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 BERLUSCONI: IL MIO GOVERNO HA RISANATO I CONTI PUBBLICI Data: 02/03/2007
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
BERLUSCONI: IL MIO GOVERNO HA RISANATO I CONTI PUBBLICI


Ti proponiamo il testo integrale dell’intervento di Silvio Berlusconi alla Camera dei Deputati in occasione del dibattito di venerdì 2 marzo 2007 sulla fiducia al governo Prodi….

“Signor Presidente, signore e signori deputati, le dimissioni di un Governo che ha perso la maggioranza due volte in dieci giorni - prima sulla politica di difesa e, poi, sulla politica estera - sono state una ferita umiliante per la credibilità internazionale del nostro paese. Voi della maggioranza avete deciso di tamponare questa ferita impegnandovi nella caccia al singolo, piccolo voto invece di cercare una soluzione seria, e scaricate adesso sulla stabilità e sull’autorevolezza delle istituzioni la vostra debolezza e le vostre divisioni.


Per paura del giudizio e del voto degli italiani - che rigettano a larga maggioranza la vostra politica fiscale, illiberale e punitiva, e la vostra idea di uno Stato onnipotente ed invasivo, che mette al suo servizio il cittadino, il lavoratore e l’imprenditore -, state trasformando il Governo della Repubblica in un’assemblea di condominio disordinata e rissosa, e non bastano certo a nasconderlo gli artifici verbali in cui si è esercitato questa mattina il Presidente del Consiglio. Avete agitato la bandiera, per voi simbolica, di una legislazione che metteva in pericolo il valore della famiglia ed ora l’avete riposta, in fretta e furia, senza nemmeno il pudore di ammettere che avevate commesso un errore, scavalcando il Parlamento e promuovendo un disegno di legge del Governo. Per far dimenticare quell’errore, ora ci volete far credere che pensate a nuovi provvedimenti per la famiglia, del tutto vaghi ed approssimativi. Non si è neppure certi che tra due settimane voi abbiate i voti per rifinanziare la missione dell’ONU e della NATO in Afghanistan, ma vi inorgoglite, in modo spregiudicato e francamente ridicolo, per una presunta autosufficienza della maggioranza.

Le grandi opere infrastrutturali - che in cinque anni di Governo stabile erano diventate il volano di un nuovo slancio nazionale, con 106 cantieri aperti, 1500 chilometri di strade iniziati e conclusi, dieci volte gli investimenti effettuati dalla sinistra nei precedenti cinque anni di Governo - sono ormai oggetto di un negoziato grottesco (…)

Signor Presidente, credevo che questo fosse dovuto al fatto che dalle parti della sinistra si sente dire che i treni ad alta velocità sono inutili per attraversare le Alpi: qualcuno ha osservato che sono stati riscoperti gli elefanti di Annibale
Oscillate tra liberalizzazioni finte o minori e giuochi di potere finanziario basati sulle vostre consuete logiche dello statalismo, dell’aggressione con piani e leggi speciali alle libere imprese, del tentativo di mettere su nuovi ‘baracconi’ di Stato. Certo, per l’opposizione un Governo fragile e confuso è una benedizione, ma il prezzo finale lo pagano i cittadini, ed è un costo troppo alto per la comunità la superbia di una coalizione che non vuole riconoscere la realtà elettorale di un paese legale diviso a metà dal voto di aprile e di un paese reale in cui oggi il Governo è in condizioni di indiscutibile minoranza.

Servivano spirito di verità e di sincerità, verso le istituzioni e verso il paese; e invece vi siete già immersi, anche per quanto riguarda la legge elettorale, in una logica di ammiccamenti trasversali!
Noi, che siamo il maggior partito dell’opposizione - un partito che non si è mai sottratto alle sue responsabilità di fronte al paese -, già da tempo, accogliendo l’invito formulato dal Presidente della Repubblica, abbiamo assicurato al ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali la disponibilità di Forza Italia a discutere, come di altri problemi importanti ed urgenti, anche di un eventuale miglioramento della legge elettorale. Questa disponibilità oggi confermiamo, purché si tratti di un tentativo serio, e non di un semplice espediente dilatorio, come ha voluto chiarire poc’anzi anche il presidente Fini. Un confronto franco e leale tra i partiti, in Parlamento, in tempi rapidi e definiti, sulle diverse soluzioni possibili e non uno stratagemma per tenere in vita artificiosamente un Governo.


Ma, al di là della legge elettorale, come sarà, da domani, la navigazione di questo Governo? Già si annunciano, tra i partiti della maggioranza, altri «bracci di ferro», come ad esempio sulle pensioni, secondo i vecchi schemi tristemente sperimentati nei mesi scorsi.
La realtà è che vi abbiamo lasciato una riforma delle pensioni che, dall’anno prossimo, determinerà sulla spesa previdenziale un risparmio strutturale di 8 miliardi di euro, garantendo una tendenza che non intacca i diritti acquisiti dei pensionati di oggi e che garantisce i giovani per il domani; e voi, invece, ricomincerete a discuterne, condizionati dal voto delle componenti più corporative e classiste del movimento sindacale.
Noi, a otto mesi dal varo del nostro Governo, le pensioni minime le avevamo già aumentate per milioni di famiglie, nonostante il «buco» di bilancio che le vostre politiche di spesa incontrollata ci avevano lasciato, 38 mila miliardi di euro certificati dall’Unione europea (..,)

E questo lo abbiamo fatto senza mettere le mani nelle tasche dei cittadini e senza penalizzare le imprese, come invece avete fatto voi.
Noi vi abbiamo lasciato in eredità i conti pubblici in ordine, con un deficit, nel 2006, al 2,4 per cento del PIL; un deficit che ci colloca tra i paesi più virtuosi in Europa. Questa è la realtà! Il resto sono le solite vostre menzogne Voi avete ricevuto in eredità la ripresa economica e finanziaria; voi avete ricevuto in eredità, dalle nostre finanziarie ‘antifiscali’ e dal ciclo economico mondiale, un cumulo di risorse che smentisce la vostra quinquennale campagna antinazionale sul cosiddetto declino

In questa situazione, con prospettive incoraggianti per la crescita, il massimo che invece ci si può attendere da voi è un lungo ed incerto negoziato con l’Europa, che ha ‘bocciato’ l’unico, l’unico provvedimento sensato del vostro Governo, la riduzione del cuneo fiscale per le imprese e per il lavoro, perché è stato concepito malamente ed ancor peggio strutturato.
Signor Presidente, signore e signori deputati, sono stati presentati al Parlamento due diversi Governi. Il primo, era quello del programma di 281 pagine; il secondo, quello dei dodici punti. Il primo Governo, dunque, prima della sfiducia del Senato, rispondeva alle domande dei radicali sulla famiglia e dei pacifisti sulla politica estera e militare; il secondo, invece, stralcia i provvedimenti sulle convivenze e tenta di ristabilire una qualche continuità con la politica estera e militare italiana.

Qual è il vero Governo Prodi? Quello che media con i pacifisti ed i laicisti e si presenta come la sintesi compiuta dei cosiddetti riformisti e dei cosiddetti antagonisti o quello che espunge violentemente gli impegni presi con le «estreme» senza che queste protestino? Il Governo ha riformato nettamente la sua politica o, meglio, l’ha adattata di volta in volta alle circostanze, agli umori ed alle convenienze del momento?
Che cosa è avvenuto tra il primo e il secondo Governo Prodi? Io credo davvero che non sia mai accaduto, nella storia parlamentare, che il medesimo Governo sostituisse la sua linea politica tra il primo ed il secondo voto di fiducia.
Signor Presidente, signori deputati, noi daremo corpo e voce al sentimento diffuso e alla protesta del paese, che si è già fatta sentire nella pacifica e splendida festa del 2 dicembre a Roma. So che uno degli obiettivi di questo Governo è quello di cercare di dividere la nostra coalizione con le prospettive contraddittorie o di un grande centro o del federalismo fiscale. (…)

Sono convinto che non ci riuscirete, perché dietro ai nostri partiti, a tutti i partiti del centrodestra, c’è un solo grande popolo della libertà. E io credo che anche chi tra noi vuole legittimamente distinguere la sua posizione, intende rimanere fedele a questo grande popolo. Io credo nel popolo della libertà, signori del Governo, e so che la coalizione che è nata attorno a Forza Italia è un dato permanente della politica italiana, una realtà che il vostro stare al Governo non ha interrotto, ma, anzi, ha consolidato ed esteso.
Per tutte queste ragioni, noi oggi neghiamo la fiducia a questo Governo e lo facciamo in nome di questo popolo e nell’interesse di tutti gli italiani! Vi ringrazio.”

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