di Nicola Porro
Comprensibilmente l’attenzione è oggi concentrata sul solo caso Alitalia. Dove un sindacato irresponsabile, la Cgil, e una corporazione, quella dei piloti, che si è fatta sindacato, hanno compromesso l’ultimo tentativo per non far fallire l’azienda. Ma converrebbe guardare un po’ più in là. Alitalia, purtroppo, non è un’eccezione. Migliaia di altre imprese, in questi anni, sono passate per un trattamento simile.
Il disgustoso applauso per la trattativa che si è interrotta sintetizza alla perfezione un modo di pensare così radicato nel nostro sindacalismo. Il principio è semplice: non conta l’azienda, non contano i prodotti o i servizi, men che mai contano i clienti. Anche al costo di morire, ciò che è importante è il lavoratore. Il monarca assoluto del nostro sistema capitalistico, in cui gli utenti, i cittadini non valgono nulla. E sulla base di questo principio si è costruita un’impalcatura giuridica altrettanto assurda: che va dall’intoccabilità dello Statuto dei lavoratori, approvato quasi 40 anni fa, a una giurisprudenza per cui la parte, supposta ex lege debole, il lavoratore appunto, ha sempre e comunque ragione.
Berlusconi sta facendo di tutto per trovare una soluzione ad Alitalia. Ma non perda di vista la grande preda: rivoluzionare il rapporto tra imprese e lavoratori vale cento volte il salvataggio di Alitalia. E se il costo (si fa per dire) è quello di rinunciare alla Cgil si proceda. Il caso Alitalia gli dà una forza unica. Ha dalla sua parte il sindacato più moderno, ma ciò che più conta, l’intero Paese. Non è una questione di destra o di sinistra, è semplicemente un moto di ragionevolezza. Il suicidio di Alitalia è il suicidio di un sindacato che ha preteso di cogestire la politica italiana sin dal dopoguerra. Di un sindacato che passa più tempo a Palazzo Chigi di quanto faccia nelle fabbriche. È la dequalificazione di un sindacato che facendo finta di tutelare i più deboli, pensa a tutelare se stesso. Molti hanno rivisto nel caso Alitalia la battaglia vinta dalla Thatcher contro i minatori inglesi. Se domani il governo riuscisse a trovare una soluzione per Alitalia (il rientro di Colaninno&co), ma non mettesse mano ad una seria riforma dei rapporti con il sindacato, sarebbe comunque una sconfitta.