Fa impressione vedere come il Consiglio superiore della magistratura si sia affrettato ad aprire un’inchiesta nei confronti del magistrato di Catanzaro, il pubblico ministero Luigi De Magistris, che ha iscritto Prodi sul registro degli indagati.
Noi siamo da sempre garantisti e, come Berlusconi, auguriamo a Prodi di uscire a testa alta dalle indagini nel più breve tempo possibile. C’è però da dire che è scandalosa la differenza di trattamento riservata a Berlusconi prima e a Prodi oggi, e non parliamo solo della diversa attenzione dedicata dalla carta stampata, accanita per oltre 13 anni contro il leader di Forza Italia, buonista e perdonista fino al limite dell’insabbiamento nei confronti del Professore. Parliamo in particolare del Csm.
Alzi la mano chi ricorda provvedimenti dell’organo di autogoverno tesi a individuare gli autori delle sistematiche, monodirezionali, fughe di notizie, che facevano planare sui tavoli delle redazioni di alcuni ben noti quotidiani decine e decine di verbali d’accusa contro Berlusconi e alcuni suoi amici o collaboratori.
Alzi la mano chi ricorda il nome di un solo magistrato del pool “mani pulite” che sia stato anche solo ripreso verbalmente per le decine di interviste rilasciate sempre ai soliti quotidiani, e nelle quali veniva detto di tutto, contro tutti, a maggior ragione se erano politici.
A certi magistrati, proprio perché indagavano su Berlusconi, era permesso di tutto. Il Csm non li disturbava, li temeva. E se l’organo di autogoverno era costretto ad aprire un fascicolo nei loro confronti, con la stessa fretta lo chiudeva mandando tutti assolti. E’ invece bastato che un pm indagasse su Prodi e parlasse con un giornalista, per risvegliare la sopita voglia di chiarezza del Csm, che adesso lavora alacremente per punirlo, magari per trasferirlo, di certo per togliergli l’inchiesta.
Ecco l’Italia dei due pesi e due misure. Le regole, in questo Paese, devono essere rispettate solo da una parte politica, l’altra può tranquillamente ignorarle, perché nessuno, anche al più alto livello, si scomoderà di indagare, accertare e punire eventuali violazioni.
E così, la Corte Costituzionale viene tirata per la giacca sulla questione referendum e si prepara ad emettere una sentenza che è politica, perché se ammettesse i quesiti referendari certificherebbe praticamente la fine del governo.
Il Csm apre a tempo di record un’inchiesta sul pm che ha osato indagare Prodi. L’Anm interrompe uno sciopero proclamato come coltello alla gola del governo, affinché la sinistra approvasse una controriforma dell’ordinamento giudiziario cucita su misura per i giudici.
La Cassazione, in fretta e furia, certifica la vittoria elettorale del centrosinistra per 24mila voti, ignorando le decine di irregolarità emerse già all’indomani del voto e chiudendo una questione che altrimenti avrebbe mandato a casa Prodi nel breve volgere di un mattino.
Questi sono alcuni esempi per evidenziare come in Italia ormai le regole esistono solo quando fa comodo e chi dovrebbe farle rispettare modella ogni sua decisione non nell’interesse della giustizia, dell’integrità, dell’equilibrio del Paese, ma nell’interesse della propria parte politica. Che, guarda caso, è sempre la sinistra.