HA PERSO I BUOI E VA TROVANDO LE CAMPANE

Pubblicato il 11 gennaio, 2014 in Notizie locali | Nessun commento »

L’ex vicesindaco Fasano è quello che secondo un volantino anonimo firmato “Torittonostra”,  non solo – ed è sacrosanta verità – ha perduto i buoi e va trovando le campane – ma è definito peggiore di quello che ha preso il suo posto, il che è da far morire di rabbia il Fasano, visto – per Fasano – l’offensivo paragone tra il nipote di un bidello – ottima persona quest’ultima  – e l’avo D’URSO di Fasano di cui lo stesso mena vanto pur essendo, secondo la cronaca del tempo, solo un bandito da strada. Orbene, il suddetto Fasano  non si rassegna   al ruolo di chi ha perduto i buoi e neppure a quello  che gli è più consono, cioè  quello del “buttato fuori”. Infatti, concionando dall’alto della sua prosopopeica e presunta, assai presunta superiorità, va   dichiarando – tronfio  – che tutti quelli che vogliono andare al Comune lo fanno solo per fare i “cazzi  loro”,  proponendosi lui, mammolletta di primo pelo,  quale candidato sindaco  e salvatore della Patria, ora,  a 66 anni compiuti l’altro ieri, quando tutti domandano novità e giovinezza e non potendo neppure vantare  esperienza essendone proprio lui  totalmente privo. Costui  è tanto vanesio – almeno politicamente- che dimentica di essere andato in lista nel 2009   nell’aggregazione di sinistra, vantandosi, a risultati acquisiti,  di aver impedito con i suoi voti alla destra  (quella vera e provata da decenni di  coraggiosa militanza  ) di vincere. Non solo. In campagna elettorale aveva deliziato i sostenitori della sua lista  con discorsi scrittigli da mano mercenaria – perché lui non saprebbe  come spiccicar parola –  esaltando le doti del capo della lista e  aveva preannunciato grandi opere, appena alla vigila del suo defenestramento orchestrato con geometrico intento di ridicolizzarlo da quelli che aveva aiutato a vincere.  Chiunque al suo posto, per un soprassalto di dignità, avrebbe fatto buon viso a cattivo gioco, si sarebbe ritirato in buon ordine, avrebbe preso atto della sua pochezza politica – sulle altre stendiamo un velo pietoso -, e si sarebbe dato all’ippica o, se preferisce, alla caccia al cinghiale che tanto ama per averla praticata pare anche  di frodo, e per aver messo come foto del suo profilo – e migliore identificazione di se stesso  non avrebbe potuto scegliere -  appunto una testa del famoso  mammifero. Invece no! Ha dichiarato guerra ai suoi ex “compagni” e lancia in resta, novello Lancillotto,  si è messo a capo di una armata brancaleone  per dare l’assalto al Palazzo  non per  governare, che è cosa che non saprebbe neppure iniziare a fare,  ma  per consumare vendette e ritorsioni, secondo lo stile e  il costume   che però, come il bue che dice cornuto all’asino,  attribuisce agli altri,   a chi scrive questa nota in particolare, nei cui confronti prova la rabbia tipica delle personalità mediocri quale è la sua, checché lui, e solo lui!,  di sé possa pensare. Ma che è invece l’opinione di tanti, forse molti di più di quanti egli stesso possa immaginare, che coinvolge anche stretti suoi amici, disturbati dal fatto che  ora li voglia, loro malgrado, indurre  ad una specie di guerra di religione che di religioso nulla ha, ma che solo ha sapore di privata e insulsa  rivalsa.   Guerra nella quale pretende  peraltro di essere solo, dovendo tutti gli altri, anche quelli che egli ha osteggiato, sino all’insulto greve, mettersi da parte, perché arriva lui il cioccolataio magico capace di cambiare il mondo. Ma andiamo! Fasano è stato in Comune dieci anni, tra il 1985 e il 1995, senza mai occuparsi di nulla, cinque anni da assessore e altri cinque da vicesindaco, ruolo che non gli competeva ma che l’oggi odiato  “dittatore” dell’epoca  gli  volle riservare, (ab)usando della sua autorità,  per non umiliarlo di più di quanto già non lo avessero umiliato gli elettori,  facendolo arrivare  in numero di preferenze dopo un “modesto” ma molto più bravo dipendente della Asl. Sia nei primi cinque anni che nei secondi cinque anni,   il suo contributo fu pari a zero, virgola zero, come sa più  di tutti l’opposizione dell’epoca,  perché né la “cosa pubblica” gli interessava, né ne comprendeva lo spirito. E visto che ci siamo,  ora che accusa tutti di volle andare sul comune per fare i “cazzi propri”  (ma  lui è l’ultimo a poterne essere illibato censore),  spieghi perché lui nel 1985 ci volle  salire in Comune  e restarci  per dieci anni senza mai occuparsi del “bene comune” salvo che per la pausa caffè,  subito dopo aver conseguito la faticosa  laurea in medicina  e prima di ottenere la nomina  a medico della mutua… Forse perché  pensava o credeva o sapeva  di poterne  essere agevolato? E lo fu? C’è chi dice di si, magari ricordando circostanze ed eventi che molti hanno nella loro memoria  e che nessuna intitolazione postuma al suo genitore (unica “realizzazione” del suo secondo vicesindacato finito nel ridicolo)  possono far dimenticare.   E perché  pretese che fosse impedito  ad  un altro medico di andare  in lista nella DC  nel 1990,  spingendolo dalla DC al PSI e da allora in poi alla  conquista del titolo di maratoneta del cambio di casacca?  Perché non voleva concorrenti in casa nella caccia agli assistiti come nel mai dimenticato film di Alberto Sordi?  Oh,  come è lastricato di  galantuomismo a buon mercato la strada dei  fasulli salvatori della Patria, che se deve essere difesa da  personaggi alla Fasano può tranquillamente finire in malora o venduta al mercato delle pulci.   La smetta Fasano di salire in cattedra, non ne ha né le qualità, né i titoli,  e se ne stia a casa, cercando, se ci riesce,  di far al meglio  il suo lavoro per il quale come è noto è lautamente pagato,  attento,   usando il suo essere medico della mutua, a non spifferare  i  dati dei pazienti,  magari  “spiati” nel database dei colleghi,  rigorosamente tutelati dalla  legge sulla privacy: è un grave reato non solo spiarli  ma peggio ancora spifferarli, specie per ragioni elettorali o di bassa e squallida polemica. g.

P.s. A conferma che  Fasano  non sa neppure dove sono di casa  gli interessi della città e del “bene comune”,  vi invitiamo a verificare quale impegno questo signore e la sua armata brancaleone hanno profuso in Consiglio Comunale per difendere e sostenere i cittadini contro le scelte del governo cittadino. Per esempio in materia di tasse. Nè sono stati presenti nelle riunioni consiliari durante le quali questi problemi sono stati discussi, nè hanno aperto bocca o speso un centesimo per chiedere l’abrogazione della mini IMU 2013 a carico dei proprietari di prime case. Silenzio assoluto. Anche in queste ore quando si è appreso che a Grumo e Binetto la mini IMU è stata risparmiata ai cittadini di questi due comuni a noi assai vicini. Fasano e i suoi comparielli aveva altro a cui pensare, forse a spartirsi la “camicia di Cristo” prima ancora di averla ottenuta, ammeso e non concesso che mai la ottengano.


TROPPE CARICATURE SUL CASO CALABRESI, di Aldo Grasso

Pubblicato il 9 gennaio, 2014 in Politica, Storia | Nessun commento »

Emilio Solfrizzi è il commissario Calabresi in una scena della fiction Rai «Il commissario»Emilio Solfrizzi è il commissario Calabresi in una scena della fiction Rai «Il commissario»

Quando si affrontano certi temi bisogna avere il coraggio di assumersi alcune responsabilità, non bastano le buone intenzioni. La trilogia de «Gli anni spezzati» affronta fatti che grondano ancora sangue (la strage di Piazza Fontana, l’omicidio del commissario Calabresi, il terrorismo politico, gli intrighi di Stato…); ma raccontare i dieci anni «che hanno sconvolto l’Italia» significa innanzitutto prendersi una responsabilità storica (Raiuno, martedì, 21.10).

La Rai ha la forza di dire com’è morto Pinelli? Gli sceneggiatori, al di là dei libri a cui si ispirano, hanno l’autorevolezza per far luce su quelle tenebre? L’impressione, vedendo «Il commissario», è che gli sceneggiatori Graziano Diana, Stefano Marcocci e Domenico Tommasetti si siano limitati a mettere in fila i fatti di cronaca eludendo ogni risposta decisiva. Ma la responsabilità più grande che viene a mancare è quella della scrittura. A parte la scelta iniziale di far raccontare la storia a un giovane militare di leva romano, Claudio Boccia (Emanuele Bosi), assegnato alla caserma Cadorna, tutto il resto è insipienza narrativa.

Le figure del commissario Calabresi (Emilio Solfrizzi), di Giuseppe Pinelli (Paolo Calabresi), o quelle di Pietro Valpreda, Camilla Cederna, Giampaolo Pansa, Giangiacomo Feltrinelli spesso stingono in caricatura, anche visiva, non hanno alcuna profondità, né umana né storica. I dialoghi sono improbabili e, soprattutto, il materiale di repertorio, nella sua sfrontata secchezza, mette in serio imbarazzo i tentativi scenici di ricostruzione.
Come fossero due epoche differenti. Uno dei compiti principali della fiction del Servizio pubblico sarebbe quello di raccontare il nostro passato, avendo però la forza di esprimere una linea editoriale, qualcosa che faccia riflettere, distolga lo spettatore dall’indolenza espressiva. Qui si naviga fra la più astratta aridità dei luoghi comuni e il garbuglio dei buoni sentimenti.Il Corriere della Sera, 9 gennaio 2014

ECCO UNA STORIA DI STRAORDINARIA ONESTA’ A FRONTE DI ALTRE DI STRAORDINARIA DISONESTA’

Pubblicato il 7 gennaio, 2014 in Cronaca | Nessun commento »

«Io, insegnante con 1.780 euro di stipendio dovrò pagarne 2.122 per l’Imu»

Margherita Simonetta «Il notaio me l’aveva detto quando ho comprato casa. Sposti qui a Torino la residenza, pagherà meno. Ho pensato: perché devo dichiarare il falso?». Margherita Simonetta non l’ha fatto, e quest’anno ha sborsato soltanto di Imu 2.122 euro. Un’enormità per un appartamento di cento metri quadrati a Borgo San Paolo, periferia della città. Una mazzata per un’insegnante che guadagna 1.780 euro al mese.

Il paradosso è questo: Margherita Simonetta, 59 anni appena compiuti, docente di italiano e storia in un istituto professionale, lavora e abita a Milano, in un casa in affitto («Cucinino, soggiorno e camera da letto. Cinquecento euro al mese»). È un donna semplice ma determinata, non le andava di prendere in giro lo Stato. «La mia scuola, i miei interessi, i miei affetti sono qui in Lombardia. Perché devo spostare la residenza in una città dove non vivo».
Il ragionamento non fa una piega. Ma per il Fisco e la legge italiana l’abitazione torinese è a tutti gli effetti come una «seconda casa», un lusso su cui infierire a colpi di tasse. «Ho investito tutti i miei risparmi. Era l’appartamento dei miei genitori, ci hanno vissuto solo loro. Quando è morto mio padre l’ha lasciato a noi figli. Mi sono detta, se proprio devo acquistare una casa compro questa, così ho rilevato le quote degli altri tre fratelli».
Non si capacita che lo Stato possa essere così miope. «È l’unico immobile che possiedo, non mi risulta che la Costituzione imponga di acquistarlo nella città dove si lavora».

In questi mesi talvolta ha vacillato, ha pensato che forse doveva dare retta al notaio, non può permettersi di «buttare» i soldi così. È durato poco, sui principi non intende transigere: «Non posso fare come una coppia di amici. Sono affiatatissimi, ma lei ha la residenza a Milano, lui nella casa a mare a Santa Margherita Ligure. Ufficialmente vivono separati…».
Sorride, perché nonostante tutto è ottimista. «È giusto pagare le tasse, ma è possibile che nemmeno la sinistra abbia mai fatto una proposta che tenga conto del reddito e della reale ricchezza dei contribuenti?». Ha votato Pd, ha partecipato alle primarie e dopo aver ricevuto la cartella dell’Imu ha scritto a Fassino (il sindaco della sua «seconda» città) e Letta, a Renzi e Saccomanni. «Solo Cuperlo mi ha risposto, magari l’ha fatto il suo staff, ma ho apprezzato. Mi ha scritto che ho ragione, che però dovevo pagare».
Su questo anche lei è d’accordo. Diligentemente ha onorato le due rate, e adesso è costretta a salti mortali per non andare in rosso. «Chiedo scusa, ma i quotidiani non li compro più. Purtroppo non solo io, una volta anche i miei colleghi arrivavano con il giornale sotto il braccio, adesso non vedo più nessuno».
Non solo. «Basta anche con il caffé al bar, soprattutto dopo che è aumentato a un euro. Cinque in meno a settimana sono venti euro al mese, 250 euro in un anno…».

Al parrucchiere però non può rinunciare. «Non posso presentarmi davanti agli studenti come una barbona. I ragazzi sono attentissimi a come vai vestita, ne va della tua autorevolezza». Però si è fatta furba. «Vado ogni settimana dai cinesi: 8 euro per una piega, così ne risparmio 7. Sono 32 euro al mese, più di trecento all’anno».
Al cinema è andata due volte da settembre, al teatro mai («Era già un lusso prima…»), i libri li compra di seconda mano («Nel banchetto di piazza Fontana»). Ai politici ha scritto: «Mi sembra gravissimo che un’insegnante sia costretta a tagliare su questo tipo di spese».
A volte lo sconforto prende il sopravvento: «Non riesco più a trasmettere ai miei allievi il rispetto delle leggi e della Costituzione». Ma non molla, l’insegnamento è la sua vita: «In classe sono più gli stranieri, sudamericani, cinesi, romeni, albanesi… Un tempo era più facile, adesso devi dedicare molto tempo all’alfabetizzazione della lingua italiana, molti sono appena arrivati e conoscono solo poche parole». Studenti difficili? «Tutt’altro, sono molto volenterosi. Ci tengono a imparare, soprattutto le ragazze filippine. Tanti vogliono proseguire gli studi, andare all’università».
Stamattina, come fa da 32 anni, tornerà come sempre a scuola («In metropolitana, non ho mai avuto la macchina»), nella città dove lavora e dove vuole continuare a vivere. A che se la sua «prima casa» è altrove. Il Corriere della Sera, 7 gennaio 2014

……Una storia di stroardinaria onestà che qualcuno definirà di straordinaria imbecillità, specie quelli che ne inventano una  al giorno per “sfuggire” al fisco, evadere o eludere (che è la stessa cosa) le tasse, così  da scaricare i loro obblighi sugli altri, cioè  i “fessi”  che senza neppure aguzzare l’ingegno preferiscono essere onesti piuttosto che ladri.

I POLIZIOTTI VITTIME DELLA GIUSTIZIA INCIVILE

Pubblicato il 5 gennaio, 2014 in Giustizia, Politica | Nessun commento »

Tutti presi da altro – chi dalle drammatiche vicende di cronaca di questo Capodanno e chi dalle complicate questioni politiche che stanno segnando la fine del governo Letta – questa settimana abbiamo sottovalutato una notizia che ha dell’incredibile.

Mi riferisco alla decisione del tribunale di sorveglianza di Genova di recludere (presso il domicilio e non in cella solo grazie all’esistenza della legge svuota carceri) dirigenti di polizia condannati per il reato di falso nella vicenda degli scontri al G8 di Genova. Si badino bene due cose. La prima: i poliziotti non sono accusati di lesioni o violenze. La seconda: la decisione degli arresti invece che l’affidamento ai servizi sociali è stata presa dallo stesso tribunale che ha concesso un permesso premio a un pericolosissimo serial killer che poi è evaso approfittando di quel beneficio.

Viene da chiedersi che tipo di Paese sia quello che nega dei benefici, solitamente concessi a tutti i peggiori delinquenti, a funzionari di polizia, solo perché questi – che sono stati assolti in primo grado, che si sono sempre dichiarati innocenti e con un ricorso pendente presso la Corte di Strasburgo – si sono rifiutati di fare le scuse pubbliche richieste dal Pubblico ministero. Quasi che, a differenza di ciò che avviene in ogni Paese democratico, alcuni magistrati politicizzati pretendano, solo per alcune categorie di soggetti, oltre alla condanna, anche una sorta di gogna pubblica, a cui esporre i malcapitati.

Evidentemente il diritto di professarsi innocente, pur accettando la condanna subita, vale solo per i delinquenti e non per dirigenti di polizia, che prima e dopo i fatti contestati non hanno mai avuto problemi con la giustizia, ma che anzi hanno contribuito alla cattura dei più pericolosi latitanti e allo smantellamento delle Brigate rosse, responsabili degli omicidi dei professori D’Antona e Biagi.

Sono sicuro di farmi portavoce di tutti i lettori del Giornale e della stragrande maggioranza degli italiani se esprimo la piena solidarietà nei confronti dei servitori dello Stato che stanno subendo questo ignobile trattamento. Così come mi fanno un certo effetto i silenzi del ministro degli Interni Alfano (che della polizia è il capo politico), del ministro della Giustizia Cancellieri (che in altre occasioni e per altri casi di malagiustizia seppe come muoversi rischiando pure il posto), del presidente Napolitano che della magistratura è il capo assoluto. Un anno che inizia con poliziotti ingiustamente agli arresti e magistrati scellerati al loro posto non promette nulla di buono. Altro che unioni civili. È più urgente pretendere subito una giustizia più civile.  Alessandro Sallusti, Il Giornale, 5 gennaio 2014.

Cose da pazzi che posssno accadere solo in Italia dove i PM vincono un concorso e si sentono padreterni.

INVITO A CENA CON RELITTO, di Marcello Veneziani

Pubblicato il 1 gennaio, 2014 in Politica | Nessun commento »

Come ogni anno, il cenone di stasera sarà preceduto dall’Ospite Istituzionale, che quest’anno batterà il record dell’ottavo messaggio di fine anno.

Non sono tra quelli che insultano e accusano o’ Presidente, gli dedicano tomi giganteschi per mostrarne la piccineria o incitano a boicottare l’invito a cena con Relitto, nel senso di Unico Superstite del passato. Credo di avergli sempre mostrato rispetto ma non ho mai nutrito aspettative su di lui, né quando fu eletto né quando fu rieletto. Napolitano non era e non poteva essere il salvatore della patria in gran tempesta. Lui è il Preservatore dello Status quo. Tutta la sua biografia politica attesta che Napolitano non è mai stato per la Rivoluzione ma sempre per la Manutenzione, per dirla con Longanesi. Uomo d’apparato, fu sempre per il comunismo-regime, mai per il comunismo-movimento, si schierò sempre dalla parte dell’establishment, sia nel suo partito che nella partitocrazia, sia nell’Internazionale che nella prima repubblica. Lo fu da comunista, lo fu da Presidente della Camera, lo fu da ministro dell’Interno, lo è adesso. Sempre contro gli insorti, da Budapest ai Forconi, dalle sinistre eretiche ai movimenti di piazza. Per sancire il passaggio da una repubblica a un’altra ci vorrebbe un De Gaulle o almeno un René Coty o un picconatore. Napolitano invece è il tutore del Sistema e degli assetti interni e internazionali. Non accusatelo, è coerente al suo ruolo usuale. Perciò il suo discorso si sposa bene con lenticchie e cotechino: usanze vecchie per l’anno nuovo. Marello Veneziani.

.….Questa nota di Veneziani è del 31 dicembre, cioè ieri, alla vigilia dell’ottvavo discorso di Napolitano da presidente, record assoluto della Repubblica. Lo abbiamo sentito, non dando retta alle ridicole proteste dei TV spenti,  e dobbiamo dar ragione a Veneziani. L’ottavo discorso di Napolitano è stata la stanca ripetizione dei luoghi comuni che avevano caratterizzato i precedenti sette, con la noiosa elencazione dei problemi e in più l’odiosa citazione di qualche episodio spicciolo di povertà nel Paese, all’interno della opulenta ricchezza  del Palazzo che ospita il capitano supremo di una nave che non affonda perchè non c’è neppure acqua a sufficienza perchè l’ingoi. g.

IL CONSIGLIERE DELEGATO ALL’AGRICOLTURA DELLA GIUNTA GERONIMO “PIZZICATO” MENTRE SMALTISCE ILLEGALMENTE INGENTI QUANTITA’ DI ACQUE DI VEGETAZIONE

Pubblicato il 27 dicembre, 2013 in Il territorio | Nessun commento »

Gli uomini del Corpo Forestale dello Stato del Coordinamento Territoriale per l’Ambiente di Altamura, diretti dal Commissario Capo dr. Giuliano Palomba, durante un servizio di prevenzione e vigilanza, nel territorio di Toritto, interessato da un grave e diffuso fenomeno di smaltimento illegale di acque di vegetazione dei frantoi, hanno sorpreso in flagranza di reato un imprenditore agricolo, il quale alla guida del trattore con al traino un carro cisterna (rimorchio) era intento allo sversamento, sul bordo strada della SS 96, di ingente quantità di acque reflue di vegetazione di provenienza olearia.

Tale sversamento aveva determinato, un evidente e consistente fenomeno di ruscellamento e lagunaggio nei terreni attigui alla strada, con conseguenza di degrado ambientale.

Gli agenti accertatori hanno provveduto al sequestro del trattore agricolo e relativo rimorchio ed hanno proceduto a denunciare l’uomo, di anni 62, presidente di una Cooperativa Olearia, all’autorità giudiziaria per aver violato la normativa sui rifiuti. Fonte : Corpo Forestale dello Stato.

… Sin qui il comunicato stampa del Corpo Forestale dello Stato che  non  precisa il nome e anche il ruolo politico-anmministrativo del responsabile di un vero e proprio disastro ambientale a poche centinaia di metri dall’abitato. Si tratta del presidente dell’Oleificio sociale che è anche Consigliere Delegato all’Agricoltura dell’Amministrazione Geronimo. Non solo, il signor Sforza Vito, questo il nome di cotanto “imprenditore”, smaltiva abusivamente, illegalmente, colposamente, le acque reflue di vegetazione per il cui smaltimento esistono precise e inderogabili norme abbondantemente violate, nella sua veste di “appaltatore” del servizio  per conto della medesima  Cooperativa di cui è presidente. Avete capito bene: è il classico caso del controllore-controllato, cioè il signor Sforza, nella sua veste di presidente, ha appaltato a se stesso, ovviamente  a pagamento,  un servizio della Cooperativa. E per giunta, egli che nella sua veste di delegato all’agricoltura, prima e più di qualsiasi altro aveva il compito e l’onere di sorvegliare la tutela del territorio agricolo, si è reso colpevole del suo disastroso inquinamento come è facile constatare dalle foto che sono state diffuse. Ora, al di là degli opportuni provvedimenti sanzionatori, sia amnministrativi che penali che saranno inflitti al responsabile di tale atto di  incivile violenza all’ambiente,  ci attendiamo l’immedita revoca da parte del sindaco Geronimo  della delega di delegato all’agricoltura al sig. Sforza che  deve a sua volta dimettersi  da consigliere comunale avendo così gravemente mancato ai suoi doveri di amministratore pubblico. g.

P.S. VALE LA PENA DI RICORDARE CHE POCHE SETTIMANE FA,  PIU’ O MENO NEGLI STESSI LUOGHI DOVE SONO STATE SMALTITE DOLOSAMENTE LE ACQUE REFLUE DI VEGETAZIONE,  FURONO RITROVATI,  DOPO BEN UN ANNO DAL LORO ABBANDONO, INGENTI QUANTITA’ DI AMIANTO, DENUNCIATO DALLA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO.  IN QUELLA OCCASIONE IL SINDACO SI LAMENTO’ DEL FATTO CHE CHI AVEVA INFORMATO LA GAZZETTA, NON AVESSE SENTITO IL DOVERE  ( E SIAMO STATI D’ACCORDO CON LUI) DI AVVERTIRE PRIMA CHE LA STAMPA IL COMUNE E  I SUOI ORGANI BUROCRATICI ED  AMMINISTRATIVI PERCHE’ VI PROVVEDESSERO. SE LE SUE LAMENTAZIONI ERANO SINCERE NON AVRA’ ALCUNA REMORA ORA, DI FRONTE ABEN PIU’ GRAVE EPISODIO DI MALCOSTUME,  A DIMISSIONARE IL DELEGATO ALL’AGRICOLTURA.

I REGALI DEL GOVERNO PER CAPODANNO: AUMENTI A VALANGA SU TUTTO, DALLE LETTERE AI RIFIUTI, DALLA PAUSA CAFFE’ ALLA BENZINA.

Pubblicato il 27 dicembre, 2013 in Economia, Politica | Nessun commento »

(Fotogramma)

Dal primo gennaio sarà più caro anche spedire una lettera e una raccomandata. Perfino consumare un caffè o una bibita alla macchinetta. E anche su benzina e gasolio tira una brutta aria: in questi giorni di festa i distributori hanno fatto registrare forti rincari in mancanza come al solito di concorrenza ed efficienza di sistema.

Poi ci sono i trasporti locali che in molte Regioni – come il Piemonte – dal 15 dicembre hanno messo a segno aumenti medi del 20% colpendo soprattutto i pendolari. Senza contare che i pedaggi autostradali regionali – dopo che in aprile scorso la rete nazionale ha portato a casa un adeguamento medio del 3% circa – stanno cercando di recuperare: dal primo di gennaio, per esempio, salirà del 12,91% il pedaggio delle Autovie venete. Ma la parte del leone in questa corsa ai rincari verrà ricoperta dalla nuova versione della Tares, l’imposta locale sui rifiuti che verrà pagata dagli inquilini, per la quale secondo i calcoli di Confesercenti aumenterà fino al 60% rispetto a quanto pagato l’anno scorso. Per non dire del nuovo calcolo sul consumo dell’acqua disposto in questi giorni dal Garante che partirà da gennaio e sapremo presto se sarà vantaggioso per il consumatore o no. Si accettano scommesse.

I settori critici:

L’aumento di lettere e raccomandate sarà salato anche se potrà non scattare subito ma entro due anni. A deciderlo saranno Le Poste. Il costo per spedire una lettera potrà salire dagli attuali 70 centesimi sino a 95 centesimi e le raccomandate da 3,60 a 5,40 euro. Il via libera a questi vistosi rincari è arrivato dall’Autorità per la Garanzia nelle Comunicazioni (Agcom). Un complesso provvedimento su questo argomento è stato pubblicato sul sito dell’Agcom e stabilisce appunto che «Poste Italiane ha facoltà di incrementare il prezzo delle posta prioritaria relativa alla prima fascia di peso (0-20 grammi), fino a 0,95 euro/invio, entro il 2016».

Rincari in vista per caffè, bibite e snack acquistati nei distributori automatici anche nelle scuole e negli ospedali. Dal 1° gennaio sarà possibile aumentare il prezzo di circa il 6%, adeguandolo all’aumento Iva dal 4 al 10%, anche per le «macchinette» collocate in edifici pubblici per i quali erano stati stipulati i contratti prima dell’aggravio fiscale. Lo ha annunciato ieri la Confida-Confcommercio commentando un emendamento alla legge di Stabilità.

Brutte notizie sul fronte dei carburanti. Il Codacons ha già chiesto al governo provvedimenti per evitare un’onda di rincari proprio quando «gli automobilisti italiani sono in movimento per le festività». Benzina e gasolio hanno fatto registrare in questi giorni forti rincari, raggiungendo una media di 1,796 euro al litro la verde (e punte di 1,830 euro/litro) e 1,726 euro al litro il diesel.

Novità tariffarie in arrivo dal prossimo anno anche nel settore energetico esclusivamente per i cittadini che hanno deciso di scaldare la propria abitazione utilizzando le pompe di calore. Questa tariffa che riguarda quindi i consumi, non sarà più legata al volume dell’energia elettrica utilizzata e più aderente agli effettivi costi dei servizi di rete: il trasporto, la distribuzione e la gestione del contatore.

Lo ha deciso l’Autorità per l’energia approvando l’introduzione della cosiddetta tariffa «D1». Le associazioni dei consumatori sono preoccupate. Nonostante il probabile ribasso sulle bollette elettriche e del gas, il panorama sembra fuori controllo e arriva in un momento di crollo dei consumi e di bassa inflazione. Con alle spalle forti aumenti: in meno di due anni – ricorda uno studio Confesercenti -, dal 2011 a ottobre 2013, le tariffe sui servizi pubblici locali sono cresciute in media del 19.2%, quasi il triplo del +7,3% registrato dai prezzi al consumo nello stesso periodo, comportando un aggravio medio di 312 euro a famiglia. Fonte: Il Corriere della Sera, 27 docembre 2013

L’0SSESSIONE DEI QUARANTENNI, di Alessandro Sallusti

Pubblicato il 24 dicembre, 2013 in Politica | Nessun commento »

Sarà che anche per me gli anni passano veloci, ma questa enfasi sulla «nuova generazione» al comando mi lascia perplesso.

A sentire il premier Letta nel suo discorso di ieri, dovremmo tutti noi italiani ringraziarlo per aver portato al governo una generazione di quarantenni che ha scalzato il vecchiume precedente. Non che la cosa mi infastidisca. Mi preoccupa l’idea che la carta di identità sia diventata un lasciapassare in bianco per la gestione della cosa pubblica. Essere giovani è una stagione della vita interessante e invidiabile ma non garantisce capacità e neppure onestà. Luigi Lusi, tesoriere della Margherita, ha svuotato le casse del suo partito a 40 anni. E il suo collega Belsito ha sbancato la Lega più o meno alla stessa età. Franco Fiorito, detto er Batman, divideva allegramente i soldi pubblici coi compagni del consiglio regionale del Lazio già da trentenne. La Minetti è entrata in politica a 25 anni e sappiamo come è andata. I giovani grillini sono sbarcati in Parlamento sotto il comodo e capiente ombrello dell’ultra sessantenne Beppe Grillo. Quando se la sono dovuta giocare da soli in elezioni regionali o locali quasi nessuno ha superato l’esame. Eppure erano giovani. Certo, parliamo di casi anche diffusi, non della regola. Principio che però dovrebbe valere pure all’inverso. Come c’è giovane e giovane, così ci sono anziani e anziani. Marco Pannella, a 83 anni, è ancora un gigante. Silvio Berlusconi, classe 1936, resta per gli italiani (lo dicono tutti i sondaggi) la carta più valida per guidare un centrodestra vincente. La Merkel in Germania è arrivata al potere passati i cinquanta e continuerà a esercitarlo, salvo imprevisti, fino alla soglia dei settanta. Letta ieri mi è sembrato come quelle signorine che, non possedendo altre doti e capacità, esibiscono la propria giovinezza per sbaragliare la concorrenza matura e accalappiare il fesso di turno. Che in questo caso non è l’anziano «cumenda», ma saremmo noi italiani. Largo ai giovani? Sì, se mi abbassano le tasse e mi tolgono dall’oppressione dello Stato e dell’Europa. Altrimenti mille volte meglio un bel vecchietto liberale con palle e pelo sullo stomaco. Ps. C’è poco da stare allegri, ma comunque a tutti voi lettori un affettuoso augurio di buone feste da parte di tutti noi de il Giornale. Alessandro Salllusti, 24 dicembre 2013

…..Ha ragione Sallusti quando sottolinea che lo scudo della “giovinezza” non solo non basta, ma non è neppure nuovo. Già il fascismo aveva lanciato lo slogan  “largo ai giovani” anche per essere in simbiosi con lo spirito stesso del regime che della giovinezza aveva fatto il suo mito. Ma era solo  appunto uno scudo perchè le giovani leve al momento del dunque non brillarono, salvo pochi  che comunque avrebbero brillato  a prescindere. Certo, una società che vuol crescere deve far spazio ai giovani purchè questo spazio i giovani se lo conquistino con le proprie capacità, e, sopratutto, senza buttare in discarica le generazioni precedenti e con loro l’esperienza e la saggezza che non è solo monopolio dell’età ma lo è anche dell’età. Detto ciò, ci pare che per il resto si possa essere d’accordo con Sallusti, specie quando  parla di “giovani2 come Letta o come Renzi che dei giovani hanno solo l’ansia di arrivare ma che dei vecchi non hanno nè la preparazione nè l’arre della pazienza. Quest’ultima, poi, la pretendono solo dal popolo che deve avere fede, speranza e far loro la carità di credergli. g.

TASSE SULLA CASA, DAL 2014 SI CAMBIA…IN PEGGIO. DIECI DOMANDE E RISPOSTE PER TENTARE DI CAPIRE PERCHE’

Pubblicato il 23 dicembre, 2013 in Economia, Politica | Nessun commento »

L’Imu sparisce e diventa TasiL’Imu sparisce e diventa TasiL’Imu sulla prima casa sparisce – anche se non del tutto e non per tutti – nel 2013 e ritorna con il nuovo nome di Tasi nel 2014, con il rischio che per molti contribuenti il tributo che prende il posto di quello vecchio risulti più caro. È l’aspetto di maggior rilievo dei cambiamenti fiscali che riguarderanno la casa nell’anno che sta per arrivare, ma non è l’unico perché ai provvedimenti varati negli ultimi mesi dall’esecutivo e alla legge di Stabilità se ne potranno aggiungere a breve almeno due: il primo riguarderà la modifica della Tasi come uscita dalla legge di Stabilità e presumibilmente sarà presentato a gennaio; a immediato ridosso bisognerà sciogliere il nodo del miniconguaglio Imu per le abitazioni principali ubicate in Comuni che hanno deliberato aliquote superiori allo 0,4% e che andrà pagato entro il 24 gennaio. Ma è difficile pensare che ci si fermerà qui: se dobbiamo basarci su quello abbiamo visto quest’anno di aggiustamenti in corsa ne vedremo ancora molti.

1 – È vero che dal 2014 ci sarà un unico tributo legato al possesso e all’occupazione di un immobile?
Da un punto di vista puramente formale questo è vero per chi possiede un’abitazione e vi risiede; vi sarà un nuovo tributo, lo Iuc, che però si articolerà in due distinte voci: la Tasi (Tassa sui servizi indivisibili) e la Tari (Tassa sui rifiuti) e quindi in realtà si tratta di due tasse con presupposti e aliquote ben distinti. Sugli immobili diversi dall’abitazione principale oltre allo Iuc ci sarà ancora l’Imu e per chi possiede un’abitazione non locata nel medesimo Comune in cui ha l’abitazione principale c’è da pagare anche il 50% dell’Irpef sulla rendita catastale dell’immobile: in questo caso i tributi quindi sono addirittura quattro.

2 – La Tasi sull’abitazione principale in buona sostanza appare una versione riveduta e corretta dell’Imu. Quanto costerà ai contribuenti?
La risposta che possiamo dare per oggi difficilmente resterà valida anche nelle prossime settimane. La legge di Stabilità prevede che per il 2014 i Comuni non possano applicare sulle abitazioni principali un’aliquota superiore allo 0,25%, calcolato sul medesimo imponibile dell’Imu. Nulla vieta ai Comuni di applicare anche l’aliquota zero o prevedere detrazioni dall’imposta ma potranno farlo di fatto a loro spese. Se le cose rimanessero così finirebbero per pagare il tributo le abitazioni di basso valore prima esentate, mentre godrebbero di tariffe più basse gli immobili di pregio. Non solo: il meccanismo, lamentano ora i Comuni, è tale da creare mancati incassi per un miliardo e mezzo di euro, non coperti da trasferimenti statali.

3 – La prima rata dello Iuc, comprendente anche la quota Tasi, andrebbe pagata salvo proroghe entro il 16 gennaio, quali cambiamenti saranno probabilmente introdotti?
Le strade per cambiare sono due, entrambe problematiche: la prima consiste nell’aumentare l’importo dei trasferimenti statali con tutte le difficoltà conseguenti per le casse erariali, la seconda invece nel consentire ai Comuni di aumentare l’aliquota massima fino allo 0,35% per il 2014 con la contestuale introduzione di un abbattimento forfettario nell’ordine di 150 euro per immobile, mentre per il 2015 non ci sarebbero ulteriori interventi, perché si potrà comunque salire fino allo 0,6%. La seconda strada garantisce sicuramente gettito ma è impervia dal punto di vista politico, perché a quel punto le differenze con la vecchia Imu sarebbero annullate.

4 – Come funziona la Tasi per gli immobili diversi dall’abitazione principale?
Come dicevamo per tutti questi immobili l’Imu rimane in vigore con le vecchie regole. Per il 2014 è prevista una clausola di salvaguardia: la somma tra aliquota Tasi e aliquota Imu non potrà superare l’aliquota massima dell’Imu, e cioè l’1,06%. E’ una regola che nei grandi Comuni rende di fatto inapplicabile la Tasi perché l’Imu, soprattutto sulle case sfitte, è già al massimo e quindi qui spazi di manovra per trovare nuove risorse per i Comuni non ce ne sono.

5 – Sugli immobili affittati l’Imu è a carico del proprietario. Sarà cosi anche con la Tasi?
L’Imu è un’imposta e colpisce la proprietà, la Tasi una tassa e quindi in teoria dovrebbe essere il corrispettivo di un servizio a carico di chi ne usufruisce. Si è però scelta una strada ibrida, per cui all’inquilino spetta una quota tra il 10% e il 30% del tributo e il Comune potrà determinare all’interno di questo intervallo quanto si dovrà pagare. Così ci potranno essere amministrazioni che chiederanno l’1,06% sulle case affittate, imputando lo 0,96% all’Imu e lo 0,1% alla Tasi, facendo pagare il 10% di quest’ultimo all’inquilino. Altri Comuni invece potranno imputare lo 0,76% all’Imu e lo 0,3% alla Tasi e chiedere all’inquilino un contribuito del 30%. A parità di valore fiscale dell’abitazione l’inquilino del nostro secondo esempio pagherebbe nove volte più del primo.

6 – Quali novità sulla tassazione degli affitti?
Due, più di facciata che di sostanza. Il primo è la riduzione al 15% della cedolare secca sugli immobili locati a canone concordato. Si tratta di affitti stipulati nei capoluoghi di provincia a seguito di accordi tra le organizzazioni dei proprietari, degli inquilini e con i Comuni. Nelle grandi città però, per il livello molto basso dei canoni concordati, in pratica non se ne fanno. Il secondo è l’obbligo della tracciabilità di pagamento dei canoni, un divieto del contante che serve a poco perché chi registra il contratto non può sfuggire alle analisi del Fisco e chi non lo registra continuerà presumibilmente a non farlo.

7 – Come funziona il secondo braccio dello Iuc, la Tari?
Per chi quest’anno ha già pagato la Tares, non dovrebbero esserci sorprese se non quella legate a un eventuale aumento, nell’ordine del 7% dovuto alla necessità di coprire con gli incassi tutti i costi del servizio rifiuti, mentre quest’anno i Comuni potevano stornare una parte dalla fiscalità generale. Chi invece nel 2013 ha pagato sulla base delle tariffe Tarsu corre il rischio di dover sborsare cifre molto diverse. La Tari fa pagare proporzionalmente alla produzione teorica di rifiuti. Penalizzate le famiglie numerose ed gli esercizi pubblici.

8 – È ancora aperta la questione del miniconguaglio Imu di gennaio, chi lo deve pagare?
La questione riguarda i possessori di un’abitazione principale situata in uno dei circa 2.500 Comuni che per il 2013 hanno deliberato aliquote superiori allo 0,4%. A questi proprietari verrà chiesto entro il 24 gennaio di coprire il 40% della differenza tra l’Imu deliberata dal Comune e quella calcolata allo 0,4%. Per evitare questa ultima coda avvelenata dell’Imu sulla prima casa servono allo Stato circa 400 milioni di euro. Spesso le cifre in gioco sono nell’ordine di poche decine di euro e per molti contribuenti non in grado di farsi i calcoli il rischio, se i Comuni non invieranno i bollettini precompilati, è quello di spendere più per la consulenza che per il tributo stesso. Ipotizziamo una casa da 1.000 euro di rendita a Roma (aliquota dello 0,5%) e a Milano (aliquota allo 0,6%). Nella capitale il conguaglio sarà di 67 euro, nel capoluogo lombardo ne serviranno 134.

9 – Da gennaio cambiano anche le imposte sulle compravendite immobiliari. Quali sono le novità?
Nelle compravendite tra privati se è applicabile l’agevolazione prima casa si pagherà l’imposta di registro nella quota del 2% sul valore catastale (rendita moltiplicata per 115,5) con un minimo di mille euro, a questo si aggiungono 100 euro per imposte catastale e ipotecaria. Le regole in vigore fino al 31 dicembre prevedono invece imposta di registro al 3% e imposte catastale e ipotecaria a 336 euro complessivi. Su una casa con rendita mille euro si risparmieranno 1.391 euro (2.400 euro contro le precedenti 3.801). Sulle seconde case si pagherà il 9% di registro sul valore catastale (rendita moltiplicata per 126) più 100 euro per ipotecaria e catastale. La regola in vigore ancora oggi prevede invece un prelievo complessivo del 10% per le tre imposte. Per gli acquisti in cantiere soggetti a Iva aumentano le imposte di registro, catastale e ipotecaria: di conseguenza la loro somma sale a 600 euro contro i 504 attuali.

10 – Che cosa succede per le agevolazioni su ristrutturazioni e riqualificazione energetica?

Fino al 31 dicembre 2014 si potrà usufruire ancora dello sconto del 65% per le opere che comportino un dimostrabile risparmio energetico. Il bonus si deve spalmare in dieci anni sulla dichiarazione dei redditi. Meccanismo analogo per le opere di ristrutturazione edilizia; la detrazione del 50% resterà in vigore per tutto il 2014 e con l’attuale tetto di spesa di 96 mila euro cui se ne possono aggiungere altro 10 mila per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici. 23 dicembre 2013, Il Corriere della Sera

SACCOMANNI, IL PASTICCIONE DELL’IMU, A CAPO DELLA BANDA BASSOTTI

Pubblicato il 23 dicembre, 2013 in Politica | Nessun commento »

Altro che riduzione della pressione fiscale, la verità è che il governo Letta sta preparando una vera e propria “rapina” ai danni dei risparmiatori.

Infatti, secondo i calcoli del Sole24ore, le tasse sul risparmio si preparano a un altro anno di aumenti. Tutta colpa della legge di Stabilità. Una pioggia di rincari investirà i cittadini italiani. Si comincia con l’imposta di bollo sulle comunicazioni inviate dalle banche su depositi bancari e postali e altri prodotti finanziari che salirà ulteriormente dallo 0,15% allo 0,20% (la medesima aliquota si applicherà anche all’Ivafe, che tassa le attività finanziarie detenute all’estero). Verranno rimodulate anche le rendite finanziarie: la ritenuta sui redditi di capitale passa dal 12,5% al 20%, esclusi gli investimenti in titoli di Stato. Inoltre l’imposta di bollo proporzionale sul valore delle somme depositate, tra il 2011 e il 2012, di fatto è già raddoppiata: per l’Erario le entrate sono schizzate da circa 6,7 a 13 miliardi di euro. Un conto che salirà ancora nel 2013: si potrebbe arrivare a 17,5 miliardi di euro. E poi ancora: la quota compessiva del prelievo toccherà anche il 30%. Un esempio: per un rendimento lordo di 750 euro, all’Erario ne andrebbero 225 euro. Insomma, stiamo parlando di una vera e propria patrimoniale sui risparmi e sugli investimenti.

……..E questo il regalo di Natale per gli italiani, altro che le chiacchiere di questa mattina del premier Letta che ha fatto un sogno ad occhi aperti: un 2014 più “felice” del 2013. Infatti come quelli notturni è  bastato un attimo per svegliarci dal dormiveglia in cui la voce saporifera di Letta ci aveva gettato. E’ tutto falso, meno le tasse che aumentano perchè la casta possa continuare  a gozzovigliare, se non a rubare. g.