Si ha l’impressione, talvolta, che la macchina della legge, che sappiamo asmatica e bolsa, colpisca con tempismo ed energie differenti a seconda delle latitudini. Ieri ci sono state due manifestazioni politiche di una certa rilevanza: una, a Bologna, pacifica e composta, animata da qualche decina di giovanotti di CENTRODESTRA; l’altra, all’Aquila, minacciosa e proterva. La prima, che in realtà non eranemmeno una manifestazione in senso tecnico, si è esaurita nell’esposizione in piazza Santo Stefano, a pochi passi dall’abitazione del presidente del Consiglio, Romano Prodi, di uno striscione con solo tre parole: «Una vergogna Speciale». Una concisione tacitiana, tre paroline per sintetizzare una pagina nera della Repubblica, il colpo dimanocontro il comandante generale delle Fiamme gialle, lo sviluppo di uno stile di non-governo sprezzante e illiberale. Nessuno berciava o minacciava: solo tre parole, come diceva una vecchia canzonetta.Maquelle tre parole sono bastate a fare scattare la reazione delle forze dell’ordine: i ragazzi dello striscione sono stati identificati e i loro nomi sono stati trasmessi alla magistratura «per il di più a praticarsi», come recitano le formule questurine. Si profila l’accusa: manifestazione non autorizzata, in pratica porto abusivo di striscione anti-governativo. La formuletta è importante: non significa nulla che lo srolotamento dello striscione non abbia messo in pericolo l’ordine pubblico, è sufficiente che non ci sia stata la richiesta dell’autorizzazione a fare ciò che in ogni democrazia è consentito. Altra musica all’Aquila. Quihanno sfilato, inquadrati con l’esperienza di chi non è nuovo agli scontri di piazza, elementi dell’ultrasinistra, elementi tosti dell’ala cosiddetta «movimentista eversiva», che hanno chiesto l’abolizione del 41 bis (prevede norme di carcerazione particolarmente limitative, a ragione, per terroristi e mafiosi). Fra i manifestanti c’erano sicuramente molti simpatizzanti dei terroristi delle nuove Br. Lo provano gli slogan urlati davanti al carcere in cui è detenuta Nadia Desdemona Lioce, la terrorista condannata per omicidio, e le scritte che i manifestanti si sono lasciate dietro, ignobili graffiti in cui si inneggia ai comunisti combattenti, agli omicidi di Biagi e D’Antona, alla morte dei nostri civili e militari a Nassirya. Ovviamente, c’erano anche scritte contro il Papa: è troppo facile attaccare il vescovo vestito di bianco, quante divisioni ha, in definitiva? Lamanifestazione dell’Aquila è stata insultante per tutto il Paese, per i morti e per i vivi, per i parenti delle vittime del terrorismo, per tutti coloro che si ostinano a sperare nelle istituzioni che l’attuale cricca al potere mortifica. Ma per i manifestanti dell’Aquila non ci sarà nessuna segnalazione all’autorità giudiziaria, perché avevano provveduto a richiedere la prescritta autorizzazione e qualcuno si era affrettato a concederla.Unademocrazia può morire anche di sottigliezze burocratiche. Ma quanto dista Bologna dall’Aquila? La diversità nel comportamento della macchina delle legge non dipende dalla latitudine, ma dalla topografia politica. I portatori dello striscione di Bologna si richiamano all’opposizione, i protervi dell’Aquila si collegano, attraverso la trafila dei «movimenti», a una componente del governo e della maggioranza (presunta). I ragazzi delle tre parole sono colpevoli di lesa maestà, i protervi dell’Aquila spadroneggiano. La diversità di trattamento corrisponde alla sprezzante arroganza con cui il presidente del Consiglio ha reagito alle accuse motivate rivoltegli per il caso Visco. C’è unasimmetria che conferma «una vergogna Speciale». Qualcuno si illude, ma il regime c’è già, vive e lotta con noi. Cioè, contro di noi.