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 SPECIALE, UNA BOMBA AD OROLOGERIA Data: 03/07/2007
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
«Il caso Visco-Speciale è chiuso», affermò con fin troppa sicurezza Francesco Rutelli all’indomani del voto in Senato che approvava con uno scarto minimo il comportamento del governo, senza però riuscire a far passare l’apprezzamento per la Guardia di Finanza. Ma previsione fu meno azzeccata, per dirla come Di Pietro. E proprio il Tonino nazionale in questo affaire ha un ruolo non da poco. È proprio il ministro per le Infrastrutture ad essere sempre stato il meno convinto che in questa vicenda il buono fosse Visco il cattivo fosse il generale Speciale.

Di Pietro imputa al governo non solo il siluramento del comandante generale della Guardia di Finanza, ma anche le modalità con cui è avvenuto, comprese le durissime parole pronunciate in Senato da Padoa Schioppa nei confronti dell’alto ufficiale. Adesso Speciale ha deciso di querelare il ministro dell’Economia e, a cascata, il premier, mentre Visco è indagato dalla Procura di Roma per tentato abuso d’ufficio e minacce. Noi siamo da sempre garantisti, ma in questo caso la giustizia c’entra poco.

Qui in ballo c’è l’onorabilità di una persona, Speciale, che fino a un mese e mezzo fa era considerata dal governo un fiore all’occhiello delle Fiamme Gialle per poi diventare all’occorrenza il male assoluto, e di un corpo, la Guardia di Finanza, trattata da Visco come cosa propria al punto che aveva deciso di rivoluzionarla interamente per averla a sua completa disposizione.

L’arroganza di Visco, di Prodi e di Padoa Schioppa è talmente evidente, talmente scandalosa da aver provocato non pochi malumori all’interno della stessa maggioranza. E ora, sempre che quanti oggi – come Salvi – criticano certi comportamenti e chiedono a Visco un passo indietro non si contraddicano poi in Senato, la strada del governo si fa impervia.

Tenere in sella un viceministro a dispetto dello scandalo che lo sta investendo è un comportamento che rischia di ripercuotersi sull’esistenza dello stesso esecutivo e che la dice lunga su come Palazzo Chigi si comporti nei confronti delle intere istituzioni da oltre un anno. Sembra quasi che ci sia una rabbia infinita nata dalla frustrazione di non aver vinto le elezioni come credeva e come sperava l’intero centrosinistra. Rabbia che sfocia nella voracità di comportamenti e di accumulo delle cariche, senza un minimo di rispetto dei pesi e dei contrappesi.

Il caso Speciale è sintomatico, è l’emblema di una serie di comportamenti. Non è dato sapere come si concluderà, ma una cosa è certa: non è affatto chiuso. Tutt’altro.

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