A Marco Travaglio non è piaciuta la nomina di Giuseppe Frigo alla Consulta. Bene, direte voi, ce ne faremo una ragione. Il fatto però è che in questo modo si rivela il rapporto molto strano (malato, direbbe lui) che Travaglio e moltissimi come lui hanno con la Costituzione.
Travaglio dice che Frigo non va bene per la Corte Costituzionale perché ha difeso, difenderebbe o difenderà leggi incostituzionali. E chi decide che quelle leggi sono state, sarebbero o saranno tali? Ovviamente Marco Travaglio in ultima e inappellabile istanza.
Travaglio infatti argomenta come segue: Frigo è favorevole alla separazione delle carriere tra giudici e pm, ma la Costituzione non lo prevede, quindi egli difende una legge incostituzionale. Ovviamente Travaglio non tiene in alcun conto che la modifica sulla separazione delle carriere possa essere introdotta nella carta fondamentale con una legge detta appunto costituzionale (maggioranza dei due terzi, doppia lettura), per lui una legge è incostituzionale se non gli piace e tale resta checché il Parlamento ne dica.
Tanto è vero che Travaglio chiama ad esempio la legge sul giusto processo a suo tempo sostenuta dall’avvocato Frigo e spiega: “Il Parlamento approvò la norma incostituzionale in meno di un anno (un vero colpo di mano! ndr) e sotto forma di legge costituzionale così la Consulta non potè farci nulla: è il nuovo articolo 111, un articolo incostituzionale nella Costituzione”.
Capito il ragionamento? Quei furbacchioni dei parlamentari in un anno si mettono d’accordo e fanno una legge votata dal 98 per cento di loro e per fregare la Consulta la chiamano legge costituzionale. A quel punto i giudici supremi, nonostante i moniti di Travaglio, devono fare pippa e prendersi l’obbrobrio nella magna carta.
Viene da chiedersi a che serva la Corte Costituzionale se c’è Travaglio a vegliare sulla Costituzione. Mandiamoci lui alla Consulta e risparmiamo sugli altri 14 giudici.
DA l'OCCIDENTALE DEL 23 OTTOBRE 2008