di Laura Rio
Ma, allora, chi ci ha guadagnato in questo show? Il pubblico no: si è annoiato, tanto da cambiare canale. Raiuno neppure: gli ascolti sono stati così così, sotto le aspettative. Al momento, l’unico vincitore appare il disco. Sì, il disco di Adriano Celentano che con lo spottone che gli ha regalato lunedì sera Raiuno volerà nelle classifiche di vendita. Ma quanto è costato e quanto ha fatto guadagnare «la situazione di mia sorella non è buona», titolo che solo a pronunciarlo fa venire noia?
Facciamo due conti. Quello tra il Clan di Celentano e il primo canale Rai era stato studiato, con acume, come un vero e proprio matrimonio di interessi. Il cantante promuoveva il nuovo album, Raiuno gli dava una serata in cambio di garantiti alti ascolti con tanto di spot per venti giorni che reclamizzavano l’uno e altro, lo show e il cd. Risultato: lo share (32,29 per cento) del predicatore è stato praticamente uguale a quello che riesce a raggiungere la soldatessa Maria De Filippi con un molto più prosaico «C’è posta per te». I costi? Centomila euro a Celentano. Più quasi 600mila euro per la produzione (scenografia, luci, autori, ospiti), in sostanza un costo di più di 8.000 euro al minuto.
E gli incassi? Secondo una stima approssimativa, solo il break pubblicitario andato in onda a metà show ha fatto entrate nelle casse della Sipra (la concessionaria di pubblicità Rai) circa due milioni di euro: ogni spot veniva venduto a 170mila euro e ne sono andati in onda 12. Mentre c’è stata una netta perdita per la scelta di far partire il programma subito dopo «Affari tuoi»: quel break pubblicitario tra i pacchi di Insinua e il programma di prima serata vale, in una serata normale (non evento come quella di Celentano), circa ottocentomila euro.
Fin qui, si direbbe, è stato un buon affare: la Rai è rientrata in tutte le spese, ci ha pure guadagnato e anche se gli ascolti non sono stati così incredibili, si può mettere un segno positivo.
Il fatto è che, però, la Sipra, aveva messo in conto un bel 38-40 per cento come risultato di share. E dunque aveva fatto pagare di conseguenza gli spot agli inserzionisti pubblicitari. Peccato che gli ascolti siano stati, in media, più bassi. Basta pensare che i break a fine trasmissione erano stati venduti a 150mila euro l’uno, ma lo share già sceso al 28 per cento sul finale della trasmissione è crollato al 18 per cento nel primo minuto dello spazio pubblicitario. Dunque, ora si dovranno fare i conti: di norma, non si restituiscono i soldi agli inserzionisti pubblicitari. Per riequilibrare aspettative e reali risultati, si regalano altri spot, però, alla fine dei conti sono meno soldi che entrano. E Celentano? Lui ci ha guadagnato. La cifra del suo compenso personale, centomila euro, non è certo alta, anzi... i campioni (nel mondo dello spettacolo come nel calcio) valgono quello che rendono. Anche se lui era lì per fare principalmente un favore alla sua musica e a se stesso. Però il suo Clan ha realizzato un bel risparmio: per promuovere lo spettacolo sono andati in onda sette promo al giorno per venti giorni. E ogni promo era anche uno spot al disco: in sottofondo si sentivano le musiche dell’album e il titolo del programma era solo leggermente cambiato rispetto a quello dello show: «La situazione di mia sorella non è buona» il primo, «la situazione non è buona», il secondo. Quanto sarebbe costato a qualsiasi casa discografica una mega pubblicità di questo tipo? Due o tre milioni di euro. E chi se la potrebbe mai permettere in questi tempi di crisi nera per la musica?
Comunque, se matrimonio d’interessi doveva essere, sembra che proprio che la bilancia penda più da una parte. E, quel che è più importante, gli unici che veramente dovevano ricavarci qualcosa, cioè gli spettatori, non hanno ottenuto quel che volevano: la voce di Celentano, non i suoi sermoni.