Come un fiume carsico, è riemerso il tema del razzismo. Sono anni che la questione ci accompagna, almeno 20, da quando la Lega ha fatto il suo debutto. Mi ricordo che il primo eurodeputato di Umberto Bossi, il bergamasco Luigi Moretti, se ne usci con una battuta che voleva essere spiritosa, ma finì solo per essere rozza: “Razzisti noi? Contro i negri non abbiamo proprio niente. Anzi, per noi sono meglio dei terroni”. La frase finì sui giornali, procurando ai leghisti l’accusa d’emulare Jean-Marie Le Pen, il politico francese conosciuto per le sue posizioni antisemite, e per un certo tempo non si discusse altro che di razzismo. La questione ora e rispuntata a causa delle parole di Matteo Salvini, un altro leghista, che ha avuto la brillante idea di proporre posti riservati ai milanesi sui mezzi pubblici. La scemenza ha provocato l’effetto di un cerino in un serbatoio di benzina, con profluvio di prese di posizione.
Peraltro, l’aria era gia satura di vapori: prima la denuncia dei clandestini in ospedale, poi le nuove norme sulle iscrizioni a scuola dei figli di immigrati privi di cittadinanza, da ultimo il respingimento dei barconi nelle acque del Mediterraneo. A Dario Franceschini, che è in campagna elettorale fin dal giorno della sua nomina a segretario del Pd, gli argomenti sono apparsi talmente ghiotti da spingerlo a evocare le leggi razziali e qualcuno e andato oltre, paragonando le imbarcazioni bloccate al largo di Lampedusa alla nave degli ebrei che non fu fatta attraccare nel porto di New York appena finita la Seconda guerra mondiale. Ma davvero l’Italia e una nazione razzista? Veramente siamo governati da una maggioranza segregazionista che sogna di rinchiudere nei ghetti gli immigrati?
La risposta è no, non siamo un popolo di razzisti e in Parlamento non c’è alcun partito che voglia imporre leggi come quelle del 1938. Siamo semplicemente un paese che l’immigrazione l’ha subita, non l’ha governata, e oggi ne paga le conseguenze. Non siamo stati noi a scegliere chi far entrare in Italia, sono stati quelli che ci entravano con la forza a sceglierci. Non ci siamo preoccupati di darci delle regole e di farle poi rispettare. Risultato: l’immigrazione ci ha colto impreparati. Vent’anni fa il fenomeno non esisteva e oggi abbiamo oltre 3 milioni di immigrati regolari e alcune centinaia di migliaia di clandestini. Ma gli eccessi verbali, certo odiosi, senz’altro stupidi, di qualche esponente della Lega non rivelano una deriva razzista, semmai segnalano un problema, in qualche caso un disagio. E fingere di non vederlo o accusare gli altri di razzismo non serve.
Molti si sono chiesti perche una parte della sinistra anziché guardare la luna continui a puntare gli occhi sul dito che la indica. Sulla Stampa, Luca Ricolfi, collaboratore di Panorama e autore di un libro di successo sul complesso di superiorita della sinistra, ha sintetizzato le ragioni di questo comportamento in una parola: snobismo. A differenza dei ceti popolari, che misurano quotidianamente le difficolta di convivenza con gli immigrati, intellettuali e politici di sinistra sono lontani dai quartieri piu degradati e possono permettersi il lusso della solidarieta. La spiegazione è convincente, ma credo che manchi qualcosa, che ha a che fare con la cultura in cui giornalisti, sindacalisti e uomini politici (l’establishment della sinistra) sono cresciuti: il totem della solidarietà. Per anni si sono detti solidali con qualsiasi lontana causa, da quella dei Mau Mau a quella del Polisario. Raccolte di fondi, conferenze stampa, tutto in nome della solidarieta ai popoli che soffrono. Più lontano era il popolo e più sindacato e partiti di sinistra si sentivano affratellati. A forza di essere solidali con cause sconosciute, molti si sono dimenticati delle cause nostre.
La cultura della fratellanza li ha spinti talmente in la che ormai faticano a capire cio che hanno davanti. Il problema di una immigrazione disordinata ce l’hanno sotto gli occhi, ma non hanno gli occhiali per vederlo, sono impossibilitati a leggerlo. In pratica, sono come gli analfabeti di ritorno, che a forza di non leggere finiscono per non saperlo piu fare. P.s. Il respingimento degli immigrati non è un’invenzione dell’attuale governo. Già nel 1997, regnante Romano Prodi, la Marina italiana in accordo con quella albanese pattuglio il Canale di Otranto, per bloccare le navi in arrivo da Valona. Proprio durante un’operazione di respingimento la Sibilla, una corvetta della Marina militare, urto e affondo una motovedetta carica di disperati. Morirono 108 profughi. All’epoca nessuno disse che il respingimento era una misura razzista. Ma quelli erano altri tempi. Come dicevamo, regnava Prodi.