IL GOVERNO ALLETTA I CETI DEBOLI ... E POI LI TASSA !!!
Gli italiani hanno già avuto modo di sperimentare, con gli stipendi di gennaio, gli effetti catastrofici della Finanziaria di Prodi su tutte le fasce sociali, anche e soprattutto su quelle più deboli. I magri adeguamenti di stipendi e pensioni promessi prima del varo della manovra si sono rivelati inesistenti, e anche chi ha avuto qualche minimo beneficio è stato comunque beffato dalla raffica di rincari scattati dal primo gennaio, a partire dal canone Rai e dal bollo auto, il cui aumento ha colpito il 90% delle vetture circolanti.
Ma il governo delle sinistre e delle tasse ha fatto di più e di peggio, imponendo l’odioso ticket sul pronto soccorso che penalizza soprattutto gli anziani. Per non parlare degli aumenti delle tariffe ferroviarie, dei ritocchi alla tassa sui rifiuti, delle imposte regionali su benzine e diesel, fino allo sblocco dell’addizionale Irpef e all’aumento dell’Ici che molti Comuni hanno già applicato. Il combinato disposto delle tasse nazionali e di quelle locali ha rivelato così la vera faccia del governo Prodi, che pur avendo trovato i conti dello Stato in perfetto ordine ha varato una Finanziaria di guerra per depauperare i cittadini e alimentare le proprie clientele con i soldi pubblici. Si è consumata così una vendetta sociale che ha colpito soprattutto il ceto medio, le imprese produttive e il piccolo commercio, anche attraverso le false liberalizzazioni varate al solo scopo di favorire la grande distribuzione delle Coop rosse.
Tutti coloro che in buona fede hanno votato per la sinistra, hanno compreso di essere stati ingannati. Ha ragione chi dice che la notizia stupefacente non è che due italiani su tre non abbiano alcuna fiducia in questo governo, ma che ve ne sia ancora uno su tre che lo rivoterebbe”.
Senza lo straordinario gioco delle tre carte, senza la continua manipolazione mediatica dei conti pubblici da parte di tv e giornali (tutti schierati a sinistra) l’opinione pubblica avrebbe le idee più chiare, capirebbe l’inganno di un governo che taglia e non dà, tenuto insieme dal potere e dall’antiberlusconismo.