LE RAGIONI GIURIDICHE CIRCA L’AMPLIAMENTO DELLA BASE USA A VICENZA ED ERRORI DI UNA PARTE DELLA MAGGIORANZA DI GOVERNO.
L’ampliamento della base militare degli Stati Uniti nella città di Vicenza sta creando discussioni fra le forze politiche, con la richiesta di un referendum contro la presenza degli americani, disattendendo i veri termini del problema, che avrebbero puntato sulla riflessione circa gli accordi che regolano lo status delle basi militari estero su territorio italiano e la maniera in cui questi impegni vanno assunti.
Attraverso le missioni ex articolo V, la NATO ha una proiezione esterna di fuori area, che non era sancito nel testo del Trattato del 1949. Dopo l’attacco alle Torri gemelle e al Pentagono da parte di terroristi, l’11 settembre del 2001, la solidarietà tra i Paesi membri del Patto atlantico scatta non solo nel caso in cui è in corso un attacco armato di un qualunque Stato, ma pure ad opera di enti non statali, come appunto i gruppi terroristici di Al Qaeda.
Il Patto atlantico non regola né l’istituzione di basi militari all’estero, neppure le modalità di utilizzo. In seguito, vennero stipulati tre accordi fondamentali, come la convenzione multilaterale del 1951 sullo status delle forze armate NATO ubicate nei Paesi parti dell’Alleanza atlantica, due trattati bilaterali – accordi bilaterali, sottoscritti dall’Italia e dagli Stati Uniti – di cui uno inerente lo stanziamento di infrastrutture e installazioni statunitensi sul territorio italiano, il c.d. Bia agrrement, e l’altro un memorandum o understanding, accordato nel 1995.
Mentre l’accordo atlantico della NATO e la Convenzione del 1951 vennero sottoposti ai due rami del Parlamento (Camera e Senato) per l’autorizzazione alla ratifica, l’accordo del 1954 e il memorandum del 1995 vengono considerati trattati in forma semplificata, che entrano in vigore con la sottoscrizione del governo; questi due ultimi trattati non vennero mai resi pubblici. La legge n.839/1984 obbliga acchè ogni trattato, pure quelli in forma semplificata, siano resi pubblici attraverso la gazzetta ufficiale. Per taluni esperti del diritto, determinate clausole di un accordo potrebbero avere il segreto di Stato, nel caso in cui la sua divulgazione ponga in pericolo delicati interessi dello Stato.
La Convenzione 1951 disciplina lo status delle forze e del personale civile in quei Paesi che fanno parte della NATO. Circa la giurisdizione penale, questa convenzione viene sottratta alla conoscenza del giudice dello Stato ospitante, nel caso in cui lo Stato di invio ne faccia richiesta. Un esempio lo si può trarre dalla vicenda del Cermis, avvenuto nel 1998, dove il governo statunitense sostenne che i suoi piloti, responsabili dell’incidente che cagionò la vita ad una decina di persone, non potevano essere giudicati dal giudice italiano e che dovevano essere sottoposti alla giurisdizione del loro paese. La posizione del giudice italiano fu quella di dichiarare la sua incompetenza.
Questo quadro generale non potrebbe essere soddisfacente, se non si facesse riferimento alla questione della pace e della guerra. È d’uopo delineare, tout court, la differenza tra basi, infra-strutture, installazioni di competenza della NATO e le infrastrutture gestite dagli statunitensi. Il punto nevralgico concerne l’uso della base per missioni militare all’estero. La base (di Vicenza) è e resta nel territorio della Repubblica italiana. Il nostro Paese è considerato responsabile qualora vengano violate le norme del diritto internazionale, anche se non partecipasse in modo diretto ad ogni operazione. Lo Stato italiano incorre in responsabilità nel momento in cui il ricorso all’azione coercitiva sia in contrasto con la Carta delle Nazioni Unite, ovvero quando, pur essendo conforme, l’uso della forza armata contrasti con le norme del diritto internazionale umanitario. Ogni operazione di carattere militare in partenza dal nostro territorio deve essere autorizzato dalle autorità italiane ed anche conosciute.
L’essere parte della NATO costituisce un elemento fondante della politica estera italiana, come pure l’alleanza con gli Stati Uniti. Per questo, credo che il dibattito di questi giorni sulla vicenda inerente la base di Vicenza, andrebbe circoscritto nella sua reale dimensione, senza nulla concedere ad elementi emotivi o ideologici e a slogan che non risolvono il problema. Purtroppo, si assiste ad una spaccatura della maggioranza su temi delicatissimi della politica estera del nostro Paese. gIUSEPPE PACCIONE