Se fossimo il procuratore generale di Bari, Marzano, o il PM Lupo, o il GIP De Benidictis, dopo aver letto le motivazioni con cui la Cassazione ha annullato senza rinvio l'ordinanza di arresto del padre di Ciccio e Tore, ci vergogneremmo e il minimo che faremmo è dare le dimissioni dalla Magistratura. La Cassazione, sia pure con linguaggio burocratico ma senza lasciar dubbio alcuno, ha scritto nelle motivazioni dell'annullamento del'ordinanza, che non c'era nè un indizio nè un movente che potessero giustificare l'arresto del padre dei due bambini, cui è strata privata la libertà personale senza alcuna ragione, cioè, diciamolo pure, arbitrariamente; e non ha risparmiato neppure i giudici di merito, cioè il Tribunale del Riesame, che confermando gli arresti si è assunto a sua volta la responsabilità di condividere il nulla su cui si era basata l'ordinanza dell'arresto. Naturalmente l'ordinanza della Cassazione apre la strada al risarcimento per ingiusta detenzione a favore di Pappalardi. A quanto ammonterà è difficile dirlo, ma si tratterrà di centinaia di migliaia di euro, che ovviamente dovrà sborsare lo Stato, cioè noi cittadini che con le nostre tasse oltre che pagare gli stipendi dei tre signori sopra citati, dovremo pagare anche i danni provocati dall'imperizia, dalla superficialità, dalla negligenza di tre funzionari dello Stato che essendo parte di un Ordine che è ormai divenuto Potere saranno esentati dal risponderne di persona, come imvece si vuole, ed è giusto, che sia per tutte le altre categorie di funzionari pubblici. Ecco, si incominci da questo a riformare la Giustuzia, a rendere eguali i giudici agli altri cittadini e già sarebbe iun bel passo avanti. Naturalmente anche se pagassero loro, nessuno potrà risarcire il danno morale subito dal padre dei due bambini, l'orrore del carcere, la detenzione in isolamento, sulla base dell'incredibile teorema "non può che essere stato che lui". Forse si! Facciamo provare a lor signori la stessa pena inflitta a Pappalardi.