I bambini deficienti da grandi vorranno fare la satira, non la velina o il calciatore: perché la satira santificata da certi buffoni è il mestiere più bello del mondo, qualcosa che vorrebbe corrispondere a una perfetta immunità giudiziaria e civile oltretutto per autoproclamazione: satira anche se non avesse più nulla della satira, satira anche se non facesse più ridere da anni. Satira per loro significa che puoi dire quello che vuoi, su chi vuoi, quando vuoi, come vuoi: e devi poterlo dire magari pagata dal servizio pubblico, devi poter invocare la Costituzione, devi poter chiamare nano e antidemocratico e fascista e ciccione e piduista ovviamente chi vuoi (a destra) e collaborazionista e inciucista e corrotto ovviamente chi vuoi (a sinistra) e se qualcuno avrà da ridire tu invocherai l’articolo 21, il regime, la censura, perché tu sei intoccabile, fai satira: comica ma comiziante, satirica ma tribunizia, giullare ma requisitoria, senza contraddittorio che è roba da giornalisti, tu fai satira e quindi travestirai ogni delirio di onnipotenza da missione salvifica, ogni disturbo narcisistico da sindrome da persecuzione cilena.
Perfetto, non quadrano solo un paio di dettagli. Il primo è che qualcuno dovrà pur deciderlo se tu fai satira o se sei solo da internare: e questo qualcuno, tu guarda, è proprio quella Magistratura che i satiri invocano di continuo perché indaghi sull’intero scibile umano ma non su di loro.
C’è l'obbligatorietà dell’azione penale e loro non fanno che difenderla, ma non stavolta. Esiste una norma (che non riguarda il vilipendio religioso, depenalizzato nel 1999) e il problema a loro dire non è se la norma sia giusta o se comunque sia stata infranta: il problema è che c’è «aria di fascismo» (Dario Fo) e soprattutto che «la satira non si processa» (Curzio Maltese) il che beninteso ci starebbe anche bene, la satira non si processa: il problema infatti è che secondo la magistratura quella della Guzzanti non è satira. Qualcuno dovrà pur stabilirlo, oltre un certo livello: e non siamo messi così male da lasciarlo decidere alla stessa Guzzanti o a Dario Fo, Curzio Maltese, Beppe Grillo, Marco Travaglio e altri che si parano il sedere con la satira ogni volta che dicono una cazzata.
Beppe Grillo ha detto che il Capo dello Stato è sonnecchioso e che non doveva firmare un certo provvedimento: secondo la magistratura è satira. Sabina Guzzanti, invece, ha descritto un Papa all’inferno nelle mani di diavoli gay: secondo la magistratura non è satira. Deciderà il Guardasigilli, sono le regole: e che meraviglia, se negasse l’autorizzazione. I giudici contro i martiri della satira, il governo Berlusconi che li difende. Che meraviglia. E già che ci siamo, visto che Beppe Grillo ha detto che di questo passo andrà a vivere all’estero: che meraviglia, se si decidesse a farlo.