A Potenza, divenuto da anni l'epicentro di tutte le più incredibili storie penali italiane, si sta consumando l'ennesima gogna mediatica ai danni di tutti, presunti colpevoli, presunte vittime,
per la maggior gloria del solito PM che spende fiumi di quattrini per intercettare tutto il mondo, compreso quando qualcuno fa la cacca.
La vicenda è lungi dall'essere chiara, perchè come ha sostenuto Vittorio Feltri ieri sera a MATRIX, se è certamente abominevole sotto l'aspetto morale e del costume, non sembra avere tutti quei risvolti penali in nome dei quali notte tempo, centinaia di carabinieri in assetto di guerra, al comando dell'inglese italianizzato di Potenza ha catturato alcune decine di persone in tutta Italia, trasferendole a Potenza. Intendiamoci, ha ragione Feltri, le attività di Corona e compagni sono di quelle che rivoltano lo stomaco, e ci inducono a domandarci in che mondo ormai viviamo, ma ciò non ci impedisce di domandarci se tali immorali e amorali attività giustificano la gogna mediatica che inevitabilmente ha colpito persone che sino a prova contraria sono degne di ogni stima. Del resto la notizia che la Procura della Repubblica di Como ha chiesto l'archiviazione delle due inchieste che portarono,in galera, come un delinquente comune Vittorio Emanuele di Savoia, proprio ad opera dello stresso PM che intravede prostituzione ad ogni angolo di strada, non può che farci domandare se questa gogna mediatica possa essere giustificata e sopportata. Questa volta nel tritacarne della gogna a tutti i costi, cui certe inchieste giudiziarie assordanti costringono persone comunque per bene, sino a condanna definitiva, ha avuto nel mirino anche personaggi politici, tra cui il leghista Maroni e il portavoce di Prodi, Sircana. Contro quest'ultimo, egli, come gli altri persona per bene sino a prova contraria, si è scatenata una ignominiosa campagna diffamatoria, fondata su discutibili intercettazioni telefoniche che fanno riferimento a fotografie che nessuno sinora ha visto, che forse non esistono, che forse non esisteranno mai. Qualche giornale, come IL GIORNALE di Milano, ha pubblicato il nome di Sircana e di Maroni, altri non lo hanno fatto. Contro IL GIORNALE si sono alzate sferzanti le rampogne di taluni che hanno deprecato la pubblicazione della notizia e dei nomi. Prendendosela con il direttore del Giornale, BELPIETRO, e tutto ciò mentre su Rai Uno, Vespa, come al solito, sproloquiava sulla notizia, e altrettanto faceva Mentana su Canale 5, poco preoccupandosi che non era grave aver pubblicato i nome dei politici, ma grave era non aver alzato un muro di silenzio su una inchiesta, che come le altre promosse a Potenza, potrebbe finire in una bolla di sapone, mentre quelli rimasti impigliati nello squallido gossip difficilmente poi saranno risarciti dei danni subiti. E senza dimenticare che su Rai 2, il ministro della Giustizia annunciava la necessità di approvare subito una legge che vieti la diramazione delle intercettazioni da parte di chi le possiede e la loro pubblicazione. In questo contesto si inserisce il duro articolo di Maurizio Belpietro pubblicato questa mattina sulla prima pagina del GIORNALE di Milano. Lo pubblichiamo perchè riteniamo che esso sia un contributo alla chiarezza e alla onestà di tutti.
I MAESTRINI DELLA PENNA SPORCA
di Maurizio BELPIETRO
Ieri è stata una straordinaria giornata di lezioni di giornalismo alla rovescia. Colleghi e politici si sono esibiti in dissertazioni per spiegare quand’è che una notizia non si deve pubblicare. Il fatto da tacere era quello riguardante il tentativo di ricatto ai danni di Silvio Sircana, portavoce del governo Prodi. Riassumo la puntata precedente: nei mesi scorsi un fotografo seguì Sircana, scattò foto di lui con una signora e poi dell’auto del parlamentare dell’Ulivo ferma di fronte a un transessuale. I clic non parevano destinati alla pubblicazione, ma a gettare «le basi di un grande futuro» per Fabrizio Corona e la sua banda di paparazzi. Un ricatto, insomma. Questa quantomeno è la convinzione dei magistrati. Invece di allarmarsi per questa simpatica attività, giornalisti e deputati se la prendono col Giornale.
Il più esilarante è il sostituto portavoce dell’Ulivo, Gad Lerner, secondo il quale sarei un ipocrita e il mio atteggiamento vomitevole. Premesso che a rivoltare il mio già fragile stomaco sono gli insegnamenti di un ex direttore che si distinse, quand’era al Tg1, per aver mandato in onda immagini pedofile, qui gli ipocriti sono il maestrino dalla penna rossa e i colleghi che s’indignano. Non ultimo Enrico Mentana, che ieri sera mi ha processato (e condannato) in tv senza invitarmi a dire la mia: bell’esempio di giornalismo.
Detto questo, le intercettazioni telefoniche del fotografo che aveva immortalato Sircana non le avevamo solo noi del Giornale: erano anche nelle mani di molti altri cronisti. Lo stesso portavoce del governo, mentre stava al telefono col nostro Vittorio Macioce, ha ricevuto la chiamata di un giornalista che lo informava del dossier contro di lui. Ricapitoliamo dunque: nelle redazioni si sapeva di Sircana, il sottoscala della politica sapeva o avrebbe saputo presto, gli unici che non dovevano sapere erano i lettori. Il tentativo di ricatto andava tenuto nascosto agli italiani, per lasciare che gli «amici» di Sircana – uomo pubblico, uomo dentro le stanze del potere – si divertissero a darsi di gomito? O peggio?
E poi, cari professori di giornalismo alla rovescia, perché le vicende che sfiorano un politico – ancorché vittima – devono essere taciute e quelle di altre vittime – starlette, calciatori, imprenditori o fanciulle di belle speranze – date in pasto all’opinione pubblica? Se si appartiene alla corporazione dei politici, possibilmente di sinistra, si ha diritto alla privacy mentre se si è una persona comune si ha diritto solo allo sputtanamento?
Dico da anni che sono contrario all’uso indiscriminato delle intercettazioni. Che la barbarie vera è la trascrizione nei fascicoli processuali di chiacchiere che non hanno alcuna attinenza col procedimento giudiziario. Auspico da tempo una legge che impedisca questo uso da parte dei magistrati. Questa legge il centrosinistra l’ha fatta abortire e ora si lagna. Piangano pure, ma se la prendano con loro stessi, coi loro compagni giustizialisti, coi loro pennini sempre intinti nel rosso. E lascino in pace noi, che abbiamo da lavorare.
P.S. Un’ultima domanda ai giornalisti alla rovescia, quelli sempre pronti a citare l’indipendenza anglosassone, e che ieri mi hanno chiesto perché abbiamo pubblicato il nome di Sircana. Domandatevi semmai se in Gran Bretagna o in America la storia di un tentativo di ricatto ai danni di un politico sarebbe stata nascosta. Interrogatevi se i vostri colleghi stranieri che prendete a esempio avrebbero chiesto a me perché ho pubblicato il nome di Sircana o a lui perché stava lì. Quando avrete trovato la risposta giusta, forse avrete fatto un passo avanti.