si sta impantanando, Monti appare personalmente stanco, l’ingloriosa bocciatura dei mercati e della finanza al suo (non) operato gli brucia più di una sfiducia parlamentare, la sua iniziale forza propulsiva è al lumicino.
Il presidente della Repubblica, dopo gli osanna di novembre, si è ridotto a litigare con il comico Grillo, segno che le cose proprio non girano come il Colle aveva immaginato. Più che antipolitica servirebbe ora un ritorno di politica. Tocca al Pdl trovare la soluzione, pena pagare dazio per sostenere l’insostenibile. Con la Lega quasi dimezzata da scandali veri o presunti, con Bossi sempre più isolato e in difficoltà («lui sapeva tutto» dichiarazione attribuita al cassiere Belsito), l’asse del Nord, architrave del centrodestra, è ormai un ricordo. Forse, per sbloccare la situazione, è arrivato il momento di rimettere sul tavolo con forza la proposta di una nuova legge elettorale. E chissà che non se ne sia parlato già ieri, negli ovattati saloni quirinalizi. Alessandro Sallusti, 29 aprile 2012

……Stamattina Palazzo Chigi ha diramato un comunicato nel quale si dice che Monti e i suoi passerotti sono impegnati a trovare il modo di evitare l’ulteriore aumento del 2% dell’IVA ad ottobre. Per farlo bisogna trovare 4 miliardi di spese da tagliare. Allora si può? Certo che si può, solo bisogna volerlo. E per volerlo basta che il governo si renda conto – e tema -  che i partiti che lo sostengono si siano resi conto che questo governo con in testa il suo ex competente Monti  non hanno nè voglia di spremersi le meningi nè fantasia sufficiente per andar oltre la strada semplicistica e inutile della vessazione tassaiola, e decidano di tagliare i ponti e prendere altre strade, cioè le elezioni, mandando in pensione (dorata)  questo govenro di inetti e di prosopopeici pseudo tecnici. Resisi conto di questo rischio, anzi di quanto sia molto più concreto di quanto le parole dei leader facciano intendere che sia giunto il momento di far saltare ilbanco, Monti e compagni hanno inprovvisamente trovato la via del buon senso: invece di aumentare le tasse, bloccando i consumi e provocando recessione, è meglio, come da tempo scrivono illustri e veri economisti, non quelli alla Monti, ridurre le spese e Dio sa quante spese improduttive ci siano da tagliare in questo Paese. Ed ecco che proprio all’indomani di questo editoriale di Sallusti che, non dimentichiamolo, dirige il quotidiano della famiglia Berlusconi, Monti, usando il fido ministro Giarda, ha annunciato oggi l’esatto contrario di quanto aveva dichaiurato sino a poche ore fa e cioè che la situazione è drammatica e che l’aumento dell’Iva non poteva essere annullato. Invece si può. Ed è una boccata di speranza, in attesa che diventi aria pura, per tutti, dagli imprenditori ai consumatori. Solo bisogna trovare 4 miliardi di tagli con cui sopperire al mancato aumento dell’IVA. E dove si dice che siano stati trovati? Nel taglio, anzi no, nella riduzione del numero delle Provincie, accorpando quelle inferiori a 350 mila abitanti….Andiamo, è una sciocchezza, peggiore dell’aumento dell’IVA al 23%. La riduzione di una ventina di provincie non procura 4 miliardi di tagli della spesa pubblica, ma solo, forse un centinaio di milioni di euro, come i tagli annunciati in un paio di ministeri che procurano una trentina di milioni, una goccia dei fiumi di danaro pubblico mal speso nel nostro Paese. E’ appena il caso, a mo di esempio,  di ricordare i 200 mila  euro che solo per fotografare se stesso ha fatto spendere il presidente della Camera….Non vorremmo che dopo aver versato momentanee lacrime di coccodrillo sull’IVA da non aumentare, fra qualche settimana il Monti  scopra l’acqua calda e, passato il pericolo di una ben assestata  pedata nel suo didietro per mandarlo a casa, candido e borioso ad un tempo, funereo e arrogante, informi che i tagli programmati non producono i risultati necessari, per cui ad ottobre l’IVA aumenta comunque. Una sorta di contrordine compagni  di guareschiana memoria che ormai sembra essere diventato il rituale di questo governo al vino bianco. Perciò, egregio Direttore Sallusti, lei che può spieghi a Berlusconi che se vuole chiudere la sua vita politica senza essere ricordato come l’affossatore numero uno del centrodestra italiano, non aspiri a improbabili, anzi impossibili intese bipartisan con la sinistra che in Italia non è diversa da quella ucraina che tiene in prigione e massacra di botte, Iulia Timoshenko,  la leader dell’opposizione liberale al regime comunista che governa oggi l’Ucraina, ma prima che sia tardi e prima che milioni di elettori sfiduciati e demotivati del centrodestra individuino un qualsiasi Grillo in un nuovo e moderno Gugliemo Giannini, l’Uomo Qualunque del 1948,  il cui simbolo, aihmè, era un torchio che stritolava, allora come oggi, gli italiani, faccia, se può, qualcosa di destra.  g.

IMU E’ UNA TASSA RAPINA: LA LEGA PORTABANDIERA DELLA DISOBBEDIENZA CIVILE

Pubblicato il 28 aprile, 2012 in Economia, Politica | No Comments »

Imu 'tassa rapina', Lega fa disobbedienza civile

ROMA – La Lega Nord carica a testa bassa sulle tasse e lancia la ‘rivolta fiscale’ contro l’Imu, facendo leva sui sindaci del Carroccio. L’iniziativa che sara’ promossa martedi’ prossimo, e’ stata spiegata da Roberto Maroni, in una piena giornata di campagna elettorale in vista delle amministrative di domenica 6 maggio. Anche il segretario del Pdl Angelino Alfano incalza il governo sulla necessita’ di abbassare le tasse, e preannuncia una proposta di legge del Pdl per compensare i crediti delle imprese verso lo Stato con un eguale taglio delle imposte. Il Pd, con toni meno bataglieri, chiede comunque al governo di dare ”un segnale” a famiglie e imprese prima delle scadenze di giugno. La ”rivolta fiscale” contro l’Imu e’ stata spiegata da Roberto Maroni. La lancera’ marted a Zanica (Bergamo), in occasione del ‘Lega Unita Day’, il secondo raduno per esorcizzare lo spettro degli scandali che hanno toccato il partito. ”Promuoveremo – ha detto l’ex ministro dell’Interno – la disobbedienza civile e l’opposizione fiscale, in modo da non mettere nei pasticci i cittadini”. ”Coinvolgeremo i nostri oltre 500 sindaci – ha aggiunto Maroni – perche’ diano copertura a chi aderira’ alla nostra iniziativa. La gente non deve scendere in piazza, ma deve fare obiezione fiscale. Allora si’ che saltera’ il banco”. Maroni spera di intercettare la rabbia di tutti i sindaci, che il 24 maggio hanno in programma una manifestazione promossa dall’Anci. I primi cittadini sono arrabbiati, come ha spiegato oggi Giuliano Pisapia, perche’ essi devono far pagare l’Imu ai cittadini ma l’imposta andra’ tutta nelle casse dello Stato, mentre quelle dei comuni sono davvero in crisi. Addirittura Pisapia ha aperto alla possibilita’ di convergenze tra sindaci e Lega: ”Se ci sono, su battaglie giuste, possibilita’ di unita’ di intenti e di azione credo sia dovere di un amministratore perseguirle”. E Piasapia ha convenuto pure sulla giustezza di un’altra proposta di Maroni, quella che i comuni disdicano il contratto con Equitalia per la riscossione delle imposte comunali: Cosa prevista, peraltro, dal decreto sviluppo del 2011 e mai attuata dai sindaci per la difficolta’ di riscuotere in proprio. Tant’e’ vero che Piasapia ha escluso che Milano lo faccia. ”Vadano avanti i piccoli comuni” ha detto. E sull’Imu e sulla eccessiva pressione fiscale ha battuto anche il segretario del Pdl Angelino Alfano, impegnato nel difficile equilibrio di tenere aperto un filo con la Lega, sostenere il governo Monti e arginare la spinta degli ex An per le urne anticipate (”non abbiamo nessun problema con gli amici che provengono d An” ha pero’ assicurato). Alfano, rivolgendosi al governo Monti, ha detto che ”la prima misura per la crescita” e’ abbassare le tasse, la prima delle quali e’ proprio l’Imu, che andrebbe ”alleggerita” grazie al taglio delle spese inutili. Sulle troppe tasse ha convenuto il neopresidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ”Il nostro Paese e’ pi— che sufficientemente tartassato” con una pressione fiscale che ”e’ a un livello che non e’ pi— ragionevole”. Alfano ha pure annunciato che il Pdl presentera’ una proposta di legge che preveda ”la possibilita’ per gli imprenditori che vantano crediti verso lo Sato di non pagare le tasse fino all’ammontare del loro credito”. Proposta gia’ presentata come emendamento a diversi ddl del governo e sempre respinta dell’esecutivo, che ha debiti per 70 miliardi verso le imprese. Questa proposta, come le parole sull’Imu, hanno suscitato la reazione positiva degli imprenditori, con Confedilizia che ha chiesto ad Alfano di passare dalle parole ai fatti, ”impedendo che nell’ambito del ddl lavoro, si porti dall’85% al 95% la tassazione sui canoni d’affitto’. Fonte ANSA, 28 aprile 2012

……………..L’iniziativa della Lega dovrebbe diventare iniziativa di tutti i partiti contro la sfacciata indiffenrenza del governo dei cosiddetti tecnici (ma quali tecnici? La Fornero oggi ha fornito una ulteriore prova della sua incompetneza: dopo aver tanto blaterato sull’art. 18, ha dichairato, compunta, che l’art. 18 non è stato smantellato, ma solo ampliato…) rispetto alla strangolante pressione fiscale che ogni giorno si arricchisce di nuovi, aberrabnti capitoli. Quanto ad Alfano e alla sua intenzione di presentare una proposta di legge mirata a consentire agli imprednitori in credito con il fisco di non pagare le tasse sino alla concorrenza del credito vantanto, gli facciamo presente che in attesa che il disegno di elgge diviene legge, gli imprenditori fanno in tempo, bene che gli vada, a vedersi espropriati delle loro proprietà dalla vorac Equitalia e se gli va male a spararsi un colpo di pistola. Se davvero vuol fare   quel che dice, Alfano deve imporre al governo un decreto legge , immediatamente efficace, da convertire in legge in 60 giorni. Altrimenti è una presa per i fondelli e gli imprenditori che sono cittadini contribuenti più espsoti degli altri ne hanno già subite tante. g.

DA MAGGIO BOLLETTA ENEL PIU’ CARA DEL 4,3%, ULTIMO REGALO DELLA CURA MONTI

Pubblicato il 27 aprile, 2012 in Economia, Politica | No Comments »

Authority: bolletta dell'elettricità più cara da maggio, +4,3%
Aumenta il costo dell’elettricità da maggio, con un rincaro della bolletta del 4,3%. Lo comunica l’Autorità per l’energia, affermando che per la famiglia tipo ci sarà una maggiore spesa di altri 21,44 euro su base annua. L’Authority ha approvato infatti l’adeguamento della componente tariffaria a copertura dei costi per gli incentivi diretti alle fonti rinnovabili e assimilate (la componente A3 degli oneri generali di sistema) per tutte le categorie di utenti. L’adeguamento è in linea con le stime indicate dall’Autorità il 30 marzo, quando ha approvato l’aggiornamento del secondo trimestre 2012 per le sole componenti legate alla materia prima, alle tariffe di rete e agli oneri di dispacciamento (+5,8%,), aggiungendo che a fine aprile sarebbe stato necessario un ulteriore aumento a copertura della componente A3 “per salvaguardare i diritti acquisiti agli incentivi”. Fonte Ansa, 27 aprile 2012

..….E’ l’ultimo regalo in ordine di tempo del governo del prof. Monti, professore di che non si sa, visto cxhe l’unica cosa che sa fare è aumentare a dismisura la presisone fiscale sui soliti noti, cioè sui contribuenti più esposti e più deboli, cioè lavoratori e pensionati e, sopratutto, le imprese che ormai sono al collasso. Solo questo signore non si rende conto che in questo modo uccide il Paese, e non lo aiuta di certo ad uscire dalla crisi. g.

PER L’”AUTOSALONE MONTI” ALTRE 4350 AUTO BLU

Pubblicato il 27 aprile, 2012 in Politica | No Comments »

Autosalone Monti: in arrivo altre 4350 auto blu

La precisazione di Palazzo Chigi puntava a chiudere il caso: «Il governo non acquisterà nuove “auto blu” nel 2012». Il bando di gara per 400 veicoli di cilindrata non superiore ai 1.600 centimetri cubici, infatti, «non determina automaticamente l’acquisto di nuove autovetture», fa sapere la presidenza del Consiglio. Insomma, quello portato avanti dalla Consip, la società che si occupa degli acquisti per la pubblica amministrazione, è solo un «accordo quadro» e niente di più. Peccato che le auto blu, uscite anche se solo formalmente dalla porta, rientrino dalla finestra. Come? Con un nuovo bando di gara, pubblicato sulla serie speciale della Gazzetta ufficiale lo scorso 20 aprile, per il noleggio di 4.350 veicoli. Valore dell’appalto: quasi 85 milioni di euro. Per un anno. Con possibilità di proroga per altri dodici mesi. Fonte: Libero, 27 aprile 2012

…….Questo Monti o è uno sprovveduto o è un esagerato arrogante. Mentre impone cura da cavallo a circa 60 milioni dipersone, lui si occupa di auto blu da mettere a disposizone dell’agguerrito esercito dei burocrati stato. A casa, a casa !


CROLLA LA FIDUCIA PER MONTI: DAL 71 AL 40%

Pubblicato il 27 aprile, 2012 in Politica | No Comments »

Sondaggi: crolla Monti, sale Grillo

Da novembre a oggi crolla la fiducia degli italiani nel premier Mario Monti. Secondo un sondaggio Swg realizzato in esclusiva per Agorà, Rai Tre, rispetto ad una settimana fa ha perso 5 punti, con un calo progressivo e costante della fiducia nel premier che è passata dal 51% di inizio aprile al 40% di oggi. A novembre, all’epoca del suo insediamento a Palazzo Chigi, la fiducia in Monti era addirittura al 71%. La perdita di consenso è stata quindi del 31% in circa 6 mesi. FONTE ANSA, 28 aprile 2012


IL GRILLO PARLANTE CHE SPAVENTA TUTTI, di Mario Sechi

Pubblicato il 27 aprile, 2012 in Politica | No Comments »

Un Grillo spaventa il Palazzo. E questo la dice tutta sullo stato di crisi dei partiti. La giornata di ieri è la metafora di una perdita d’identità costante. Abbiamo registrato che Di Pietro litiga con Grillo, Casini parla di Grillo e Bersani bacchetta Grillo. E qui sta il primo grosso errore di comunicazione perché significa dargli più forza, alimentarne la vis polemica e la capacità distruttiva. Il movimento politico del comico non propone alcuna alternativa, ma semplicemente la demolizione del sistema. Non è un programma politico, ma una carica a testa bassa. E dopo? Si vedrà, nel frattempo avanti e via tutto quello che c’è in mezzo. Tra Grillo e i partiti ci sono le istituzioni e – per quanto abbiano molti problemi – andrebbero salvate. L’errore grande dei partiti è proprio quello di continuare a pensare di cavarsela con un maquillage. Agli elettori non basta. È vero che forse non basterebbe neppure una cura radicale per fermare la burrasca dell’antipolitica, ma è chiaro che la risposta data finora è insufficiente.
</DC>I sondaggi sono sotto gli occhi di tutti. Grillo viene dato al 7%, cioè come una forza capace di raccogliere circa tre milioni di voti, ma altre rilevazioni lo danno ampiamente sopra il 10%. Finché non si va alle urne, i numeri restano teorici e per fortuna i voti sono molto più difficili da prendere, ma a un anno dalle elezioni Grillo si autoalimenta con gli errori della politica. Lui ne compie di incredibili, ma lo scenario gioca a suo favore. Quando il comico dice che bisogna uscire dall’Euro, si mette sulla scia di un movimento ormai europeo che trova come unica risposta possibile alla crisi la fuga dal barocco sistema di Bruxelles. La recessione funziona da propellente per i razzi dei movimenti anti-sistema. La differenza che ha l’Italia con altri Paesi – come la Francia o l’Olanda – è che in Parlamento non c’è nessuna forza in grado di raccogliere questo malessere e costituzionalizzarlo, dargli forma democratica, farlo diventare qualcosa di costruttivo e non distruttivo. Il movimento di Grillo ha questo enorme limite e associa alla durezza del linguaggio un indistinto disprezzo per qualsiasi cosa rappresenti le istituzioni. Per questo quando Casini dice che Grillo «è meglio stia in Parlamento che fuori» non ha tutti i torti, ma dovrebbe anche chiedersi perché un comico comincia a riempire le piazze e come mai la tenuta dei partiti è messa a rischio da un fenomeno così debole dal punto di vista della proposta. È qui che c’è il Grande Assente di questa storia: la politica. Ha fatto il passo indietro lasciando al governo tecnico la responsabilità di guidare il Paese, ma così ha tolto ai partiti la risposta alla crisi di identità. Così tra Monti e il Grillo parlante c’è il vuoto. Mario Sechi, Il Tempo, 27 aprile 2012

………….E’ dall’insediamento, irrituale e per molti versi incostituzionale, del govenro dei cosiddetti tecnici che sosteniamo, insieme a tanti altri, che il passo indietro della politica è stato un atto di diserzione che i partiti avrebbero pagato duramente. Prima i sondaggi che davano la fiducia degli italiani nei partiti in caduta libera, poi le contorsioni dei partiti intorno ai loro mali interni, poi, ancora, gli interventi sopra le righe del presidente della Repubblica  solo mirati a giustificare le scelte irrituali e fuori dal contesto parlamentare operate dal Qurinale in funzione irrituale di supplente della politica e delle Istituzioni preposte, infine Grillo. I sondaggi che lo danno al 7-10% sono destinati a salire, non perchè Grillo dia affidamento ma perchè dice le cose che gli italiani dicono ogni giorno, anzi gridano ogni giorno, in casa, in piazza, nei bar, dinanzi allee dicole dei giornali, sui treni, al lavoro, ovunque, imprecando non solo contro Monti, ma sopratuttio contro chi ce lo ha messo, perchè si perpetuassero antichi e ormai insopportabili privilegi di caste che se ne fregano dei mali del Paese e del pesente  rubato ai padri con l’alibi, falso e pretestuoso,  di non rubarlo ai figli. La gente lo ha capito, ha capito che il governo di questi  tecnici pasticcioni,  tra l’altro – ed è la peggiore delle ironie – vissuti e cresciuti all’ombra dei politici che ora li hanno incaricati del lavoro sporco, perpetua nel tempo il sistema dei partiti che promettono e impongono  sacrifici per tutti meno che per se stessi. Cosa accadrà nell’immediato futuro? Dice il saggio che il futuro degli uomini è nel grembo di Giove ( noi che siamo credenti pensiamo che sia nel grembo di Dio) ma dobbiamo anche noi fare la nostra parte per raddrizzare il futuro e indirizzarlo nella direzione più giusta. E se per dare una scossa al sistema asfittico dei partiti che giocano alle belle statuine o a mosca cieca bisogna tifare per l’antipolitica, ebbene tifiamo pure,  contro e nonostantre gli anatemi del solito Napolitano che di questo sistem, non dimentichiamolo mai, a è figlio e frutto.  Nella speranza che prima o poi, per dirla con Eduardo, ha da passà la nuttata. g

TASSANO E PIANGONO, di Mario Sechi

Pubblicato il 26 aprile, 2012 in Politica | No Comments »

Il premier Monti con il presidente della Bce Draghi Risanare solo con le tasse è recessivo. Lo dice il governatore della Bce Mario Draghi e molti pensano che sia un cambio di rotta. No, è la traduzione di quel che accade. Non c’è niente di nuovo. Inedito è invece il fatto che tutti stanno arrivando a conclusioni che prima erano di una minoranza: la cura Monti è incompleta. Che fare? Alleggerire il peso dello Stato, diminuire le tasse e dare gas alle imprese. Quando si cita lo «Stato» si pensa ai ministeri, ma i dipendenti qui sono solo il 5% del totale, altri settori non vengono mai presi in esame. La spesa scolastica (più di un milione di occupati) va bene così? I conti della Sanità (stipendi per 720 mila persone) sono a posto? Province, Comuni e Regioni (500 mila addetti) sono virtuosi? Gli interessi corporativi in Italia sono più forti di qualunque governo. Così ora Monti palleggia a metà campo e sembra la Roma di Luis Enrique: inconcludente. I ministri pronunciano la parola «recessione», ma non dicono che lo scenario non è uguale per tutti. Ieri la Federal Reserve ha rialzato le stime del Pil americano per il 2012 (2,9%) e abbassato quelle della disoccupazione (7,8%). Se volete divertirvi, andate nella sezione «Public Data» di Google e incrociate i numeri della produzione in Occidente con quelli dell’Asia dal 1980 a oggi: i primi colano a picco, i secondi decollano a razzo. Ma se fate i calcoli sulla produzione pro-capite vedrete che l’Occidente è stratosfericamente più ricco rispetto alle tigri che ora ruggiscono. Il capitalismo ha spostato prima l’asse di produzione (con la globalizzazione e delocalizzazione) e ora trasloca il consumo di beni e servizi. Consumiamo troppo rispetto alla ricchezza prodotta, siamo demograficamente perdenti e il nostro welfare è da bancarotta. Quando Nicolas Sarkozy, dopo aver perso al primo turno delle presidenziali, dice di «voler difendere lo stile di vita dei francesi», mette il timbro sul declino europeo. Per questo le imprese devono internazionalizzarsi e farsi largo nei mercati ad alta crescita. Bisogna investire nel capitale delle aziende, iniettare nuove risorse finanziarie e soprattutto umane. Esempio concreto? Il record di Fiat Industrial (Iveco e Cnh, macchine per le costruzioni e l’agricoltura): utile netto di 207 milioni di euro nel primo trimestre 2012, in crescita dell’81 per cento. Dunque un’azienda italiana globalizzata, guidata da un manager che ha coraggio e visione, Sergio Marchionne, presenta al mercato risultati di un gigante e non di un nano del settore. E questo si realizza sapendo cosa fare e dove andare. Non sono i decreti a fare la differenza, ma la cultura degli uomini. Vedo in giro troppi caporali. Mario Sechi, Il Tempo, 26 aprile 2012

.…………………Il primo dei caporali in circolazione è il signor Monti Mario, incautamente  promosso sul campo maresciallo d’Italia e chissà se ha mai fatto il militare. Visto il personaggio, rivelatasi borioso quanto inconcludente (come dice lo stesso Sechi) c’è da giurare che l’ha fatta franca anche in questo suo dovere verso il Paese, avendo esercitato solo diritti ( a nomine varie) riconosciutigli da destra e da sinistra in nome di una competenza che in ppchi mesi è svanita come neve sciolta al sole. In verità molti illustri economisti italiani, alcuni dichiaratamente di sinistra, come quelli che scrivono sul Corriere della Sera,  sin dall’inizio hanno contestato la cura Monti fondata esclusivamente sulle tasse e per nulla sul taglio delle spese ma nonostate tali critiche che non venivano da improvvisati censori ma da illuminati scienziati della amteira economica, a Monti è stato aperta una carta di credito illimitata che gli ha consentito in pochi mesi non soltanto di bruciare la pazienz adegli italiani ma anche di aggravare oltre ogni limite la capacità di collaborazione di una sessantina di milioni di individui costretti a guardare con angoscia al loro immediato futuro. E per di più dovendo subire lo spauracchio, anzi il terorrismo psicologico messo in campo, cinicamente, da Monti, per spaventarli e strumetnalizzando questo spavento cosnervarsi nella poltrona che immeritatamente si è conquistata. Ora sono in tanti a predere atto che si è trattato di un erorre, altri che hanno preso un abbaglio. Fra questi il direttore de Il Tempo che per un paio di mesi nei suoi editoriali scioglieva veri e propri osanna verso Monti definendo il suo governo insostituibile. Era in buona fede Sechi e lo dimostra oggi con questo suo e ditoriale che senza mezze parole  denuncia ciò che da subnito, va detto, è stato contestato a Monti: con le tasse non si va da nessuna parte, si provoca recessione, non si demolisce l’enorem debnito pubblico del nostro Paese, si sfiducia la gente, la si impoverisce, la si induce non alla riflesisone ma alla demoralizzaizone. Bel risultato. Ma non poteva essere diversamente. Anche grazie alla squadra che gli è stato dato di sciegliersi. Veri e propri dilettanti allo sbaraglio. g

QUASI IL 50% DEI PENSIONATI VIVE CON MENO DI 1000 EURO AL MESE E 2.500.000 VIVONO CON APPENA 500 EURO. SU QUESTI IL GOVENRO MONTI STA SCARICANDO IL PESO DELLA CRISI. A QUESTO PUNTO IMPEDIRE LE ELEZIONI ANTICIPATE E’ UN COLPO DI STATO.

Pubblicato il 26 aprile, 2012 in Il territorio, Politica | No Comments »

Una manifestazione di pensionati

ROMA – Nel 2010 quasi la metà dei pensionati, 7,6 milioni, il 45,4% del totale, ha ricevuto pensioni (una o più prestazioni) per un importo medio totale mensile inferiore a 1.000 euro. E’ quanto emerge dalla rilevazione condotta dall’Istat insieme all’Inps. Per 2,4 milioni (14,4%) le prestazioni non superano i 500 euro.

Nel 2010 la spesa complessiva per prestazioni pensionistiche, pari a 258,5 miliardi di euro, è aumentata dell’1,9% rispetto all’anno precedente; in diminuzione, invece, risulta la sua incidenza sul Pil (16,64% a fronte di un valore di 16,69% registrato nel 2009).

23,8 MLN ASSEGNI, QUASI META’ (47,9%) AL NORD – Nel 2010 sono state erogate in Italia 23,8 milioni di prestazioni pensionistiche con un importo medio per prestazione pari a 10.877 euro. E’ quanto si legge in un rapporto dell’Istat condotto con l’Inps secondo il quale il 47,9% delle pensioni è erogato al Nord mentre nelle Regioni del Centro è erogato il il 20,5% dei trattamenti e il 31,6% al Sud. In totale i pensionati sono 16,7 milioni e percepiscono in media 15.471 euro all’anno. Circa due terzi dei pensionati infatti ha una sola pensione mentre un terzo ne ha più di una.

QUASI UN TERZO (29,1%) PENSIONATI HA MENO DI 65 ANNI – Il 29,1 % dei pensionati ha un’età inferiore ai 65 anni. E’ quanto emerge dalla rilevazione su trattamenti pensionistici e beneficiari condotta dall’Istat insieme all’Inps, con riferimento al 2010. L’Istituto di statistica, infatti, evidenzia come il 25,6% dei pensionati ha un’età compresa tra 40 e 64 anni e il 3,5% ha meno di 40 anni. Ne consegue che il 70,9% dei pensionati ha più di 64 anni. Fonte ANSA, 26 aprile 2012

……Non v’è bisogno di alcun commento a queste cifre e a questi numeri. L’Italia declina se,pre di più verso la miseria e intanto il govenro a cui irritualmente è stato dato mandato di gestire la crisi msotra ogni giorno i suoi limiti, anzi le sue incapacità sinanche a scrivere le norme di elgge. Esemplare il caso dell’IMU che anche dopo la sua definitiva approvazione da parte del Parlamento dimostra la totale incapacità di Monti e dei suoi ministri a scrivere norme aapplicabili. Sta in ciò la responsabilità dei partiti, tutti, che con il loro atteggiamento di latitanza rispetto ai ai loro doveri, prima lo hanno fatto nascee e ora subiscono, vforse volutamente!?,  i ricatti psicologici di chi si affanna a sostenere che votare ora sarebbe un suicidio. Egregio signor Napolitano, non è un suicidio votare, è un suicidio continaure ad ignorare la realtà che non consente oltre di evitare che la politica, nel sistema democratico che almeno teoricamente ancora vige nel nostro Paese, si assumea le responsabilità che le competono. La smetta, perciò, di esercitare un ruolo che costituzionalmente non le appartiene, rientri nell’ambito costituzionale che le è prescritto, e non impedisca al popolo sovrano di dire la sua. Impedirglielo è un colpo di stato. g.

LA DEMOCRAZIA CRISTIANA FU SCIOLTA ILLECITAMENTE: ECCO PERCHE’

Pubblicato il 25 aprile, 2012 in Giustizia, Il territorio, Politica | No Comments »

Riceviamo dall’avv. Giuseppe Mariani, stimato avvocato amministrativista del Foro di Bari, un commento politico-giuridico su una vicenda che benchè lontana nel tempo di certo ha inciso profondamente nella più recente storia del nostro Paese. La sentenza, la n. 1305 del 2009 della Corte di Appello di Roma, passata in giudicato, stabilisce una volta per tutte che nel 1993 lo scioglimento della DEMOCRAZIA CRISTIANA  fu deciso arbitrariamente con conseguenze che pesarono notevolmente sugli allora  scenari della politica e sui successivi sviluppi che ne furono determinati, sino a quelli odierni che vedono i partiti della cosiddetta seconda repubblica,  nati sull’onda di Tangentopoli e alcuni in virtù dell’arbitrario sciglimento della DC,  in gravissimo affanno, e in altrettanta gravissima  crisi di credibilità nel Paese  e fra gli elettori. Ecco il commento dell’avv. Mariani. g.

Dopo 18 anni è stato definitivamente chiarito, quanto meno sul piano giuridico, che la Democrazia Cristiana di Sturzo, De Gasperi e Moro non è mai stata sciolta e che la deliberazione del Consiglio nazionale della DC del 29 gennaio 2004 con la quale si cambiava il nome e si dichiarava lo scioglimento, in quanto assunta da un organo radicalmente incompetente, secondo le previsioni dello Statuto, è da considerarsi INESISTENTE.
Tale sconvolgente verità è contenuta nella sentenza della Corte di Appello di Roma n. 1305 del 2009, ormai passata in giudicato, con la quale è stato negato il diritto di successione in favore di tutte le formazioni politiche di ispirazione democristiana sorte dal 1993, ad iniziare dal PPI di Martinazzoli, Bindi e Buttiglione.
La sentenza della corte di Appello di Roma è leggibile al sito http://www.nocensura.com/2012/04/i-beni-della-democrazia-cristiana-tra.html.
Sono stato giovane protagonista periferico della fase del cambiamento del nome da Democrazia Cristiana in Partito Popolare Italiano, oltre che inerme spettatore della lunga diatriba che ha contrapposto la sinistra democristiana al neo segretario del PPI Rocco Buttiglione per accaparrarsi l’uso di un simbolo prestigioso che non poteva essere usato da altre forze politiche, benché di tradizione democristiana.
Dopo quasi venti anni dalla triste stagione di tangentopoli e dalla disintegrazione dei partiti che hanno fatto grande l’Italia, prima fra tutti la Democrazia Cristiana, dobbiamo ringraziare gli “eroi” che il 30 marzo 2012 in Roma, su convocazione di Clelio Darida, hanno ridato continuità associativa e giuridica alla Democrazia Cristiana originaria, ricostituendo quel che resta del Consiglio nazionale risultato eletto a seguito della celebrazione del XVIII Congresso nazionale del 1989, con avviso di convocazione regolarmente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 13 marzo 2012.
Il Consiglio nazionale in carica all’epoca dell’ultima riunione del 29 gennaio 1994, in sostituzione dell’ultimo segretario politico, Mino Martinazzoli, ha eletto come segretario politico nazionale l’on.le Gianni Fontana, mentre in sostituzione di Rosa Russo Jervolino, assente e rinunciataria, ha nominato come Presidente del Consiglio nazionale della DC l’on.le Silvio Lega.
Dopo quasi venti anni di oblìo e di oscuramento della democrazia partecipata nel nostro Paese, credo sia tornato il momento dell’impegno dietro uno scudo carico di valori e di storia nazionale, orgogliosi delle nostre radici cristiane.
Invito tutti gli amici della Democrazia Cristiana a sostenere lo sforzo di Gianni Fontana e di Silvio Lega, ricostituendo in ogni comune d’Italia la base organizzativa di militanti, direttivi sezionali e segretari politici sezionali in carica al gennaio 1994 o nuovi militanti, per riprendere una continuità associativa che possa consentire di legittimare il più possibile il rinnovo del tesseramento, aperto a chiunque voglia condividere i valori dello scudocrociato in un’epoca di rinnovato impegno e con lo spirito che ha animato gli “eroi” che il giorno 30 marzo 2012, malgrado l’appesantimento dell’età, hanno ripreso faticosamente un nuovo cammino politico.
Rinvio a questa pagina http://www.dccampania.eu/2012/04/04/segretario-nazionale-dc-gianni-fontana-eletta-la-direzione/ per la lettura della relazione introduttiva alla ripresa dell’attività politica e per i nominativi del Consiglio nazionale, che condivido pienamente.Avv.  Giuseppe Mariani – Bari

DECIDE IL POPOLO NON LA FINANZA

Pubblicato il 24 aprile, 2012 in Economia, Politica | No Comments »

Da sinistra il cancelliere Merkel e il premier Monti Lo scenario europeo dopo il primo turno presidenziale in Francia e la crisi del governo in Olanda è vulcanico: è iniziata un’ondata antieuropeista di cui non conosciamo gli esiti ma possiamo immaginare la rapida ascesa. Di fronte a questo fenomeno, dobbiamo chiederci che cosa succederà in Italia. I sintomi del malessere sono manifesti: recessione, tassazione record, divario Nord-Sud sempre più grande, larga disoccupazione tra i giovani e le donne. I rimedi sul piano della politica di governo per ora non ci sono. Preoccuparsi dello spread era ed è importante, ma poi si vive di lavoro. E su questo fronte non ci siamo. Monti l’altro ieri ha escluso un aumento della spesa pubblica in investimenti per stimolare la crescita. Niente ricetta keynesiana. Bene. Allora ne resta solo un’altra: il taglio della spesa improduttiva e l’abbassamento della pressione fiscale. È un punto sul quale insistiamo da sempre e siamo in buona compagnia. Lo hanno ribadito ieri sia la Corte dei Conti che Bankitalia. Il peso delle tasse su lavoratori e imprese deve scendere. A questo va aggiunto un altro punto chiave: le banche devono tornare a fare il loro mestiere, cioè prestare soldi a famiglie e aziende meritevoli di fiducia. Il denaro deve essere impiegato nell’economia reale e non nella finanza per la finanza. Senza queste misure, parlare di crescita è una presa in giro. Senza una risposta concreta, i partiti della protesta demagogica prenderanno il largo.Lo scenario italiano rischia di essere ben più grave di quello francese e olandese. Noi non abbiamo una destra identitaria come quella guidata da Marine Le Pen, il Belpaese presenta una Lega in fase di autodistruzione, un’Italia dei Valori che semina spesso livori, una sinistra altermondista con idee fuori dal mercato e, soprattutto, un movimento guidato da un comico, Beppe Grillo, accreditato dai sondaggi come una forza da tre milioni di voti. Questo scenario fumante ci dice che consegnare il Paese al caos è semplice: basta continuare a prendere ordini da Berlino e «fare i compiti a casa». Salvarlo non è impossibile: bisogna dire alla maestra Merkel che ha esagerato. E ricordarle che non comanda la finanza, ma i popoli. La politica può andare in letargo, ma prima o poi torna. E ruggisce. Mario Sechi, Il Tempo, 24 aprile 2012

.……………Non va detto solo alla Merkel, ma notificato anche al suo plenipotenziario italiano, cioè il prof. Monti, il quale o non capisce niente di economia o è agli ordini di una potenza straniera come al tempo delle spie. In un caso e nell’altro deve togliere le tende e poco male se questo significa andare al voto. Votare è una delle più determinanti ragion d’essere della democrazia e nulla può essere più essenziale del voto per un popolo che deve avere il diritto alla autodeterminazione. Interessatamente  i partiti che quattro mesi fa rinunciarono alle loro prerogative e nel contempo ai loro doveri per affidarsi nelle mani di un gruppo di disperati (non quelli dannunziani…) insigniti della legion d’onore del toccasana, ora continuano a ciurlare nel manico ma solo per ragioni di bottega. Le loro scelte non sono dettate dagli interessi generali ma solo dai propri e l’opzione del voto non è subordinata ai parametri degli interessi generali ma solo ai propri. Ecco perchè,  benchè sia chiaro a tutti che Monti e compagni sono solo dei volgarissimi dilettanti allo sbaraglio, addirittura peggiori dei pur tanto spregevoli politicanti che si aggirano per le stanze del potere, nessuno si decide a dar loro gli otto giorni, restituendoli alle loro attività e alle loro presunte competenze. Ma così facendo il quadro, nero, che disegna Sechi è destinato ad annerirsi sempre di più, con esiti e conseguenze indeterminabili nella loro concretezze e nella loro pericolosità. La responsabilità dei partiti in questo frangente è enorme e occorre che chi ha gli strumenti per  richiamarle agli occhi dei partiti e delle loro sconquassate classi dirigenti deve farlo, senza giri di parole ed eufemismi di qualisiasi genere. Si dica pane al pane e vino al vino, costringendoli a scendere degli olimpi sui quali si sono rinchiusi per confrontarsi sul terreno dei problemi quotidiani. Una cosa sopratutto va detta: la democrazia è scelta del popolo e assunzioone di responsabilità da parte dei prescelti. Il popolo voti e chi verrà scelto dovrà farsi carico delle decisioni necessarie. Compresa una. Notificare all’Europa, della Merkel come di chiunque altri, che o si fa l’Europa dei popoli e delle nazioni, o ciascuno per la propria strada. g.