Faccio una proposta, che è anche un invito, strepitosamente fuori moda. Questa: che i docenti delle Università di Napoli e di Salerno, e per essi i loro corpi accademici, dichiarino sospesa ogni attività didattica e in generale culturale (dalla presentazione di libri ai convegni, ecc. ecc.), fintanto che un solo quintale d'immondizia continui ad ammorbare l’aria e a sconvolgere il paesaggio della regione. Dichiarino cioè il loro territorio inagibile al pensiero. La situazione di Napoli e di quelle infelicissime contrade è infatti ormai tale, così inconcepibile, così oltre ogni immaginabile misura di scandalo, da richiedere a tutti gesti inconsueti. Non in nome della politica, per carità. In nome di quelle regole elementari della vita collettiva, di cui si dice che la cultura debba, almeno nelle distrette estreme, farsi rappresentante. In Italia l’università ormai conta poco, ma forse le resta ancora la forza per lanciare al Paese e al mondo un grido di protesta con la speranza che esso venga finalmente udito.