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 PARTITO DEMOCRATICO: Una poltrona per troppi Data: 25/04/2007
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
Il problema, ufficialmente negato, è quello della leadership del nascituro Partito democratico. Prodi ha messo le mani avanti, chiedendo di restare al suo posto fino alla fine della legislatura: ha chiesto il massimo. Ma i pretendenti alla leadership del nuovo partito vorranno aspettare così a lungo?

La lista è lunga: Fassino, Rutelli, Veltroni, Bersani, D’Alema e Finocchiaro sono in prima fila. A Prodi questa competizione giova e farà di tutto per incoraggiarla e perpetuarla cercando di imitare la regola applicata con successo da Mitterrand al Partito socialista: divide et impera.

La Costituente partirà ad ottobre: Fassino vorrebbe che le consultazioni per eleggere i delegati fossero limitate ai militanti, per il semplice motivo che controlla buona parte del partito; Prodi vorrebbe allargarle. La partita si giocherà tra Fassino e Marini.

La forza di Prodi è che non ha un solo avversario ambizioso, come gli accadde nel 1998: D’Alema coalizzò chi voleva liberarsi di Prodi. Ma adesso, con la prospettiva che capo del governo e capo del partito siano la stessa persona, si lotta per un posto solo tra molti pretendenti.
Nel 2008, quando verrà formalmente varato il Pd, ci sarà la resa dei conti. E’ probabile che la partita verrà decisa tra chi potrà garantire il migliore rapporto con l’estrema sinistra che si va a sua volta unificando, e chi potrà garantire un allargamento verso il centro.
A mano a mano che queste due linee diventeranno più evidenti, cresceranno i pericoli per Prodi poiché dovrà fare ciò che non vuole fare, cioè scegliere.

La legge elettorale sarà un banco di prova. Non si può escludere che, dopo tanto pressing, Napolitano decida di allentare la presa, accontentandosi della “semplificazione” in atto nell’area di centrosinistra, e giocando in tal modo il centrodestra che ha creduto alle sue sollecitazioni. Anche perché il Capo dello Stato potrà inaugurare una nuova linea di solleciti al centrodestra perché dia una mano, segua l’esempio della sinistra: così – dirà – sarà più facile trovare una larga intesa sulla legge elettorale.

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