Pensavamo noi di conoscere le dichiarazioni dei redditi dei parlamentari in modo dettagliato e veritiero. Anche perché, dicevano dagli ambienti di Montecitorio, «è tutto pubblico». Ma pare che invece non sia così, o meglio, pare che si tratti della classica mezza verità. A lanciare questa palla infuocata (che sicuramente darà fastidio a molti) è l'Udc Carlo Giovanardi, il quale dopo aver scoperto che la dichiarazione dei redditi del premier Prodi conteneva qualche «zona buia» riguardante sua moglie e, dopo aver constatato l’impossibile consultabilità della dichiarazione fiscale dei parlamentari, decide di presentare una proposta di legge. Ma andiamo con ordine. Calandosi nelle vesti di Geronimo Stilton, il topo-giornalista che zampetta qua e là sempre alla ricerca di uno scoop o di nuove notizie, Giovanardi «con un accurato lavoro di ricerca durato quasi un anno» arriva a scoprire quanto segue: della dichiarazione dei redditi dei deputati è pubblico solo il dato complessivo. Niente dettagli, niente capitoli elencati voce per voce o punto per punto, niente descrizioni. «Nulla di tutto questo è consultabile». Davanti a tale scoperta l’ex ministro centrista decide di prendere carta, penna e calamaio e di scrivere al presidente della Camera, Fausto Bertinotti, per porgli un semplice interrogativo: «come mai non si può prendere visione delle intere dichiarazioni dei redditi dei parlamentari?». A quesito posto, arriva prontamente la replica del presidente Bertinotti il quale, con una missiva dettagliata, ricorda a Giovanardi l'esistenza di una norma vigente (legge 5 luglio 1982, n.441) che prevede «l'obbligo da parte dei deputati di depositare entro tre mesi dalla proclamazione la relativa documentazione». Sull'impossibile consultabilità Bertinotti evidenzia l'esistenza di un preciso articolo della suddetta legge (art. 9), dove è stabilito che «della dichiarazione dei redditi sia pubblicato in apposito bollettino solo il quadro riepilogativo». Ovviamente la risposta del presidente della Camera non fa altro che solleticare ancor di più la curiosità di Giovanardi, il quale si rimette a studiare e (all'insegna del detto, antico ma sempre attuale, verba volant, scripta manent) prepara una Pdl, presentata qualche giorno fa, dove chiede ufficialmente la modifica dell'art. 9 della legge 441 del 1982. «È perfettamente inutile depositare la dichiarazione se poi tanto non possiamo consultarla», chiosa il centrista. Praticamente una bomba. E ovviamente, dall’altra parte, il silenzio.La Pdl dell'ex ministro udc è l'ultimo tassello di un percorso di ricerche e studi cominciato, come si diceva, un anno fa. Quando, curiosando un giorno tra le dichiarazioni dei redditi dei parlamentari, notò alcune discrepanze riguardanti il premier Romano Prodi e sua moglie, la signora Flavia Franzoni. E cioè, come riportato dal Giornale lo scorso novembre, nelle pagine relative al premier si trova un reddito(relativo al 2005) pari a 92.650 euro, con un credito di imposta di 608 euro. Segue poi un elenco di proprietà immobiliari, compresa anche qualche azione qua e là. Si volta pagina, il soggetto ora è Flavia Franzoni. Per la moglie del presidente del Consiglio è riportato un reddito di 17.698 euro con un credito di 10.365; anche per lei qualche immobile in condivisione con il marito. Ma nulla di più. La dichiarazione della signora Prodi è praticamente vuota. Il tutto siglato autorevolmente: Romano Prodi. «Peccato però - dice l’esponente Udc - che a Bologna esista una società, l'Aquitania, legata al 50% alla signora Franzoni». Un dato non solo non poco rilevante ma anche confermato, lo scorso ottobre, dal sottosegretario alle Riforme, Paolo Naccarato, in un'interpellanza dello stesso Giovanardi su presunti conflitti di interessi riguardanti Prodi. «Come mai nella dichiarazione dei signori Prodi non si parla di Aquitania? A cosa è dovuta la discordanza tra quanto dichiarato dal sottosegretario Naccarato e la situazione patrimoniale presentata da Romano Prodi nel luglio 2006?». Interrogativi posti più volte dall’esponente Udc a cui nessuno però ha dato, finora, una risposta. «La sinistra ha sollevato la questione morale del conflitto di interessi, passando al setaccio tutte le attività economiche di Berlusconi. E ora invece, sulla vicenda dei signori Prodi, nessuno dice niente. Quindi - si chiede Giovanardi - esistono due pesi e due misure o siamo davanti a delle vere e proprie strumentalizzazioni?».