Cresce l'imbarazzo a palazzo Chigi circa l'inchiesta che coinvolgerebbe il presidente del Consiglio Romano Prodi. "Ci vogliono misura e rispetto per la verità", dice il portavoce del governo Silvio Sircana in una nota in cui fa riferimento all’intervista che il magistrato De Magistris, titolare dell’inchiesta calabrese in cui è rimasto coinvolto Prodi, pubblicata oggi sul "Corriere della sera". Sircana torna a ribadire la "totale estraneità del presidente" con le società al centro dell’inchiesta. Da parte sua De Magistris, in vacanza a Parigi con la famiglia, si limita a dire che non può confermare né smentire l’iscrizione del premier nel registro degli indagati. Il sostituto procuratore sta portando avanti un'inchiesta sul presunto comitato d’affari politico-massonico con sede a San Marino per la gestione di fondi comunitari sull’asse Calabria-Bruxelles.
De Magistris nega di aver in qualche modo fatto uscire le indiscrezioni riguardanti il capo del governo: "Non capisco come la fuga di notizie possa essere in qualche modo ricondotta a me visto che sono all’estero. Di certo non ho parlato io con i giornalisti che hanno dato la notizia. Anzi, ho saputo che in Italia se la prendevano con me perché ero irrintracciabile. Non vorrei che qualcuno giochi sporco, sfruttando persino il fatto che sono in vacanza per qualche giorno con la famiglia, anche se sono vacanze a metà, visto che sono sempre in contatto con i miei più stretti collaboratori e l’ indagine non si è mai fermata".
"La nuova tangentopoli" Dell'inchiesta preferisce non parlare troppo: "Mi limito a chiedere perché tutto questo chiasso quando qualcuno finisce iscritto tra gli indagati. Per fare le indagini bisogna iscrivere le persone. Si chiamino Rossi e Prodi. Facciano l’impiegato od il capo del Governo". Secondo il magistrato, quella dei fondi pubblici europei, nazionali e regionali, è la strada per capire "la nuova tangentopoli" che avviene "attraverso un sistema pilotato di erogazioni pubbliche, che non coinvolge soltanto i cosiddetti mariuoli, ma è il latrocinio che si fa sistema e alligna trasversalmente nella politica, nell’ economia, nelle istituzioni, nella magistratura".
Secondo quanto scrive il "Corriere", senza attribuirlo a De Magistris, il procuratore di Catanzaro, Mariano Lombardi, che aveva detto di non sapere dell'iscrizione di Prodi, avrebbe controfirmato l’atto e della circostanza sarebbe stato informato anche il procuratore aggiunto Salvatore Murone.