Giampaolo Pansa, giornalista e storico commentatore di sinistra della politica italiana, ha scritto su L'Espresso un durissimo ariticolo su Veltroni capo del PD. ha scritto Pansa che Veltroni è un pacione che vuol piacere a tutti, che affabula più che parlare, tendenzialmente portato al compromesso: tutto ciò che non è bene per il Paese, scrive pansa che dopo aver ricordato di aver iniziato a scrivere di Veltorni dal 1994, lo considera il meno adatto a guidare l'Italia. Se lo dice Pansa non possiamo che essere d'accordo. Del resto basta vedere Roma e, magari, uno dei servizi più importanti per una città moderna, cioè la metropolitana.
Checché ne dica il sindaco Veltroni, la tanto osannata metropolitana di Roma è una pena. Lo è per numero di chilometri, avendone tra linea «A» e «B» appena 36 quando Londra ne conta 408, Madrid 227, Parigi 213, Berlino 146. Lo è per scomodità di fruizione, chiudendo la linea A alle ore 21 rispetto all’una e mezzo di Madrid e Berlino. Lo è per frequenza delle corse, dai 5 agli 8 minuti, una media altissima rispetto alle altre capitali europee. Lo è soprattutto per la sicurezza, visto lo scontro ad ottobre dove ci scappò il morto e 200 furono i feriti. All’epoca l’amministrazione cittadina criticò chi la criticava ma poi svicolò quando i macchinisti denunciarono che la subwaycapitolina non era sicura, che «i freni funzionano male», che i «convogli attraversavano i cantieri» e che «spesso la sala operativa ci dice di andare a vista e di passare col rosso per snellire il traffico».
Nella pancia di Rom acrescono gli incidenti poiché cedono i binari, per le avarie agli impianti elettrici, per i sovraccarichi di tensione sul pantografo. Sarà perché la ferita del frontale fra treni brucia ancora, sarà per la storia della ragazza uccisa con l’ombrello, il Campidoglio ha recentemente segretato un rapporto «sulla qualità dei servizi di trasporto pubblico locale » redatto dall’apposita Authority comunale. Contrariamente alle abitudini, il dossier non è stato pubblicizzato dal sindaco poiché tutti gli indicatori di primo livello sulla sicurezza alle fermate della metropolitana sono ampiamente sotto gli standard previsti dal contratto di servizio.
Disastroso è definito lo stato di ascensori, tapis roulant e scale mobili, come il livello di disponibilità delle biglietterie, i servizi igienici, la qualità del viaggio e via discorrendo. Se il presente non è roseo, il futuro è ancora più tetro. AttualmenteRomaha due linee, ma Veltroni parla come se ne avesse quattro. Sull’affascinante progetto della terza «archeo-metro», linea «C», il primo cittadino ha surclassato Rutelli, che quell’idea aveva lanciato garantendo il fine-lavori entro il Giubileo del 2000. Il progetto era quello di una subway che attraversasse il centro storico più antico del mondo infischiandosene dei mille tesori, sottoposti a vincoli d’ogni genere, nascosti sotto l’asfalto. Dopo anni di chiacchiere e annunci roboanti, finalmente nel 2005 il sindaco convoca la stampa all’Auditorium e annuncia urbi et orbi l’ambizioso progetto.
Fatto il bando di gara, assegnato l’appalto da tre miliardi di euro a un consorzio d’imprese (tra cui spiccano le coop rosse Cmb e Ccc), per la giunta Veltroni iniziano i problemi. I sondaggi archeologici preliminari evidenziano la presenza di numerosi reperti che mettono a rischio il tratto centrale: salta così la stazione Argentina che avrebbe dovuto consentire l’interscambio con il tram «8» proveniente da Casaletto (altra perla del trasporto comunale per sprechi, disservizi, continui incidenti tragicomici). Alla fermata successiva, piazza Venezia, spunta presto un’altra impasse: a forza di scavare a due passi dai Fori è emersa un’imponente vetreria del ’400, ostacolo insormontabile per le ambizioni di Walter di collegare in quel punto la linea «C» con la ancor più futuribile linea «D».
Dopo mesi di ambasce e di sondaggi alternativi perfino sotto il Campidoglio, il sindaco ha chiesto aiuto alla Soprintendenza Archeologica, s’è inventato un trasloco temporaneo dello specchio con riposizionamento della stesso a metro conclusa, finendo per strappare un «sì» con riserva per una nuova ricollocazione delle uscite. Poiché nei giorni a venire non sono da escludere centinaia di rinvenimenti di opere d’arte, le assicurazioni del sindaco sulla conclusione della metro «C» entro il 2015 sono da considerare una boutade. Senza dire dei costi, che lieviteranno non osiamo azzardare quanto. Altro capolavoro d’immagine è quello dell’annunciato prolungamento della linea «B»in «B1»: anche qui la prima delle quattro stazioni (Nomentana) è già saltata perché, dopo averla sponsorizzata, Veltroni s’è accorto che i lavori sarebbero durati due anni più del previsto, troppi rispetto all’incrocio con la linea «D» ancora da pensare e realizzare nonostante il faraonico project financing che il Re di Roma presentò all’Auditorium l’anno scorso, in piena campagna elettorale, dando l’idea di una cosa già fatta. Questo è il sindaco del domani quotidiano. E ora, in carrozza. Incrociate le dita, si parte. Dopo di che come non dar ragione a Pansa? E speriamo che al responsabile di tanto disastroso esempio di cattiva amministrazione non venga affidato il compito di governare il Paese. Sarebbe un dosastro.