Tutto è pronto per la manifestazione che, a Roma, vedrà oggi a piazza Santi Apostoli, alle ore 21, donne e uomini di ogni credo, uniti nel grido "Salviamo i cristiani". Le adesioni, dal giorno in cui l'appello è stato lanciato dal giornalista Magdi Allam, sono andate aumentando continuamente, coagulando attorno all'iniziativa il consenso e il sostegno di autorità religiose, della politica e della società civile. Ultimi in ordine di tempo, ma ovviamente di grande significato, quelli arrivati dalla Santa Sede: «Dice San Paolo - ha affermato ieri monsignor Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese orientali - che tutto coopera al bene: quindi tutto quello che si fa per poter aiutare questi nostri fratelli, anche se non è ufficialmente fatto da noi, va sostenuto».
Sandri, che proprio ieri mattina, nella sede del Dicastero da lui presieduto ha simbolicamente acceso una lampada di speranza per la pace in Medio Oriente alla presenza di numerosi ambasciatori, ha auspicato che «la manifestazione dia dei risultati positivi per la Terra Santa, per i cristiani in Iraq e in Iran, e che essi non si trovino a dover fuggire dalla loro patria». «La situazione dei cristiani è molto grave - ha detto ancora il presule - e la mia intenzione, accendendo la fiamma di questa fiaccola, è di tenere sveglia la nostra coscienza e la nostra attenzione. Non possiamo abbandonare i cristiani del Medio Oriente, ma dobbiamo fare qualcosa di concreto».
La manifestazione di oggi, come accennato, è nata da un editoriale di Allam pubblicato sul Corriere della Sera, quotidiano di cui è vicedirettore ad personam, nel quale il giornalista italo-egiziano, raccogliendo l'appello lanciato dai vescovi iracheni e rilanciato da Benedetto XVI, in cui si denunciavano con forza le pressioni spesso insostenibili che i cristiani devono subire, sosteneva la necessità inderogabile di una mobilitazione contro questa drammatica realtà. Da qui l'appello-manifesto con cui, in pratica, la manifestazione di oggi è stata "convocata": «Non possiamo più continuare - si legge nel testo -- ad assistere inermi alle barbarie che stanno costringendo milioni di cristiani negli Stati arabi, musulmani e altrove nel mondo a fuggire dalle loro case e dai loro Paesi».
Con forza, nell'appello, si denunciano ancora «le violenze contro i religiosi e i fedeli cristiani che pagano con la vita l'impegno e la fedeltà a testimoniare la propria fede». La realtà, e la storia, ci dicono che in conseguenza di questa situazione la «presenza dei cristiani si va assottigliando sempre più: dalla prima guerra mondiale circa dieci milioni di cristiani sono stati costretti a emigrare dal Medioriente. Una fuga simile alla cacciata degli ebrei sefarditi che da un milione prima della nascita dello Stato di Israele, si sono ridotti a 5 mila».
Intervistato qualche giorno fa da Avvenire, Magdi Allam ha spiegato che «la manifestazione del 4 luglio vuole affermare il diritto universale alla libertà religiosa, denunciando al tempo stesso che questo diritto viene violato principalmente nei confronti dei cristiani in Medio Oriente, perseguitati, discriminati, indotti a emigrare». «È la prima volta - ha aggiunto - che un fatto del genere accade in Italia. Abbiamo raccolto l'appello del Papa e dei vescovi iracheni, ci rivolgiamo a tutti gli uomini di buona volontà, non vogliamo essere incasellati in uno schema ideologico né buttarla in politica. La pluralità delle adesioni indica che questo obiettivo incontra una condivisione sempre più larga nel popolo italiano».
Anche il cardinale vicario Camillo Ruini, durante l'incontro europeo dei docenti universitari per il 50° dei Trattati di Roma, aveva lodato l'iniziativa di Allam, invitando le associazioni ecclesiali a non restare «indifferenti» di fronte al problema.