Dalla famiglia alla casa, dalle pensioni ai salari: se si dovessero fare tutte le cose che le tante anime della sinistra propongono, non basterebbe moltiplicare per cinque o per dieci la cifra del “tesoretto”. Il dibattito sulla redistribuzione di questi due miliardi e mezzo di euro, che qualcuno a ragione preferisce definire “bottino”, è diventato talmente stucchevole che tanto varrebbe lasciarlo ai rissosi leader e ministri della maggioranza. Agli italiani e agli elettori offrono un quadretto d’insieme che somiglia a una campagna elettorale alla rovescia.
Ma tant’è, qualcosa va detta sulla più recente polemica che ha portato in rotta di collisione Prodi e Rutelli: l’abolizione dell’Ici. Il leader della Margherita insiste per tagliare da subito l’odiosa tassa sulla prima casa, Prodi vuole rinviarla alle calende greche. Rutelli ricorda a Prodi che si trattava di un impegno assunto da lui stesso, al momento di ottenere il secondo voto di fiducia. Il premier fa orecchie da mercante, per l’ennesima volta mostra di non sapere né volere rispettare le promesse, inventa altre priorità.

L’aspetto più singolare della vicenda è che l’uno e l’altro stanno litigando su una proposta che non era nel programma dell’Unione ma in quello del centrodestra. Alla sinistra dalla memoria corta va rammentato che fu Berlusconi, in campagna elettorale, a lanciare la proposta di abolire la tassa sulla prima casa. E che, in quell’occasione, dai leader dell’Unione salì un coro unanime di improperi, di ironie, di accuse di populismo. Quel che allora non si poteva né promettere né fare, adesso si deve o si dovrà fare.

Ma naturalmente alla maniera della sinistra che, come dice Berlusconi, “sa solo tassare, promette di togliere l’Ici e poi non mantiene”. Ma gli elettori questo lo sanno.