C’è un deficit peggiore di quello economico in questo Paese: il deficit di meritocrazia. Ci avete fatto caso? Il top manager viene strapagato anche se distrugge il valore dell’azienda. Il giudice fa carriera anche se sbaglia clamorosamente le sentenze. L’impiegato fannullone ruba lo stipendio al suo vicino di scrivania che meriterebbe di essere pagato meglio. E tutti noi siamo quasi rassegnati al fatto che questa ormai sia una Repubblica fondata sul piloro: non conta quel che si lavora, conta quel che si è in grado di digerire. Cioè, ormai, praticamente tutto.
È possibile che un giudice ci metta otto anni per scrivere una sentenza? Ed è possibile che, nonostante questa sua mancanza permetta ai boss mafiosi di andare a spasso liberi, la carriera del suddetto magistrato continui imperterrita? È possibile che un professore possa accumulare in un paio d’anni 709 giorni di assenza immotivati, conservando il suo posto in cattedra? È possibile che su 47 insegnanti condannati per reati di natura sessuale, anche su minori di 14 anni, la metà continui ad andare regolarmente a scuola e a prendere regolarmente lo stipendio?
E i top manager? Stesso discorso, anche per loro. Alcuni guadagnano fino a 19mila euro al giorno. Al giorno, si badi bene. Un insulto alla miseria? Forse. Ma sarebbe pure giusto, se questi manager producessero benefici per la loro azienda, per i risparmiatori e di conseguenza per il Paese. Il vero scandalo italiano è che invece le retribuzioni sono pressoché slegate dai risultati. E la dimostrazione è che mentre le società quotate crollano in Borsa, chi le amministra diventa ricco. Telecom docet: il titolo vacilla, i responsabili del disastro incassano (buonuscita compresa) 37 milioni di euro in un anno, che significa all’incirca 100mila euro per ogni giorno lavorato.
Ecco forse bisogna dire basta a tutto ciò. Si parla tanto di casta della politica: ma quella dei «senza merito» non è anche peggio? E allora vorremmo buttare in mezzo a questa stanca campagna elettorale tre parole che forse sono davvero di centrodestra: onore al merito. Proviamoci, almeno. In Germania hanno appena preso una decisione molto interessante: chi lavora male (cioè con standard di un terzo inferiori rispetto ai suoi colleghi) viene licenziato. Non è forse un provvedimento da studiare? Si potrebbe cominciare da qui. Contro gli indegni. Per il lavoro. E anche un po’ per il piloro.