DI FILIPPO FACCI
Io non penso che serva una nuova generazione di politici cattolici, o meglio: penso che questa nuova generazione già esista e vada benissimo così. Ciò che credo sia definitivamente accaduto, negli ultimi vent'anni, è che l'Italia abbia perfezionato una condizione inevitabilmente laica dove la dottrina sociale della Chiesa non ha più diritto a iscrizioni d'ufficio: non, perlomeno, nel novero delle cose politiche e istituzionali. Non aveva torto Famiglia Cristiana, tempo fa, quando scrisse che in questo governo non c'è «neanche un cattolico che sia espressione di associazioni le cui radici affondano nella dottrina sociale della Chiesa»: questo governo, in effetti, è pieno di cattolici e basta. Coloro che erano espressione di qualcosa, oggettivamente, hanno ottenuto poco (non a caso, forse) il che non toglie che la stessa maggioranza, ma beninteso anche parte dell'opposizione, resti composta da cattolici che lo sono imprescindibilmente: per ricordarlo basta aprire un giornale. Questo alla Chiesa può solo piacere. Si tratta di cattolici tuttavia laici, forti di convincimenti che sono stati lasciati fuori dai programmi elettorali: e questo, perlomeno a questo Papa, forse piace meno. Il nuovo vessillo della Chiesa sono i temi etici: ma la verità è che i temi etici, per quanto se ne parli, non spostano un voto.