Due sono gli aspetti di questa vicenda che, anche al di là del caso Ilva, fanno temere che il declino economico del Paese sia inarrestabile. Il primo riguarda l’esondazione del diritto penale. Il diritto penale è, fra tutte le forme del diritto, la più primitiva e barbarica: precede storicamente le forme più sofisticate (il diritto civile, amministrativo ecc.) che la civiltà ha via via inventato. Per questo, dovrebbe, idealmente, essere attivato solo in casi estremi, dovrebbe avere un ruolo circoscritto. Ma quando il diritto penale (come nel caso dell’Ilva e come avviene ogni giorno in ogni aspetto della vita del Paese) diventa il mezzo dominante di regolazione dei rapporti sociali, allora ciò che chiamiamo civiltà moderna è a rischio estinzione.
PILLOLE DI CONFUCIO (PER RIDERE UN PO’)
Pubblicato il 14 settembre, 2013 in Gossip | Nessun commento »
Studiare senza pensare è tempo perso; pensare senza studiare è pericoloso” (Confucio, da Analecta II, 15)
Il vicino osserva il bambino.- “Che cosa fai?”- “Il mio pesce rosso è morto e sto scavando una fossa per seppellirlo”.- “Ma quel buco è un po’ grande per un pesciolino, non credi?”- “No, perché il pesciolino è dentro il tuo gatto”.
°°°°°0°°°°°
Durante il battesimo, il prete chiede il nome del bambino.
– “Carlo Alberto Gustavo Filippo Alfonso Giacomo Vittorio Celestino Maria Giuseppe”, risponde il padre.
Il prete al chierichetto, sottovoce:
– “Svelto, va a prendere più acqua”.
°°°°°0°°°°° -
“Mani in alto, questa è una rapinai Dammi tutti i tuoi soldi!”
- “Ma io sono il rappresentante del partito!”
- “Allora dammi tutti i nostri soldi!”
°°°°°°°°°°
- “Vorrei un funerale per il mio cane – dice l’anziana signora – in Chiesa… “.
Il Parroco si scalda:
- “Come! In Chiesa? Per un cane? Ma siamo matti? Un animale non ha anima, non può entrare in Chiesa né vìvo né morto!”
- “Peccato, Avevo preparato 5.000 dollari di offerta… Vuoi dire che chiederò ai buddisti, loro amano gli animali”.
- “Un momento – interrompe premuroso il Parroco – non mi aveva detto che era un cane cristiano!”
°°°°°°°°°°°°°°
Due uccelli nel cielo di Shanghai vedono passare un aereo supersonico.
“Perbacco, quello sì che vola veloce!”
“Bella forza. Vorrei vedere te se avessi il sedere in fiamme!”
°°°°°°°°°°
Visto che il premio Nobel della letteratura passa di là, il libraio mette fuori tutti i suoi libri. L’autore soddisfatto: “Bravo bravo, non vedo altri libri che i miei”.
Il libraio timido: “Cosa vuole? Sa, gli altri li abbiamo venduti…”
°°°°O°°°°°
Durante la guerra dell’oppio, il capo dei pirati cinesi cattura un ricco finanziere inglese. Dice all’interprete: “Digli che se non rivela dove tiene l’oro lo uccido”.
L’interprete traduce.
Inglese: “Non ho paura di morire”.
Capo pirata: “Cosa ha detto?”
Interprete: “Dice che non ha paura di morire”.
Capo pirata: “Digli che lo torturerò″.
Inglese: “Non ho paura di morire”.
Interprete: “Dice che non ha paura di morire”.
Capo pirata: “Digli che torturerò tutta la sua famiglia”.
L’interprete traduce.
L’inglese: “No, la mia famiglia no. L’oro è nascosto sotto il secondo bancone del mercato del pesce di Canton”.
Capo pirata: “Cosa ha detto?”
Interprete: “Dice che non ha paura di morire”.
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Durante il battesimo, il prete chiede il nome del bambino.
– “Carlo Alberto Gustavo Filippo Alfonso Giacomo Vittorio Celestino Maria Giuseppe”, risponde il padre.
Il prete al chierichetto, sottovoce:
– “Svelto, va a prendere più acqua”.
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“Mani in alto, questa è una rapinai Dammi tutti i tuoi soldi!”
- “Ma io sono il rappresentante del partito!”
- “Allora dammi tutti i nostri soldi!”
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- “Vorrei un funerale per il mio cane – dice l’anziana signora – in Chiesa… “.
Il Parroco si scalda:
- “Come! In Chiesa? Per un cane? Ma siamo matti? Un animale non ha anima, non può entrare in Chiesa né vìvo né morto!”
- “Peccato, Avevo preparato 5.000 dollari di offerta… Vuoi dire che chiederò ai buddisti, loro amano gli animali”.
- “Un momento – interrompe premuroso il Parroco – non mi aveva detto che era un cane cristiano!”
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Due uccelli nel cielo di Shanghai vedono passare un aereo supersonico.
“Perbacco, quello sì che vola veloce!”
“Bella forza. Vorrei vedere te se avessi il sedere in fiamme!”
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Visto che il premio Nobel della letteratura passa di là, il libraio mette fuori tutti i suoi libri. L’autore soddisfatto: “Bravo bravo, non vedo altri libri che i miei”.
Il libraio timido: “Cosa vuole? Sa, gli altri li abbiamo venduti…”
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Durante la guerra dell’oppio, il capo dei pirati cinesi cattura un ricco finanziere inglese. Dice all’interprete: “Digli che se non rivela dove tiene l’oro lo uccido”.
L’interprete traduce.
Inglese: “Non ho paura di morire”.
Capo pirata: “Cosa ha detto?”
Interprete: “Dice che non ha paura di morire”.
Capo pirata: “Digli che lo torturerò″.
Inglese: “Non ho paura di morire”.
Interprete: “Dice che non ha paura di morire”.
Capo pirata: “Digli che torturerò tutta la sua famiglia”.
L’interprete traduce.
L’inglese: “No, la mia famiglia no. L’oro è nascosto sotto il secondo bancone del mercato del pesce di Canton”.
Capo pirata: “Cosa ha detto?”
Interprete: “Dice che non ha paura di morire”.
COME PREMIARE L’ILLEGALITA’….A NAPOLI SI PUO’
Pubblicato il 13 settembre, 2013 in Costume, Politica | Nessun commento »
Circola in Italia una strana idea di legalità. I suoi cultori chiedono alle Procure di esercitare il ruolo improprio di «controllori» ma non appena possono premiano l’illegalità, per demagogia o per calcolo elettorale. È il caso di Napoli, città-faro del movimento giustizialista visto che ha eletto sindaco un pm, dove è stata appena approvata, praticamente all’unanimità, la sanatoria degli occupanti abusivi delle case comunali. Nel capoluogo partenopeo si tratta di un fenomeno vastissimo: sono circa 4.500 le domande di condono giunte al Comune per altrettanti alloggi. Per ogni famiglia che vedrà legalizzato un abuso, una famiglia che avrebbe invece diritto all’abitazione secondo le regole e le graduatorie perderà la casa. Non c’è modo migliore di sancire la legge del più forte, del più illegale; e di invitare altri futuri abusivi a spaccare serrature e scippare alloggi destinati ai bisognosi.
Ma nelle particolari condizioni di Napoli la sanatoria non è solo iniqua; è anche un premio alla camorra organizzata. È stato infatti provato da inchieste giornalistiche e giudiziarie che «l’occupazione abusiva di case è per i clan la modalità privilegiata di occupazione del territorio», come ha detto un pubblico ministero. In rioni diventati tristemente famosi, a Secondigliano, Ponticelli, San Giovanni, cacciare con il fuoco e le pistole i legittimi assegnatari per mettere al loro posto gli affiliati o i clientes della famiglia camorristica è il modo per impadronirsi di intere fette della città; sfruttando le strutture architettoniche dell’edilizia popolare per creare veri e propri «fortini», canyon chiusi da cancelli, garitte, telecamere, posti di blocco, praticamente inaccessibili dall’esterno e perfetto nascondiglio per latitanti, armi e droga.
Non che tutto questo non lo sappia il sindaco de Magistris, che a Napoli ha fatto il procuratore. E infatti ha evitato di assumersi in prima persona la responsabilità di questa scelta. L’ha però lasciata fare al consiglio comunale, Pd e Pdl in testa, difendendola poi con il solito eufemismo politico: «Non è una sanatoria. Io la chiamerei delibera sul diritto alla casa». E in effetti è una delibera che riconosce il diritto alla casa a chi già ce l’ha, avendola occupata con la forza o l’astuzia. Antonio Polito, Il Corriere della Sera, 13 settembre 2013
……Scommettiamo che se De Magistris, in questa circostanza, invece che sindaco di Napoli fosse stato procuratore della Repubblica, il sindaco, chiunque fosse, lo avrebbe arrestato? E per una volta avrebbe avuto ragione perchè legalizzare un reato quale è non solo l’occupazione abusiva di una casa ma anche la sottrazione della proprietà al legittimo proprietario, per di più con la forza, è a sua volta un reato che va perseguito e punito, severamente e immediatamente, visto che la sempre invocata Costituzione “più bella del mondo” riconosce e tutela la proprietà privata. Invece De Magistris, come denuncia Polito, se ne è uscito con una tesi che più che l’arresto meriterebbe la gogna: legalizzare il reato serve a riconoscere il diritto alla casa….e il diritto di chi la casa se l’è vista sgraffignare sotto il muso? Diciamoci la verità: De Magistris, come tanti come lui, è quel che ci meritiamo allorchè andando a votare dimentichiamo l’antico adagio che ammoniva: il meglio (o quel che tale appare) è sempre nemico del bene. Ogni riferimento a ciò che è sotto il nostro naso è puramente voluto. g.
SE NON E’ ZUPPA, E’ PAN BAGNATO: AMATO GIULIANO, IL DOTTOR SOTTILE DI CRAXI, NOMINATO GIUDICE COSTITUZIONALE
Pubblicato il 12 settembre, 2013 in Costume, Politica | Nessun commento »
ROMA, 12 SET – Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, “con decreto in data odierna, ha nominato ai sensi dell’art. 135 della Costituzione, Giudice della Corte Costituzionale il Professore Giuliano Amato”. Fa parte delle prerogative del Capo dello Stato scegliere cinque dei quindici ‘giudici delle leggi”’.
“Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano con decreto in data odierna – si legge nella nota del Quirinale – ha nominato ai sensi dell’art. 135 della Costituzione, Giudice della Corte Costituzionale il Professore Giuliano Amato, in sostituzione del Professor Franco Gallo, il quale cessa dalle sue funzioni di Giudice e di Presidente della Corte Costituzionale il prossimo 16 settembre. Il decreto è stato controfirmato dal Presidente del Consiglio dei Ministri Onorevole Dottor Enrico Letta. Della nomina del nuovo Giudice Costituzionale il Capo dello Stato ha dato comunicazione al Presidente del Senato della Repubblica, al Presidente della Camera dei Deputati e al Presidente della Corte Costituzionale”. Fonte ANSA, 12 settembre 2013
…………………..L’antico proverbio contadino è quanto mai “azzeccato” per l’ultima nomina di Napolitano che non contento di aver infoltito la sinistra del Senato con quattro nuovi senatori a vita al costo sine die di un milione di euro all’anno, stamattina ha nominato un nuovo giudice costituzionale, e guarda caso anche questa volta di sinistra, nella persona di Giuliano Amato, meglio noto come il prezzemolo di tutte le minestre, da quella craxiana, a quella dei banchieri a cui dedicò la “rapina” cui sottopose i conti correnti degli italiani nel 1992, depredandoli notte tempo di una prelievo forzato mai più restituito. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti di tutti i fiumi del mondo ma lui, il Giuliano nazionale, il dottor sottile che suggeriva a Craxi le mosse politiche, è riuscito non solo ad uscire indenne da ogni sconvolgimento ma ha tratto fior di vantaggi, dalla nomina a premier nel 1992 al posto di Craxi che tradì senza indugi, alla nomina apremier dopo D’Alema agli sgoccioli della maggioranza ulivista di Prodi del 1996. Qualche settimana fa non gli è riuscito di fare bingo con la elezione a presidente della Repubblica che avrebbe aggiunto un ulteriore sonoro tintinnare di emolumenti mensili a quelli, davvero miserabili che riscuote ogni mese: 35 mila euro, ma non si è perso d’animo ed infatti dopo una breve attesa intervallata dalla mancata nomina a seatore a vita ecco la nomina a giudice costituzionale, nell’ambito della quale, potrebbe, forse a breve, dimostrare il suo eterno contorcimento, negando a Berlusconi, ex amico di Craxi e quindi anche suo ex amico, una qualsivoglia benevolenza a proposito della legge Severino ove fosse quest’ultima fosse sottoposta al vaglio di costituzionalità. Anche in questo malaugurato caso il nostro non si sottrarrebbe e farebbe il suo dovere: sempre al servizio di Sua Maestà di Chi comanda. g.
SULL’ORLO DEL PRECIPIZIO
Pubblicato il 11 settembre, 2013 in Politica | Nessun commento »
Se gli ultimi tentativi di mediazione fallissero, se l’ultimo, accorato appello del presidente Napolitano cadesse nel vuoto e il Pdl optasse nelle prossime ore per la spallata finale al governo Letta, allora non ci sarebbe nemmeno un vincitore, ma sul terreno solo uno stuolo impressionante di vinti.
Sarebbe sconfitta innanzitutto l’Italia, la cui condizione economica preoccupa ancora l’Europa e il cui spread ha proprio ieri sorpassato quello spagnolo. Perderebbero le istituzioni, che nella scorsa primavera, quando i partiti in Parlamento avevano mostrato tutta la loro penosa impotenza, furono salvate con uno sforzo d’emergenza attraverso la rielezione di Giorgio Napolitano. E il capo dello Stato, come è noto, si è detto personalmente e istituzionalmente indisponibile, fino alle estreme conseguenze, a giochi e manovre che farebbero ripiombare l’Italia nel caos politico.
Non vincerebbe lo stesso Berlusconi, che non vedrebbe minimamente migliorata la propria condizione personale, drammaticamente invischiata in vicende giudiziarie il cui automatismo oramai non sarebbe recuperabile neanche da una linea di condotta ultra-aperturista del Pd nella Giunta del Senato.
Non vincerebbe il centrodestra, decapitato del suo leader, frastornato, illuso, incapace di capire che il burrone è molto vicino e che senza un rinnovamento radicale di leadership, di classe dirigente, di linguaggio la partita è perduta, per quante fantasmagoriche performance Berlusconi sia ancora in grado di esibire in campagna elettorale, il suo terreno preferito ma che da ora in poi dovrà affrontare come un’anatra zoppa.
Non vincerebbe il centrosinistra, già pronto ad inebriarsi per la scomparsa del Nemico da cui è stato battuto tanto frequentemente, ma che sembra condannato all’eterna ripetizione degli stessi errori. Non vincerebbe il Pd, che anche ieri ha dimostrato di intrattenere un rapporto morbosamente ambiguo con il movimento di Grillo, colpito sì dai suoi insulti ma anche segretamente tentato dall’idea di una pur sbrindellata alleanza per mettere definitivamente all’angolo il centrodestra. Svanirebbe la stessa idea di riforme costituzionali condivise, la prospettiva di una riduzione del numero dei parlamentari, di maggiori poteri al capo del governo, della fine del paralizzante bicameralismo perfetto, del ridimensionamento dei costi della politica, Province in primis, che sembrano inscalfibili.
Impallidirebbe la speranza che sia possibile in Italia una normale democrazia dell’alternanza, in cui gli schieramenti si contendano la guida del governo, ma non vogliano perseguire l’annientamento reciproco, come è accaduto in questi venti anni e come i coriacei detrattori della «pacificazione» vorrebbero che continuasse in una rissa infinita e inconcludente. Perderebbero tutti e si correrebbero gravi «rischi», come avverte Napolitano. C’è ancora pochissimo tempo per sperare che ci si voglia fermare un centimetro prima del precipizio. Pierluigi Battista, Il Corriere della Sera, 11 settembre 2013
……L’analisi è giusta, la diagnosi anche…quale terapia?
UNA MISTERIOSA OSSESISONE
Pubblicato il 9 settembre, 2013 in Politica | Nessun commento »
Il governo di larghe intese è stato voluto dal Pdl molto più che dal Partito democratico. Angelino Alfano fa bene a ricordarlo. Pier Luigi Bersani, sotto choc per la mancata vittoria elettorale, tentò in tutti i modi di formare un esecutivo diverso, appoggiato dagli eletti di Grillo. Solo dopo numerosi fallimenti, e grazie al presidente della Repubblica, il Pd accettò con sofferenza di varare una grande coalizione, nella quale non ha mai creduto fino in fondo.
Ma proprio questi dati di fatto rendono ancora più incomprensibile il comportamento del Pdl, o almeno di una sua parte, nell’estate politica dominata dalla condanna di Silvio Berlusconi. L’impegno a tenere separati la vicenda giudiziaria e il destino del governo è stato rimosso. Le minacce si sono moltiplicate fino a questi giorni di tregua apparente. Falchi e pitonesse hanno calcato la scena con dichiarazioni incendiarie contro tutto e tutti: dal capo dello Stato al presidente del Consiglio, dai giudici ai presunti traditori che si anniderebbero nel Pdl.
C’è qualcosa di misterioso nell’ossessione di aprire una crisi. Far cadere il governo e andare alle elezioni (ammesso che al voto si vada) non cambierà di un millimetro la situazione giudiziaria di Berlusconi. Il 15 ottobre la condanna diventerà operativa con la scelta tra arresti domiciliari e affidamento ai servizi sociali. Poco dopo arriverà la Corte d’appello che ricalcolerà gli anni di interdizione dai pubblici uffici. Non c’è nessuno, in uno Stato di diritto, che possa ragionevolmente pensare che tutto ciò si possa cancellare con un colpo di spugna prima dell’esecuzione della sentenza e senza che l’ex premier ne prenda atto.
Certamente molte dichiarazioni di esponenti del Pd sulla decadenza in base alla legge Severino stanno dando una mano al partito della crisi. C’è una fretta sbandierata. Il diritto di difesa riconosciuto a tutti (compreso quello di valutare nel merito il ricorso alla Corte europea) e le obiezioni avanzate da importanti giuristi sembrano un fastidio. La voglia di eliminare l’avversario per via giudiziaria, un tratto distintivo della fallimentare politica dei Democratici nei confronti di Berlusconi, è fortissima.
È bene che la giunta che si riunisce oggi avvii un esame approfondito e lasci il tempo necessario alla difesa. Così la vicenda tornerà su un binario corretto. Perché lascerà nelle mani di Berlusconi una decisione che nessuno può prendere al suo posto. Riguarda il suo futuro personale e il destino del partito che ha fondato. Un atteggiamento rispettoso della legalità gli permetterà di continuare a svolgere, anche fuori dal Parlamento, un ruolo politico importante. E, dopo una richiesta avanzata da lui o dalla sua famiglia, il Quirinale potrà esaminare con serenità le ipotesi di clemenza o di commutazione della pena.
Ma, soprattutto, il leader del centrodestra italiano potrà riflettere su un punto decisivo. Dopo venti anni è tempo di avviare con serietà la costruzione di una nuova formazione dei moderati italiani. Nel Pd è in atto un processo di cambiamento generazionale, la coppia Enrico Letta-Matteo Renzi porterà questo partito fuori dalla tradizione post comunista. Il centrodestra può restare a guardare senza dare una prospettiva agli italiani che non si riconoscono nella sinistra? Non è possibile: anche in questo campo c’è bisogno di idee nuove e di una classe dirigente che sappia interpretarle e proporle al Paese. Tocca a Berlusconi, con i gesti e gli atteggiamenti giusti, decidere se esercitare una vera leadership favorendo questo processo. Altrimenti si consegnerà agli urlatori di professione in un cupo finale di partita.Il Corriere della Sera, 9 settembre 2013
………………..E’ così, tocca a Berlusconi, perchè la sua discesa in campo non risulti fine a se stessa, compiere scelte strategiche che consentano ai milioni di elettori che si sentono e sono moderati nella loro visione della vita, del costume, della morale, di avere lo strumento che possa essere megafono della loro voce, delle loro aspirazioni, delle loro speranze, delle loro convizioni, nonostante la sua uscita di scena. Tocca a lui scegliere se essere ricordato come l’uomo che ha ridato ai moderati un luogo, fisico e politico, nel quale riconoscersi o essere indicato come colui che ha sacrificato a se stesso il sogno di sempre dei moderati: concorrere alla nuova ricostruzione del Paese dopo quella del secondo dopoguerra che fu opera e merito della DC che allora fu diga al comunismo come oggi deve essere diga al dilagante conformismo di sinistra un nuovo soggetto politico che non sia soltanto ascia di guerra e strumento fazioso nelle mani di pochi ras. Confidiamo che il presidente Berlusconi nell’imminente suo personale crepuscolo sappia e voglia dare una nuova alba al grande popolo dei moderati italiani. g.
L’IMPROBABILE ESPULSIONE (DELLA GUERRA)
Pubblicato il 8 settembre, 2013 in Costume, Politica estera | Nessun commento »
Quale persona ragionevole può preferire la guerra alla pace? Non stupiscono dunque i vasti consensi che alla luce di un possibile intervento militare americano in Siria ha ricevuto l’appello del Papa contro la guerra. Appello che, si badi, non evoca affatto l’argomento che in questo specifico caso la guerra sarebbe ingiustificata (cioè «non giusta»), ma esprime semplicemente un reciso e totale no alla guerra. Proprio questo carattere generale e programmatico dell’appello papale alla pace – oggi in palese sintonia con un orientamento profondo proprio dello spirito pubblico dell’intera Europa continentale – solleva però almeno tre grandi ordini di problemi, che sarebbe ipocrita tacere.
l) L’ostilità di principio alla guerra (fatto salvo, immagino, il caso di una guerra di pura difesa, tuttavia non facilmente definibile: la guerra dichiarata dalla Gran Bretagna e dalla Francia alla Germania nel 1939, per esempio, era di difesa o no?) cancella virtualmente dalla storia la categoria stessa di «nemico» (e quella connessa di «pericolo»). Cioè di un qualche potere che è ragionevole credere intento a volere in vari modi il nostro male; e contro il quale quindi è altrettanto ragionevole cercare di premunirsi (per esempio mantenendo un esercito). Chi oggi dice no alla guerra è davvero convinto che l’Europa e in genere l’Occidente non abbiano più nemici? E se pensa che invece per entrambi di nemici ve ne siano, che cosa suggerisce di fare oltre a essere «contro la guerra»?
2) In genere, poi, chi si pronuncia in tal senso è tuttavia favorevole all’esistenza di un’Europa unita quale vero soggetto politico. Un’Europa perciò che abbia una politica estera. La questione che si pone allora è come sia possibile avere una tale politica rinunciando ad avere insieme una politica militare, un esercito e degli armamenti (e quindi anche delle fabbriche d’armi). È immaginabile un qualunque ruolo internazionale di un minimo rilievo non avendo alcuna capacità di sanzione? Altri Stati senza dubbio tale capacità l’avranno: si deve allora lasciare campo libero ad essi? Ma con quale guadagno per la pace?
3) C’è infine un argomento molto usato per dirsi in generale contro la guerra: «La guerra non ha mai risolto alcun problema». Nella sua perentorietà l’argomento è però palesemente falso. Dipende infatti dalla natura dei problemi: non pochi problemi la guerra li ha risolti eccome (penso a tante guerre per l’indipendenza nazionale, ad esempio); per gli altri bisogna intendersi su che cosa significa «risolvere» (tenendo presente che nella storia è rarissimo che per qualunque genere di questioni vi sia una soluzione definitiva, «per sempre»). Se si parla di un pericolo politico, una «soluzione» può benissimo essere rappresentata dal suo semplice ridimensionamento, dall’allontanamento nel tempo, dalla sostituzione di un nemico più forte con uno meno forte. Tutti obiettivi che un’azione militare è di certo in grado di conseguire.
Insomma: essere in generale a favore della pace è sacrosanto; proporsi invece di espellere la guerra dalla storia è, come si capisce, tutt’un altro discorso. Ernesto Galli della Loggia, Il Corriere della Sera, 8 settembre 2013
……………….Oggi, 8 settembre, ricorre l’anniversario, il settantesimo, dell’armistizio dell’Italia con gli alleati e, di lì a poco, i verificarsi di eventi, la nascita al Nord della Repubblica di Salò e al Sud del Regno d’Italia, he avrebbero provocato la sanguinosa guerra civile tra i fascisti e gli antifascisti che a 78 anni dalla fine della guerra continua a dividere il nostro Paese non solo politicamente ma anche, in alcuni periodi, con la violenza contrapposta tra le parti. Basta questo ricordo e questo esempio per condividere le osservazioni di Galli della Loggia al pur lodevole appello “no alla guerra”: purtroppo è un appello che al di là del suo monito etico è destinato a rimanere inascoltato da chi vive nella logia della guerra e della violenza. v